venerdì 2 dicembre 2016

Blog amarcord




Ricordo con una certa nostalgia quando i blog erano ancora solo un diario e il mantenimento dell’anonimato era per tutti noi pionieri del blogging quasi una priorità. Erano gli anni di Splinder e ci si presentava e conosceva attraverso un nickname, ci si sentiva più liberi di raccontarsi in maniera spontanea, di tirar fuori emozioni, dubbi, scazzi senza tante remore perché avevamo questa corazza che sembrava renderci virtualmente invisibili. Ci si conosceva attraverso le affinità e le curiosità e alcune delle persone conosciute all’epoca sono state e sono ancora molto importanti per me.

Oggi i blog sono qualcosa di profondamente diverso: nascono e sono strettamente collegati a profili social assolutamente riconoscibili, in cui spesso tutto sembra essere strumentale al raggiungimento di uno scopo (visibilità, fama, compenso).
Fare rete in maniera sana è sempre più difficile, a ben guardare.

Perché fare blogging, scrivere di se stessi in rete, è diventata una professione con incarichi, compensi, marchette. Il che va anche bene, visto che permette a chi scrive di potersi dedicare a farlo coprendo almeno i costi della gestione del blog stesso. Il rovescio della medaglia è invece che di contenuti di qualità, in questi blog, ce ne sono sempre meno perché tutto diventa appunto strumentale sia al guadagno che, ancora di più, alla costruzione e definizione di un’immagine di sé allettante e figa che piaccia a chi legge.

Perché se piaci fai seguito, numeri, vali e prima o poi collabori con qualcuno. Ma nel costruire questa immagine… quanto perdi di te?
Vedo bloggerine dell’ultimo minuto inventare panzane grandi come una casa, arrampicarsi sugli specchi, uccidere quotidianamente l’italiano, nuotare nell’incoerenza di ciò che affermano e vomitare malcontento ovunque sia data loro occasione di farlo e… mi prende male.

Mi prende male perché quando offri te stessa agli altri, puoi lavorare forse sulla forma, ma mai sulla sostanza… altrimenti è un inganno.
Mi prende male perché tutte quelle dispensatrici di sorrisi e cuoricini spesso poi in privato si parlano dietro con invidia e livore e cospirano le une contro le altre. E li vedi quei sorrisi finti che fanno tanto “mi stai tremendamente sul cazzo ma mi servi a far pensare di essere social quindi ti metto il cuoricino e via”.

Eh, ma come, hai un blog anche tu e gestisci un sito… che fai: sputi nel piatto in cui mangi?
Il mio lavoro non è, e presumo mai lo sarà, fare la blogger. Non mi interessa, non sarei mai capace di modificare quello che scrivo in base alle chiavi SEO, per dire… al massimo posso metterci una pezza dopo. Sono forse troppo egoista o troppo presuntuosa o troppo vecchia per mettermi a cercare di diventare, attraverso parole non mia, ciò che non sono.

Il mio lavoro è (tra le tante cose) osservare la rete, in un certo senso. E forse mi piace proprio perché mi permette di mantenere il distacco necessario per vedere le cose con obiettività.
So cosa tira, osservo ciò che accade, noto ipocrisie, mi annoto scorrettezze per eliminare quelle persone da una mia lista personale di persone interessanti con cui lavorare a qualcosa. Cerco in questo di mantenere una coerenza per rispetto verso gli altri certo, ma in primis verso me stessa. Mi piace potermi guardare allo specchio in ogni istante e vederci sempre me.

Il fatto che a me non interessi minimamente diventare personaggio è lampante nella gestione che ho di questo blog: condivido pochissimo i contenuti nei social e solo se ne ho tempo e voglia, non scrivo per gli altri ma scrivo per fissare ciò che mi accade, ciò che mi colpisce… se poi colpisce anche altri e ne nasce qualcosa è fantastico ma, davvero, non è quello lo scopo.

Ed è per questo che seleziono, che cesello, che scelgo di cosa parlare qui (ma anche in instamamme in fondo) senza spammare la mia vita in rete credendola più interessante di quella degli altri o cercando di venderla per tale.
È la mia vita: se tra ciò che mi accade o mi accade intorno c’è qualcosa su cui abbia senso riflettere, lo faccio e lo faccio qui. Se voglio condividere momenti belli o brutti lo faccio, se voglio raccontarvi una ricetta e la sua storia, lo faccio. Perché questo blog parla di me e del mondo attraverso la mia lente e non di quello che penso agli altri piacerebbe leggere.

In fondo sono rimasta una figlia di Splinder, probabilmente, ancora romanticamente legata a quell’idea che per scrivere si deve aver qualcosa da dire e da dirsi, di qualunque tipo, a prescindere da quanti leggeranno.

Invece oggi i blog non nascono più per essere scritti: si sono evoluti in qualcosa che nasce già con lo scopo di essere letto, ed è un cambiamento non da poco… scrivere per l’amore di farlo è oggi una banale utopia: se non ti leggono, o non ti condividono, non sei nessuno.
Il problema è: davvero devo farmi dire dalla rete se sono qualcuno o chi sono?

4 commenti:

  1. Condivido tutto ciò che hai scritto. Molti blig che seguivo si sono trasformati in altro e me ne dispiace molto perché si sono "svendute" anche se capisco che ciò che era un hobbie è divenuto lavoro e in un momento di crisi non si butta via niente, ma hanno perso di personalità, di interesse. Molte aprono il blog solo per monetizzare quindi non hanno quella spinta della condivisione che avevamo noi, per avere confronti, suggerimenti, per trovare voci amiche.

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    1. Hai ragione, molti blog si sono trasformati. Alcuni come naturale evoluzione della vita di chi ci scrive, altri perché è passato il messaggio che il blog sia uno strumento per fare altro. Lo è, uno strumento. Uno strumento potentissimo, in un momento in cui la rete è il luogo in cui si cercano risposte che prima si cercavano altrove. La differenza la fa la coerenza: se da oggi a domani questo blog diventasse un blog di suggerimenti commerciali, verrebbe snaturato nella sua essenza e nel suo scopo. Avrebbe più visite, sicuramente, ma quanto sarebbe ancora il racconto di un mio percorso di crescita personale?
      Onestamente, mi piacerebbe che questo blog venisse notato per l'amore che ho per la condivisione di riflessioni ed esperienze, per il modo (che può piacere o meno, nesono perfettamente cosciente fin dal primo post) che ho di scrivere e di raccontare. Il resto lascia il tempo che trova, per me: quello che resterà di questi blog siano noi, ed è bene che si resti autentici.

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  2. I blog cambiano giustamente perchè cambia la persona che lo gestisce; io sono nata come blogger mamma per raccontare l'avventura che stavo vivendo, mi sono trasformata in cake designer perchè ho sempre amato creare con le mani e il cake design è ancora parte integrante del mio mondo anche se sempre meno. Ora sono al food e ho trovato la mia passione sempre più forte; sono cambiata è vero, se leggi i miei post sono cambiati perchè sì, faccio attenzione al seo, ma questo cambiamento mi ha fatto migliorare personalmente: mi informo maggiormente sugli ingredienti, la storia dietro al piatto, alle tradizioni.
    Prima facevo la ricetta e via... perchè lo faccio? Perchè amo cucinare e fra miliardi di ricette che trovi (non inventiamo mica l'acqua calda) vorrei che la mia fosse più semplice da seguire e di sicura riuscita!
    Egocentrica?? Sì un pochino ma che posso farci!!!
    i cuoricini te li metto <3 <3 <3 ma lo sai che i miei sono sinceri!!!
    Bacioni Fra

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    1. Lisa il tuo blog è la conseguenza della tua evoluzione personale come lo è stato il tuo profilo Ig e chi ti segue lo sa, non è che dall'oggi al domani sei diventata un'altra e soprattutto il tuo blog non è pieno di contributi commerciali che sembrano fini a se stessi e tirati dentro per i capelli, se capisci cosa intendo.
      Il tuo blog parla di te, di ciò che scopri e sperimenti nell'ambito che ti interessa di più, ovvero il food. Chi ti segue lo vede.
      Anche il mio blog oggi parla di altro: mi confronto con cose diverse e sicuramente non sono più la stessa che l'ha aperto 5 anni fa, ma anche in tutti i cambiamenti riconosci me.
      Alla base di un vero blog c'è un sano egocentrismo: parlare di sé per raccontarsi, confrontarsi, suggerire... del resto un blog è un diario online.
      Il discorso che faccio riguarda i blog aperti già con uno scopo diverso da quello di condividere e raccontare... quelli a me personalmente non piacciono e faccio anche fatica a considerarli blog a dirtela tutta.
      I food blog sono un discorso a parte perché hanno una categoria specifica: oggi tenderei a considerarli più "siti" che "blog", ma è una questione semantica ;)
      i cuoricini sono apprezzatissimi e sai che li contraccambio con tanto affetto sincero <3!!!

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