mercoledì 21 maggio 2014

Consapevolezze, paure e persone lasciate indietro



Ci sono tante persone che non ho portato con me in questa avventura.

C’è la zia che non mi ha visto partire, perché è partita prima di me, per il luogo da cui non si torna.
Il suo “hai fatto proprio bene”, che sono certa, o che mi piace esserlo, mi avrebbe detto, mi risuona nelle orecchie.

C’è l’amico che non vedo da anni.
Quello che per non essere di più è diventato molto meno. Quello che a volte ci penso e penso che le cose si potevano gestire meglio, se avessimo avuto entrambi più maturità.

C’è tanta gente che ho perduto, negli anni. Per pigrizia, per paura, per mancanza di parole, per troppe parole, per infiniti motivi.

C’è invece chi mi segue a distanza. Ma segue la mia vita, cosa mi accade, i fatti… non me.
Non che manchi la disponibilità a capire o ascoltare.
Il vivere qui ha tante e tali sfumature che non riuscirai mai a renderle, tu per prima.

Cosa significhino per te tre posti di blocco in meno di un’ora, l’empatia che provi per chi è qui come te, cosa significhi avere amici che non si sono scelti, cosa significhi qui gestire il tradimento di un amico, quanto sia facile isolarsi, quanto una ferita bruci di più, quanto la solitudine abbia infiniti echi dentro.

Che valore dai qui ad una cena, all’uscire insieme, ad una rete di conoscenze, a dieci parole in più che hai imparato in una settimana, al cielo azzurro, ad uno sparo, alla scuola, al colore della pelle, alla scelta delle parole.

Sono cose che potrei tentare di descrivere per ore e che capirebbe solo chi ha fatto un’esperienza simile, chi come me ha preso quel treno al volo ed è andato a seguire un’opportunità, chi come me ci ha portato i figli vivendo di gioie e sensi di colpa, chi come me ha paura di tornare in un mondo che nel frattempo è andato avanti.

Chi come me teme di non trovare più argomenti, di non essere più in grado di comprendere né di essere compreso. Chi come me tra un anno, tre o cinque, sa che dovrà confrontarsi con un posto che è stato casa sua e che dovrà tornare ad esserlo, ma con una parentesi densa e pesante nel mezzo.

Ecco, ci sono giorni in cui vorrei essere capace di sentirmi dentro la certezza che tornare non sarà più pesante di essere partita. E che, qualora lo fosse, i miei amici fossero capaci di comprendere tutto quello che io non so spiegare loro oggi, e forse neanche domani e forse neanche mai.

6 commenti:

  1. Infatti io che ho vissuto due esperienze expat, di cui una ancora in corso, ti capisco benissimo. Per me c'è già stato un ritorno in Italia in passato anche se non nella mia città. Per certi versi è stato difficile, ma per altri molto più facile di quello che avevo immaginato. E' la nostra terra e certe cose ce le abbiamo in fondo nel DNA.

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    1. e' quello che mi dico anche io, per farmi coraggio. L'Italia è casa mia ma le storie andate avanti su binari tanto differenti mi spaventano, quello sì.

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  2. Vorrei poterti dire qualcosa di certo ma non ho sulle spalle la tua esperienza.L'ho sempre solo immaginata.Io posso dirti che sono in un posto,e questo posto non mi asomiglia più,proprio per niente, mi sento lontana da un qualche luogo che possa definirsi casa,sebbene in realtà noi,esseri umani siamo nomadi per natura ma ce lo neghiamo.
    Però posso dirti che in certo senso sono "partita" tante volte andando alla ricerca di dialoghi con persone non di qui,cibi differenti,ho sperimentato modi di vivere differenti...qualcosa di te inevitabilmente cambia e non riesci più ad avere la stessa visione delle cose...quando tornerai non avrai perso nulla,come quando sei partita sarai decisamente solo più ricca se avrai permeso a questa tua esperienza di essere un arricchimento,non un limite e nè di averti sottratto da/ o qualcosa.

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    1. guarda io sono contentissima di aver fatto questa esperienza. Mi ha portato in posti di me che non conoscevo. Mi ha cambiato, mi ha mostrato cose che non potevo vedere.
      Mi spaventa lo spaesamento che provo ogni volta che torno in Italia, mi spaventa la mia poca voglia di tornare.
      Mi spaventa essere cambiata e che le persone che conoscevo siano cambiate, mi spaventa la possibilità di arrivare nel posto da cui ero partita e non avere una base solida su cui stare.
      Poi mi dico che ce l'ho fatta qui, i primi tempi, quindi posso farcela ovunque. ;-)

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  3. Stupendo questo post!
    Hai saputo esprimere la vera essenza dell'espatrio.
    Una partenza porta con se saluti, spesso addii, amicizie che si allontanano e momenti che si perdono. Tanti dubbi e paure.
    Io ho avuto la fortuna di trovare una bellissima persona con la quale stiamo cercando di realizzare tutti i nostri sogni ma quanto è difficile affrontare tutto.

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    1. Per affrontare certi viaggi, reali o virtuali, è importantissimo avere al proprio fianco persone disponibili a sognare, a cambiare, a mettersi in discussione.
      Le fasi di entusiasmo, dubbi, paure, scazzi, normalità stabilità e consapevolezza accompagnano ogni esperienza expat, credo.
      E anche il ritorno sarà così. In questo momento l'idea di tornare in Italia mi spaventa più del venirte qui 3 anni fa. Temo che la vivrò, nel primo periodo, come un'esperienza da expat ^^'

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