lunedì 16 settembre 2013

Linguaggi e occasioni





















Ormai è più di un anno e mezzo che sono qui, a giorni saranno due anni che il Marito Paziente ha preso servizio in questo posto, prima semi sconosciuto, del mondo.
In questo anno e mezzo ho imparato tante cose: a guidare col cambio automatico, a orientarmi in questa città, dove comprare le cose, a gestire una conversazione, a parlare coi medici da sola, a cavarmela insomma.
E me la cavo pure discretamente, tutto sommato.
Solo che riflettendoci, per una serie di sfighe varie, moltissimi dei termini nuovi che sono entrati nel mio vocabolario, sono termini medici. Il ché fa riflettere. Sulla sfiga, ovviamente, prima cosa. Ma anche sul mio essermi abbandonata alla sfiga ed essermi lasciata sopraffare da una serie di situazioni che, sì, ok, cavolo, proprio non ci volevano… ma capitano. E non è giusto fermino un percorso.
Mi è venuta voglia di intingere le mani e sporcarmele, con questa realtà.
Di viverla in maniera diversa, meno da spettatrice, più attivamente.
Non ho la minima idea di dove questa cosa potrebbe portarmi, ovviamente.
Potrebbe essere un flop pazzesco… ma non voglio che questi 4 anni, che poi non ne rimangono neanche 2, alla fine della fiera mi scivolino addosso. Voglio che mi rimangano. Non voglio pensarli come un periodo di apnea da un vivere italiano in fondo ristretto, pieno di affetti meravigliosi ma con occasioni ristrette e casuali.
Occasioni per imparare, volendo, qui ce ne sono tantissime.
Una nuova lingua, imparata meglio.
Un diverso modo di cucinare.
Suoni nuovi, canzoni nuove.
Per ora l’unica cosa che è davvero entrata, di questo mondo, nella mia quotidianità (dove mia sta esattamente per mia, non della famiglia latana) è l’uso di nuovi materiali per le mie creazioni, essenzialmente per la bigiotteria.
Il resto arriva, permane un po’ e va via.
Ecco, no.
Quattro anni sono tanti, deve restarne il segno. Un anello nella sezione lignea dell’esistenza.
Altrimenti, tutto perde un bel po’ senso.
E sarebbe un vero peccato.

4 commenti:

  1. Brava, questo è il giusto modo di affrontare questo lungo esilio, fallo fruttare.
    Vogliamo vedere i frutti al più presto!!!

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  2. Da quando ho scoperto il tuo blog non faccio che pensare che, per quanto viviamo in contesti profondamente differenti, certe sensazioni e certe esperienze in qualche modo ci accomunano. Nel mio ultimo post si parla di latitudini e solitudini, forse capiai cosa voglio dire. Buona giornata (o serara?) http://unamammagreen.com/2013/09/19/la-solitudine-di-una-mamma-green/

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    1. ti ho risposto nel tuo bellissimo post. E si, più di qualcosa ci accomuna: delle scelte "diverse" dalla massa. C'è chi le capisce e le rispetta, chi non le capisce ma le rispetta, e chi non le capisce e non le rispetta perché le "teme".

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