domenica 1 giugno 2014

Vengo anch'io. No, tu no.



Poi succede quello che di tutta questa esperienza temevi di più.
Sapevi che ti saresti persa tanto: morti che non seppellisci e nascite a cui non assisti, candeline che non vedi spegnere, prime parole che non senti, ultime parole che non percepisci come tali.

Quello che non sapevi, o forse semplicemente non riuscivi ad accettare come eventualità possibile, è che oltre ad una distanza fisica ci sarà anche una distanza diversa. Che ti lasceranno indietro, più o meno consapevolmente.

Non ci sentivamo da un po’, altrimenti mi sarei ricordata.

Vero, è anche colpa mia.

Sono anche io che mi isolo: la mia quotidianità, quella che sono pronta a condividere, passa attraverso queste pagine, o instamamme. La racconto tra le righe di queste riflessioni: il blog era nato proprio per quello, per sopperire alle comunicazioni più difficili, per condividere con gli amici questa esperienza nuova e complessa.
Ma i miei amici, queste pagine, non le vedono più. Sono occupati a vivere una vita lontana, concretamente tanto quanto virtualmente, migliaia di chilometri. Come è anche giusto che sia. La vita di certo non si ferma perché io sono qui.

Sono io la prima a non sfogarmi più con loro, per non trasmettere ansie che io so come dissolvere con me stessa ma che lascerei a sedimentare in posti in cui non so più come muovermi.

E così sono diventata quella che non c’è più l’urgenza, che sì ti fa piacere sentirla e ci tieni anche, ma sono quella che tanto è lontana, che accetti di dimenticare.
E non perché alla fine è andata così, ma perché non è stato fatto nulla prima, affinché questo non accadesse.

Perché sono diventata una del gruppo e non più quella speciale.
Perché improvvisamente il nostro rapporto non meritava una comunicazione speciale e personale, ma è entrato nel calderone di una mailing list, con tutti i rischi che comporta.

Ci sentiamo meno, è vero.
Ed è vero che vorrei sentire i miei amici più spesso, ma altrettanto spesso non so cosa dire.
C’è un mondo intero di cose che vorrei raccontare loro, troppe e troppo grandi per esprimerle nel breve di una telefonata o un messaggio: le scrivo qui, nell’attesa di poterci confrontare a pelle, sperando di gettare dei semi.

Ci sono anche volte che prendo il telefono in mano e compongo un numero, che ho bisogno di non sentirmi dannatamente sola e che succedono cose troppo grandi da rimanere dentro. Poi clicco sulla cornetta rossa, sempre.

Ma che senso avrebbe avuto, per dire, una settimana fa alzare il telefono o scrivere un messaggio e dire “stanno sparando sotto casa mia, c’è gente che urla e corre e tra due ore devo attraversare la città per andare a prendere i miei figli e sono terrorizzata”? Dividere angoscia e paura non significa diminuirla, anzi, ti senti anche responsabile di quella altrui che tu hai indotto.

Era un qualcosa su cui non avevo mai avuto il coraggio di soffermarmi e indagare. Una possibilità che non avevo voluto considerare.
Ero pronta a rimanere indietro, non ad essere lasciata indietro.

E non c’è dolo, proprio questo mi spaventa di più.
Non c’è una scelta, un motivo concreto.
Ci si scorda, semplicemente: non sei più qualcuno di diverso. Ci si vuole bene ancora ma non sei più la persona che è importante avere vicino.

Ci saranno milioni di momenti come questo, immagino. Nel prossimo anno ivoriano, negli anni italiani che seguiranno. Questo è il primo e fa male di conseguenza.
E va oltre il fatto specifico, va oltre le due amiche che eravamo, siamo e saremo.
È l’apertura di percorsi diversi e accidentati e io dovrò trovarmi le scarpe adatte e il coraggio per percorrerli.

Tra un mese tornerò in Italia, e non ne ho nessuna voglia.
Per milioni di motivi, e da oggi anche per questo.

8 commenti:

  1. caspita, cose che si dicono, cose che si pensano.... cose che non si fanno... mi hai toccata nel profondo, spero che lo sarà anche chi è il destinatario vero di questa riflessione.

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    1. in realtà questa riflessione non aveva un destinatario. Era il mio modo di buttare fuori non tanto l'evento in sé, che visto il rapporto profondo che mi lega alla persona ha un'importanza relativa, ma proprio la mia paura che cose come queste accadano.
      La paura di tornare in un posto e accorgersi che possono perdersi anche cose che considero certezze assolute. La puara di dover ricominciare e di perdere i propri riferimenti fissi.
      L'improvvisa consapevolezza che può accadere. Ma non in questo caso, proprio in generale.
      Diciamo che mi si è aperto il vaso di Pandora, ma a prescindere dal fatto in sé che è stato ovviamente chiarito.

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  2. Io credo che tutto ciò valga soprattutto per quella cerchia di persone di cui ci si circonda nella vita senza arrivare mai ad avere un rapporto veramente profondo. Non posso pensare che capiti anche con le persone veramente importanti. O perlomeno, non mi è mai successo nei miei anni da expat e spero che non mi capiti mai perché deve essere veramente brutto. Non essere giù, vedrai che anche in Italia saprai ritrovare una tua dimensione con le persone a cui tieni e questi pensieri saranno accantonati.

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    1. aspetta, non ci siamo. Devo aver reso male il concetto.
      L'evento in sé ha coinvolto una delle mie più care amiche ed è stato già chiarito. A partire da questo, nel post volevo riflettere su come possa succedere. Su come questa cosa che è capitata mi abbia destabilizzato, su come faccia paura l'idea di poter mettere in discussione anche i rapporti più seri.
      In quattro anni di lontananza succedono tante cose e sicuramente dei rapporti si perdono. Questo rapporto non è a rischio "perdita", non sarebbe possibile. Però questo è un segnale che qualcosa sta cambiando, che noi probabilmente siamo cambiate, che stiamo affrontando cose diverse e che cambiare "insieme" al momento attuale è impossibile.
      Io ho il terrore di perdere le mie persone speciali, davvero.
      In questo blog ho già espresso i miei timori in generale: quello che è successo, che poi è il presupposto di questo post, non mi ha fatto mettere in discussione QUEL rapporto, mi ha fatto capire che c'è la possibilità che anche i rapporti più "fermi" della mia esistenza possano modificarsi a causa della distanza.
      ed è una cosa che mi ha sconvolta, ferita, destabilizzata.
      L'idea di dover mettere in discussione i punti fissi è qualcosa cui non ero concettualmente pronta. Poi ci sta che non accada, che io non debba metterli in discussione affatto, ma ora sono consapevole che c'è la possibilità che accada. E fa paura.

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  3. Come ti capisco dopo oltre 10 anni da expat!!

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    1. immagino. Fa tanta paura l'idea di poter perdere le persone importanti <3

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