domenica 27 gennaio 2013

Dottor NdocoLiocoLio, agopuntoLe in Abidjan



Quando il lungo periodo di sfighe mediche ebbe messo a dura prova non più solo il sistema nervoso della fra quanto, soprattutto, quello fisico, nella famiglia latana è arrivato il panico.
Se infatti le varie sfighe avevano coinciso con il periodo di vacanza dei patati da scuola, la conseguente totale debolezza della fra si era verificata in pieno periodo scolare, il ché significava che il marito doveva fare i salti mortali carpiati per gestire il lavoro, i patati e la casa.
A quel punto, in fondo al tunnel della famiglia latana si è vista una luce. Dopo la serie di sfighe di cui sopra, si è anche temuto che fossero i fari di un treno che stava andando dritto e veloce verso di loro, ma con sprezzo del pericolo i nostri coraggiosi  l’han seguita.
La luce si è concretizzata nel dottor NdocoLiocoLio, l’agopuntoLe di fiducia del vecchio ambasciatore, che pare avesse fatto grandi cose (oddio, si diceva anche di Voldemort… terribili sì, ma grandi).
Insomma la fra era scettica, lo ammette senza problemi, ma quando è più di un mese che ti stanno curando con medicine tradizionali e il palese risultato è che non solo non hai risolto tutti i problemi ma in più ti reggi in piedi per misericordia divina, allora tenti tutto (ché la fra se le avesse fatto passare il dolore al dente avrebbe accettato anche la cocaina, si sappia), aghi compresi.
Che poi, voglio dire, la fra non era esattamente una verginella: aveva già fatto l’esperienza dell’agopuntura più di 10 anni fa in Italia: si era trovata bene con la cura e male col dottore e quindi aveva smesso.
Insomma, la fra e il Marito Paziente decidono di rivolgersi a NdocoLiocoLio.
Arrivano e vengono fatti accomodare prima in un soggiorno, dove viene loro offerto un tea verde al gelsomino (senza zucchero come lo prende la fra. Un punto a favore), poi  in uno studio squallidissimo con luci al neon che diciamo non predispone esattamente bene la fra all’idea di spogliarsi e lasciarsi infilzare da un numero ancora incognito di aghi.
Il dialogo seguente è una traduzione, ovviamente, di quello realmente svoltosi. Immaginate però che i cinesi non hanno la R e che il francese è una lingua che ne ha fatto il suo punto di forza, della R: moscia arrotata, particolare ma sempre molto caratteristica.
Bene SignoLa, peLeché è qui? [qui immaginatevi la faccia di Marito Paziente davanti al primo pourquoi pronunciato puLcuà]
Sa dottore (e qui parte la serie di sfighe mediche)
Ah (catzo) (questo lo pensa, si vede, ma non lo dice). Cosa le hanno dato da pLendeLe peL tutte queste sfighe signoLa?
Ecco, (e qui parte la lista delle medicine prese nell’ultimo mese, praticamente la lista di nozze della fra con Ippocrate).
Ah (catzo) (lo ripensa, si vede), ma sono tLoppe medicine, antibiotici così tanti non è buona cosa!
Eh sì, lo so.
Ha fatto delle analisi? Il feLLo?
Il ferro è normale a livello di globuli rossi ed emoglobina, ma le riserve sono sotto la soglia del ridicolo.
DiLei che possiamo concentLaLci su una cosa sola peL volta, paLtiamo dalla deboletza?
Sì, mi pare una buona idea, Dottor NdocoLiocoLio.
Bene SignoLa latana, mi segua peL favoLe.
E qui la fra e il marito vengono  accompagnati da un altro ragatzo attraverso un labirintico corridoio che fa molto Hammam, fino ad una stanza accogliente, con un lettino grande, comodo, in legno e dotato di materassino, praticamente una stanza da massaggi. Wow.
Si guardano piacevolmente sorpresi e il ragatzo dice alla fra di spogliarsi, che il dottoLe aLLiveLà subito.
La fra si spoglia e si sdraia, in attesa.
Dopo pochissimo arriva il dottor NdocoLiocoLio, fa vedere ai coniugi latana che gli aghi sono sigillati, li apre davanti a loro e guarda la fra spiaggiata sul lettino.
Dopodiché decide di inserire i suoi aghi sul piede, lo stinco, la coscia, la pancia, il polso e la mano della fra, che inizia a sentirsi diciamo un emmenthal.
Dopo averla preparata per lo spiedo, il Dottor NdocoLiocoLio li lascia soli.
Ed è allora che la fra si rende conto che nell’aria c’è un profumo che le sembra familiare.
E no, non è l’incenso che ci si sarebbe potuti aspettare.
Il sistema di aereazione della villa di NdocoLiocoLio spande nell’aere un netto odore di erba.
Erba medica.
Marijuana.
La fra e il Marito Paziente si guardano e iniziano a ridere come due scemi. La fra suggerisce di chiedere a NdocoLiocoLio se invece di spanderla nell’aria a sto punto non gli passa una cannetta, così a scopo terapeutico, ma il marito (chissà perché) non è dello stesso parere.
Nel frattempo torna il ragatzo, che da oggi chiameremo bLuciafette, con una stecca di carboncino, accesa!, e un piattino per evitare di cenerare a terra.
Da lì la fra capisce che la metafora dello spiedo rischia di non rimanere tale.
BLuciafette si avvicina ai piedi della fra e inizia ad avvicinare quel cazzo di simpatico carboncino rovente alla pianta dei piedi della fra, che se c’è un punto che non possono sfiorarle neanche col pensiero è proprio precisamente quello.
La fra le prova tutte: medita, si concentra su qualcosa, pensa alla musica, fa tecnica di rilassamento, aspira la marja più forte, ma nulla: il suo istinto primario è sempre quello di dare a bLuciafette un sonoro calcio nei denti.
Quando poi la fra è al limite della sopportazione e ha già la gamba flessa pronta al calcio di cui sopra, bLuciafette decide di fare la stessa cosa nei pressi degli aghi sulla pancia e la fra già immagina lo sfrigolio che sicuramente seguirà al “pancetta peL pLanzo oggi” che NdocoLiocoLio deve aver detto a bLuciafette quando si son dati il cambio.
Nonostante la paura fondata della fra di essere cotta alla brace, la seduta è finita poco dopo e lei si è rivestita, accorgendosi con sommo orrore di puzzare di fumo che neanche in un coffee shop ad Amsterdam.
Dopo aver rifatto il corridoio a ritroso, i nostri eroi sono andati a pagare la cifra ridicola di 30 euro (che la fra pagava 100 mila lire del vecchio conio più di dieci anni fa, in Italia), prendendo appuntamento per qualche giorno dopo.
Per ora la fra ha fatto una sola seduta e, di fatto, sta meglio.
Qualora le sedute non sortissero altri  grandi effetti, la fra si è comunque rilassata.
E si è fatta pure una canna gratis, butta via!

lunedì 21 gennaio 2013

Instamamme



fra, ma tu usi instagram?
una domanda buttata lì, quasi un anno fa.
La fra era una di quei possessori di iphone, pulciari, che lo avevano preso a rate con cambio di gestore telefonico ma che non erano potuti andare oltre e prendere il traffico dati per palese mancanza di fondi.
Pertanto la fra era una tristona che usava il suo meraviglioso telefono praticamente solo quando poteva attaccarsi più o meno abusivamente alla connessione altrui, quindi raramente.
La domanda perciò l’aveva colta totalmente impreparata, la fra non sapeva neanche cosa fosse, instagram.
Sai siamo un piccolo gruppo di mamme che si sono conosciute condividendo le foto, vedrai il gruppo è fighissimo, sono certa che ti divertirai ad essere una di noi.
È iniziata così, con una chat intercontinentale con una vecchia amica di blog degli albori (si era nel 2004 ^^’) e la fra si è dotata di connessione dati, finalmente.
Ed è entrata in questo gruppo assolutamente eterogeneo di donne accomunate dall’uso di questa app di condivisione delle immagini, ma soprattutto dall’essere mamme, chi da tanto, chi da poco, chi fra poco.
Un ambiente bello dove il rispetto reciproco è stato un must fin dal primo giorno e tale è rimasto.
Le instamamme han fatto ridere, riflettere, parlare, sfogare la fra come mai le era successo in gruppo “virtuale”; sono state compagne di risate e le han tenuto la manina, attraverso lo schermo, mentre la fra era ricoverata per il trombo.
E poi è nata una fan page, dove rendere pubblico e condividere quello che più ci colpiva e ci interessava sul tema maternità. È nato un gruppo che portasse avanti questa cosa, che ha iniziato a pensare in grande.
Per la fra erano tempi duri, iniziavano le rogne mediche che han caratterizzato la seconda metà dello scorso anno, pertanto non si è unita subito ma da subito ha creduto nel progetto.
Un progetto comune, di condivisione non più solo di immagini, di formazione di una comunità che attraverso foto, commenti, concorsi fotografici imparasse a conoscersi.
E piano piano, a partire dal profilo @instamamme su instagram (ormai quasi 22000 foto uploadate con l'hashtag #instamamme) è nato anche il sito instamamme.net .
Una nostra creatura, in cui crediamo, in cui ci mettiamo in gioco col sorriso parlando di noi, delle nostre esperienze, della nostra quotidianità… con la ferma convinzione che la condivisione fa crescere, sempre.
E la fra, che scrive anche lì, ne è orgogliosissima!
Quindi da oggi (che poi no: il sito è partito il 14 ma la fra stava troppo male per scriverne) potrete leggere le nostre avventure anche lì e scoprire anche altri lati della vita della fra che qui magari non hanno occasione di venir fuori e conoscere virtualmente queste grandi e belle mamme che insieme alla fra credono in questo progetto! Vi aspettiamo!

domenica 20 gennaio 2013

Se



Se avete un utero pigro, ma pigro, che però quando decide di fare le cose le fa per bene e quindi pensa bene che rendervi partecipi della sua esistenza per 25 giorni più o meno consecutivi sia cosa buona e giusta.
Se siete a dieta, stretta. Che sotto le feste di Natale si sa che è la morte sua;
Se il collega del marito è in Italia e quindi avete un marito tra il part-time e il desaparecido.
Se la notte tra il 23 e il 24 dicembre vi siete svegliati con un dolore improvviso e forte ad un dente.
Se vi siete recati da un dentista che ha decisamente sottovalutato la portata della vostra infezione e vi ha liquidato con antibiotico e paracetamolo come antidolorifico.
Se in preda a dolore sempre più forte avete fatto una bella visita la sera della vigilia al pronto soccorso dove vi han fatto una flebo di paracetamolo “tosto” e poi una fiala di morfina. Che vi han fatto una mazza entrambe.
Se avete passato la sera della vigilia e il giorno di Natale in compagnia di un dolore sempre più forte.
Se il 26 vi siete recati da un altro dentista che vi ha visto e ha cambiato l’antibiotico e dato un antidolorifico “serio”, di quelli da post operatorio per capirsi, da prendere al massimo ogni 8 ore.
Se di ore a malapena siete arrivati a farcene 6, con due pasticche per volta.
Se passate altri 3 o 4 giorni rimbambiti completamente dai farmaci e con la sola coscienza di voi stessi che dà il dolore.
Se avete passato una serata a piangere di dolore e l’ultima volta che avevate pianto di mero dolore fisico era stata quando è nato il vostro secondo figlio, con la differenza che non avete avuto un travaglio di 5 giorni.
Se i batteri della vostra simpatica infezione decidono di andare a girare il mondo e finisco per fare un rave party sul vostro nervo del trigemino coinvolgendo così nello smadonnoday  tutta la mandibola, l’orecchio e la testa.
Se alla fine il dolore va scemando e tirate un sospiro di sollievo, finendo l’anno carichi di speranza.
Se l’anno nuovo inizia con la febbre, alternata, di entrambi i vostri figli: antibiotico, sciroppo, antiinfiammatorio e via discorrendo.
Se la febbre da Harmattan arriva a toccare anche il Marito Paziente, che viene completamente abbattuto dalla febbre oltre i 40 che non scende con niente.
Se portate il Marito (sarebbe) Paziente (se non stesse male) al pronto soccorso dove gli viene fatta una flebo potente che gli ridia forza, come gli spinaci di braccio di ferro.
Se chiaramente tutto questo accade nell’unica settimana di ferie che il marito si prende da tempo immemore.
Se nel frattempo il dentista dice che è il caso di pulire intorno al dente e quindi vi rimette sotto antibiotico a scopo preventivo, sai mai.
Se però una sera iniziate a sentirvi caldi e il termometro registra una temperatura superiore a 38°.
Se passate i giorni seguenti a letto incapace di alzarvi se non per fare la pipì e se appena poteste fareste anche quella per procura.
Se dopo altri tre giorni di paracetamolo la febbre è quasi passata ma continuate a non reggervi in piedi e se vi alzate avete un’autonomia di ben 3 minuti prima di iniziare a sudare freddo e vedere nero.
Se riandate dalla vostra dottoressa di fiducia e lei vi rimette sotto antibiotico, un altro, perché avete le placche e una febbriciattola che non va via ancora.
Se nel frattempo si scopre che la vostra riserva di ferro è ormai praticamente inesistente ma il ferro non riuscite a prenderlo perché vi distrugge lo stomaco.
Se avete i globuli bianchi in caduta libera non si capisce se per l’antibiotico o le infezioni.
Se l’utero decide di mandare degli occasionali “instant message” per ricordare che esiste ancora, anche se decisamente fuori tempo.
Se il dente ogni tanto decide di fare altrettanto.
Se continuate a sentirvi distrutti e avete toccato la cifra record di 28 giorni di antibiotico e ancora, di fatto, dovrete prenderne se volete farvi pulire il dente malefico.
Se in tutto questo chiaramente lo stomaco è da buttare e fa male sempre.
Se comprensibilmente iniziate a sentirvi un po’ depressi…
Allora siete la fra.
Altrimenti siete decisamente più fortunati di lei.
Buon 2013 anche a voi!