giovedì 21 giugno 2012

Fiancées

Da quando il patato grande ha iniziato la scuola la fra attendeva il grande momento. Il momento di "il mio migliore amico", "il mio compagno preferito"...ma soprattutto il momento di "la mia fidanzata".
Essendo il patato un patato per niente scaltro e decisamente sociopatico-snob, la fra, come dire, se l'era messa via.
Così, mentre le altre mamme, alla Terra di Mezzo, parlavano civettuole di bacini, regalini, affetto  e fidanzatE, la fra provava timida a sondare l'interesse del figlio grande per altra metà del cielo ricevendo sempre reazioni sdegnate alla "manco le guardo e comunque non sono cazzi tuoi". Sempre grandi soddisfazioni, sto figliolo.
Arrivati qui, patato grande, che è sempre stato un bimbo con interessi e modi più grandi della sua età e che a 3 anni (cioè quando ha iniziato, più o meno a comporre le frasi) parlava usando congiuntivo e condizionale e usando termini appropriati e quasi "ricercati", s'è trovato prima a non sapere totalmente la lingua e poi a fare i conti con una scarsità linguistica frustrante per uno che ama chiacchierare e che sceglie le parole da usare.
Pertanto la sua vita sociale era molto molto compromessa.
Ad un certo punto, la svolta.
I coniugi latana si sono rivolti ad un insegnate inflessibile e divertente: la televisione. Hanno preso i canali disney nel loro pacchetto satellite in francese e han messo a disposizione della figliolanza un divertimento/apprendimento. Rapido, rapidissimo.
Con una maggiore conoscenza della lingua, chiaramente anche l'aspetto sociale della vita patata è cambiato.
E, un giorno, il patato ha buttato lì un "la mia fidanzata".
La fra un altro po' e le prende una sincope, non era pronta.
Con le lacrime agli occhi ne ha domandato al patato il nome, già pregustando inviti a giocare a casa e tutta quella serie di sfacciate smancerie tipiche di quell'età.
"Non lo so". Ok, non era esattamente questa la risposta che mi aspettavo, facciamo rewind sui sogni ad occhi aperti e approfondiamo.
"Ma patato, lei LO SA che è la tua fidanzata?"
"Sì che lo sa" Ovvio, cazzo di domande fai, mamma. E comunque non sono cazzi tuoi.
L'unica cosa che ci era data sapere è che la bimba in questione era al tavolo della pomme insieme al patato.
Dalla maitresse, io e il coresponsabile biologico abbiamo poi appreso che questo fidanzamento c'era per davvero e che la fortunata rispondeva al nome di Calye (che la fra la primissima cosa che ha pensato è stata: ottimo, 6 mani fanno sempre comodo), ma sul resto della question amoureuse calava un velo di omertà.
Finché un giorno il patato se n'è uscito, a tavola, con un noncurante "ma fiancée s'appelle Calye".
Il contingente adulto della maison la tana è rimasto con la forchetta a mezz'aria, incredulo sia per la formulazione della frase che per il contenuto della stessa.
Mortino ha detto, lapidario, "la mia si chiama Andrea", ponendo subito in chiaro che era così e basta. Che poi l'unica Andrea che si conosce è una compagna del fratello, il ché rende estremamente improbabile la cosa.
Insomma la fra e il marito hanno iniziato, nel tempo, a punzecchiare il patato sull'argomento.
"no, ti ho detto che non glieli do i bacini"
Ecco, una bimba felice.
Finché finalmente ad aprile il patato ha festeggiato i suoi tanto agognati cinq ans, in classe. Per l'occasione la fra ha preparato tramezzini col prosciutto cotto tagliati a stellina e baguette con la mortadella (sììììì semo de roma, mortazza rulez)...chiaramente mentre incartava il tutto la fra si è anche ricordata che buona metà dei compagni dell'enp aveva altissima probabilità di essere musulmana, oh yeah, come farsi degli amici, per dire.
Insomma, ci venne proposto un servizio fotografico della festicciola e accettammo. Senza sapere che saremmo stati immortalati anche noi, ché magari il marito si metteva i pantaloni puliti e la fra si lavava i capelli, ecco.
Ma comunque: patato contento, amichetti contenti, evviva.
Tipo 2 giorni dopo riceviamo l'album con le foto, 15, che avevamo chiesto.
E...sorpresa. Vicino al patato, quasi in ogni foto, c'era una bellissima bambina con le treccine.
"Chi è questa bimba amore?"
"E' Calye, la mia fidanzata" A mà ma te devo dì tutto?
"Gliel'hai dato un bacino a Calye?"
"NO" Aridanga. Ma due cazzi tuoi stracinati in padella no, eh?
Poco prima della partenza per l'Italia, tagliamo i capelli al patato. un taglio diverso: corti corti dietro e laterali e più lunghi sopra, un taglio meno paciocco ma non coatto.
"Allora, che ha detto Calye dei tuoi capelli?"
"Le sono piaciuti" ha detto un patato coccoloso.
E la fra ha iniziato a sperare. Perché è attraverso l'apprezzamento altrui che a questa età si costruisce l'autostima e la coscienza di se stessi.
Tornati dall'Italia deve esserci stata una svolta, perché alla domanda "ma glieli dai i bacini a Calye?"
la risposta è stata un "Sì" timido e con le guance rosse.
E per andare alla festa di Hopiùnomicheanni il patato s'è voluto mettere la camicia e il pantalone fighetto e anche il profumo.
Finché l'altro giorno, a colazione (ché nella maison latana il momento del pasto rappresenta il momento della condivisione e del racconto), l'enp se n'è uscito con "quando saremo adulti anche io e Calye andremo a vivere insieme".
Ecco, poi dice che una odia la nuora.

venerdì 8 giugno 2012

Feste diplomatiche

Avendo iscritto i propri figli in una scuola privata, ai coniugi latana s'è aperto un mondo che prima gli era completamente sconosciuto.
I nostri figli studiano, giocano, festeggiano i compleanni, mangiano e litigano con figli di ambasciatori, diplomatici, professionisti. Gente ricca, ma tanto.
Gente che non si muove senza autista.
Gente che ha una nounou per ogni figlio e una schiera di bonne a pulirgli la casa e a cucinare.
Recentemente siamo stati invitati alla festa di Hopiùnomicheanni, compagna di classe del figlio grande. La fra che, oltre ad avere un figlio piccolo malaticcio e una casa al limite accettabile dello zozzo, avrebbe avuto una cena chez soi con 9 persone sedute, ha gentilmente declinato e ha mandato marito e principe ereditario da soli.
Solo che quando il marito s'è recato con il solito libro presso la casa di Hopiùnomicheanni, s'è trovato davanti un'ambasciata ed ha appreso che la festeggiata era la figlia dell'ambasciatore del Gabon.
Il marito, dopo aver mandato il figlio grande a pascere insieme agli amichetti, si è ritrovato in una sala che da quanto era fredda potevi tranquillamente metterci le lonze appese, con tavoli apparecchiati di bianco e le sedie rivestite. Manco al matrimonio nostro, per dire.
Essendo una festa con  orario 14:30-18:00, il marito chiaramente ha declinato il buffet, che però possiamo immaginare, come dire, ricco (che poi, che cacchio di orario è? o non pranzi e allora vai lì che ti mangi pure le sedie oppure mica che ti puoi mangiare l'abbacchio alle 3 del pomeriggio, no?).
Un'atmosfera comunque assolutamente friendly, l'ambasciatore ha perfino fatto delle bellissime foto a marito e figlio grande e ce le ha mandate via mail.
Sicuramente però un livello diverso da tutte le altre feste cui avevamo partecipato in precedenza.
E' uso comune, qui, regalare dei sacchetti con giochini stupidi e caramelle a tutti i partecipanti alla festa (si fa anche se si festeggia a scuola: la fra ha preparato 34 bustine per il compleanno patato)...ecco, all'atto del commiato, dopo le candeline di rito, il patato ha ricevuto un peluche. Oltre alle caramelle di default, ovvio.
Non ho ancora ben capito se questa cosa mi piaccia o no.
Cioè l'idea mi piace molto, ringraziare chi ha voluto festeggiare con te è una cosa molto carina. Ma che bisogno c'è di fare un vero e proprio regalo?
L'idea della fra di regalino agli invitati è più o meno un sacchetto di dolcetti, meglio ancora se fatti a mano, confezionato carino e magari personalizzato.
Invece sembra quasi che sia un modo per dimostrare qualcosa: che si può, che si è generosi, ricchi.
Fa parte di una mentalità che decisamente non conosciamo: francamente le probabilità che la famiglia latana venisse a contatto con l'ambiente diplomatico alla Terra di Mezzo  erano un pelo superiori a quelle che nevicasse in Costa d'Avorio, ma proprio un pelo.
La fra immaginava l'ambiente diplomatico fatto di persone ingessate e formaliste e invece ha scoperto che non è assolutamente così se non nelle occasioni ufficiali.
Solo che la fra dovrà imparare a leggere bene gli inviti e a fare regali adeguati, decisamente.
Altrimenti rischia che il regalino di partecipazione ricevuto dai figli sia più costoso di quello che ha comprato lei per il festeggiato. Il ché, come dire, non è bello.
...
...
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Non gliela posso fà.

sabato 2 giugno 2012

qqquiiiiii miciomiciomiciomicio [cit.]

Una delle ennemila domande che i coniugi latana hanno fatto ai loro predecessori (mica niente, la fra si è presentata con raccoglitore plastificato con le domande e la penna per scrivere le risposte) riguardava la possibilità di portarsi al seguito animali domestici.
La prima figlia dei coniugi latana è infatti una bella e stronzissima gattona, scelta personalmente dalla fra in una imprevista cucciolata fatta su un balcone di un padrone di cani di taglia enorme, cui è stato dato il nome della protagonista di uno dei fumetti preferiti della fra. Per far capire quanto la nostra gatta sia importante per noi basti dire che dopo 24 ore di aerei per tornare dal viaggio di nozze in Perù, i coniugi latana si son messi in macchina per andarsela a riprendere e si son fatti roma-paesedelcazzoespostosoloanord (ridente cittadina di mezza montagna vicina alla Terra di Mezzo)-roma in una giornata. Due folli.
Comunque alla domanda, ci fu risposto che loro non avevano animali domestici prima, ma che si eran presi un gattino qui, senza problemi.
Aaaaaaaaaaaah, aveva tirato un sospiro la fra,che adora la sua stronza gattona.
Certo, però devi stare attenta che non esca che sennò se lo mangiano, ah ah ah.
Ah, vabbeh, sta scherzando, che simpatica.
Insomma quando si è trattato di fare i biglietti aerei, a novembre, la fra si è trovata al bivio della decisione: comprare il biglietto anche a bimba Kira o no.
Nel marasma dell'organizzazione iniziale, la fra era per portarla, il marito no. Si arrivò al compromesso di non portarla sùbito: andiamo, vediamo com'è e poi decidiamo.
Di questa decisione la fra non era contentissima, ma quando si è trovata a gestire una casa piena di scatoloni e due figli malaticci con un marito lavorante, ne ha apprezzato le conseguenze. Nel frattempo gatta Kira si satollava allegramente a croccantini a casa dei nonni materni.
Poi, passato il periodo clou organizzativo e sanitario, la fra ha iniziato a notare la totale assenza di gatti per la strada. Ma anche di cani, del resto. Meglio, in quest'ultimo caso, visto che trasmettono la rabbia.
Ogni tanto le parole che le eran state dette le tornavano in mente, ma la fra le ricacciava nell'antro del "non ce la posso fare".
Ad Abidjan, e nella Costa d'Avorio in genere, per strada trovi e puoi comprare di tutto: tappeti, piccoli elettrodomestici, gabbiette con uccellini, bicchieri, album da colorare, salvagente , cagnolini, noccioline, acqua, conigli...
Per cui quando la fra ha visto un uomo che teneva per le zampe quello che le sembrava a prima vista un coniglio, non si è stupita più di tanto.
Senonché avvicinandosi con la macchina la fra si è accorta che si trattava di un gatto, adulto. Morto.
I motivi per vendere e comprare un gatto morto non sono tantissimi alla fine.
E le parole di quasi un anno fa sono uscite dalla memoria della fra e l'hanno lasciata assolutamente sconvolta dalle implicazioni, ovvie, di una compravendita del genere.
Bimba Kira, facciamo che rimani dai nonni va.