venerdì 13 settembre 2013

Curiosità e diffidenze



















Mentre ero lì seduta in fila che aspettavo il mio turno al banco dell’assicurazione sanitaria, ieri, c’era un bimbo a fianco a me.
Un bimbo nero, un dolcissimo cioccolatino.
Curioso, come tutti i bambini.
Forse un po’ indietro, ma non sono sicura.
Lo incuriosiva tutto di me: la pelle, i vestiti occidentali, i capelli, la borsa, quel che avevo in mano.
La madre, come tutte le madri del mondo, gli diceva “non toccare”.
Io l’ho lasciato toccare la mia borsa, felice dei suoi sorrisi.
Si è avvicinato e mi ha fatto capire che voleva sedersi sulle mie ginocchia.
Ero senza patati, quindi l’ho lasciato fare (ché se Mortino vede che un altro bimbo ha la mia attenzione si trasforma in Voldemort).
E lui è stato lì, un minuto, due minuti, mentre la mamma finiva e arrivava il mio turno.
E io mi sono chiesta… perché.
Perché un bimbo nero istintivamente non ha paura di me, mentre vedo diffidenza negli occhi di bimbi bianchi nei confronti dei neri adulti?
Che tipo di ataviche paure abbiamo ricevuto e tramandato per arrivare a questo?
Un bimbo bianco non sarebbe MAI andato da uno sconosciuto nero e si sarebbe fatto prendere in braccio.
Che cosa è così tanto radicato nella nostra cultura che porta ad una diffidenza spontanea nei confronti dei neri?
Di fatto, soprattutto in occidente, dovrebbero avere loro più paura di noi, rispetto al contrario, visto che per secoli li abbiamo soggiogati e ridotti in schiavitù.
La nostra è quindi una sorta di inconscia coda di paglia? Un nostro inconscio riconoscere l’errore di chi ci ha preceduto? La consapevolezza che in alcuni posti del mondo bianco non è affatto bello e giusto, bianco è (stato?) male?
Perfino i miei figli, che nella diversità ci sguazzano da quando sono nati, avendo una zia disabile, rimangono sempre un po’… scostanti. Diffidenti. Nei confronti dei bambini no, anzi. Ma verso i grandi sì. Eppure li abbiamo educati al rispetto e alla diversità, non sottolineandola mai, perché la diversità non è una cosa da far notare, fa semplicemente parte della vita. Il primo “idolo” di Patato Grande è stato un bimbo polacco che parlava solo polacco e il secondo un bimbo mulatto, scelti da lui, eletti da lui. Eppure.
Un compagno di PRG, quello che abbiamo seguito dalla scuola vecchia alla nuova, mi ha incontrato ogni tanto l’anno scorso a scuola mentre accompagnavo i patati e poi una sola volta è venuto a giocare da noi e, non essendo io la francofona della famiglia, non ha avuto grandi scambi sociali con me. Eppure mi ha visto, il primo giorno di scuola, mi è corso incontro e mi ha abbracciato. Una cosa da sciogliersi lì come un gelato al sole.
Questi bimbi sono più spontanei, sfacciati, curiosi, dei nostri.
Sono più bambini (quando nessuno pretende, purtroppo, facciano cose da adulti, tipo lavorare).
E questo vuol dire che noi adulti, occidentali, abbiamo più paura.
E torniamo alla domanda di cui sopra: perché?

6 commenti:

  1. Non lo so nemmeno io...nn hanno il ns stesso pregiudizio radicato, forse perchè sono stati terra di conquista da moltissimi tempi e si sono abituati a vedere o meglio non vedere la differenza, mentre da noi l'uomo nero era visto come colui che faceva paura...ai miei tempi...ora nn credo.
    Questo tuo post fa davvero riflettere..

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    1. purtroppo c'è ancora adesso qualche genitore che parla dell'"uomo nero" per incutere paura ai figli, alimentando la paura non solo per i neri ma anche per il diverso in generale. Quello che mi inquieta è la diffidenza che, nonostante tutto, mi accorgo di avere anche io o i miei figli, quella sì mi inquieta.

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    2. Alcuni la cantano anche nelle ninne nanne, la paura dell'uomo nero. Pensa te!

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    3. la paura dell'"uomo nero" è atavica, temo. Se pensi che il colore della pelle consente di mimetizzarsi al buio, ne capisci il perché. Io l'ho sperimentata quando ci siamo trovati, di notte, bloccati con la macchina, praticamente in mezzo al buio e circondata di neri, che di fatto vedevo assai poco e solo quando si avvicinavano (e sì, ti giuro quello fa paura). in condizioni normali però, oggi che la luce è a portata di click, ha molto meno senso. E soprattutto alimentare la paura nei bambini è una cavolata di dimensioni colossali ^^'

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  2. Grazie per le domande profonde che ti poni e che faccio mie.
    I tuoi bambini hanno superato gli aspetti negativi dovuti alle brutte esperienze della scuola precedente? Spero di sì con tutto il cuore, mi distrugge vedere soffrire i bambini, così indifesi...
    Mila

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    1. i bimbi pare abbiano superato abbastanza... il grande sicuramente, il piccolo continua a girarsi per controllare che alla maestra non interessi se io lo bacio (e ogni volta mi si spezza il cuore). Passerà, spero presto ;-)
      grazie! <3

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