mercoledì 28 marzo 2012

Carnaval au Nid de Cocody


Quando la fra ha ricevuto la comunicazione del carnevale prima delle vacanze di Natale, ha pensato: ammazza, previdenti.
Poi ha letto meglio la comunicazione e ha visto che non ci si doveva mascherare con maschere normali, ma che a ogni classe era stato assegnato un tipo di vestito.
Dopo l'iniziale sollievo, ché la fra odia i vestiti di carnevale commerciali ma non sa tenere un ago in mano (ovvero non c'ha mai provato), alla fra è venuto il panico. Dove cappero mi procuro 'sti vestiti mo?
Parliamo con le maestre: non si preoccupi, per quello dell'enp ci pensiamo noi e lei ci da i soldi, per quello di mortino lei compra la stoffa, ci da i soldi e noi glielo confezioniamo. Vi voglio bene, sappiatelo.
Nei due mesi che seguono i miei figli inanellano una serie di malattie e sfighe varie piuttosto imbarazzante, il ché significa che a scuola ci van poco e niente. In quel poco e niente la fra fa in tempo a chiedere dove può trovare la stoffa.
La maestra di Mortino, maitresse Baobab,  ha due atteggiamenti, con la fra: all'inizio la tratta da francese e le parla di conseguenza, poi davanti alla faccia ebete della fra, che non ha capito un'emerita mazza, si ricorda che il dizionario della lingua francese della fra consta di una sola pagina A6 scritta a carattere 72, quindi le parla quasi sillabando e le mima e le scrive le cose. La amo molto, ogni volta è un'iniezione di autostima.
Visto che i patati han due genitori completamente imbecilli, la settimana prima dell'evento si son scottati in maniera imbarazzante e non sono andati a scuola. Il venerdì siamo andati a ritirare i vestiti e pace.
Tutto quello che la fra e il marito avevan capito di questo evento è che era una festa di carnevale e che i bimbi sarebbero stati vestiti nelle tenute tradizionali di alcuni gruppi etnici della Costa d'Avorio (gli WE, gli Akan e i Beninoise) e che i bimbi dovevano portare qualcosa da mangiare, tipo succo di frutta, ciambellone etc.
Che pensi tu? che sia la solita festa di carnevale a scuola.
E infatti questo han pensato gli adulti di casa latana e si erano organizzati il sabato mattina di conseguenza, visto che il giorno dopo sarebbe stato il compleanno di Mortino e avrebbero avuto 11 persone a cena.
Ecco, ma anche no.
La mattina la fra sveglia i patati, si doveva essere a scuola al massimo alle 8 e mezza, li colaziona e li convince che sì, devono andare a scuola proprio vestiti così.
La fra, che non conosce per niente i costumi tipici di queste etnie, ha anche più di qualche perplessità sul costume di Mortino: i pantaloni hanno uno spazio per il sedere enorme (che la fra ha pensato o che li avessero fatti per il suo, di sedere, o che non so, fosse lo spazio per il sacchetto, come i cavalli)...boh si saranno sbagliati, dissimuliamo che se il pituffo piccolo si accorge della perplessità son finiti i giochi, non glielo metti neanche a morire gonfia.
Insomma, vestiti i patati, la famiglia latana si reca verso la scuola con il preciso intento di fiondarci dentro i ragazzini e dedicarsi alle ultime spese.
Arrivati alla scuola, vediamo un po' di macchine parcheggiate prima del solito accalcamento e già ci pare strano. Troviamo un posto, parcheggiamo e andiamo a piedi.
Finché ci troviamo davanti questo:

  

Amore, ho come l'impressione che il programma della mattina salti del tutto.
Depositiamo i pargoli nelle rispettive classi, conosciamo l'unica altra mamma italiana della scuola (ci sono una bimba figlia di italiana e ivoriano e due bimbe figlie di ivoriana e italiano, gli unici 100% italici siamo noi) e ci documentiamo negli stand appositi sulle etnie rappresentate dai bambini.
Apprendiamo che gli Akan son quelli un pochino più ricchi e lo si capisce dai gioielli, che gli altri non hanno. I Beninoise non sono della Costa d'Avorio, ma del Benin, un paese sulla stessa costa ma due nazioni più a est. Ci vengono mostrati i cibi tipici, gli strumenti musicali, i costumi e le tradizioni.
Dopodiché ci accomodiamo in prima fila sotto il tendone.
Aspetta, aspetta, aspetta.
Dopo 2 ore, DUE ORE, inizia la sfilata.
Sfilano TUTTI i bambini, grandi e piccoli, neri e bianchi, ivoriani, francesi, libanesi, italiani.
Prima gli WE, poi i Beninoise e infine gli Akan. Sono tutti vestiti, truccati, dipinti alla maniera tipica dell'etnia che rappresentano. Sono accompagnati dalle maestre, vestite anche loro. E' vestita anche la direttrice, son vestiti gli addetti alla sorveglianza del cancello, chiunque abbia a che fare con quella scuola sta rappresentando qualcosa. Ballano, inscenano battute di caccia e ognuno è uguale all'altro, senza distinzioni di  colore o di nazionalità.
E' emozionante vedere questa moltitudine di bambini sfilare ordinata in strada, con i più grandini (quelli delle elementari) consapevoli di indossare qualcosa che è parte delle proprie origini o di quelle del compagno di banco.
C'è da prendere esempio, come sempre.
E l'essenza di tutta questa giornata credo si possa trovare nel cartellone all'ingresso della scuola






I colori del Vivere Insieme






Gli WE
Gli Akan

I Beninoise
La fra si perde nel vedere questi uomini suonare i congas e queste donne e bambine ballare in un ritmo che è ancestrale, che le fa muovere così sinuosamente anche solo mentre camminano in silenzio, che lo capisci che la musica ce l'hanno dentro, che hanno un rapporto con le cose più elementare e pulito, che sono, giustamente, orgogliosi di essere quello che sono e di venire da dove vengono. Che hanno un rapporto con la loro terra, con le loro origini, con gli alberi, con la sabbia, col sole, con la frutta, che noi abbiamo perso del tutto.





       Il cortile "dei piccoli" (nido e materna) dove abbiamo
       concluso la festa

Ci sono giorni in cui la fra trova pesante stare qui.
Ci sono giorni in cui la fra è grata di stare qui.
Quello è stato uno di questi ultimi, senza dubbio.


martedì 20 marzo 2012

Compleanni ed economia domestica

Più o meno 15 giorni fa il patato piccolo ha compiuto tre anni. trois ans, mamma. Ok, trois ans.
Il ché lo rende adatto a giocare con le sorpresine degli ovetti e altre menate simili, son passi importanti.
Chiaramente essendo un fratello minore faceva già TUTTE le cose che secondo la legge italiana sono consigliate dai tre anni in su.
Insomma, si diceva, Mortino ha fatto 3 anni. Festa? Sììììììì! Sì, ok...ma come?
Invitare gli amichetti a casa (tutti? in classe son 30) era impensabile: alla fra di treenni ne basta e avanza uno, dans la maison. Doraville? sì, figo, con l'animazione in francese, perfetto. Così si divertono tutti tranne lui. Bella idea.
Ideona, la facciamo a scuola!
Peccato che :
1. la festa di Mortino è capitata di domenica
2. il sabato immediatamente prima c'è stata la festa di carnevale a scuola
3. il venerdì precedente la scuola è stata aperta solo fino alle 11 e 45
4. nei 4 giorni prima, i patati sembravano due aragoste
5. il sabato del carnevale è stato l'ultimo giorno di scuola prima dei 15 giorni di chiusura della scuola (vacanze invernali, sì lo so è ridicolo ma tant'è)
E la fra, che già pregustava una bella festicciola a scuola, come al solito ha dovuto ripiegare su qualcosa di più ristretto e casareccio.
Insomma abbiamo festeggiato con una bella cena e i nostri amici dell'Ambasciata (Ambrogio, su cui speravo per i monchery, purtroppo non c'era). Cena in piedi, ché fino a 8-9 seduti li gestisco, ma 13 compresi i bambini anche no. Tra i nostri amici, oltre ai nostri vicini di casa con bimba under-one, c'è anche una coppia lui italiano-lei ivoriana con due meravigliose ed educatissime bimbe di 6 e 4 anni. E la fra, alla possibile presenza della nounou c'aveva pure pensato ma aveva anche scartato l'idea dicendosi "maddai, è una cena tra amici per il compleanno di un bimbo di tre anni". Ecco. Per fortuna era una cena in piedi.
Nei giorni precedenti il contingente esteta della famiglia latana, la fra, ovvio, si era girata TUTTO il grande magazzino più fornito di Abidjan alla ricerca di materiale festaiolo. Ne ha ricavato: palloncini verdi di un colore terrificante (s'è poi scoperto che gonfiati eran carini, ma comunque l'alternativa era il viola), scritta "happy birthday" (che vabbé, ok, che "buon compleanno" non lo trovi per ovvi motivi, ma "joyeux anniversaire"?) da appendere e una serie di bandierine dell'uomo ragno sempre da appendere. Detta così sembra terrificante e vi verrebbe da chiamare il telefono azzurro ma l'effetto era carino (anche perché i muri di casa sono ancora bianchi e spogli, quindi qualsiasi cosa sembra meglio di quello che è).
Comunque patati contenti, quindi ok.
La torta era talmente dolce che secondo me a mio padre s'è alzata la glicemia solo guardando la foto (e abbiam scelto una delle più "tranquille"). Il patato ha ricevuto macchinine e un gioco educativo di quelli elettronici per imparare le lettere in francese (che insomma bello ma mica d'oro, ché quando la fra giorni dopo ne ha visto il prezzo nel negozio - 70 euro- ha pensato di metterlo in cassaforte e lasciarlo agli eredi).
Poi la fra s'è fatta due conti. Non ha mica preparato nulla di ché: due torte salate, l'amatriciana (col guanciale ITALIANO), il baba ganouge (crema di melanzane libanese), la focaccia, patatine di vario tipo, succhi, bevande, macedonia e torta. Considerando che la fra ha pagato la pasta sfoglia circa 4 euro, solo per dirne una, la famiglia la tana sta pensando di invitare tutti al ristorante per la festa del patato grande, ad aprile. A conti fatti, conviene. Sigh.

lunedì 12 marzo 2012

Scelte a cazzo

- Comprare, pochi giorni prima di partire, una base per il trucco opacizzante, costosissima. Che in un posto in cui ti sudano pure le palpebre è come dire la morte sua. Per evitare l'effetto cremino squagliato temo che l'unica cosa valida potrebbe (potrebbe) essere la calce.
- Dare retta ai nostri predecessori sull'opportunità di comprare qui o in patria i mobili. Pulire i divani, anche col Vim, è un culo assurdo un tantinello faticoso e vengono 'na merda non un granché.
- Portare tutto il parco-tovaglie di casa. Alla Terra di Mezzo, la famiglia latana è dotata di splendido tavolo rotondo (che dopo Artù han prodotto in pochi esemplari: uno è il nostro), ereditato (pijatelo sinnò 'o butto) anni fa dalla famiglia latana senior insieme a tutta la dotazione di tovaglie. In terra ivoriana il tavolo, come s'è già detto, è rettangolare e lungo 2metrie15. Per puzza abbiamo trovato una tovaglia che lo copre appena appena.
- Comprare solo un centinaio di barattoli di pomodori e altrettante bottiglie di passata. Qui costano quasi 2 euro a barattolo grande di pelati. Qual è l'unico alimento che i miei figli mangiano senza scassare i maroni? la pasta, ovvio.
- Dotarsi di una splendida serie di maglie a maniche lunghe per la sera. Piuttosto che mettere una cosa a maniche lunghe, la fra o non esce, o valuta il rischio di prendersi la malaria, o si immerge nell'Autan neanche fosse lo Stige (stando attenta al tallone, chiaro)
- Aver comprato il repellente per zanzare del tipo che va pure sui vestiti (derm & dress). Una cosa allucinante. Puzza di citronella che nel raggio di un km non han bisogno degli zampironi e ha una formula "polverosa" che la fra non avrebbe saputo descrivere, ma che ora vi dice che praticamente sembra di respirare un Harmattan profumato. Bella scelta.
- Aver portato, tra i miliardi di materiali creativi, pure i colori per il vetro. Ché è risaputo che far asciugare i dipinti su vetro in ambienti umidi e polverosi è l'ideale. Geniale, direi.
- Lasciare a casa lo stendino per i panni. Ne abbiamo 3, disse la fra al marito, uno portiamocelo. Al marito che di fatto (dopo che la fra s'era fatta il 90% degli scatoloni) doveva coordinare il caricamento del container e l'imballaggio di tutte quelle cose che, come lo stendino, erano di difficile inscatolamento. Indovinate dove è rimasto lo stendino? Alla Terra di Mezzo, non era difficile da intuire. Vabbeh, esci a compra' 'no stendino, direte voi. La fra ci ha provato. Gli stendini in terra ivoriana o non reggono neanche le braghe di Topolino oppure sono costosissimi. Ma nell'ordine di 60euri60 (malimortè). Il risultato è che la fra stende i panni su 3 fili nella lavanderia della maison latana. Stende, mò: tira, ché i fili sono posti ad un altezza tale che se, come la fra, sei alta una mela e poco più, i panni ce li devi tirare e, se ce la fai a farli arrivare dall'altra parte, minimo devi battere le mani come se fossi l'allenatore di Sara Simeoni. Son cose.

giovedì 8 marzo 2012

8 marzo. Il mio.

La fra sta alla festa della donna come un coccinella al letame.
Cioè la fra ci credeva, da adolescente. Ed era follemente innamorata di Fidanzato Storico (ora Marito Paziente), che coglieva per lei interi rami di mimosa davanti alla loro scuola media e per lei ancora adesso il profumo della mimosa è qualcosa di bello, di prezioso, di "caldo".
Poi la fra ne ha conosciuti altri, di uomini. Di ragazzi, meglio. Di bastardi, più appropriato.
E la fra che scriveva la sua vita in fogli a quadretti, tutti incasellati, tutti uguali, senza che niente la scuotesse...improvvisamente s'è trovata davanti qualcosa che neanche nel suo incubo peggiore avrebbe potuto immaginare. La fra ha scoperto che il suo essere donna nelle mani sbagliate era una caratteristica che la poteva porre di condizioni di umiliazione, sfiducia, violenza. E l'ha scoperto sulla sua pelle, pagando ogni singolo minuto.
E la vita della fra s'è trovata ad un punto. Un punto e a capo. Uno spartiacque pesante. Di qua eri una persona, di là sei diventata una cosa.
E dopo aver trovato il coraggio di andare a capo, la fra si è accorta che doveva imparare a scrivere nell'immenso vuoto di un foglio bianco. Che i quadretti non c'erano più, erano spariti, spezzati, vinti, come lei.
E' da allora che la fra scrive la vita su righe storte, e che si odia per questo.
Che la sua vita a volte le sembra quella di qualcun altro e che ha bisogno di rileggere nel tempo ogni singola cosa che ha scritto, per capire, per capirsi, per stare meglio, per sfogarsi, per perdonarsi.
La fra negli anni, ormai quasi 22, si è confrontata con le scuse di chi non pensava che le avrebbe potuto rovinare la vita e con lo sguardo cattivo di chi, già allora, era perfettamente cosciente del male che le stava facendo. La fra ha provato pena e ha provato paura.
Ha avuto paura del buio, ha avuto paura di tante cose.
Ha costruito una coscienza di sé dalla tabula rasa che era. Mattone a mattone.
Quando si ferma a pensarci è molto orgogliosa di sé. Perché per la sua vita traballante, per la sua coscienza, non deve dire grazie a nessuno, solo a se stessa.
La fra ha letto inviti su social network a regalare alle proprie donne il rispetto.
Il rispetto.
La fra la mancanza di rispetto l'ha vissuta. L'ha vissuta con dolo e dolorosamente.
Alle vostre donne oggi non regalategli nulla, perché l'amore e il rispetto non sono regali, sono una cosa dovuta.
E la mancanza di rispetto, verso chi è più debole è solo un atto di profonda e vile vigliaccheria.
E alle vostre donne oggi non fategli gli auguri, se le amate la loro festa è tutto l'anno; date loro un bacio, dite loro un semplice "ti voglio bene", dite loro che le amate e che il rispetto che provate per loro non è in discussione e non lo sarà mai.
Di fronte a questo non c'è mimosa che tenga.
Perché quando un uomo ti manca di rispetto, recuperare il rispetto di te stessa è un percorso lungo e in salita. E non hai occhi per vedere gli alberi di mimosa e non hai naso per sentirne l'odore.


Ho pensato molto se scrivere o no questo post. Questo post parla di me e della mia vita in maniera molto più intima di quanto sia lo scopo di questo blog.  Ma ci son cose che fan riflettere e che fan male. Che una donna debba ancora pensare che il rispetto vada chiesto lo accetto in Africa, dove la condizione sociale della donna è conseguenza di un retaggio culturale pesante. In Italia no. E il mio modo di dirlo è questo, attraverso la mia esperienza. Non voglio essere compatita per quello che traspare da questo post. Vorrei solo che facesse riflettere qualcuno. Se poi servisse pure ad aiutare un'altra donna che si è smarrita, beh sarebbe il massimo.

martedì 6 marzo 2012

Contrattazioni

Una delle cose che la fra proprio non riusciva ad immaginare è che sarebbe entrata nel regno della contrattazione.
La fra è una di quelle persone, rare persone, che non chiede sconti: se può permettersi una cosa se la compra, altrimenti no grazie. E allo stesso modo quando è la fra dall'altra parte del bancone, ai mercatini, i suoi prezzi sono precisi, senza margini di sconto. Chiaro: se compri tre o più cose ti faccio lo sconto, ma sulla singola cosa puoi pure morire gonfio.
Certo, la fra potrebbe pure farsi furba e gonfiare i prezzi di quel tot che le permetterebbe di incassare il giusto e fare bella figura coi clienti, ma la fra trova una cafonata allucinante che una persona che compra una cosa, una sola, si permetta di chiedere lo sconto. Preferisce non vendere che s-vendere, perché la fra non compra in serie e rivende, la fra fa pezzi unici con le sue mani e lo garantisce con la targhetta del suo marchio e pensa che questo abbia un valore; la fra quando fa un braccialetto è capace di smontarlo pure 10-20 volte se non è assolutamente convinta del risultato.
Insomma la fra è una scassacoglioni. Ormai lo avete capito pure voi.
Ecco, una come la fra qui non ha vita facile. Probabilmente abituati a turisti che amano lo sconto o per influenza culturale, qui l'abitudine è gonfiare il prezzo in maniera esorbitante. Del tipo che volevano venderci una maschera molto grande, un po' rovinata (ma che piaceva moltissimo alla fra), a 130mila franchi (200 euro) e l'abbiamo portata a casa per 22mila (33 euro), ho reso?
Questa cosa stressa la fra in maniera incredibile. Non le piace contrattare, non è il tipo, diventa rigida e, come il marito non si stanca di farle notare, stronza.
La fra non è stata abituata a contrattare, come anche a comprare a rate: ho i soldi compro, non ho i soldi, peccato, non compro; conseguentemente si dispiace moltissimo di questa cosa e non sa come porvi rimedio.
L'unico posto dove non si deve contrattare sono i supermercati, gli unici dove la fra vorrebbe poter contrattare perché per comprare certe cose qui servirebbe un mutuo.
Il risultato di tutto questo è che la fra ha pagato il mobiletto a ripiani in bambù, realizzato su misura, come un kg di macinato (come se una massaia italiana potesse permettersi di scegliere se fare il polpettone o comprare un mobile!) e la credenza della cucina, in legno massello, quanto il veliero Playmobil che voleva avrebbe voluto regalare a suo figlio (poi ha fatto l'equivalenza e l'ha lasciato lì)
Che strano mondo.