martedì 31 dicembre 2013

Adieu deux mille treize



È stato un anno particolare, questo.
Iniziato male dal punto di vista fisico.
Iniziato insieme ad un percorso piccolo, una stradina secondaria che non sapevo dove mi avrebbe portato e, tutto sommato, neanche con chi, e che è diventata sempre più grande.
È stato un anno di scoperte e paure, di conferme importanti, di nuove amicizie, del riprendere in mano una passione e di concedersi di pensare che se ci credi, e ti impegni, magari quella passione puoi farla uscire fuori e concederti pure di vederla volare.
Che paura dar consistenza ai sogni!
Questo è stato un anno pesante di scontri culturali, di constatazione dei limiti sociali e pratici del posto che ci ospita.
È stato un anno per capire che ci si deve accostare alle cose che non si conoscono con fiducia, sì, ma con una fiducia “critica” e con occhi sempre bene aperti sui limiti.
È stato un anno di “prove” da superare, che ci han lasciato dentro consapevolezze e voglia di stare insieme, ancora, sempre.
È stato un anno, qui, di “arrivederci”, “addio” e “benvenuti”, di nuovi sorrisi e nuovi occhi attraverso cui crescere ancora.
È stato un anno denso di cose per crescere ed evolversi, un anno di condivisione, un anno di sorrisi e lacrime.
Un anno più italiano del dovuto, ma con occasioni belle per festeggiare o belle per conoscersi.
È stato un anno in cui, grazie alle meravigliose persone che con me hanno creduto e credono in un sogno iniziato quasi per gioco, non mi sono mai sentita sola.
È un anno di cui essere grati: grati per esserci ancora, grati per le persone che sono felici che io ci sia ancora, grati per tutte le occasioni e i momenti di crescita, grati per i sorrisi, per le cose brutte cui si è saputo e potuto porre rimedio.
Grati per i passi fatti in direzione dell’autostima e per le persone che hanno fatto il tifo da lì intorno. Grati per le nuove consapevolezze, i nuovi limiti e le nuove aspettative.
Grati per le brutte persone lasciate indietro e la conferma dei quelle belle.
Un anno particolare, complicato, in movimento.
Ne sta arrivando un altro e non ho idea di come sarà. Per ora non mi importa, lo affronterò giorno per giorno con occhi e cuore ben aperti.

domenica 29 dicembre 2013

Ricordi e consapevolezze


Quando sono tornata, sono passata in pochissimo tempo da una vita rarefatta e veloce basata praticamente solo su input esterni (visite mediche, procedure mediche, etc.) a una vita di corsa sempre dietro ai figli, alla casa, alle esigenze prenatalizie tipiche di ogni famiglia (con l’aggiunta di qualche difficoltà da expat nella scelta dei menù) e con l’aggiunta di un marito meno che part-time.
Non che sia stata dura, eh. Era esattamente la cosa che sognavo di fare da 50 giorni, quindi non mi è pesata, anzi.
Ovviamente però ho avuto meno tempo di mettermi alla mia scrivania per fermare un pensiero e prendermi una pausa.
Ed è stato così che l’altro giorno mi sono accostata alla mia postazione da scrittura (che è nella nostra camera da letto), con distrazione e pensando ad altro.

E dietro al portatile ho visto le medicine. Le medicine di quei 4 giorni di ottobre che ci han visto piangere, perdere il sonno, avere la paura più fottuta di tutta la nostra vita.
Vederle ed iniziare a tremare è stata una cosa sola. Quella seguente è stata farle sparire.
È stata una cosa strana, forse paragonabile a una reazione da stress post-traumatico, non so.
Una cosa cui non ero pronta, che pensavo di essermi lasciata alle spalle insieme a quello che aveva causato il tutto.
Non che abbia cambiato le cose: non mi ha rattristata, mi ha shoccata semmai.
Mi ha ricordato il rischio assurdo e la fortuna di esserne usciti e usciti bene.
Ma l’attimo senza respiro, di puro panico, mi ha stupita.
Ci sarà da riaccostarsi con occhi stra-aperti ma di nuovo con fiducia, ai medici di qui: un anno e mezzo è lungo e non si può affrontare con la paura di qualcosa o con la completa sfiducia.
Come accaduto con la scuola dei patati, ci saranno da mettere paletti nuovi, da spiegare titubanze, da affrontare le conseguenze emotive di brutte esperienze che sono capitate qui, ma che potevano, alla fine, capitare anche in Italia.
Sono stata curata in maniera eccellente, qui, altre volte. Dovrò impormi di ricordarlo.

Come sempre qui le cose appaiono più nette e dure, con contrasti più marcati e con tempi più veloci.
Dovrò imparare a prendere tutto questo semplicemente come una nuova esperienza da mettere nella mia valigia da viaggiatrice.
Per ora non è facilissimo, lo ammetto senza problemi.
E il porre nuova fiducia in certi aspetti della vita qui mi sembra come scalare una montagna.
Poi mi ricordo della montagna che han dovuto scalare i miei figli, a settembre.
Mi ricordo della diffidenza che siamo riusciti a trasformare, noi e loro, soprattutto loro, in consapevolezza.
E tutto assume un peso diverso.

martedì 24 dicembre 2013

Un Natale insieme, un Natale felice



Il terzo Natale qui in Africa sta arrivando.
Per la prima volta con ospiti a cena, gli anni scorsi eran praticamente tutti via; per la prima volta in questa casa che sentiamo più nostra e che ci rappresenta di più.
Un Natale con due bambini sempre più consapevoli e grandi.
Con nuove persone vicine.
Con le famiglie, come sempre, lontane.
Con le maniche corte, molto corte.
Con più chiarezza nel cuore e più serenità nei confronti di questa realtà bella e dura, che insegna tanto ma lo fa anche in modo duro.
Con tante cose, qui nella Tana, che amiamo.
Con bambini felici.
Con adulti, noi, felici.
Ma soprattutto questo Natale lo ricorderemo per la gioia di passarlo insieme, semplicemente.
Il resto, ci si è resi conto, davvero non importa.
Siamo insieme, ci basta questo per questo Natale 2013.
Quello che va oltre è un di più: se ci sarà, sarà fantastico, ma non cambia l’essenza del nostro stare bene.
Buon Natale, chiunque voi siate vi auguro di passarlo con la stessa gioia, serenità e felicità con cui ci apprestiamo a festeggiarlo qui nella Tana! E soprattutto insieme a chi amate e scegliete faccia parte della vostra vita!

domenica 22 dicembre 2013

Fogliette preziose a scaldare il cuore: le avventure della fra e i Clipper Teas



Dire che la fra ami il tea è da una parte assolutamente vero ma è, dall’altra,  profondamente riduttivo.
A casa Latanasenior, fin da quando la fra era ancora in odor di elementari, la sera  se ne preparava mediamente un litro e ce lo si beveva tutto. Tutti i giorni.
Tea in foglie, in genere: il nostro preferito (eravamo di gusti abbastanza autistici) era l’Earl Grey, con quella inconfondibile nota di bergamotto che la fra ormai associa a casa, qualsiasi latitudine ella si trovi.
C’è da dire che l’accesso a vari tipi di tea era anche, allora, difficile: si trovava in genere solo quello nero e con pochissime varianti.
Intorno alla fine degli anni 90 hanno iniziato ad aprire dei negozi dove comprare il tea sfuso e si ha finalmente avuto accesso a varietà particolari, esotiche, fruttate, affumicate. Poi c’è stato il boom del tea verde, alcuni amano molto anche il tea bianco, sinceramente mai provato ma rimedierò.

Tazze di tea fumanti, nell’evoluzione della fra e nelle varie Tane, hanno accompagnato conquiste, scazzi, serate fredde, cuori da consolare, diete, colazioni patate, amicizie e confidenze, pause sul lavoro, dopocena sul divano.


Tutto questo solo per far capire con quale entusiasmo la fra abbia risposto quando le è stato  proposto di assaggiare il tea della Clipper Teas.
Non avendolo mai assaggiato, pur conoscendolo di nome e di fama, ho potuto accostarmi da neofita all’esperienza di degustazione (ah che bello quando provi per la prima volta una cosa che non conoscevi!).
Iniziamo col dire che, come già sapevo, tutti i Tea della Clipper Teas hanno certificazione Biologica e Fairtrade  e questo li rende interessanti già di per sé, senza averli ancora assaggiati.


Quando ho ricevuto il pacchetto e l’ho aperto mi sembrava di aver anticipato il Natale: le scatoline sono curate, colorate e in carta pregiata e con effetto ruvido. Già solo quello rende questo tea una cosa carina da regalare: basta incartare la scatola in una bustina di cellophane trasparente (in realtà basterebbe anche solo un nastro particolare), con un bel fiocco, un bastoncino di cristalli di zucchero et voilà! Avete fatto un regalino carino, poco dispendioso e sicuramente apprezzato! (sicuramente dalla fra!)

Nel mio pacchetto c’erano tre varietà di tea:

- Organic Redbush (o Rooibos). Un gusto piuttosto rinfrescante con una nota di caramello a completamento. Questo tea, sudafricano, è naturalmente privo di caffeina e questo lo rende adatto a praticamente tutte le tipologie di persone, anche ai bambini, e a tutti i momenti della giornata.

- Organic Earl Grey. Ho già detto che questo è il mio tea preferito in assoluto, non credo ci sia da aggiungere altro!

- Organica Refreshing Infusion of Lemon and Ginger. Quello che è per me l’Earl Grey tra i tea, è il Lemon and Ginger tra gli infusi: il re indiscusso. Adoro lo zenzero, che uso e gusto in tutti i modi possibili (negli infusi, tritato fresco, marinato, candito, perfino a bevanda!), perciò ho amato questo infuso in maniera particolare. Ovviamente, non essendo a base di tea, non contiene caffeina e ciò lo rende una bevanda versatile e nondimeno gustosa!


Ora veniamo alla mia esperienza di degustazione.
Aprendo le confezioni mi sono subito resa conto, anche senza aver ancora assaggiato il tea, che l’esperienza sarebbe stata diversa da tutte quelle fatte in precedenza: all’interno della scatola in cartoncino c’è infatti una bustina sigillata che non permette alle fragranze di disperdersi.
Le bustine all’interno sono realizzate con materiale molto differente dal solito cui siamo abituati: cotone non sbiancato, un materiale assolutamente biologico, che le rende meno rigide, più naturali, già gradevoli al tatto (giuro, fate la prova) e che non altera in gusto del tea quando le mettiamo in infusione.
A questo punto, essendo una neofita, per la preparazione in sé ho seguito strettamente le regole, ovvero le indicazione riportate sul retro delle confezioni dei singoli prodotti. Ogni tea e ogni infuso hanno infatti il loro modo per essere preparati e il loro tempo di infusione: questo per garantire che le proprietà olfattive e di gusto vengano valorizzate al massimo.
Dopo aver tolto la bustina mi sono per prima cosa goduta l’odore che si sprigionava dalla mia tazza, poi ho deciso di assaggiare il tea. Premetto che sono una purista: il tea mi piace senza zucchero, latte o limone, puro.


Il gusto di questi tea è particolare e buonissimo. Al primo assaggio sembra che lo abbiamo tenuto poco in infusione e che quindi non abbia rilasciato tutto il gusto che avrebbe dovuto. Questo perché non siamo abituati a tea organici, che essendo naturali e biologici, senza aggiunta di conservanti, non hanno sapori decisi e persistenti come quelli commerciali. Diciamo che abbiamo dei gusti, purtroppo, calibrati sull’eccesso di sapore che accompagna i prodotti commerciali e facciamo fatica a godere di quelli naturali.
Al secondo sorso già la sensazione è diversa e la papilla gustativa registra la differenza: il tea organico ha un sapore molto più delicato ma decisamente più rotondo e pieno, se lo si sa percepire e apprezzare.

La mia esperienza è stata decisamente positiva e ora che son tornata finalmente dalla mia famiglia sto coinvolgendo anche loro in questa nuova scoperta di gusto: Patato Grande ama molto il tea e sta già apprezzando!

Personalmente vi consiglio l’esperienza, perché proprio di esperienza si tratta: l’incontro con questi tea inizia già in maniera tattile attraverso la confezione, prosegue con l’odore che si sprigiona dalle bustine e si conclude sulle vostre papille gustative. I Clipper Teas, oltre ad essere un regalo carino per gli altri, sono momenti di piacere personali o da condividere: pause da godersi, coccole da divano, degno accompagnamento a parole e sorrisi di chi amiamo.

Potete trovare informazioni sui Clipper Teas (e su tutti i prodotti Clipper) in questo sito, pieno, oltre che di proposte e prodotti buonissimi, anche di foto e atmosfere che già di per sé rimandano alla piacevolezza della condivisione e alla coccola.
I Clipper Teas li trovate ovviamente in negozi Bio e in alcune catene specializzate in prodotti di marca e ricercati (lo trovate anche in alcuni Eataly).
Per sapere dove trovare i prodotti Clipper potete anche visitare quest'altro sito, dove oltre a questi troverete anche altri prodotti biologici e particolari
(per esempio io ho adocchiato delle paste particolari che voglio assolutamente provare!) e alla voce “info” potete cercare i rivenditori presenti nella vostra zona.

Spero di avervi invogliato alla scoperta, se non li conoscevate già, di questi tea: per me sono stati veramente un’avventura multisensoriale!!!

martedì 17 dicembre 2013

Viaggi, ritorni e luoghi speciali



È stato un viaggio particolare, pieno di fretta di arrivare e di ricordi confusi.
È stato strano tornare in quell’aeroporto che aveva segnato il mio ritorno in Europa, quasi due mesi prima. Parigi era già una meta: poteva esserlo se mi fossi sentita di nuovo male come nei giorni precedenti.
Arrivata a Parigi, quel 26 ottobre, avevo porto il polso all’ultima flebo, mi ero fatta togliere l’agocannula e poi a piccoli e malfermi passi ero andata in bagno, da sola.
In quel bagno dell’aeroporto parigino, quel 26 ottobre mattina, avevo pianto tutte le mie lacrime: avevo pianto di sollievo per l’immediato pericolo scampato, avevo pianto per la paura di ciò che sarebbe venuto, avevo pianto per il dolore di aver lasciato le tre cose più belle e importanti della mia vita senza certezza di una qualsiasi tempistica di ritorno, avevo pianto di solitudine, di incertezza, di nostalgia. Avevo pianto perché l’essere lì, sola, in quel bagno mi dava l’esatta misura del pericolo corso. Avevo pianto ricordando una notte in cui avevo avuto paura di addormentarmi e non svegliarmi più, con dentro il terrore freddo di non rivedere i bambini.
Parigi stavolta mi ha vista camminare svelta e con passo deciso di chi certe cose se le sta lasciando alle spalle: un riscatto da quella mattina triste, una vincita su tutto ciò che poteva succedere e per fortuna non è successo.
La luce calda di una tarda mattinata in attesa di tornarmene al mio sole caldo e rassicurante, quello reale, quello affettivo.
Arrivata finalmente ad Abidjan e svolte le formalità rimaneva solo di superare l’ultima porta, quella di vetro.
Dall’altra parte di quel vetro c’erano 50 giorni dei miei figli che mi ero persa. Cinquanta giorni di vuoto da colmare.
Mi han guardato e mi sono corsi incontro.
Siamo rimasti assurdamente fermi in un viavai di gente e di occhi curiosi ad aspettare qualcuno, sembrava che il tempo si fosse fermato.

Ci sono luoghi del cuore che non sai neanche di avere fino a che non si riempiono e battono ad un ritmo proprio e particolare.
Ci sono luoghi del cuore che non ci appartengono, che sono in comune e che profumano di odori che riconosceresti tra milioni, che hanno voci che si armonizzano con la tua vita in modo perfetto.
Ci sono luoghi del cuore dove perdersi è insieme conferma e scoperta.
Ci sono luoghi del cuore in cui la vita è ricca e piena qualsiasi cosa accada al di fuori.
In quei luoghi ho tenuto gli amori della mia vita in quei 50 giorni.
Ora sono usciti, posso toccarli, abbracciarli, baciarli, viverli.
Ci sono luoghi nel cuore per quando si è lontani: quando si è vicini, la felicità ha confini infiniti da godersi ogni istante.