… così direbbe Patato Piccolo, e avrebbe ragione.
La pancia di mamma scricchiola perché c’è ancora (per poco) un drenaggio attaccato e perché la mamma ha una piccola carta geografica di cerotti come recente memoria di una scelta precisa e decisa: quella di mettere uno stop al suo mangiare male e al suo rapporto malato con il cibo.
La pancia di mamma scricchiola perché c’è ancora (per poco) un drenaggio attaccato e perché la mamma ha una piccola carta geografica di cerotti come recente memoria di una scelta precisa e decisa: quella di mettere uno stop al suo mangiare male e al suo rapporto malato con il cibo.
Quando il cibo non è più (ma lo è mai stato?) solo sostentamento
ma diventa amico, consolatore, fonte di gratificazione, alibi, schermo verso il
mondo… allora si ha un problema.
Io il problema ce l’ho da 26 anni e ho sempre pensato a risolverlo con “pezze” fatte di diete, consulti e varie… poi un giorno ti accorgi che non devi mettere una pezza su una cosa vecchia, quanto invece trovare la stoffa e il modello che faccia per te, per la tua storia.
E allora capisci che non devi cambiare solo ciò che mangi, ma piuttosto il perché e il come mangi.
Ed inizi un percorso, che di sicuro è in salita (ed è giusto che lo sia: non puoi pensare che la tua vita cambi drasticamente senza impegno o fatica: tutte le cose belle vanno conquistate) ma che in realtà funzionerà solo se avrai coraggio e pazienza di scavare, rimuovere, mettere in discussione tante cose.
Io il problema ce l’ho da 26 anni e ho sempre pensato a risolverlo con “pezze” fatte di diete, consulti e varie… poi un giorno ti accorgi che non devi mettere una pezza su una cosa vecchia, quanto invece trovare la stoffa e il modello che faccia per te, per la tua storia.
E allora capisci che non devi cambiare solo ciò che mangi, ma piuttosto il perché e il come mangi.
Ed inizi un percorso, che di sicuro è in salita (ed è giusto che lo sia: non puoi pensare che la tua vita cambi drasticamente senza impegno o fatica: tutte le cose belle vanno conquistate) ma che in realtà funzionerà solo se avrai coraggio e pazienza di scavare, rimuovere, mettere in discussione tante cose.
Ecco, sono all’inizio di questo percorso. L’inizio pratico,
perché quello di consapevolezza è iniziato qualche mese fa.
Sono stati mesi un po’ complicati nella Tana, gli ultimi: la
prima visita, il lavoro con instamamme che non si ferma mai, un’estate fatta di
mercatini, vacanze bellissime in famiglia e con amiche importanti, un settembre
di ripresa, le visite ad ottobre, l’intervento martedì.
Non è un caso che io torni qui proprio adesso che finalmente
ho messo un punto importante e che sia pronta a condividerlo: gli ultimi
periodi sono stati pieni di dubbi e paure, inutile negarselo e credo che chiunque
abbia dei figli possa capirlo benissimo.
Scegliere consapevolmente di accettare il rischio intrinseco
di un intervento chirurgico è ben diverso da affrontarne uno perché costretti:
hai una scelta, e stai scegliendo. Con tutto il carico di responsabilità che
questo comporta verso di te, il tuo compagno, i tuoi figli, i tuoi genitori.
Poi capisci che anche loro, oltre te, meritano di avere a
fianco la vera te e non il bozzolo che la imprigiona da troppo tempo. Poi li
vedi sereni accettare che tu provi a migliorare la tua vita, perché
semplicemente ti amano e vogliono che tu sia felice.
È questa la consapevolezza che mi ha accompagnato nel breve
tratto tra la camera e la sala operatoria, martedì. Ed è stata fondamentale,
senza non ce l’avrei mai fatta. Mi sono detta che se loro erano pronti a
rischiare di perdermi per permettermi di essere felice, dovevo anche io amarmi
allo stesso modo e concedermi la stessa possibilità.
Per cui oggi sono qui, tornata a casa e pronta ad iniziare i
piccoli passi di questo grande percorso che non so ancora dove mi porterà ma
che so di percorrere con chi amo e mi ama.
E no, non è affatto scontato.
E no, non è affatto scontato.