lunedì 3 febbraio 2014

Angoli e odori



Ogni posto ha i suoi odori. I vecchi borghi profumano di pane cotto a legna, o di biscotti fatti in casa, i boschi di umido e natura, le città odorano della vita di chi ne percorre le strade.

L’odore di Abidjan è vario e forte. In una realtà con forti contrasti e chiaroscuri, è normale che ci siano ripercussioni anche a livello olfattivo.
In generale, l’odore più forte, se cammini a piedi in strada è purtroppo l’odore di immondizia o di smog.
Il primo è causato dalla temperatura: seppure ora iniziano a vedersi anche dei cassonetti, in molte zone della città ci sono solo degli angoli dove la gente, per consuetudine, getta i rifiuti alla rinfusa sia in sacchetti di plastica che così, nature, in strada; ovviamente visto che la temperatura media è trenta gradi (senza escursione termica), l’effetto a livello olfattivo è purtroppo ben immaginabile (anche quello a livello igienico, a volerla dire tutta).
L’odore di smog invece ha due cause: la prima è che le macchine più usate, i taxi, sono gli scarti degli scarti degli scarti delle macchine che usavamo noi venti-trenta anni fa, con conseguenti problemi a livello di inquinamento; la seconda è che l’umidità è talmente tanto alta (una media dell’85%, più o meno) sia di giorno che di notte che lo schifo prodotto dalle macchine si “impasta” con l’umido e fa effetto “cappa”. Vedere un cielo azzurro in città è evento da segnare sul calendario. Fuori città, verso le zone marine “turistiche” invece il cielo è meraviglioso e l’aria pulita, almeno sulla costa.
Una volta fatta l’abitudine a questi odori cattivi, si scopre che ce ne sono di altri, meno diffusi e permeanti e molto più gradevoli e caratteristici.

Abidjan sa di frutta tropicale maturata sotto il sole: mentre alcuni frutti, come il mango e la papaya profumano quasi solo se sbucciati (un frutto della passione aperto lo fiuti a metri e metri di distanza eh), gli ananas e le banane, soprattutto in virtù del fatto che sono venduti in strada e quindi sono sotto il sole, danno dei profumi dolci incredibili.
Il profumo dell’ananas è stata una scoperta, qui. In Italia per sentire il profumo di questo frutto devi infilarci il naso dentro e comunque è un odore asprigno; l’ananas vero ha un profumo, e un gusto, dolcissimo (tanto più che se sei a dieta puoi mangiarne al massimo una fettina).

Nelle zone dove ci sono gli stabilimenti di produzione, in zone quatre, l’aria è densa di odore di cacao: un odore molto forte, che in prima battuta scambi per caffè, da quanto è intenso. Poi inizi a percepire note dolciastre, indefinibili. All’inizio sembra quasi dare mal di testa, poi quando ci si è abituati arrivano anche le sensazioni di benessere che derivano dalla cioccolata in sé. Sembra di essere nel film chocolat: l’odore arriva ovunque! Del resto qui il cacao è una pianta che trovi in strada e i frutti li compri al mercato (anche se poi la cioccolata costa cara perché quasi tutta la loro viene esportata, quindi si trova di importazione. Assurdità che non capirò mai).

Abidjan sa ci cibo cotto per strada, di piccoli punti ristoro con tetti in lamiera e sedie in legni assemblati storti. Sa di brochettes, poisson e poulet braisée cotti su fuochi di legna nei bidoni. Sa di carne arrostita, di salse a sobbollire, di riso bollito, di fritto, di spezie e erbe. Sa di questi posti dove non ti fermi a mangiare solo perché hai due figli e troppa paura del tifo.

Abidjan sa di cucina tradizionale, a casa. Odori meravigliosi di salse che bollono, di umidi con verdure e carne di vario tipo, preparazioni locali e ricette di famiglia.

Abidjan sa di cucina libanese, spezie mediorientali, tahine, cumino, coriandolo. Sa di miele, acqua di fiori d’arancio, sciroppo di zucchero. Sa di manaish e kebbeh.

Abidjan sa di sudore sano di chi lavora tutto il giorno sotto il sole e di sudore acre di chi non ha semplicemente voglia di lavarsi e pensa che gli odori corporei facciano parte del pacchetto completo della presentazione di se stessi. Sa anche di urina, poiché tutti si fermano per strada e espletano le loro funzioni corporali come se niente fosse, nei canali di raccolta delle acque piovane a bordo strada, in genere.

Abidjan sa di oceano e pesce. Sa di onde lunghe e pescherecci improvvisati, sa di pesce che nuota in mari aperti e ha odore meno intenso, più buono (non vi dico il sapore). Sa di porti di attracco e mercati del pesce da svuotare. 

Abidjan sa di alberi e verde: un odore tenue che è difficile riconoscere: il clima e lo smog non consentono fiori odorosi, ma la natura manda i suoi messaggi lo stesso, meno intensi e forse per questo più emozionanti e sorprendenti.

Nelle zone più povere gli odori sono meno mediati, sono più intensi: ci percepisci dentro anche la malattia, la rassegnazione, il poco futuro. Ci sono posti in cui l’odore di bambino non è un odore buono. Sono posti dove ci sono tanti taxi, tanta gente, tanti posti dove mangiare in comunità per la gente più povera. C’è tanto di tutto, ma poche speranze.

Abidjan è un calderone olfattivo che cambia dietro ogni angolo, in ogni zona, ogni giorno. Un puzzle mai completo. Una complessità vitale, che rispecchia quella di tutti gli altri ambiti di questo posto del mondo. Che ha le sue luci forti e le sue ombre scure a tutti i livelli, anche a questo.

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