giovedì 26 settembre 2013

la legge della jungla
























In Costa d’Avorio, ma sospetto in tutta l’Africa, almeno quella sub-sahariana, vige ancora la legge della jungla.
La legge della jungla si concretizza nel fatto che il più forte ha ragione, sempre e comunque.
Dove “il più forte” significa il più grosso, il più ricco, il più potente, il più furbo, il più bianco, il “più”. Se esiste un “più” più di te, allora è lui che ha diritto.
È facile presupporre che questa corsa alla prevaricazione sia un retaggio che abbiamo portato noi bianchi qui a forza di frustate, armi e violenza in genere… ma tant’è che è rimasta.
Ed è la causa principale del fenomeno della corruzione, qui. Chi può pagare una mazzetta, diventa “il più” e ottiene il posto auto vicino al cancello della scuola anche se arriva cinquanta minuti dopo gli altri, costretti a parcheggiare nella fanga o sulla strada ad alto scorrimento. Oppure è una persona che lavora in certi ambienti di prestigio, che ne sai. Fattostà che tu arrivi prima e per te quel posto è transennato, anche se sta piovendo il cielo anche da Marte e tu hai due bimbi piccoli.
Io la mazzetta, come concetto, la rifiuto a priori, e parcheggio in tangenziale, come dire.
Chiunque può, appena può, prevarica. Che sia la macchina che si parcheggia in decima fila per non fare (giuro) 30 metri in più o la signora che si mette d’accordo col macellaio per passarti avanti e comprare la carne più bella.
In fila davanti all’Ambasciata nei giorni di ritiro delle domande per i visti (e ci sono file di ore eh) non passa avanti la donna spaventosamente incinta, o lo zoppo o il vecchio, no no no… pretende di passare avanti il prete (che pensa di avere diritti che gli vengono da Dio, immagino), il ricco o  quello che siccome ha già la cittadinanza italiana (per ricongiungimento, spessissimo) allora pensa di avere diritto di entrare prima. Marito (su questa cosa decisamente non) Paziente (che, evidente, così si fa un saaaacco di nuovi amici) li rimanda in fila senza se e senza ma e fa passare chi dovrebbe e chi dovrebbe averne diritto (come la donna incinta di cui sopra).
Qui i diritti non ci sono, si comprano. Si comprano con una tonaca, o una divisa militare, con una mazzetta, col colore della pelle. Con una cittadinanza, con un’appartenenza.
C’è da farcisi un fegato di scorta, su questa cosa. C’è da imporsi di non perdere la propria integrità quando qualcuno ti tratta diversamente perché sei bianco e fa figo magari poter dire che sei amico loro.
Qui ci sono dei “vigili” solo per fare attraversare le persone… è la legge della jungla: io ho la macchina e sono più forte, tu sei a piedi, cavoli tuoi se devi attraversare. La precedenza la hanno le macchine. La fra ha ottenuto degli enormi sorrisi riconoscenti facendo attraversare persone (sotto piogge equatoriali, carichi di roba, con bambini al seguito) che eran lì a muffire perché ci fosse uno che si fermasse a farli passare. Questo spiega anche perché la fra si trasformi in un mostro dai mille occhi ogni volta che è per strada coi patati, ovviamente.
È una vita difficile: difficile da vivere e difficile da accettare.
E per loro, i “meno” che non saranno mai “più”, è ancora peggio, irrimediabilmente.

2 commenti:

  1. Forse lì è più evidente, più sfacciata la cosa, ma funziona così anche qui, se sganci hai un trattamento di favore. Non parliamo delle righe pedonali.....

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  2. sì, ma da noi esistono dei diritti che puoi far valere, qui no. La differenza sostanziale è quella, per cui il diritto è nel denaro o nel potere, sempre.

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