giovedì 11 giugno 2015

Una prova costume lunga tre anni e mezzo



Ho sempre avuto con il mio corpo, con la mia esteriorità, un rapporto tutt’altro che sereno.
Fosse stato possibile uscire mettendo uno scafandro, probabilmente lo avrei fatto.
E, a ben guardare, di scafandri virtuali me ne sono messi addosso parecchi, negli anni, per non sentirmi sulla pelle il peso del giudizi altrui.

Poi sono arrivata qui.

Con questa premesse, si può capire con che serenità d’animo io abbia affrontato l’idea di vivere in un posto in cui è estate 9 mesi l’anno e in cui praticamente l’unico svago sia andare al mare, o in piscina.
Tutte attività che comportano una quota parte di pelle scoperta maggiore di quella che mai ero stata disposta a concedere.
Praticamente il miglio verde della salvaguardia dell’ego.

Peccato che una protezione 50+ per l’ego non la facciano.
Quindi: sei a ridosso di una pista da ballo, o balli oppure ti metti seduta su una sedia a guardare gli altri ballare e a far finta di nulla.
Può andare bene per una sera, per quattro anni ovviamente no.
E così, quel primo week end, mi sono messa un costume e sono andata al mare con gli altri.

Rendendomi conto, per la prima volta in vita mia, che in quel contesto l’unica a notare il mio corpo ero io e che agli altri, più del mio fisico, arrivava il mio disagio.
Anzi che era il mio disagio a far loro notare cose verso le quali non avevano il minimo interesse. Una bella lezione di vita, insomma.

Poi ho scoperto, col tempo, che una delle peculiarità di questa società in cui mi sono ritrovata a vivere un po’ per caso, è quella del non giudicare in base a canoni prestabiliti.
In qualunque modo tu sia fatto, qualunque vestito tu scelga di indossare, di qualunque colore tu abbia i capelli o la parrucca, nessuno ti dirà nulla. Nessuno riderà di te, del tuo corpo, della tua parrucca, dei tuoi vestiti.

In questo posto del mondo la prova costume non esiste, concettualmente.
Ed è una sensazione meravigliosa, a dirvela tutta. Un profumo di libertà che non ho mai respirato altrove: nessuno sguardo, nessuna risatina, nessuna battuta cattiva fatta a mezza bocca.
Se stai bene con te stesso, andrai bene anche agli altri. Ecco qui non è un consiglio da psicologo, qui è una realtà che copre tutti come un grande lenzuolo di serenità.

È tutto così semplice, che non sembra neanche possibile.

L’anno prossimo, o forse anche questo, se riuscirò, mi aspetterà una prova costume diversa, in un mondo diverso e sotto occhi diversi, soprattutto.
Speriamo di aver fatto il pieno di indifferenza o di auto-accettazione, altrimenti mi toccherà cercare quella famosa protezione 50+, capace che nel frattempo qualcuno l’abbia inventata.


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2 commenti:

  1. Io ho sempre un rapporto conflittuale con il mio corpo, solo quando sono stata magrissima, in realtà da far paura, mi sentivo a mio agio, anche se gli altri mi dicevano che ero esageratamente magra. Non è il caso di adesso.

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