lunedì 21 aprile 2014

Compleaani e comunità



Festeggiare un compleanno patato in Africa è sempre una cosa particolare.

Da una parte c’è la nostalgia assoluta di tutto quello che è casa, di candeline spente con nonni e amici, di regali sicuramente graditi perché espressione di un gusto e non di quello che trovi, di atmosfere particolari e affetto.

Dall’altra hai vicino persone che sanno perfettamente cosa voglia dire stare lontani dal proprio luogo d’origine e che quindi ti avvolgono in un caldo abbraccio di affetto; persone che ridono, scherzano, giocano coi tuoi figli improvvisandosi un po’ nonni e un po’ amici, che cercano qualcosa di bello e adatto da regalare a tuo figlio, che conoscono sia te che i tuoi figli come fossimo stati vicini per anni.

È in occasioni come queste che ti accorgi di quanto sia vero che il tempo all’estero, nei rapporti, vale almeno doppio. C’è la fame di conoscersi per crearsi un nido, c’è il bisogno di avere dei punti fermi, c’è la comprensione dei momenti brutti, c’è la consapevolezza delle difficoltà.

C’è il capire cosa significhi per un bambino di sette anni il festeggiare senza i nonni, o gli amichetti storici. C’è il vivere gli eventi come un qualcosa che ci riguarda, come se fossimo una sorta di strana e stramba famiglia di gente che non si è scelta, che è capitata per caso, che vive o ha vissuto le stesse cose che vivi o hai vissuto tu, o che le vivrà.

E quella che ti sembrava un’occasione difficile da gestire diventa un bellissimo momento di condivisione.

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