mercoledì 29 febbraio 2012

Innamorarsi

Il giorno prima di prendere la "fochata" (copyright maremmano) al mare, la famiglia latana era stata invitata al compleanno di un altro compagno di classe dell'enp.
Chiedendo numi alla maestra giorni prima, aveva scoperto che all'evento era stata invitata meno di metà della classe. La fra e il consorte si eran quindi guardati in faccia ed erano arrivati alla stessa conclusione: il patato era stato invitato per uno tra i due motivi:
1. è bianco.
2. è molto simpatico al festeggiato.
Conoscendo entrambi la sociopaticità snob del figlio grande, avevano tristemente ripiegato sulla prima ipotesi, ma si erano dimostrati entusiasti e avevan preso il biglietto di invito, non sia mai che a furia di portarlo alle feste non si verifichi anche l'ipotesi 2.
Comprato il regalo, "mamma al mio amico vorrei regalare un libro" (frase che ha posto la fra in posizione piuttosto alta nella top-ten delle mamme orgoglione), la famiglia latana ha affrontato il primo ostacolo: avvisare la mamma del festeggiato della presenza dell'enp, fratello munito (l'invito era un RSVP). Chiaramente l'arduo compito è toccato al marito, una cosa nuova.
Chiama il cellulare, nulla.
Chiama a casa: "Bonsoir, sono il padre di un compagno di classe del festeggiato, volevo avvisare che domani verremo alla festa"
"Ah, ouioui, merci"
"ehm, non conosco molto la città, può spiegarmi dove si trova il posto dove ci sarà la festa?"
"no, devi chiamare domani"
"... eh?"
"devi chiamare domani"
"ah"
cazzo, o è la nounou o è la bonne.
"ehm, glielo dici tu che ho chiamato per confermare la presenza di PRG?"
"no, devi chiamare domani"
La madre di Geppetto deve aver avuto anche una figlia femmina, evidente.
"ah, ok, merci"
Una telefonata risolutiva.
Risolto, due ore dopo, il problema dell'avvisare la mamma del bimbo, i coniugi latana cercano su guglmep un modo per arrivare alla festa, perché "doraville" a loro non diceva una beata cippa di minchia e neanche a tutte le persone cui lo avevano chiesto.
Mettiamo il quartiere: nulla
Mettiamo l'indirizzo: manco percà
Mettiamo "Doraville": eureka!!! trovato! ed è pure facile arrivarci: fai la strada come per andare alla coop libanese ma al termitaio vai dritto, alla prima rotonda vai a sinistra, 3-400 metri, giri a sinistra e sei arrivato.
Quel sabato, chiaramente, non si va al mare, ché per andare a Bassam e tornare in tempo per una festa che inizia alle due e mezza del pomeriggio, dovresti avere minimo un jet privato e comunque non sapresti dove farlo atterrare. Alle tre, sia mai arrivare primi, la famiglia latana è in macchina alla volta di Doraville, che presuppone essere un sotto quartiere, del sotto quartiere, di una delle zone in cui è divisa la città. O un comprensorio privato, come nel caso della festa precedente.
Insomma la fra, as usual, fa da navigatore e il marito guida. Secondo la cartina ci siamo, giriamo ma vediamo solo palazzi e cancelli di ville, tutti miseramente sprovvisti di palloncini. Facciamo manovra, torniamo indietro e la fra suggerisce di chiamare la mamma del bimbo, magari abitano in un palazzo, non in una villa, (che significa pure che han meno soldi, il ché spiegherebbe anche gli inviti selettivi) ma il marito, sudando freddo all'idea di parlare di nuovo con la sœur de Geppetto, decide di riprendere la strada principale, colto chissà da quale folgorazione. Circa 200 metri dopo, un enorme cartello: "Doraville", con disegno esplicativo.
Che la fra e il marito quando avevano letto l'invito avevano pensato ad un comprensorio, al nome della residenza (anche il nostro palazzo ha un nome), del quartiere ma mica avevano pensato all'etimologia del nome.
Doraville
Dora-Ville
Città di Dora
Dora l'esploratrice.
Siamo di fronte ad un parco giochi. Ecco, svegli noi.
Nel piccolo edificio d'entrata ci chiedono l'invito e ci guardano male perché i bimbi son due. "La mamma del bimbo lo sa", torna il sorriso, scrive un bel "+1" sulla lista dei bimbi e ci spiega dove andare, quindi usciamo.
Wow.
Un grande, grande, parco giochi, con piscina, area ristorazione, gonfiabili, area altalene e scivoli e altre cose che non mettiamo a fuoco. Arriviamo alla zona della festa, una signora ci accoglie, la scambiamo per la mamma del festeggiato, e ci fa accomodare ad tavolo da 4 apparecchiato. Azz, si gioca pesante.
Scopriamo poco dopo che i festeggiati sono 3, che la signora che ci ha accolto è la mamma degli altri due e che il nostro festeggiato non è ancora arrivato. Cominciamo bene.
Però in breve tempo arriva la mamma, che ci riconosce subito. Certo il fatto che fossimo gli unici bianchi in tutto il parco giochi deve averla aiutata un po'. Ci saluta calorosamente ma senza il solito tris di baci (meglio, che fa un caldo porco) e ci dice che il figlio sta per arrivare. Le diamo il regalo (qui si usa che lo scartano a casa e comunque dopo la festa, il che esclude ogni possibilità di cambio-regalo) e ci gustiamo l'animazione.
C'è una ragazza che fa giocare, ballare, cantare i bimbi. Nostro figlio ci guarda e sentenzia "Io, NO". Avevo detto che era sociopatico no?
Uh, toh, guarda, ci si è avvicinato un bimbo.
Ci guarda, intensamente.
Lo conosco, è il bimbo che mi ha chiesto da dove venivo e al quale ho mostrato il mappamondo, quello curioso delle mie lentiggini, quello che cerca di giocare col patato (che lo snobba, stronzodifigliochecc'ho)...è Occhitristi.
Occhitristi è un bel bimbo neoquattrenne con lo sguardo di un trentenne. Non sorride mai, è un bimbo troppo serio. Sembra aver visto troppo, come se una patina di qualcosa gli fosse rimasta sull'iride, ha un comportamento sottomesso e una mamma forse troppo grande da poter essere la sua.
La fra pensa che qui c'è stata la guerra, che sono tante le realtà che possono esserci dietro lo sguardo di Occhitristi, e le viene una tristezza indicibile.
Occhitristi si avvicina al patato, lo prende per mano e gli dice "vien" con una speranza negli occhi che mio figlio non potrà mai capire, ma che non sfugge a me.
Occhitristi è il festeggiato, ma non ride, non sorride. E' contento della nostra presenza, si vede, e da come ha guartato il patato la fra ha capito che l'ha scelto perché vorrebbe fosse suo amico e non l'ha scelto un grande al posto suo per tutt'altri motivi. Il che ha commosso decisamente la fra.
I bambini vanno a giocare e passa un po' di tempo.
Vengono serviti ghiaccioli e acqua in bicchieri sigillati. Poi arriva pure il pollo arrosto, con alloco e patatine fritte, servito al tavolo con bottigliette di coca-fanta-7up-bibita alla caffeina (no al caffé, alla caffeina). Alle 5 del pomeriggio.
Tutto in piatti di coccio, sporzionato e incellophanato.
Tutto ad opera del ristorante del parco. Alché la fra ha capito il senso del "+1" e dello sguardo della tipa all'entrata.
Chiaramente i piatti erano per i bimbi e per i genitori presenti, ovvero, oltre alle famiglie dei festeggiati... noi, solo noi, chiaro. Per le nounou e gli autisti avevano portato un'altra cosa da casa e gliela stavano servendo in piatti di carta. Di carta?, fa la fra, come fai a mangiare qualcosa in un piatto di carta, minimo ti mangi spezzatino di cellulosa quando lo tagl...ah, ok, lo mangiano con le mani.  Ah, pure quelli con piatto di coccio. Ah, siamo gli UNICI ad usare le posate. Bene. Promemoria per me: salutare da lontano.
Dopo esserci rifocillati (cibo squisito davvero!), i bimbi tornano a giocare finché arrivano LE torte, una per ogni festeggiato. Come da prassi tutti i bimbi si accalcano vicino ai festeggiati, tutti tranne i patati.
Si avvicina la fra, con l'iphone, e inizia a scattare foto.
Occhitristi la vede, la fra è un punto bianco nel nero, la fissa con quegli occhi neri e profondi e poi le concede il lampo di un sorriso.
Ed è così che Occhitristi è diventato Habib, e ha definitivamente conquistato il cuore della fra.

4 commenti:

  1. Che dolcezza la nascita di un'amicizia fra bimbi e gli occhi di Occhitristi.........chissà quante cose e guerre avrà visti o percepito.....
    Dato che siamo in tema: se ti va passa da me per partecipare al mio give-away sul viaggio!buona giornata!

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  2. fra, che bel blog, che belle cose condividi!
    (chicabum_e di instamamme)

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