tag:blogger.com,1999:blog-34497134715768774682024-03-19T09:08:41.973+00:00la Tana (non più) Africanale avventure italiane di una chiassosa, magica e confusionaria famiglia italiana expat in stress post-traumatico da rientrola frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.comBlogger256125tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-80141810717604285412018-03-08T22:23:00.001+00:002018-03-08T22:24:24.432+00:00Piccoli uomini e uomini piccoli<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOXLkFvihRJW9Rj3vFZT-Zz2G-3j7WgkKoLaIF2bgsnMYWivZoSmkI4sm29gwiCus25bpe9KbWUmVzjtKdiVHvh1dpn3gGThugdxzlvSn1RA2USJ9dW162vLZKY3fS9hE3EwJVoTd0Hto/s1600/piccoli+uomini+e+uomini+piccoli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="426" data-original-width="640" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjOXLkFvihRJW9Rj3vFZT-Zz2G-3j7WgkKoLaIF2bgsnMYWivZoSmkI4sm29gwiCus25bpe9KbWUmVzjtKdiVHvh1dpn3gGThugdxzlvSn1RA2USJ9dW162vLZKY3fS9hE3EwJVoTd0Hto/s400/piccoli+uomini+e+uomini+piccoli.jpg" width="400" /></a></b></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<b>La festa della donna è sempre un buon giorno per riflettere
sul nostro ruolo</b>, su come siamo, su come la società ci vede.<br />
Quest’anno la mia riflessione scaturisce da un recente e tristissimo fatto di
cronaca. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Poco tempo fa un uomo ha sparato a sua moglie</b>, si è
barricato in casa di lei e ha ucciso anche le loro figlie, prima di puntare la
pistola su se stesso e farla finita.<br />
Tralascio tutte le considerazioni sul fatto che l’uomo in questione fosse
appartenente alle forze dell’ordine e che abbia realizzato quello scempio con
una pistola di ordinanza che forse, a conti fatti, sarebbe stato il caso non
avesse più. Di questo mi aspetto e spero che qualcuno risponda, ma nulla toglie
o aggiunge al fatto in sé.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Le mie considerazioni sono altre e partono dalla triste constatazione
che nell’ambito della violenza sulle donne stiamo ancora sbagliando tutto,
purtroppo.</b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Non esistono “<i>ma</i>” e non esistono “<i>se</i>”: la violenza di genere
va condannata con forza, sempre e comunque. Non ci sono attenuanti possibili
per chi la commette.</b></div>
<div class="MsoNormal">
Fin qui, a parole, tutto condivisibile e largamente
condiviso. Eppure, proprio a partire (al solito) dai mezzi di informazione
l’accento cade sempre (e nell’ultimo caso di cronaca l’ennesima conferma) sulla
cosa sbagliata: <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">lei</i></b> aveva chiesto la separazione (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">eh, immaginiamo un attimo il perché</i>), <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">lei</i></b> gli teneva lontane le
figlie (anche qui: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">chissà per quale
motivo</i>), <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">lei</i></b> lo aveva cacciato di casa.<br />
Un modo di presentare le cose che vede la donna se non colpevole sicuramente
corresponsabile dell’accaduto. Eh, ma anche no.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Altri commenti che ho sentito in proposito sono stati del
tipo “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">non lo aveva denunciato</i>” (come
se questo la rendesse, ancora una volta, complice). Vero eh, aveva presentato,
pare, un esposto. Un esposto non mette in atto misure protettive come una
denuncia, è bene che si sappia. <b>Ma perché allora molte donne non denunciano? </b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Una denuncia stravolge la tua vita, la cambia, squarcia il
velo e permette a tutti di vedere la tua vita, di analizzarla, criticarla,
giudicarla.</b></div>
<b>
</b><br />
<div class="MsoNormal">
<b>Devi avere forza, una forza incredibile, per accettare tutto
questo</b>. Devi essere convinta, non devi aver paura di rovinare la vita di un
altro. E se sei una persona cui qualcuno sta rovinando la tua, di vita, diventa
paradossalmente più difficile, anche se l'altro è proprio chi ti sta facendo
del male. <b>Essere carnefice del tuo carnefice è pesante</b>, ti mette in un certo
modo (ingiusto e sicuramente "malato") sullo stesso piano.</div>
<div class="MsoNormal">
Mettere nero su bianco, firmare un'accusa pesantissima,
richiede un coraggio non indifferente... Ma lo capisce solo chi lo ha vissuto.
Io per esempio lo capisco benissimo, e sono una di quelle che per tanti motivi
non ha denunciato e non passa giorno che non se ne penta (non fosse altro che
per aver potuto, potenzialmente, evitare che quella persona facesse del male ad
altre).</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Da dietro a una tastiera o da davanti ad uno schermo, sembra
quasi impossibile che una donna non denunci chi sistematicamente le fa del
male. Eppure spesso è così. Perché <b>una donna che subisce molestie o violenza, o
viene picchiata, o è vittima di stalking è una donna vinta, fragile, che ha
anche bisogno di mentirsi e dirsi che va tutto bene</b>. È una pasta malleabile
nelle mani sbagliate, <b>è ridotta al rango di “qualcosa” più che di “qualcuno”,
con tutto ciò che sulla propria forza, volontà e capacità di agire questo possa
comportare.</b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Anni fa, tanti, aprii lo sportello di un armadio, quello in
cui mia nonna teneva le medicine. Ne presi alcune, a caso. Poche, tante, non
ricordo.</div>
<div class="MsoNormal">
Quello che ho capito molto tempo dopo è che non volevo
veramente morire, volevo solo <i>non esistere</i>, volevo solo che tutto finisse. Non
ero pronta a raccontare la mia verità, non ero capace ad uscire da una
situazione orrenda e bastarda, non ero capace di farmi aiutare, non ero capace
di capire che non era colpa mia... Ma <b>volevo solo pace</b>, volevo addormentarmi e
scoprire che no, non stava accadendo a me. Quelle pasticche non erano neanche
una richiesta di aiuto, erano il solo modo che vedevo per far finire qualcosa
più grande di me, che non sapevo gestire.</div>
<div class="MsoNormal">
Quelle medicine ovviamente non mi fecero nulla, ma nulla
nulla, chissà poi cos'erano. Ma <b>quel nulla pesò come una sconfitta, e una
condanna</b>. Mi fece capire che non sarebbe finita mai, se non attraverso una mia
volontà. Che la strada forse più facile non era quella giusta, che dovevo
affrontare il demone. E lo affrontai, ne uscii in qualche modo, ma ne uscii con
un senso di colpa che mi ha tenuto gli occhi bassi per troppo tempo. <b>Ne uscii
portando a casa la pelle e affrontando giudizi dal peso specifico del piombo</b>.
Per bilanciare quel peso ho dovuto mettere un peso addosso che non mi
esponesse, che mi ponesse al riparo dal desiderio altrui. Ero una
sopravvissuta, ma ero vista anche diversamente da chi fino a poco tempo prima
non mi aveva neanche mai calcolato. <b>Anni bui, di cui ricordo un velo di estrema
solitudine e non comprensione, con un sottofondo costante e sfumato di
inadeguatezza e sensi di colpa</b>. Per tanti, ero io la<i> puttana</i>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Ci sono grandi responsabilità sociali, dietro alle violenze
di genere</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<b>C'è una società pronta a concedere le attenuanti del
"<i>ma</i>" e le corresponsabilità dei "<i>se</i>"</b>. C'è una società che
giudica, che scandaglia, che rovista nel torbido con morbosità e senza empatia,
pronta ad entrare nella tua vita, nelle tue mutande, nei segni che hai addosso
senza sporcarsi le mani a fare qualcosa di concreto: perché <b>se tocchi la merda
le mani te le sporchi e devi prendere una posizione netta e concreta, la stessa
che a parole è facile</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<b>C'è una società che condivide parole, video o foto che
possono danneggiare la vita di un altro, senza chiedersi che impatto il loro
gesto potrà avere su quella persona</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Ho sempre voluto avere figli maschi. Credo che da una parte
derivasse dalla paura che ad una mia figlia potesse succedere quello che è
accaduto a me, mentre dall'altra ci fosse un bisogno inconscio di educare delle
figure maschili al rispetto che mi è mancato</b>. </div>
<div class="MsoNormal">
È con la nascita dei miei figli che ho accettato che non
potevo cambiare cosa era successo a me, ma ho capito contestualmente che <b>avevo
l'enorme potere di fare in modo di educarli ad una vita migliore, in cui una
donna non venisse vista come ero stata vista, <i>e vissuta</i>, io</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<b>Che potevo renderli consci del valore della vita umana e di
quanto le loro azioni potevano incidere sull'esistenza altrui</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>È questa la grande sfida di noi genitori: questo continuo
insegnare, raddrizzare, volgere al positivo, dare spunti, limiti e tracciati
per fare dei nostri figli uomini (e donne) migliori e più consapevoli di quelli
(e quelle) che li hanno preceduti</b>. L'insegnare a non conformarsi a modelli
forse più popolari ma non per questo più giusti. <b>Dare loro un senso morale e
profondo, in cui collocare il rispetto per sé stessi e per tutti coloro che li
circondano... Senza compromessi, senza i "<i>se</i>" e senza i
"<i>ma</i>".</b></div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-445782969631408482017-11-15T22:20:00.001+00:002017-11-15T22:20:10.559+00:00Rinascite, ritrovamenti e percorsi<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9-IozUd4fNVps_f2ASmp6edMtiDb0dvlT3UfnLPtX_0D_lC5TO5TqnHjFctVf8Hw1NWiz_2j2-a1cRIq2l6ZEvwrYsTqgH0w8FYGqX-z41JC556tjXf64ff8Eot3FKOUTyBi1TbDyJOo/s1600/rinascite%252C+ritrovamenti+e+percorsi.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="640" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9-IozUd4fNVps_f2ASmp6edMtiDb0dvlT3UfnLPtX_0D_lC5TO5TqnHjFctVf8Hw1NWiz_2j2-a1cRIq2l6ZEvwrYsTqgH0w8FYGqX-z41JC556tjXf64ff8Eot3FKOUTyBi1TbDyJOo/s320/rinascite%252C+ritrovamenti+e+percorsi.PNG" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Un anno fa iniziava
una nuova fase della mia vita</b>. E iniziava con una <a href="https://latanaafricana.blogspot.it/2016/11/la-pancia-della-mamma-scricchiola.html" target="_blank">sala operatoria</a> e tanta
paura.<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Rinascita</i></b>,
la definiscono alcuni. Io la definirei <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">riappropriamento
di una me stessa che (mi) mancava da tanto, troppo, tempo.</b><br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> </b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il più bel complimento ricevuto in questi mesi è stato “<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Non
sembri un’altra… Sei finalmente proprio tu</i></b>”. Nulla di più vero.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Strano come il cambiamento di immagine corporea influisca sulla
percezione che si ha di sé stessi. E no, non sono i 48 kg in meno, quello è un
dato oggettivo… <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">il grosso cambiamento è
l’essere a proprio agio con quella che si è.</b><br />
E no, non è affatto scontato: <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">non è la prima volta che faccio una dieta</i></b>,
non è la prima volta che dimagrisco parecchio.</div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">È la prima volta,
però,</b> ed è questo che è degno di nota, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">che
ciò non comporti un tremare di gambe e una paura indefinibile di fronte ad un
complimento, uno sguardo</b>. È la prima volta che non temo un obiettivo
puntato. Si direbbe che sia quasi diventata esibizionista, rispetto a prima… <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">la verità è che questa condizione è la mia
normalità e come tale la vivo</b>. Certo, chi mi conosce non ha mai conosciuto
questa Francesca, a meno di pochissime persone con cui vanto un rapporto almeno
trentennale.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La Francesca che oggi
appare è quella che sarebbe stata se in un caldo agosto di 27 anni fa non le
fosse accaduto nulla</b>. Con più consapevolezze, attraversando mille e mille
mari in tempesta, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">oggi la Fra è quella
che è interiormente da sempre, con una libertà che teme meno di quanto non
fosse abituata a fare. Con meno barriere tra sé stessa e il mondo, con meno
bisogno di barriere</b>. Ma una Fra ben consapevole di non essere “arrivata”,
perché <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">la lotta contro il volersi male,
o piuttosto il non volersi bene, è qualcosa di molto complesso e vasto e non
sono così ingenua da pensare che questo basti</b>, soprattutto ora che la vita
mi ha posto nel piatto complicazioni e cose completamente inattese da
affrontare. <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Il volersi bene non è il
punto di arrivo, ma il percorso</b>. Per questo la consapevolezza di ciò che si
è e di ciò che si è stati è fondamentale.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Molte persone che hanno fatto il mio stesso percorso dicono
spesso “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">lo avessi fatto prima</i>”; io <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">credo semplicemente che ogni cosa nella
vita</b>, e questa non fa eccezione<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">,
arrivi quando si è pronti alle conseguenze, quando è il momento giusto tra
maturità e crescita personale</b>. Quando si accetta di prendere una strada e
si è pronti a mettersi in discussione se serve, a perdonarsi debolezze e
umanità, a lasciar andare pesi che nulla hanno di fisico.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ecco, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">dopo un anno</b>,
un anno bello tosto e onestamente mai facile, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">è questo il punto in cui sono</b>. Che è un punto che non conoscevo e
che mi ha portato inaspettatamente a riconoscermi.</div>
<div class="MsoNormal">
Non è poco, non è affatto poco. <br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La sensazione di potermi giocare la vita
con libertà è qualcosa che non sperimentavo da quando avevo 13 anni</b>: poco
dopo il mondo mi dimostrava che <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">quella
libertà per me sarebbe stata una conquista</b>, e lo faceva con brutalità e
senza sconti.<br />
Non me ne fa tuttora, di sconti, peraltro. Ma oggi ho 41 anni e la capacità di
affrontarlo e accettarlo, senza il dramma che mi sconvolse invece allora.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">È per questo che l’intervento
non è mai stato il fine, quanto il mezzo. Che non mi ponevo aspettative, che
non avevo fretta di farlo quanto una paura fottuta che mi portasse in luoghi
dove non ero pronta a stare</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Oggi dico con
serenità che questo è esattamente il posto di me stessa in cui voglio stare</b>.<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Sono stata brava, sì</b>. Ma <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">non a dimagrire quanto a non perdermi, a
lottare, a non accettare le scorciatoie classiche ai problemi, a vedermi
cambiare, ad accettarmi cambiare</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
L’intervento non è, né mai lo sarà, una bacchetta magica. Per questo non mi
sento arrivata, per questo per la prima volta nella mia vita l’importante non è
nell’obiettivo quanto nel percorso quotidiano, nella scelta che faccio ogni
giorno.<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La Francesca di un anno fa non mi manca</b>,
mai. Preferisco quella combattiva di oggi che la larva rilassata di un anno fa.
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Preferisco quella che oggi sa dire “non
ce la faccio” a quella che faceva ogni cosa accumulando stanchezza e
frustrazione per colmare il vuoto tra se stessa e il mondo</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
Quel vuoto oggi non c’è e spero non torni più, lavoro
affinché sia così, ogni giorno.<br />
<br style="mso-special-character: line-break;" /></div>
<div class="MsoNormal">
Non è facile, ma <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">è
quello che mi rende oggi una persona migliore</b>, al di là di ogni kg perso. <br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’importante non è perdere, è <i style="mso-bidi-font-style: normal;">ritrovare</i></b>. Questa è la grande
scoperta di quest’ultimo anno e anche questa no, non era affatto scontata.</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-52000733688564795962017-09-04T20:39:00.000+00:002017-09-04T21:55:48.216+00:00Nuotare, tra le onde<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8aonRAN4JxE12XsSc7gH8grjja_By2qwltP3mHPlkEz4-akVZPPh2z-STBr8yUkCZX7YYYVHQY2P0Wm2nmJDSpOfemDqQZIQhwCwoQwxAJsT0ecAUKvLbHX_HDY6LMxryiozi6HsAwV4/s1600/nuotare%252C+tra+le+onde.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="853" data-original-width="1280" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8aonRAN4JxE12XsSc7gH8grjja_By2qwltP3mHPlkEz4-akVZPPh2z-STBr8yUkCZX7YYYVHQY2P0Wm2nmJDSpOfemDqQZIQhwCwoQwxAJsT0ecAUKvLbHX_HDY6LMxryiozi6HsAwV4/s400/nuotare%252C+tra+le+onde.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Mesi complessi,
duri, fatti di tante cose che si sono incastrate, alcune bene e altre anche
decisamente male.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Se questo 2017
doveva insegnarmi qualcosa, è stato l’imparare a non dare nulla per scontato: i
rapporti, le presenze, l’amicizia, il lavoro, la forza fisica, l’immagine
corporea.<br />
Un duro colpo per chi, come me, programma sempre tutto, ama giocare d’anticipo,
pianta paletti anche nei punti impervi per darsi certezze da cui ripartire.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Quest’anno mi
ha insegnato, finora, che la certezza fondamentale sono io, oggi, qui, subito,
in questo istante. Che tutto può cambiare e può cambiarmi, ma fino ad un certo
punto.<br />
Che esiste un’essenza che devo imparare a riconoscere e difendere ad ogni
costo, perché quella essenza sono io e non c’è nulla, nulla, che debba toccarla
e che sia più importante. Che sia il mondo che vuole esserci, ad adattarsi a
quell’essenza, se vuole veramente, se penserà che ne vale la pena. Per me la
vale, sempre. </span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Questi mesi mi
hanno insegnato che posso rialzarmi, che ce la faccio, che posso farcela anche
quando mi pare di no, che so scavalcare, con fatica immane e pari paura, le
onde che arrivano sempre più veloci e una dietro l’altra.<br />
Che chi vuole c’è e nuota con te, più che dirti come si nuota dalla sua comoda
barchetta. Che quando mi sento persa posso ripartire, magari da un gradino che
mi pare più basso e che poi scopro essere comunque solido. E se sia più in
basso, sticazzi. Il magico potere dello sticazzi: una conquista, per me.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Cosa vorrei,
oggi? Stabilità, calma, deporre le armi.<br />
Sono stanca, fiera di me ma stanca, affaticata. Mi servirebbe una piazzola di
sosta, che attualmente ancora non vedo ma che prima o poi dovrà pur esserci…
non so dove, non so quando, né chi ci sarà e forse non è così importante
saperlo. Alla fine la vita è il viaggio, e forse questo è solo un momento in
cui è tutto più pesante e nebuloso, tutto qui. L’importante è non concedersi
una pausa troppo lunga, soprattutto da se stessi.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Ho sempre
creduto che i momenti in cui pensi di aver toccato il fondo sono quelli in cui
cresci di più, in cui sei più a contatto con quell’essenza che troppe volte ti
sfugge. Ne ho avuto la conferma, e forse, quando mi concedo di ammetterlo, sono
più forte oggi di un anno fa. Con qualche segno in più, con qualche sogno in
meno, con giorni alterni come i parcheggi: navigo più a vista, in fondo.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">E va bene così,
se una pace e una serenità sono possibili sono una mia responsabilità: ho
passato una vita a demandarle e a pensare di doverle meritare, adesso so che
devo concedermele io. E no, è tutt’altro che facile per una cresciuta con l’idea
che se non hai è perché non meriti, e non perché non sai concederti qualcosa o
ancora non sai chiederlo, o anche solo perché non hai vicino le persone giuste.
Oggi non aspetto che gli altri capiscano e interpretino: chiedo, litigo,
discuto, combatto e controbatto. Perché se dai agli altri il ruolo di stabilire
se meriti qualcosa, permetti loro di stabilire il tuo valore… e io,
semplicemente, ho deciso di assegnarmelo, con onestà ed obiettività, da sola.</span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Sous l'oeil de l'ange<br />
Je suis venu te dire que j'ai su rester fort<br />
Sous l'oeil de l'ange<br />
Je suis venu te dire qu'ils n'ont rien vu encore<br />
Sous l'oeil de l'ange<br />
Je suis venu te dire que j'ai trouver la paix<br />
Sous l'oeil de l'ange<br />
J'ai su pardonner et j'ai su le chanter</span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
[K’maro – Sous l’oeil de l’ange]</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-13972538068671337642017-05-26T16:47:00.000+00:002017-05-26T16:47:04.995+00:00Vaccini e riflessioni
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3Ep7isgBwWIKzX-xxYo8p-VIBo8C93b6qQ321is4y5JdV8b4jqDrxyU26H_kDdVBWvz9-im3ykky27hjd3_b4VAszpJsZMAIscvlSKF6nTRC748MwcIdVA4OVpK5l-9k_Q9Ep6RznoL8/s1600/vaccini.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="856" data-original-width="1280" height="267" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3Ep7isgBwWIKzX-xxYo8p-VIBo8C93b6qQ321is4y5JdV8b4jqDrxyU26H_kDdVBWvz9-im3ykky27hjd3_b4VAszpJsZMAIscvlSKF6nTRC748MwcIdVA4OVpK5l-9k_Q9Ep6RznoL8/s400/vaccini.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Come la penso sui vaccini è cosa nota: <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">la salvaguardia della comunità viene prima di ogni libertà del singolo
che possa metterla a rischio</b>.<br />
Ammetto, senza problemi, di non essermi mai posta tanti dubbi sui benefici dei
vaccini: il semplice vaccino anti influenzale (tra le altre millemila medicine
che prendeva) ha permesso a mio padre, la cui situazione era ben più che
compromessa a livello circolatorio e cardiaco già nel lontano 1998, di vedermi
laureata, di potermi accompagnare a mettere una firma importante, di conoscere
e amare i suoi nipoti.<br style="mso-special-character: line-break;" />
<br style="mso-special-character: line-break;" />
</div>
<div class="MsoNormal">
Poi sono andata a vivere in Africa, dove i vaccini hanno
avuto un ruolo fondamentale per la mia sicurezza e per quella di tutta la Tana
e dove i vaccini hanno ancora il ruolo, che tocchi veramente con mano, di salvare
tante vite. <br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">L’esperienza africana mi ha fatto
interrogare</b>, <a href="http://latanaafricana.blogspot.it/2011/12/la-prima-volta-non-si-scorda-mai.html" target="_blank">fin dai primissimi tempi</a>, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">su quanto noi occidentali diamo per
scontata<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>una prevenzione delle malattie
e una sicurezza data da un’immunità di gruppo che permette</b>(va, a conti
fatti) <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">di poter fare dei distinguo e
scelte diverse</b>.<br />
Oggi, nel nostro civilissimo Paese, la situazione è ben diversa.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La libertà di scelta ha portato a
risultati critici, che hanno indotto un’azione di forza limitativa del libero
arbitrio per questioni di sanità pubblica</b>.<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Da vaccinista quale sono, ora sono contenta?</b><br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Sì</b>, perché ravviso in tutto questo
una <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">volontà
di tutelare chi non può tutelarsi</i></b> (immunodepressi, bambini non ancora
vaccinati, malati, persone che nonostante il vaccino non hanno sviluppato gli
anticorpi).<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">No</b>, perché se si è arrivati a tutto
questo vuol dire che qualcosa non ha funzionato e <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">la limitazione di una libertà di
scelta è qualcosa che storicamente e filosoficamente mi turba non poco: abbiamo
veramente gestito così male il libero arbitrio da portare il nostro Stato a
togliercelo?</i></b> Non è una perdita che abbiamo inflitto a noi stessi?</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">La tentazione
fortissima</b>, <a href="http://instamamme.net/vaccini-e-libero-arbitrio/" target="_blank">in cui sono caduta anche io</a><span style="mso-bidi-font-weight: normal;">,</span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"> è quella di bollare chi ha scelto di
non vaccinare come “idiota”</b>. E ce ne sono, eh, come per ogni convinzione:
del resto c’è anche chi è disposto a credere ancora che la Terra sia piatta,
per dire.<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Però i cosiddetti antivax non sono tutti
idioti: ne conosco personalmente alcuni di cui stimo la grande intelligenza,
cui voglio bene e con cui ho legami importanti e profondi</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<h3 class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Tutto questo mi ha portato a pormi interrogativi, a cercare di capire
senza accontentarmi del banale “complottisti” o del semplice “idioti”</i></b>.</h3>
<div class="MsoNormal">
La rete, questa grande piazza di paese allargata, ha avuto e
ha il grande merito di creare contatti tra le persone, di mettere a
disposizione di chiunque, al di là del proprio titolo di studio o delle sue
conoscenze specifiche in qualunque ambito, una varietà di informazioni
incredibilmente vasta.<br />
Questo significa che <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">in rete, o grazie
alla rete, troverai sempre chi ti darà ragione della tua idea o delle tue
paure, qualunque esse siano</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Una informazione così
vasta e non chiara porta a mille dubbi e ad altrettante paranoie, di ogni tipo</b>
(basti pensare all<a href="http://instamamme.net/ebola/" target="_blank">’allarmismo sull’Ebola in occidente</a>). Una
volta le cose così le trovavi nella posta di Cioè, oggi le trovi in gruppi
Facebook, validate da condivisioni e like e si sa che qualsiasi cosa giri sui
social non sempre viene controllata prima di essere ricondivisa; viene
manipolata (anche in assoluta buona fede, eh), strumentalizzata, proposta per
uno scopo (dal più banale “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">vendere un
prodotto</i>” al più sudbolo “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">instillare
un dubbio</i>”).</div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Sono la nostra
storia, la nostra sensibilità, le nostre aspettative, i nostri ideali a farci
scegliere in cosa credere. È anche il nostro carattere.</b></div>
<h4>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Sull’argomento
vaccini, per restare in tema, in rete si trova di tutto</b>.</h4>
<div class="MsoNormal">
Una delle cose che, confrontandomi con persone che hanno scelto di non
vaccinare, esce più spesso è la <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">poca fiducia nelle istituzioni</i></b>, a
livello globale<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">. L’idea che dietro ad
ogni scelta che viene fatta <i style="mso-bidi-font-style: normal;">per</i> noi
ci sia la volontà di danneggiarci, di renderci schiavi, di imbrogliarci</b>.
Non sono così ingenua e ciecamente fiduciosa da non credere che su alcuni
aspetti la cosa abbia un senso, peraltro.<br />
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">In questo clima di sfiducia è ovvio come
messaggi complottistici possano trovare terreno fertile</b>, a livello politico
ci sono intere fazioni che ci campano per dire, e diffondano sfiducia a tutto
campo.<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Se teorie antivax oggi in campo medico vengono
confutate a livello macroscopico e scientifico, dati alla mano, per alcuni è
ovvio che <i style="mso-bidi-font-style: normal;">i dati siano falsati</i>, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">che ci sia una congiura</i>.</b> Basta
guardare il caso di medici antivaccinisti che sono stati (giustamente) radiati
dall’Ordine dei Medici: ormai sono <i style="mso-bidi-font-style: normal;">martiri</i>.
<u>Per quanto mi riguarda</u>, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">se non
segui un protocollo scientifico non sei un medico ma uno stregone e ti prendo
per tale, ma non per tutti è così e più che bollarli come idioti senza cervello
ci sarebbe da interrogarsi sul perché</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">C’è</b>, <u>sempre a
mio parere</u>, sempre di più, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">una gran
voglia di essere “contro”, di distinguersi, di non seguire la massa perché la
massa è diventata quasi il male per antonomasia</b>. Una voglia di affermarsi e
dire “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">io mi sono informato anche da chi
la pensa diversamente e ho valutato</i>”. Il ché è giusto e sano ma pone diversi
interrogativi.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<h3>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Chi mi dice che quelle fonti siano
sicure? Che non ci sia anche lì una manipolazione di dati, o peggio ancora la
creazione di dati falsi, per perseguire uno scopo?</b></h3>
<div class="MsoNormal">
Lo scopo di una campagna antivaccini (ma anche di tante campagne che minano la
fiducia nella scelta di massa), uno dei tanti, potrebbe essere anche quello di
renderci ribelli rispetto alle istituzioni, di destabilizzare talmente tanto
l’uomo da renderlo individualista e quindi più controllabile. Un po’ subdolo?
Non mi stupirebbe, non mi stupisce più nulla ormai.<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Chi
mi dice</i></b>, in pratica, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">che questo complottismo non sia altro che un
complotto esso stesso per renderci soli e presuntuosi di cose che non sappiamo,
basandosi su ignoranza (non nel senso negativo, quanto etimologico) e
qualunquismo</i></b> (cosa che tira tanto, altroché) <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">per poi farci scivolare in una
facile predisposizione ad un dominio senza leggi e più subdolo da individuare
come tale?</i></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<h3>
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Siamo veramente in
grado, in assenza di studi nostri pregressi specifici, di valutare la
veridicità di tesi che si schierano contro le organizzazioni sanitarie
mondiali?</b></h3>
<div class="MsoNormal">
Si può dire: eh ma <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">quelli che hanno istillato il dubbio sui vaccini e creato allarmismi
sono medici. Ok. Ma sono tutti immunologi o specializzati in questo campo?</i></b><br />
Io sono un architetto, ho fatto anche due o tre esami specifici (con interesse
e profitto) sulla statica, la scienza e la tecnica delle costruzioni, ma non ho
proseguito quella strada e non ho approfondito a livello teorico e sul campo
l’argomento. Ciò mi rende perfettamente in grado, sicuramente molto più dell’<i style="mso-bidi-font-style: normal;">uomo della strada</i>, di capire di cosa si
parli quando si parla di costruzione di un ponte, per esempio… ma ben altra
cosa è essere in grado di progettarlo in modo che regga il peso di tutte le
persone che ci passeranno sopra e devono poterlo fare in tutta sicurezza.
Dovrei riprendere a studiare, fare gavetta, affiancarmi a persone più
competenti di me, insomma (<i style="mso-bidi-font-style: normal;">e sarebbe
quantomeno etico se lo facessi prima di dare consigli, informazioni e direttive
in tal senso</i>).<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Che
un dentista, per esempio, ma per un medico generico per me vale lo stesso, si
pronunci sui vaccini io lo trovo ridicolo: può farlo come uomo</i></b> (e il
suo parere varrebbe quanto il mio)<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">, di certo sa meglio di me di cosa di sta
parlando, ma non è preparato in maniera specifica tanto da prendersi la
responsabilità di affermare cose dandole per certe e di dare soprattutto alle
sue opinioni un peso che non possono avere nelle scelte altrui</i></b>.</div>
<h3>
</h3>
<h3 class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Perché proprio in
questo campo c’è così tanta confusione e si è pronti a bollare per malafede
ogni protocollo tradizionale?</b></h3>
<div class="MsoNormal">
Perché, <u>secondo me</u>, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">c’è bisogno di trovare un
colpevole quando capitano imprevisti e cose brutte, soprattutto ai nostri figli</i></b>.
<br />
Il genitore che si trova davanti una diagnosi di autismo, in un bimbo che aveva
sempre visto normale, sbrocca, come si direbbe a Roma, e ne ha tutte le ragioni.
E per quanto le scoperte attuali vedano l’autismo come malattia a componente
genetico, guarderà sempre con sospetto al vaccino, alla medicina, all’intero Ministero
della salute, quando non alla Comunità Scientifica Internazionale. Ingiusto? Sì,
ma comprensibilissimo. Se poi ci mettiamo medici (?) che, in barba alle
evidenze scientifiche, gli dicono che sì, l’autismo di suo figlio è stato
causato dal vaccino (perché è una risposta: non vera, non comprovata… ma una
risposta che non lo vede “colpevole” di avergli portato un gene “malato”), il
danno è fatto.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Trattandosi di salute</b>, inoltre, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">non siamo inclini a perdonare l’errore</b> <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">e perdere fiducia può essere facile</b>, me
ne rendo conto perché ci sono passata anche io con i medici ivoriani <a href="http://latanaafricana.blogspot.it/2013/10/per-fortuna.html" target="_blank">la cui superficialità mi aveva portato ad una setticemia</a>
perciò cerco di non sottovalutare il fattore “storia personale” nelle scelte
che ognuno fa, convinto ovviamente che siano le migliori. Spero sempre, e lo
dico in assoluta sincerità, che nessuno di noi genitori abbia a pentirsi delle
scelte fatte per presunzione e superficialità (<a href="http://latanaafricana.blogspot.it/2012/02/dottoressa-ivoriana-1-mamma-italiana-0.html" target="_blank">cosa capitata a me</a>, fortunatamente per una cosa non grave).</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Il problema è che
oggi</b> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">grazie al complottismo, alle
informazioni confuse, riportate, prese per vere al di là di evidenze
scientifiche</i>, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">le scelte sono
abbastanza obbligate</b>, <b style="mso-bidi-font-weight: normal;">e non c’è per
niente da gioirne</b>, nonostante le evidenze diano ragione ad una fazione
piuttosto che all’altra.<br />
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;">Insomma, il navigare in questo mare oggi
mi pare tutt’altro che dolce.</b></div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-37889585084619371462017-04-21T14:39:00.001+00:002017-04-21T15:06:57.120+00:00Dieci anni<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3atazmYQ7RY8QoAoAH_vpXcaspuC3Z7t0eXgHYVl5vxxXoz_ANwhfM185aQcVCDP1r4D3waKmMJwYct9dfd-gWyMEzXsrfGm-PT_EZjkzZEOugAKvdxCX_dq-nCF5ET_lYWata5DRnKk/s1600/dieci+anni.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3atazmYQ7RY8QoAoAH_vpXcaspuC3Z7t0eXgHYVl5vxxXoz_ANwhfM185aQcVCDP1r4D3waKmMJwYct9dfd-gWyMEzXsrfGm-PT_EZjkzZEOugAKvdxCX_dq-nCF5ET_lYWata5DRnKk/s400/dieci+anni.JPG" width="400" /></a></b></div>
<br />
<br />
<b>Dieci anni</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<i><b>Due cifre</b></i>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Del giorno in cui ho compiuto dieci anni non ricordo nulla,
ma ho ben presente mio padre che mi diceva, contento ed emozionato, “<i>sei
passata alle due cifre</i>”.</div>
<div class="MsoNormal">
Perché <b>quello è, un passaggio</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
In questi primi dieci anni anni di vita, in queste due
cifre, c’è tutto quello che ti ha portato da un frugoletto minuscolo a un
ragazzino indipendente: hai imparato ad esprimerti, a camminare, a ragionare e
a collegare i pensieri, a convivere con le tue emozioni; hai scoperto la
diversità e ne hai fatto tesoro, hai scoperto di avere un corpo e come
funziona, ti sei confrontato con interessi, predisposizioni, difficoltà. <br />
Hai visto nascere e hai visto morire. Ti sei innamorato per la prima volta. Hai
capito la stima e il disprezzo. <br />
Hai imparato a fare la spesa da solo, a calcolare il resto, ad attraversare la
strada, a portare il cane a spasso, ad andare dal barbiere.<br />
Hai accolto con gioia l’autonomia che ti viene concessa accettandone la responsabilità;
hai rispettato regole che ti sembrano sensate e hai imparato a contestare ciò
che non ti sembra giusto.<br />
Hai imparato a chiedere scusa.<br />
Hai imparato ad andare in bicicletta, testando il tuo equilibrio; a nuotare,
riconoscendo un elemento che ti appartiene; ad usare strumenti elettronici,
ragionando su ciò che comportano le tue azioni.</div>
<div class="MsoNormal">
Hai imparato a leggere e scrivere, in quasi tre lingue
diverse; a contare, a costruire cose che abbiano uno scopo.</div>
<div class="MsoNormal">
Hai imparato a raccontare ciò che sai, a seguire le tue
curiosità, a chiedere per avere risposte oneste e puntuali.</div>
<div class="MsoNormal">
Hai imparato a vestirti scegliendo cosa indossare per le
diverse occasioni, a farti la doccia ed asciugarti i capelli da solo. A sbucciarti
la mela, a tagliare la carne, a prepararti il tè, a fare il caffè a chi te lo
chiede. Ad accenderti la stufa se hai freddo e il condizionatore se hai caldo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ci hai regalato 10 anni di meraviglia, paure,
consapevolezze, sorrisi e pochi pianti. Uno spettacolo unico che stupendamente varia
e si modella ogni giorno. Ci hai insegnato la responsabilità, la conseguenza
delle scelte, la paura di sbagliare non sulla propria pelle. Ci hai regalato un
passaggio importante, uno senza cifre.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Tutto in queste meravigliose due cifre, Piergiorgio.<br />
<b>In questi primi dieci anni hai nutrito il tuo seme e permesso si nutrisse il
terreno da cui diventerai un albero. Il <u>tuo</u> albero, non quello che gli altri si
aspettano tu possa diventare.</b></div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<b>Nessun altro periodo della tua vita ti vedrà sviluppare così tante capacità e
scoprire nuove cose. Ti aspetta meno da imparare e più da esplorare,
perfezionare, comprendere.</b><br />
E noi saremo lì, a fare come sempre il tifo per te.</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-3377876187293300002017-04-20T15:59:00.000+00:002017-04-20T16:02:03.329+00:00Ricomincia da qui...<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
Dai una spinta a te stessa e poi ondeggi fino a trovare un
equilibrio.</div>
<div class="MsoNormal">
Un po’ di qua, un po’ di là senza una destinazione stabile,
in un moto alternato che non segue la tua volontà: una volta voli, una volta
scendi.</div>
<div class="MsoNormal">
Quello che lei voleva era la dinamica, quando aveva iniziato
il percorso, quello che non aveva previsto era l’alternanza tra buio e luce e
tra sorrisi e lacrime.</div>
<div class="MsoNormal">
Si dice sempre che si va dove si vuole andare, ma ci vuole
forza. Fisica e di volontà. </div>
<div class="MsoNormal">
Per sapere dove si sta andando in fondo c’è bisogno di una
destinazione, altrimenti è semplicemente destino e farsi trasportare tra giorni
che diventano mesi, o anni.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Lei si guarda intorno e si chiede cosa ci faccia lì e chi è
quella persona che la guarda dallo specchio.<br />
Intorno uno sfondo di gente chiassosa e indaffarata, che sembra aver chiaro ciò
che a lei è troppo che sfugge: uno scopo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Un passo dopo l’altro, tra gradini affollati e parole che le
sfuggono, esce dal metrò e cerca una strada qualsiasi in cui riversare i suoi
pensieri in silenzio.</div>
<div class="MsoNormal">
Pensa a Lui, perso ormai troppe stazioni fa. Pensa a Lei e
ai loro sorrisi freschi e ancora acerbi. Le mancano, entrambi. Pensa a se
stessa e un vuoto cupo le nasce dentro. Si manca anche lei.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
Perché è andata via? La assale la paura, quella che ha provato quando ha visto
una certezza nello sguardo di Lui; la assale l’angoscia di aver fatto una
cazzata. Se potesse scegliere un regalo dall’universo, chiederebbe di uscire da
questo tunnel di paura e rimpianti o quantomeno di trovare quello tra i due che
le pesa di più nel cuore, e capire. Invece è avviluppata tra ciò che la
spaventa e ciò che le manca.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Si è osservata, prima. Non lo fa mai, ma è stata colta a
tradimento da uno specchio che non si aspettava… cosa ci fa uno specchio in una
fermata della metro in periferia?<br />
Oggettivamente è ancora bella, forse qualche etto in meno ma i vestiti le
calano addosso ancora bene e senza ombre brutte. Lui glielo diceva sempre: il
tuo corpo è un’alternanza perfetta di chiaroscuri, non permettere mai che
arrivino le ombre.</div>
<div class="MsoNormal">
Le scappa un sorriso, a ripensare a quando quel corpo era
una mappa geografica di scoperte e si completava con un altro. E forse è quel
sorriso, che colora improvvisamente la stradina deserta.</div>
<div class="MsoNormal">
Esce ogni giorno, lavora, gestisce una quotidianità
indaffarata, ma è troppo tempo che non si lascia inzuppare un po’ di colori e
stagioni. Li vede, li avverte, ma non li vive da un po’.</div>
<div class="MsoNormal">
Chi vuole punire? Lui per aver cercato di fermarla e poi
averle permesso di andar via? Lei per averle promesso un tempo infinito e averle
dato solo giorni? Se stessa?</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Alla fine capirai che per quanto tu possa far pagare agli altri le tue
insicurezze, la punizione peggiore la riserverai a te stessa.</i></b><br />
Le parole di sua madre le rimbombano della mente e come in un flipper toccano
posti che si illuminano di sentimenti, emozioni, paure, rimorsi e rimpianti. Le
manca, ma non è capace di dirglielo. Le manca, ed è una mancanza che la
attraversa tutta e la lascia vuota di assenza e piena d’amore.</div>
<div class="MsoNormal">
È quella sensazione o il sole, a scaldarla? Sente la pelle
come qualcosa di più vivo, pulsante, fremente.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Persa tra i pensieri, non ha la minima idea di dove sia, né
di come ci sia arrivata. Ha seguito tanti percorsi nella sua mente da aver
perso il senso di quelli dei piedi.</div>
<div class="MsoNormal">
Si è presa un giorno di pausa, e come fa tutte le volte che
non lavora, è venuta ad esplorare la periferia della città. Non le interessa il
centro, fatto di scintillii e cose scontate, preferisce zone dove la vita è
imperfetta, sudata, viva, vera. Come la sua, che però come un po’ in tutti gli
aspetti, si colloca in limbo intermedio, quello di chi ha paura di prendere
posizione e definirsi.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Scoprire dove si trova sarebbe un attimo, ma lei non vuole
certezze. Prima o poi troverà un riferimento, ma adesso a cosa le serve sapere?</div>
<div class="MsoNormal">
<i>“Mi dai il tuo telefono un attimo?”</i> è una voce che le pare
di riconoscere, e si volta.<br />
Ed è Lui, potrebbe essere Lui, le sembra dannatamente Lui.<br />
La mente si affolla talmente tanto di parole di non riuscire a farne uscire
neanche una ma allunga la mano, dà il telefono ad una mano sconosciuta eppure
forse no.<br />
<i>“Mettiti lì, appoggiati al muro, lasciati andare, sorridi”</i></div>
<div class="MsoNormal">
Non sa perché, ma lo fa. Non le viene da sorridere, poi
ripensa a quanto surreale sembri tutto questo, a quanto si senta pazza, a
quanto forse lo sia stata a dare il suo telefono a qualcuno che probabilmente
tra due secondi scapperà via… e ride. Ride di cuore, di se stessa, della sua
follia, dell’aver scambiato quello sconosciuto per Lui.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
È un attimo, e il telefono è di nuovo nella sua mano. <br />
Lo sconosciuto la guarda, sorride. <i><b>“Quando vuoi ricominciare, ricomincia sempre
da qui”</b></i>.</div>
<div class="MsoNormal">
Poi va via, lasciandola orfana di un’illusione a fissare il
suo telefono come se scottasse, come se non fosse più solo il suo. Cosa ha
fatto quel ragazzo col suo cellulare? Non lo sa, stava ridendo, pensando,
sorridendo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Si siede su una panchina lì davanti, guarda l’elenco delle
telefonate, delle mail, i messaggi, le chat… Nulla che dica che qualcuno è
stato lì. Poi apre le foto, per abitudine, distratta, indolente, annoiata.</div>
<div class="MsoNormal">
Ed è lì che si vede con gli occhi di Lui, come nessun altro
l’ha vista mai.<br />
Si gira, vede il muro, ride.<br />
“<i><b>Ricomincia sempre da qui</b></i>”. Capisce, piange.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUVopRLOgItd1XgIUs1GmtY0QGVcqFdRn3HKMIOvXqHulvDNxXFgt8xvU6xUMT1aBi85q4CDnOcC3Ij5vNTCrk8VM7aPj3gWjPz25cP-GYHZN2IU-22qp8auxxLwicy7sMmOHdeBD5EOM/s1600/marzo+17.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span id="goog_1539558108"></span><img alt="progetto fotografia e scrittura delle Instamamme (photo credit Francesca Guerrini)" border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgUVopRLOgItd1XgIUs1GmtY0QGVcqFdRn3HKMIOvXqHulvDNxXFgt8xvU6xUMT1aBi85q4CDnOcC3Ij5vNTCrk8VM7aPj3gWjPz25cP-GYHZN2IU-22qp8auxxLwicy7sMmOHdeBD5EOM/s320/marzo+17.JPG" title="" width="320" /><span id="goog_1539558109"></span></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: "calibri"; font-size: 12.0pt;">Era
davvero Lui? Era qualcuno le ha visto dentro come fosse trasparente.<br />
Si stringe al dubbio come a qualcosa di prezioso e caldo e si incammina, su un
cammino decisamente nuovo.</span><br />
<br />
<br />
<span style="font-family: "calibri"; font-size: 12.0pt;">Questo post partecipa al progetto di fotografia e scrittura delle <a href="http://instamamme.net/" target="_blank">Instamamme</a>, scopri anche tu <a href="http://instamamme.net/progetto-di-fotografia-e-scrittura/" target="_blank">come partecipare</a>!</span>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-4228035977534863052017-04-11T10:13:00.003+00:002017-04-11T20:29:37.418+00:00Di voci, confronti e crescita<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_XvY86VrfprqCgz5yZ1luPVZCxKgOl7-IqBMZU_Sn_2OM6pA8k-KmUdvyGgIl0Yp5Wd9P13LJnFdNZBuGVlFI45NmAU2umDEBZIABSV1Iw2Ar3cb790RtL4a33oHm6_tcc4eUA8iTpXs/s1600/Fra+e+papa%25CC%2580.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg_XvY86VrfprqCgz5yZ1luPVZCxKgOl7-IqBMZU_Sn_2OM6pA8k-KmUdvyGgIl0Yp5Wd9P13LJnFdNZBuGVlFI45NmAU2umDEBZIABSV1Iw2Ar3cb790RtL4a33oHm6_tcc4eUA8iTpXs/s320/Fra+e+papa%25CC%2580.jpeg" width="320" /></a></div>
<br />
È la voce, quella che prima sparisce.</div>
<div class="MsoNormal">
Ricordi le parole, i gesti, le espressioni, il viso, il modo
di camminare, i gusti, il carattere… ma la voce ti lascia sempre più orfano.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
È una cosa che atterrisce, che ti svuota. <b>È l’esatta misura
di quanto si perda la persona e non ciò che ci ha lasciato; è la consapevolezza
che sei pieno di quella persona ma che non potrai mai più avere uno scambio con
lei, che la quota parte della tua crescita che devi a lei si è fermata</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
È qualcosa che ti colpisce alle spalle, inaspettatamente,
quando stai facendo cose banali e le tue sinapsi ti portano un ricordo
qualunque, cretino, banale… e vorresti solo avere un giorno, un’ora, anche un
solo minuto di quella voce, di quella possibilità.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Sei ciò che sei anche in virtù di ciò che ti hanno dato,
delle persone che ti hanno formato, che hai incontrato, che hai lasciato
entrare. Il regalo che la vita ci fa è di rendere tutto questo duraturo a
prescindere da tutto: lontananza, scazzi, la stessa morte. La cosa più pesante
della morte di una persona è che non sia più possibile l’evoluzione, il
confronto diretto</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Mio padre mi manca come mi mancherebbe un organo interno non
vitale</b>: vivi lo stesso, ma non è la stessa cosa. <b>Sono ancora nella fase in cui
si cerca un nuovo equilibrio</b>, mi sorprendo ancora a pensare di raccontargli ciò
che mi accade per avere consigli e conforto e mi accorgo che <b>le risposte devo
cercarmele in ciò che di lui mi ha dato negli anni</b>, ma mi manca la voce e
piango come una bambina in momenti intempestivi e improvvisi.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Non ho pianto mio padre, non abbastanza.</b> Troppo dolore,
troppe incombenze, troppa la maledetta razionalità che mi ha insegnato, o che
ho ereditato da lui.</div>
<div class="MsoNormal">
<b>Non posso permettermi di rischiare di schiantarmi in mille
pezzi, perché c’è chi conta su di me e merita di avermi intera.</b><br />
Se c’è una cosa che mio padre mi ha insegnato, con i consigli e soprattutto con
l’esempio, è che<b> la vita va avanti, non aspetta che tu ti riprenda</b>, che devi
mantenere lucidità e ritrovare in fretta un equilibrio anche se i piatti della
tua bilancia sono stati scossi violentemente. Perché <b>non si vive mai solo per
se stessi e non si ha modo e agio di perdersi se si è importanti per qualcuno</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ogni tanto trabocco, sono umana, certo. Non la prendo come
una sconfitta ma piuttosto come un fatto naturale, e vado avanti. Ogni tanto
riesco anche ad essere felice senza sensi di colpa.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Non ho avuto una vita facile, di ciò che sono non mi è stato
regalato nulla e ne sono orgogliosa e forse è anche questo che mi aiuta: <b>so che
ho superato tante cose difficili, alcune molto brutte. So che se oggi sono qui
è anche in virtù di quello che è stato, nel bene e anche nel male</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>La vita in fondo non è che la continua evoluzione di se
stessi rispetto a fatti contingenti, imprevisti, occasioni, scelte</b>. </div>
<div class="MsoNormal">
Una volta ero proiettata sul futuro, e perdevo di vista il
presente. </div>
<div class="MsoNormal">
Una volta ero cristallizzata nel passato, e non pensavo di
meritarmi un presente.</div>
<div class="MsoNormal">
<b>Oggi so che la vita è oggi, adesso, questo istante.</b> Posso
programmare, ma c’è sempre il margine di ciò che accade intorno. Ho imparato ad
accettarlo, forse è stato l’ultimo regalo di mio padre.</div>
<div class="MsoNormal">
Ma la voce, dio, la voce è ancora una ferita aperta.</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-3225879038582587822017-02-05T10:00:00.000+00:002017-02-08T11:31:27.143+00:00Strade<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<br />
<br />
Sono passati ormai due mesi e mezzo dall’intervento. Dal
punto di vista fisico, in termini di stanchezza, non mi sono ancora ripresa del
tutto.</div>
<div class="MsoNormal">
Dal punto di vista alimentare rimango sempre incredula di
quanto poco ci stia nel mio stomaco: ieri ho pranzato con due fettine di
bresaola con due cucchiai di ricotta, più<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>o meno. E ci sono arrivata a sera, prendendo solo un tè senza zucchero
nel frattempo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Sto sperimentando la frustrazione tipica di chi ha sempre
mangiato con gli occhi ancora prima che con la bocca: se c’è in tavola qualcosa
di cui sono sempre stata golosa, la testa ancora pensa che ne mangerà tanto,
che proverà piacere nel farlo. Quello che accade è invece che dopo 2 bocconi a
stramasticare il gusto del mangiare è già finito nella sensazione fisica del
sentire lo stomaco occupato.</div>
<div class="MsoNormal">
È pesante, è frustrante. Mi toglie quel senso di aspettativa
e desiderio del cibo che faceva parte di me. Non era giusto, non era sano, non
andava bene… ma ero io.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ovvio che se quello tra me e il cibo fosse stato un rapporto
sano non avrei di questi problemi e non avrei dovuto cambiare la geografia
interna del mio apparato digerente, con tutto quello che ne consegue. Ma è un
cambiamento che, per quanto ci si arrivi determinati, è talmente repentino che
lascia spiazzati.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il grande cambiamento che questo tipo di interventi impone
non è quello che parte dalle mani di un chirurgo, ma quello che passa dalla
testa del paziente: cambia il rapporto col cibo, cambia il motivo per cui si
mangia (banalmente: per sopravvivere e nutrirsi), cambia la quantità di cose
che si mangiano, cambia la tolleranza che il corpo ha di certi alimenti, con
tutte le conseguenze relative.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E poi c’è un corpo che cambia, e cambia velocemente. Talmente
velocemente che la testa non gli sta dietro e mentalmente sei ancora a quattro
taglie fa, a venti kg fa: ti stupisci di passare tra due macchine, di entrare
comodamente sui sedili della metro, di poter accavallare le gambe.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
So che sono dimagrita 20 kg perché me lo dicono gli altri,
la bilancia, i vestiti. Ma non mi vedo dimagrita: mi sento sempre enorme, con
la vergogna se qualcuno mi guarda, con la paura di mostrarmi goffa se metto un
piede male. </div>
<div class="MsoNormal">
È una strana convivenza quella tra questa nuova Fra e quella
che l’ha preceduta.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Continuo così tra vecchie strade e nuovi passi per
percorrerle, appena riuscirò a staccarmi da quella ringhiera di un percorso che
ho sempre considerato sicura sono certa che mi si apriranno panorami
meravigliosi… nel frattempo preparo nuovi occhi per vederli.</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-78731418569681436522017-01-25T15:58:00.003+00:002017-01-25T15:58:46.181+00:00Volere, volare
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<a href="http://latanaafricana.blogspot.it/2017/01/chiamatemi-sid.html" target="_blank">Come detto</a>, sono una persona che si pone obiettivi e fa
programmi per raggiungerli.<br />
Sono piena di appunti, quaderni, post it, file. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Nel lavoro ogni cosa ha la sua casella, il suo ambito
temporale e mentale. Nella vita quotidiana sono meno programmatrice, ma anche
lì cerco di darmi finalità e tempistiche (che poi spesso non mantengo: prima il
lavoro, sempre).</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ma sono anche, sotto tanti punti di vista, una persona
profondamente insicura delle sue capacità, una che si autolimita, una che tende
ad arrendersi per non esporsi.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Se oggi dovessi pormi l’obiettivo generale di questo anno,
lo definirei un anno di volo, sotto tanti punti di vista.<br />
Volo per guardare dall’alto, e quindi con obiettività, tante situazioni
lavorative e personali e magari capire meglio se e come intervenire.</div>
<div class="MsoNormal">
Volo per staccarmi da quel nido sicuro in cui sono tanto
comoda, ma che in fondo percepisco stretto, e per buttarmi, come non faccio
mai.<br />
Volo per capire quando devi sbattere le ali e quando puoi planare, togliendoti
fatiche inutili che a ben guardare non ti portano molto più lontano di dove
vuoi andare.<br />
Volo per sentirmi libera, anche e soprattutto da me stessa.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
A proposito di volo, ho sempre amato questa epigrafe
dell’antologia di Spoon River (ne avevo parlato già <a href="http://latanaafricana.blogspot.it/2014/02/con-parole-altrui-4-edgar-lee-masters.html" target="_blank">qui</a>):</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Da giovane avevo ali forti e instancabili<br />
ma non conoscevo la montagna<br />
Quando fui vecchio, conobbi la montagna<br />
ma le ali stanche non tennero dietro alla visione-<br />
Il genio è saggezza e gioventù.</span></i><span style="mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;"></span></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Mi ritrovo in quell’età che media gioventù e vecchiaia, e le
mie ali sono ancora abbastanza forti. Ho più consapevolezza, nel mio vivere
come anche di quello altrui. Definirla saggezza è presunzione, direi più
maturità.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Non mi resta quindi che togliere la polvere dalle ali,
sgranchirle un po’ e avvicinarmi al confine del mio nido, mentale e fisico.
Dopodiché, vento a favore, non dovrò far altro che trovare il coraggio di
spiccare il volo.</div>
<div class="MsoNormal">
Del resto le parole di mio padre, a commento di <a href="http://latanaafricana.blogspot.it/2016/05/maternita-e-lavoro.html" target="_blank">questo post</a>, furono queste... </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfID7Tjv7ywzxb9iytTAQ9lZZFhqZumqEK7NzZLbi-N2n_NVNnMSMMnSvvT0kPwjKeJbQtWle-IP9mb1ImaFtmojYCu9mVeSUTUpBiEQvsiIs1SeSrIIRGojlXjvW7-9ZJNBwBhy6WBCE/s1600/papa%25CC%2580.PNG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfID7Tjv7ywzxb9iytTAQ9lZZFhqZumqEK7NzZLbi-N2n_NVNnMSMMnSvvT0kPwjKeJbQtWle-IP9mb1ImaFtmojYCu9mVeSUTUpBiEQvsiIs1SeSrIIRGojlXjvW7-9ZJNBwBhy6WBCE/s320/papa%25CC%2580.PNG" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
...e costi quel che costi quest’anno volerò,
forse un po’ anche per lui. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Questo post partecipa all'iniziativa "<a href="http://instamamme.net/instamamme-vuole-anche-te-21/" target="_blank">Instamamme vuole anche te</a>", se vi fa piacere cliccate sul link per sapere come partecipare anche voi! <3 </div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-9842438722902995012017-01-13T19:25:00.002+00:002017-01-13T19:25:59.184+00:00Chiamatemi Sid...
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<style>
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</div>
<div class="MsoNormal">
Attualmente io e il simpatico protagonista dell’<i>Era Glaciale</i>
abbiamo qualche punto in comune (freddo compreso).</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<b>
</b><div class="MsoNormal">
<i><b>L’anno passato è stato difficile, pesante, doloroso.</b></i></div>
<div class="MsoNormal">
È stato un anno che mi ha lasciato… svuotata. Di energie fisiche
e mentali, soprattutto.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Sono arrivata al fotofinish stanca</b>, di una stanchezza
abissale, che tuttora mi parte dalla testa, che in realtà se ne frega e
continua a sfornare idee, e arriva un po’ dappertutto facendomi faticare il
doppio o il triplo per stare dietro a quelle idee.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Non è nella mia mentalità il lasciare indietro le cose e
prendermi del tempo per riprendermi</b>, non sono proprio capace. Il giorno dopo l’operazione
facevo avanti e indietro per i corridoi con tutti i drenaggi. Il giorno dopo
essere tornata a casa, ancora con un drenaggio, ho camminato per un km. Sono fatta
così. Cinque giorni dopo ero a Milano per il mammacheblog d'autunno.<br />
Ma ora mi trascino, me ne rendo conto perfino io. Un bradipo, davvero.</div>
<div class="MsoNormal">
<b><i>La stanchezza mi piomba nelle tasche improvvisamente,
lasciandomi annichilita e intollerante rispetto a ciò che non ho forza di fare.</i></b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Questo anno appena iniziato sarà comunque un anno
importante: familiarmente meno da figlia e più in prima linea su cose che in
precedenza seguiva mio padre; lavorativamente ci sono tante cose che voglio
portare avanti, tanti progetti da studiare e far decollare.</div>
<div class="MsoNormal">
E questa stanchezza non mi ci incastra proprio per nulla. È frustrante.</div>
<div class="MsoNormal">
<i><b>Mi sembra di essere in un qualcosa che gira ad una velocità
che il mio corpo non riesce a sostenere, ma so che se poco poco scendessi,
risalire implicherebbe una fatica che non saprei affrontare e gestire. Soprattutto
adesso</b></i>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Per cui tengo botta, rammendando tempi e pensieri, facendo
schemi mentali e cartacei, programmando, cercando di mantenere fede ai timing
tirando ora di qua e ora di là in modo da non lasciare completamente scoperto
nulla. Per una perfezionista è <u>un incubo</u>. Forse dovrei lavorare su quello,
chissà… <br />
Nel frattempo, non si sa mai, chiamatemi Sid, signore delle fiamme… e ridiamoci
un po’ su!</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
<br /></div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-90965199151813289072016-12-24T14:23:00.000+00:002016-12-24T14:23:04.195+00:00Ciao papà...
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<br />
<div class="MsoNormal">
Ci siamo sempre assomigliati tanto, io e te.</div>
<div class="MsoNormal">
Stessa corporatura, stesse mani, stesse unghie, stesso
carattere un po’ di merda.<br />
Ugualmente fumini, ugualmente presuntuosi. Stesso modo di prendere fuoco se
arrabbiati e di farsela passare in fretta.<br />
Ci siamo sempre capiti al volo, alzandoci la palla per battute ironiche al
limite del caustico.</div>
<div class="MsoNormal">
Stessa abitudine di pretendere tanto dagli altri ma in prima
battuta da noi stessi. Stessa incapacità di dire “non ce la faccio,
arrangiatevi”.</div>
<div class="MsoNormal">
Stessa passione nel lavoro, stessa razionalità.</div>
<div class="MsoNormal">
Ho passato trent’anni a percularti per l’uso di excel pure
per fare il caffè e oggi faccio lo stesso anche io.</div>
<div class="MsoNormal">
Stesso bisogno di programmare e avere tutto sotto controllo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Sai papà avevo sempre creduto che si diventasse grandi
sposandosi, trovando un lavoro, comprando una casa, mettendo al mondo dei
figli. In questa settimana ho capito che si diventa grandi quando ti muore un
genitore, perché in prima linea ci sei improvvisamente tu, e non sei mai pronto
per affrontare questo passaggio, nonostante figli, lavoro, famiglia, casa.<br />
Perché non potrò più dire “papà ho un problema” e ascoltare consigli o spiegazioni,
ma sarò io la persona cui verrà richiesto di risolvere problemi, trovare
soluzioni, segnare la strada.</div>
<div class="MsoNormal">
E a questo passaggio di consegne non si arriva mai pronti o
quantomeno mai pronti del tutto. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Avrei voluto avere più tempo, vederti invecchiare; avrei
voluto che vedessi crescere i Patati e diventare gli uomini che adesso sono in
boccio. Invece tu resterai sempre cristallizzato in quell’età e io continuerò
ad andare avanti, un po’ zoppa e un po’ più sola.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Mi hai lasciato quella che sono, con quei pregi e quei
difetti che erano anche i tuoi. Mi hai dato la capacità di non perdere mai la
ragione, di non arrendermi mai. Mi hai sempre detto, di fronte alle mie mille
paure e insicurezze, di buttarmi: “Cosa può succedere se non va bene? Ti possono
ammazzare? Ecco, no, allora vai avanti”.<br />
E io sto andando avanti, lo farò un po’ anche per te.</div>
<div class="MsoNormal">
Manchi immensamente, soprattutto oggi, soprattutto ora.</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-21863039815516660842016-12-02T20:27:00.000+00:002016-12-07T14:02:58.092+00:00Blog amarcord<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHc25KRGwge43ZRyB_O6QOs907k6CJ0HuV9aaneT4nYNlpE_jwBpwiHAdorRPuhp8kjJn56OFoVZ3dsq6zfSuSpKPdc2-FKFU1BPdygVU-Aww4svPutyddtpw3y8QTh01rszkbaJT7oeE/s1600/blog.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHc25KRGwge43ZRyB_O6QOs907k6CJ0HuV9aaneT4nYNlpE_jwBpwiHAdorRPuhp8kjJn56OFoVZ3dsq6zfSuSpKPdc2-FKFU1BPdygVU-Aww4svPutyddtpw3y8QTh01rszkbaJT7oeE/s320/blog.JPG" width="319" /></a></div>
<br />
Ricordo con una certa nostalgia quando i blog erano ancora
solo un diario e il mantenimento dell’anonimato era per tutti noi pionieri del
blogging quasi una priorità. Erano gli anni di Splinder e ci si presentava e
conosceva attraverso un nickname, ci si sentiva più liberi di raccontarsi in
maniera spontanea, di tirar fuori emozioni, dubbi, scazzi senza tante remore
perché avevamo questa corazza che sembrava renderci virtualmente invisibili. Ci
si conosceva attraverso le affinità e le curiosità e alcune delle persone
conosciute all’epoca sono state e sono ancora molto importanti per me.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Oggi i blog sono qualcosa di profondamente diverso: nascono
e sono strettamente collegati a profili social assolutamente riconoscibili, in
cui spesso tutto sembra essere strumentale al raggiungimento di uno scopo
(visibilità, fama, compenso).<span style="font-family: "mingliu"; mso-bidi-font-family: MingLiU;"><br />
</span>Fare rete in maniera sana è sempre più difficile, a ben guardare.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Perché fare blogging, scrivere di se stessi in rete, è
diventata una professione con incarichi, compensi, marchette. Il che va anche bene,
visto che permette a chi scrive di potersi dedicare a farlo coprendo almeno i
costi della gestione del blog stesso. Il rovescio della medaglia è invece che
di contenuti di qualità, in questi blog, ce ne sono sempre meno perché tutto
diventa appunto strumentale sia al guadagno che, ancora di più, alla costruzione
e definizione di un’immagine di sé allettante e figa che piaccia a chi legge.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Perché se piaci fai seguito, numeri, vali e prima o poi
collabori con qualcuno. Ma nel costruire questa immagine… quanto perdi di te?<br />
Vedo bloggerine dell’ultimo minuto inventare panzane grandi come una casa,
arrampicarsi sugli specchi, uccidere quotidianamente l’italiano, nuotare nell’incoerenza
di ciò che affermano e vomitare malcontento ovunque sia data loro occasione di
farlo e… mi prende male.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Mi prende male perché quando offri te stessa agli altri,
puoi lavorare forse sulla forma, ma mai sulla sostanza… altrimenti è un
inganno.<br />
Mi prende male perché tutte quelle dispensatrici di sorrisi e cuoricini spesso
poi in privato si parlano dietro con invidia e livore e cospirano le une contro
le altre. E li vedi quei sorrisi finti che fanno tanto “<i>mi stai tremendamente
sul cazzo ma mi servi a far pensare di essere social quindi ti metto il
cuoricino e via</i>”.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Eh, ma come, hai un blog anche tu e gestisci un sito… che
fai: sputi nel piatto in cui mangi?<br />
Il mio lavoro non è, e presumo mai lo sarà, fare la blogger. Non mi interessa,
non sarei mai capace di modificare quello che scrivo in base alle chiavi SEO,
per dire… al massimo posso metterci una pezza dopo. Sono forse troppo egoista o
troppo presuntuosa o troppo vecchia per mettermi a cercare di diventare,
attraverso parole non mia, ciò che non sono.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
Il mio lavoro è (tra le tante cose) osservare la rete, in un certo senso. E forse
mi piace proprio perché mi permette di mantenere il distacco necessario per
vedere le cose con obiettività.<br />
So cosa tira, osservo ciò che accade, noto ipocrisie, mi annoto scorrettezze
per eliminare quelle persone da una mia lista personale di persone interessanti
con cui lavorare a qualcosa. Cerco in questo di mantenere una coerenza per
rispetto verso gli altri certo, ma in primis verso me stessa. Mi piace potermi
guardare allo specchio in ogni istante e vederci sempre me.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il fatto che a me non interessi minimamente diventare
personaggio è lampante nella gestione che ho di questo blog: condivido
pochissimo i contenuti nei social e solo se ne ho tempo e voglia, non scrivo
per gli altri ma scrivo per fissare ciò che mi accade, ciò che mi colpisce… se
poi colpisce anche altri e ne nasce qualcosa è fantastico ma, davvero, non è
quello lo scopo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ed è per questo che seleziono, che cesello, che scelgo di
cosa parlare qui (ma anche in instamamme in fondo) senza spammare la mia vita
in rete credendola più interessante di quella degli altri o cercando di
venderla per tale.</div>
<div class="MsoNormal">
È la mia vita: se tra ciò che mi accade o mi accade intorno
c’è qualcosa su cui abbia senso riflettere, lo faccio e lo faccio qui. Se voglio
condividere momenti belli o brutti lo faccio, se voglio raccontarvi una ricetta
e la sua storia, lo faccio. Perché questo blog parla di me e del mondo
attraverso la mia lente e non di quello che penso agli altri piacerebbe leggere.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
In fondo sono rimasta una figlia di Splinder, probabilmente, ancora
romanticamente legata a quell’idea che per scrivere si deve aver qualcosa da
dire e da dirsi, di qualunque tipo, a prescindere da quanti leggeranno.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Invece oggi i blog non nascono più per essere scritti: si
sono evoluti in qualcosa che nasce già con lo scopo di essere letto, ed è un
cambiamento non da poco… scrivere per l’amore di farlo è oggi una banale
utopia: se non ti leggono, o non ti condividono, non sei nessuno.<br />
Il problema è: davvero devo farmi dire dalla rete se sono qualcuno o chi sono?</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-68121191760330818152016-11-21T17:19:00.001+00:002016-11-21T17:19:35.998+00:00La pancia della mamma scricchiola...
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<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
… così direbbe Patato Piccolo, e avrebbe ragione.<br />
La pancia di mamma scricchiola perché c’è ancora (per poco) un drenaggio
attaccato e perché la mamma ha una piccola carta geografica di cerotti come
recente memoria di una scelta precisa e decisa: quella di mettere uno stop al
suo mangiare male e al suo rapporto malato con il cibo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quando il cibo non è più (ma lo è mai stato?) solo sostentamento
ma diventa amico, consolatore, fonte di gratificazione, alibi, schermo verso il
mondo… allora si ha un problema.<br />
Io il problema ce l’ho da 26 anni e ho sempre pensato a risolverlo con “pezze”
fatte di diete, consulti e varie… poi un giorno ti accorgi che non devi mettere
una pezza su una cosa vecchia, quanto invece trovare la stoffa e il modello che
faccia per te, per la tua storia.<br />
E allora capisci che non devi cambiare solo ciò che mangi, ma piuttosto il
perché e il come mangi.<br />
Ed inizi un percorso, che di sicuro è in salita (ed è giusto che lo sia: non
puoi pensare che la tua vita cambi drasticamente senza impegno o fatica: tutte
le cose belle vanno conquistate) ma che in realtà funzionerà solo se avrai
coraggio e pazienza di scavare, rimuovere, mettere in discussione tante cose.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ecco, sono all’inizio di questo percorso. L’inizio pratico,
perché quello di consapevolezza è iniziato qualche mese fa.</div>
<div class="MsoNormal">
Sono stati mesi un po’ complicati nella Tana, gli ultimi: la
prima visita, il lavoro con instamamme che non si ferma mai, un’estate fatta di
mercatini, vacanze bellissime in famiglia e con amiche importanti, un settembre
di ripresa, le visite ad ottobre, l’intervento martedì.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Non è un caso che io torni qui proprio adesso che finalmente
ho messo un punto importante e che sia pronta a condividerlo: gli ultimi
periodi sono stati pieni di dubbi e paure, inutile negarselo e credo che chiunque
abbia dei figli possa capirlo benissimo.</div>
<div class="MsoNormal">
Scegliere consapevolmente di accettare il rischio intrinseco
di un intervento chirurgico è ben diverso da affrontarne uno perché costretti:
hai una scelta, e stai scegliendo. Con tutto il carico di responsabilità che
questo comporta verso di te, il tuo compagno, i tuoi figli, i tuoi genitori.</div>
<div class="MsoNormal">
Poi capisci che anche loro, oltre te, meritano di avere a
fianco la vera te e non il bozzolo che la imprigiona da troppo tempo. Poi li
vedi sereni accettare che tu provi a migliorare la tua vita, perché
semplicemente ti amano e vogliono che tu sia felice.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
È questa la consapevolezza che mi ha accompagnato nel breve
tratto tra la camera e la sala operatoria, martedì. Ed è stata fondamentale,
senza non ce l’avrei mai fatta. Mi sono detta che se loro erano pronti a
rischiare di perdermi per permettermi di essere felice, dovevo anche io amarmi
allo stesso modo e concedermi la stessa possibilità.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Per cui oggi sono qui, tornata a casa e pronta ad iniziare i
piccoli passi di questo grande percorso che non so ancora dove mi porterà ma
che so di percorrere con chi amo e mi ama.<br />
E no, non è affatto scontato.</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-60893983912068411032016-06-20T09:30:00.000+00:002016-06-22T22:15:57.026+00:00Quando l'Italia ha ricominciato ad essere casa mia<style>
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<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh26Ibq5FDbAFEiqYBc5dRU3i_m1YO6G8pb1tGiSyyzaTcv22yDyQOldF_r23OeTuHeDJEnfvgiprA-iw6DVxQvPc7SrBDrDktljwpC15rOP0tnDfK9nhjuUlzchDonPWIWJroj0NdamEQ/s1600/capita.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh26Ibq5FDbAFEiqYBc5dRU3i_m1YO6G8pb1tGiSyyzaTcv22yDyQOldF_r23OeTuHeDJEnfvgiprA-iw6DVxQvPc7SrBDrDktljwpC15rOP0tnDfK9nhjuUlzchDonPWIWJroj0NdamEQ/s320/capita.jpg" width="320" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Poco meno di un anno fa prendevo un aereo per tornare in
Italia, nel mio Paese.</div>
<div class="MsoNormal">
Per capire che questo sarebbe stato di nuovo il mio Paese ci
ho messo un po', in effetti. O forse più per accettarlo che per capirlo,
onestamente.</div>
<div class="MsoNormal">
La Costa d’Avorio è stata un’occasione così importante sotto
così tanti punti di vista che c’è voluto di lasciarla per riconoscere con
umiltà di amarla tanto ma di non appartenerle.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Forse la consapevolezza è arrivata in una calda, si fa per
dire, giornata di agosto, quando finalmente mi riavvicinavo alla Terra di Mezzo
<a href="http://latanaafricana.blogspot.it/2015/08/get-back-to-where-you-once-belonged.html" target="_blank">con l’occhio della memoria</a>, dei passi fatti, dei semi lasciati cadere e ormai
diventati pianticelle.</div>
<div class="MsoNormal">
Forse la consapevolezza già nasceva nell’<a href="http://latanaafricana.blogspot.it/2015/06/boxing-latana.html" target="_blank">immaginare come quella casa avrebbe parlato di altri,</a> o cosa di quella vita ci avrebbe seguito
in questa nuova avventura.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Perché, ora posso dirlo con onestà e consapevolezza, tornare
è stata l’avventura al contrario del partire, con la sostanziale differenza che
partire era stato un arrivederci e tornare implicava un addio.<br />
C’è stato da ricomporsi e ritrovare equilibri. C’è stato da riprendere una
quotidianità in cui la spesa si faceva in una lingua diversa e le parole non ti
venivano mai. C’è stato da inserirsi in una scuola completamente diversa per
metodo e organizzazione.<br />
C’è stata la difficilissima accettazione del vedere i nostri figli fiorire e
capire che in Costa d’Avorio forse non sarebbero fioriti mai. C’è stato un
Patato Piccolo che sorrideva, per la prima volta in quattro anni, nell’andare a
scuola e ci sono stati immensi sensi di colpa con cui fare i conti.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Insomma c’è stato da riprendere dei fili e lasciarne
indietro altri, come per ogni cambiamento. C’è stato un periodo di assestamento
e uno di spaesamento, nel delirio immenso delle migliaia di cose da fare.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E poi c’è stato il momento, in qualche posto indefinito tra
il sorriso di tuo figlio e la prima spesa fatta senza tradurre, in cui non solo
hai capito che questa era casa tua ma l’hai vissuta come tale nella sua
interezza. Che ti sei sentita a casa.<br />
Per quel sorriso, per la spesa, per l’aria che respiri, per le strade che
percorri, per tutte le emozioni che hai ritrovato senza mai aver capito di
averle lasciate indietro.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
C’è stato da riconoscere che questo posto del mondo, questo
Paese che amo e ho sempre amato, in qualche modo aspettava il mio ritorno e io
il suo abbraccio.<br />
Perché vivere all’estero ti presenta il conto di quanto il tuo Paese non ti
piaccia, per prima cosa. Poi ti insegna ad apprezzarlo. Ma te lo fa vivere
sempre in differita, sempre come fosse la vita degli altri e non la tua. <br />
<br />
L’Italia è qualcosa cui senti di far parte ma è sempre più indefinito e
lontano, sfumato. La vivi per l’assenza più che per la presenza, quando vivi
all’estero. Per quello che non ha saputo trattenerti.</div>
<div class="MsoNormal">
Poi arriva il giorno in cui dentro ti nasce la tua storia
con tutte le sue consapevolezze e per quanto tu la possa relegare in un
angolino piccolo e nascosto, per quanto tu non sappia dargli un ambito concreto
e definito, è quella storia a dirti chi sei, ovunque tu sia.<br />
<br />
<span style="font-family: "calibri"; font-size: 12.0pt;">Con questo post partecipo all'iniziativa "<a href="http://instamamme.net/instamamme-vuole-anche-te-15/" target="_blank">Instamamme vuole anche te</a>"... scopri come farlo anche tu! </span> </div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-32495123690056801652016-06-17T09:32:00.000+00:002016-06-22T22:07:15.155+00:00Tempi diversi<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
Una delle cose che mi ha insegnato l’Africa è stato il
valore del tempo.<br />
Del tempo che concedi alla scoperta, di te stessa come di ciò che ti circonda,
o ai tuoi interessi.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
In Africa avevo un tempo molto più rarefatto e mio. <br />
Sarà perché i bambini erano a scuola quasi tutto il giorno, sarà che il Marito
Paziente aveva dei turni che contemplavano o solo la mattina o solo il
pomeriggio e mai il fine settimana, sarà quel che sarà ma il tempo non mi
mancava mai.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Riuscivo a lavorare, tanto, su Instamamme, a creare
bigiotteria e oggetti artigianali, ad andare in piscina due volte alla
settimana, anche a leggere. E tenevo perfino abbastanza aggiornato questo blog.<br />
<br style="mso-special-character: line-break;" /></div>
<div class="MsoNormal">
Da quando sono in Italia lavoro meno su Instamamme, non ho
ancora creato nulla (e l’estate si avvicina!), la piscina l’ho vista solo quando
portavo i bambini a nuoto, leggere è quasi un’utopia. Per non parlare del blog,
la cui frequenza di aggiornamento è quantomeno imbarazzante. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Sicuramente ha influito anche il lavoro di Marito Paziente,
tornato a turnazioni che coinvolgono anche notti e fine settimana, e di certo
devo ancora trovare un equilibrio anche io.<br />
Ma la cosa più dirompente riguardo all’organizzazione familiare è stata quella
attinente alla sfera Patata: scuola, compiti, attività, socialità. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Abbiamo scelto per loro i “moduli”, quel sistema scolastico
che prevede 5 giorni di frequenza fino alle 13 con un rientro solo a settimana.
<br />
Questo ci ha consentito di potergli far svolgere attività pomeridiane, tra
compiti, sport e amici. Ma per noi genitori è stato un delirio di cose da far
combaciare, soprattutto quando nello stesso giorno c’erano magari molti compiti
e la piscina, o la lezione di inglese. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Alla fine di questo anno scolastico tirando le somme,
nonostante queste difficoltà, penso che abbiamo fatto la scelta migliore per
loro, che venivano da quattro anni di scuola fino alle 16:30, che non avevano
mai avuto la possibilità di attività pomeridiane, che vivevano la socialità
solo durante le ore scolastiche.<br />
Vederli giocare con i loro amici, ospitare noi loro o portare i Patati da loro,
è stata una cosa bellissima.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
E il tempo? Il tempo è una coperta corta che implica scelte e rinunce, e tanto
vale accettarlo e mettersela via. Il tempo è qualcosa a volte da domare e a
volte da assecondare, a volte da rubare a volte semplicemente da organizzare.<br />
Ma in questo tempo che viviamo ogni giorno ci sono bambini più felici, e se
questo implica il dormire di meno per fare ciò che di giorno non si riesce a
fare… pace. <br />
C’è sempre l’opzione del fare meno, la più dura da accettare… ma ci sto lavorando
su.</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-14158949006515154402016-06-14T09:30:00.000+00:002016-06-14T09:30:00.932+00:00Dietro le ciglia
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<br />
<div class="MsoNormal">
Ogni sera vi guardo dormire, sereni.</div>
<div class="MsoNormal">
Mi chiedo sempre cosa si annidi dietro le vostre ciglia, se
c’è un nodo non ho saputo sciogliere, se ho dato troppo, se ho dato troppo
poco, durante la giornata appena finita.</div>
<div class="MsoNormal">
Ho capito tempo fa che non sarei stata la mamma che pensavo
sarei stata. <br />
Del resto non c’è un corso in “mammologia”, qualcosa e qualcuno che ti dica se
stai sbagliando o se stai facendo bene.</div>
<div class="MsoNormal">
E così abbiamo sempre navigato a vista, noi tre. Annusandoci
ogni giorno, adattandoci ogni giorno l’uno alle debolezze degli altri. Perché
chiunque dica che una mamma non debba avere debolezze è uno sciocco: una mamma
debolezze le ha, e alcune deve addirittura condividerle coi figli.</div>
<div class="MsoNormal">
Vi guardo ogni giorno<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>e ogni giorno mi stupisco di come, nonostante gli enormi cambiamenti ci
siano stati in questi anni nelle vostre vite, voi abbiate fatto vostro ciò che
vi abbiamo proposto, o imposto, senza drammi. E mi domando come mi sono potuta
meritare due figli così meravigliosamente recettivi, aperti, capaci di giocare
la vita con lingue e in luoghi differenti.</div>
<div class="MsoNormal">
Vi guardo dormire tranquilli e vorrei essere capace di avere
la vostra serenità e la vostra certezza nel futuro. <br />
Vorrei che mi insegnaste la semplicità, la bellezza delle emozioni elementari.
La bellezza dello scoprire le cose poco a poco, piuttosto che di conoscerle
già.</div>
<div class="MsoNormal">
Ci sarà un giorno in cui sarete voi a spiegare il mondo a
me, inevitabilmente. Spero di riuscire ad essere una buona alunna, di avere la
stessa voglia di imparare che voi avete oggi.</div>
<div class="MsoNormal">
Arriverà anche il giorno in cui non sgattaiolerò più nella
vostra camera per spiare il vostro respiro calmo, arriverà il giorno in cui a
chiedersi cosa si celi dietro le vostre ciglia sarà un’altra donna. Spero di
riuscire a non avercela troppo con lei, per questo. Ve lo prometto, mi
impegnerò.</div>
<div class="MsoNormal">
Per ora mi godo questo momenti inconsapevolmente solo nostri
e meravigliosamente ancora solo miei. <3 </div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-12565566393420069942016-06-03T09:00:00.000+00:002016-06-07T15:30:03.881+00:00Standard e aspettative<style>
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</style>
<br />
<div class="MsoNormal">
Una delle lezioni più importanti dell’esistenza, q<i>uella
subito dopo quella su come funziona il cervello di un uomo credo</i>, deve essere
stata quella sull’evitare di fissare degli standard, nell’offerta che si fa di
sé e del proprio tempo e impegno. Ovviamente me la sono persa.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ci pensavo mentre, dopo aver passato mezza mattinata,
rimandando anche delle cose di lavoro un po’ urgenti, a spignattare per portare
in tavola qualcosa di buono, sano e gustoso per i miei figli, ottenevo
l’equivalente facciale di “<i>che palle</i>” allo scodellamento delle lasagne nel
desco familiare.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkJ-2abI75TTWV8l_4w0jIZwA5ClAASyoszTovqOdc22s89hRenaKTaWFyUmGUNTsUOanEkaKi8cXdE3HbZfSmphT3fxSuchS6HMe2Gs2PE9eiU73drglNW2fAKNmJ3yCPQJexbjlW_FU/s1600/lasagna.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkJ-2abI75TTWV8l_4w0jIZwA5ClAASyoszTovqOdc22s89hRenaKTaWFyUmGUNTsUOanEkaKi8cXdE3HbZfSmphT3fxSuchS6HMe2Gs2PE9eiU73drglNW2fAKNmJ3yCPQJexbjlW_FU/s400/lasagna.JPG" width="400" /></a></div>
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Tralasciando per un attimo la voglia che avessi di
mettergliele per cappello, a quei piccoli ingrati, riflettevo che <i><b>se la
reazione dei miei figli a un cibo che io vedevo solo nei giorni di festa fosse
quella, forse avevo sbagliato qualcosa io</b></i>. Forse li sto viziando, forse
semplicemente sto alzando troppo il livello delle loro aspettative, forse non è
un bene.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<h3 class="MsoNormal">
<b>Non è un bene per loro, che forse non sapranno più
apprezzare un momento “speciale”, il pranzo della domenica, il piatto preferito
la sera del compleanno. Non è un bene per me, che finirò per non riuscire più a
mantenere lo standard cui oggi, seppur con sacrifici e scelte (non lavoro la
mattina? Lavorerò di notte, è semplice), li sto abituando.</b></h3>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
C’è qualcosa di me che lotta profondamente contro questo
concetto: <b>sapere di fare qualcosa di speciale</b> (ok, che io, con la mia storia,
reputo speciale) <b>per loro mi rende felice</b>, non mi fa sentire stanchezza,
rimpianto, mi aiuta a non sentirmi in colpa quando devo finire un lavoro e non
posso dedicarmi a loro come vorrei e vorrebbero.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<h3 class="MsoNormal">
<i><b>È ovvio infatti che ciò che do ai miei figli è la mediazione
tra ciò che posso dare e ciò che loro desidererebbero, una coperta corta tra
diversi bisogni e desideri che una volta copre di qua e una volta di là. </b></i></h3>
<div class="MsoNormal">
<br />
Cerco di non vivere la cosa con troppi sensi di colpa: hanno la fortuna di
avere una mamma magari impegnata ma in casa, una mamma che puoi interrompere se
hai un dubbio o un’esigenza; una mamma che può invitare a cena il tuo amico del
cuore senza drammi, perché non ha cartellini da timbrare e può fare scelte.<br />
D’altra parte, però, è anche vero che questa condizione porta comunque ad uno
standard alto di offerta: solo per rimanere nell’ambito culinario, è abbastanza
raro che i miei figli mangino qualcosa di rimediato e il “pronto da cuocere”
non sanno neanche cosa sia. <b>A mantenere uno standard alto, si rischia che tutto
sia dato per scontato. E non è un bene per nessuno</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
La verità, nuda, cruda e onesta, è che <b>sono io che non sono
capace di darmi un punto</b>. Che <b>ho sempre paura che ciò che do non sia
abbastanza</b>, in famiglia come negli affetti e non parliamo proprio del lavoro.
Che a parte la stanchezza o la prostrazione mentale, non ho un limite superiore
e ho un senso del dovere inox. Dovere autoimposto, ovviamente: so essere più
esigente e severa con me stessa di chiunque altro. </div>
<div class="MsoNormal">
<br />
Su questo riflettevo, l’altro giorno: <b>offrire così tanto, in termini di
precisione, disponibilità, attenzione, impegno, è per chi ne beneficia più un
regalo immediato o una possibile condanna nel futuro? </b></div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-67628980263745674262016-05-27T17:09:00.001+00:002016-05-30T14:35:10.706+00:00Maternità e lavoro<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
C’era una volta una bambina che sognava di fare la mamma, un
po’ come tutte le bambine col vestitino a balze e i codini.<br />
Poi c’è stata una ragazzina che voleva fare l’architetto, modificare lo spazio,
controllare l’indefinito.</div>
<div class="MsoNormal">
Poi è arrivata una ragazza che voleva essere entrambe le
cose, con la stessa urgenza e la stessa passione.<br />
Infine, ecco una giovane donna che voleva essere madre, e il resto che si
arrangi.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i><b>La donna adulta che oggi è dietro a questa tastiera, le
guarda e le contiene tutte e quattro e sorride</b></i>. Un sorriso un po’ amaro, perché
la vita non è mai quell’equazione certa che credi possa essere fino a che non
ti ci lasci inzuppare un po’.<br />
Un sorriso aperto e onesto, perché nonostante tutto, ha trovato un equilibrio.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ha scoperto che fare solo la mamma non le sarebbe bastato
mai.<br />
Ha scoperto che non seguire i suoi figli non fa per lei, non delegherebbe mai a
nessuno il suo ruolo di educatrice, consolatrice, confidente. Ed è stata una
scoperta sorprendentemente recente.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoVUD-vAj3iaAGmbAFOSCY63O1pcbewOx_04EUYBeNaFtNAkKbSP9yjLq9ON5GMyrQMTDc7rJSxmHffwdYKHktfWcGYDY1Zr7Vhz-5askWVB-REHnmtg-6d_BwRV3BfXEm_jXw9Uokiz8/s1600/maternita%25CC%2580.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhoVUD-vAj3iaAGmbAFOSCY63O1pcbewOx_04EUYBeNaFtNAkKbSP9yjLq9ON5GMyrQMTDc7rJSxmHffwdYKHktfWcGYDY1Zr7Vhz-5askWVB-REHnmtg-6d_BwRV3BfXEm_jXw9Uokiz8/s400/maternita%25CC%2580.JPG" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ogni cosa arriva quando sei pronto a riconoscerla, e
accettarla. Per me ci sono voluti anni di mutilazioni dell’ego e della stima di
sé stessi per accettare che la prospettiva di essere “solo” la madre dei miei
figli mi facesse venir voglia di fuggire lontano. <i>E no, non sto scherzando</i>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<h3>
<i>Ho vissuto la maternità come una bellissima prigione dorata, pur avendo voluto
e cercato entrambi i miei figli, forse a causa del presupposto sbagliato:
pensavo che la maternità sarebbe stata la mia realizzazione… Ma la maternità
non è qualcosa che ci appartiene, è il creare qualcosa che appartiene al mondo,
che non controlli, che non deve realizzare te quanto sé stessa, grazie anche a
te.</i></h3>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Un figlio non può essere una realizzazione, è e deve
rimanere troppo sé stesso per realizzare te</b>.<br />
Anni di disagio per capirlo, o meglio per accettarlo. Anni in cui ti senti la
peggiore delle madri perché hai concettualmente bisogno di tempo da adulti e
invece passi le giornate col <i>cubotto parlotto</i>. E non sei felice.<br />
Certo, la scolarizzazione dei miei figli, iniziata al nido, ha contribuito alla
mia sanità mentale, ma mancava la difficilissima fase di accettazione della
differenza tra come ti immaginavi e come invece hai scoperto di essere. Per cui
ok, senza bimbi perché a scuola, ma anche senza scopi.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Il mondo del lavoro non ama le madri, scioccamente e
banalmente, figuriamoci quanto possa amarne una che deve ricominciare da zero
dopo due maternità e in un periodo di crisi del suo settore. Così ero a casa, a
sentirmi la peggiore delle madri, <i>again</i>, perché nonostante i miei figli fossero
a scuola e avessi tempo, non riuscivo a trovare il mio spazio, l’oasi felice
della mia realizzazione.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i>Cosa sai fare?</i> Mah, scrivere, dicono. <i>Ok. Te la senti?</i> No.<br />
<i>Altre cose?</i> Ho fantasia. Imparo in fretta.</div>
<div class="MsoNormal">
Ed è così che ho ripreso in mano la mia passione per
l’artigianato, scoprendo nuovi materiali, perfezionando tecniche, inventandomi
qualcosa di nuovo e proponendolo nei mercatini. Amo la gente, amo lo
scambio, amo mettere la faccia in ciò che faccio.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quando la cosa stava iniziando a diventare più seria, avevo
gettato delle basi, iniziavo a essere conosciuta almeno in ambito locale… siamo
partiti.<br />
Dire che l’abbia presa male, sotto questo aspetto, è un blando eufemismo: ero
arrabbiata, delusa, scazzata… santo subito il lavoro di mio marito, ancora più
santo perché era grazie a quello che stavamo vivendo quella realtà che poi ci
avrebbe cambiato la vita, ma <b>perché dovevo essere sempre io a rinunciare, a
ricominciare, a ricostruire?</b><br />
Siamo arrivati ad un passo dal divorzio, in quel periodo. E anche su questo,
non sto scherzando.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoYtcVpYIVB66TzbFeo-UqjlhC6zSLLBzrAYwF7x48rM8iDDh-q65zFaGd1Cdrb5av3xsKvC4XulSgaZSMYNejDzuM1CZU18YsvK1UHFFtlYjHwrmRGBlDnHlBJ_kLSGDSDVMPTUAUxH8/s1600/mammacheblog.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoYtcVpYIVB66TzbFeo-UqjlhC6zSLLBzrAYwF7x48rM8iDDh-q65zFaGd1Cdrb5av3xsKvC4XulSgaZSMYNejDzuM1CZU18YsvK1UHFFtlYjHwrmRGBlDnHlBJ_kLSGDSDVMPTUAUxH8/s400/mammacheblog.JPG" width="300" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Poi è arrivato Instamamme. Il mio lavoro</b>. <br />
È arrivato come un gioco, qualcosa in cui buttarsi perché tanto di tempo ne
avevo, cosa potevo perderci? <br />
È arrivato senza crederci troppo… <i>ma dai, io che lavoro in gruppo? Con altre
donne, poi. Non ho la costanza, non l’avrò mai. Non ho la pazienza, la
conciliazione.</i><br />
Però <b>non avevo nulla da perdere, e mi sono detta “proviamo”</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>E siamo ancora qui</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
Oggi instamamme non mi fa pagare le bollette, ma mi rende
contenta del tempo che gli dedico e del tempo che dedico ai miei figli, in uno
strano equilibrio in cui mamma c’è ma sta lavorando oppure mamma c’è perché c’è
bisogno che ci sia e pace; in cui se non posso lavorare oggi, lo farò stanotte.
In cui il nostro datore di lavoro siamo noi stesse, ognuna con sé stessa e con
le altre.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Oggi i miei figli considerano Instamamme un lavoro, e non
solo perché mi occupa parte delle giornate o mi distoglie da loro. Ne fanno
parte anche loro, si sentono coinvolti, vengono coinvolti, capiscono e
apprezzano l’impegno che mi vedono mettere in quello che faccio, capiscono la
stanchezza, apprezzano il risultato quando viene loro presentato. <br />
È questo che rende instamamme il mio lavoro ed è curioso e bellissimo notare
che non solo ha in qualche modo avuto origine dall’essere madre, ma ci si
confronta ogni giorno.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<h3>
<i>
Ognuno di questi due ambiti, la maternità e il lavoro, mi permette di
migliorare me stessa nell’altro: sono una mamma migliore perché sono felice,
sono una lavoratrice migliore perché l’essere madre mi fornisce stimoli e fa
trovare soluzioni e conciliazioni che prima non avrei neanche mai preso in
considerazione.</i></h3>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: "calibri"; font-size: 12.0pt;">Diciamo
che ho trovato un equilibrio, qualcosa che mi permetta di scegliere, di non
delegare, che non mi faccia sentire prigioniera di un ruolo o di un lavoro in
cui a dettare condizioni e tempi non sia io. Non è poco, davvero. <br />
È fortuna, impegno e forse un pizzico di follia. Ma questo solo la donna matura
poteva saperlo.</span><br />
<br />
<br />
<span style="font-family: "calibri"; font-size: 12.0pt;">Con questo post partecipo all'iniziativa "<a href="http://instamamme.net/instamamme-vuole-anche-te-14/" target="_blank">Instamamme vuole anche te</a>"... scopri come farlo anche tu! </span>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-47811351915172756362016-05-21T10:00:00.000+00:002016-05-21T10:00:16.929+00:00Milano, che mi fa bene e mi fa male
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<br />
<div class="MsoNormal">
Milano mi piace: mi è piaciuta in estate, deserta e con un
cielo da cartolina, mi è piaciuta in un freddo capodanno con un’aria noncurante
e sospesa, mi è piaciuta in questo maggio che sembra marzo, in metropolitane
affollate e strade piene di turisti e persone indaffarate nei loro perché.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_5BGxFt5G_UU4VHFStjsXHnt4v-K-TNn3Mxt_A0H5YIt69Uxd1LJJbBMINLE0oDIaDG7WnXe7mzqw1H4ic3viF-tQ1L9RDZqmn5d27a9bnrHi_J8cHlpePwcChR1W4EjtbpEPOgpx4iQ/s1600/milano+1.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj_5BGxFt5G_UU4VHFStjsXHnt4v-K-TNn3Mxt_A0H5YIt69Uxd1LJJbBMINLE0oDIaDG7WnXe7mzqw1H4ic3viF-tQ1L9RDZqmn5d27a9bnrHi_J8cHlpePwcChR1W4EjtbpEPOgpx4iQ/s400/milano+1.JPG" width="400" /></a></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Questa volta, Milano è stata il mio primo MammacheBlog: un
evento cui volevo assolutamente partecipare, dopo anni in differita. Un evento
che mi ha fatto fare il pieno di sorrisi, di abbracci, di stimoli, di amicizia,
di tante persone finalmente conosciute al di là di quello schermo che un po’ ci
unisce tutte. Un evento in cui finalmente puoi toccare con mano l’impatto di
ciò che hai costruito, dell’amore e dell’impegno che ci hai messo. Pare poco.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKwe89-vaMMj0YrPgkcGZiY8HJnU26o2JL6Amt5Gx88dAeCVoZDOT0FTWeaPVHQS_IqNC5paD-SHcwhQkH0CeGJNPoLqwAG7WkuQ_KHeGKKw9-W9X4PF9Q5oZ5G6-vXkuV94fgr-dMix8/s1600/milano+3.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKwe89-vaMMj0YrPgkcGZiY8HJnU26o2JL6Amt5Gx88dAeCVoZDOT0FTWeaPVHQS_IqNC5paD-SHcwhQkH0CeGJNPoLqwAG7WkuQ_KHeGKKw9-W9X4PF9Q5oZ5G6-vXkuV94fgr-dMix8/s400/milano+3.JPG" width="400" /></a></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Questa volta Milano è stata una chiacchierata ad un tavolino
di un bar, importante e preziosa. È stata l’abbracciare finalmente una persona
con cui dividi scazzi, gioie, preoccupazioni, qualunque cosa da quattro anni,
senza averla mai vista dal vivo. È stata un gruppo che ha la sua forza nella
stima, nel conoscere punti forti e deboli l’una dell’altra, nel concederseli,
nel perdonarseli, nello stimolarsi a mettersi in gioco, giorno dopo giorno.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizZqVFPseJyC5JKDKh6Q_lg0iV0_WZR3D1Fihyphenhyphens3i5YFmKVOS3HzRjf071fyfeQcX4ytEgLwHGZMok90nZQtWCnVeUz8MmU769dBhKW2Ga3vAmsMct6W26Qw8FdYD5-dhim7a6RrJ6GiY/s1600/mammacheblog.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizZqVFPseJyC5JKDKh6Q_lg0iV0_WZR3D1Fihyphenhyphens3i5YFmKVOS3HzRjf071fyfeQcX4ytEgLwHGZMok90nZQtWCnVeUz8MmU769dBhKW2Ga3vAmsMct6W26Qw8FdYD5-dhim7a6RrJ6GiY/s400/mammacheblog.JPG" width="400" /> </a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Questa volta, Milano, è stata una strana quotidianità
condivisa con una persona cui voglio molto bene. Sono stati momenti rubati agli
impegni di ognuna, bei momenti, parole, racconti, confronto. Quelle cose che
seppur brevi hanno un peso specifico enorme, nell’economia dell’esistenza.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Questa volta Milano è stata una strana autonomia cui non ero
abituata: 5 giorni per me, per il mio lavoro (che mi concedo di non mettere tra
virgolette, perché alla fine tale è devo essere la prima a riconoscerlo, per
dargli la dignità che merita), lontana dai tre uomini più importanti della mia
vita. Era già capitato, ma solo per problemi di salute. È stata una solitudine
pesante e strana, fatta di sigarette per riempire un vuoto, fatta di negozi da
vedere con tranquillità, fatta di voglia di condividere e mani libere da manine
piccole e sudate. Forse ci si può fare l’abitudine, ma è presto.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3gYgw8ExbbawveSqIJJIX6TWpoU7bvl4trrkkcFWODOklAv1A4NRemraq7imZvu_ADjHCysgDFtneTq1fDkGqody329XLfa5d2mo70XYMm_h4mWZwtihIG71eT3RI1jGsUflp2y5PiV4/s1600/milano+2.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3gYgw8ExbbawveSqIJJIX6TWpoU7bvl4trrkkcFWODOklAv1A4NRemraq7imZvu_ADjHCysgDFtneTq1fDkGqody329XLfa5d2mo70XYMm_h4mWZwtihIG71eT3RI1jGsUflp2y5PiV4/s400/milano+2.JPG" width="400" /> </a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Questa volta, Milano, è stata un’assoluta e limpida
nostalgia di qualcosa che vorrei e che non avrò mai, a meno di ribaltare di
nuovo tutto quanto. È stata una Milano dove tocchi le occasioni, dove il tuo
lavoro avrebbe un senso decisamente diverso, dove scopri che un posto può
essere un concime per ciò che stai piantando, semplicemente. Ho amato ogni
viaggio in metro che mi ha portato a svolgere un lavoro, in quei giorni piovosi
e un po’ pigiati di mille cose. Ho rimpianto ogni viaggio che non farò. Una scrivania
in un posto bellissimo per lavorare confrontandosi con realtà diverse dalla tua
ma recettive, costruttive, abituate allo scambio.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ecco, Milano è stato tutto questo, con un piatto della
bilancia che si alzava e si abbassava a seconda del contesto, della compagnia o
della solitudine, del reale o del virtuale.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Milano mi ha lasciato piena di sorrisi e concretezza, di
puntini di sospensione e congiuntivi. E forse, anche, un po’ vuota perché
essere soddisfatti e felici è ben poca cosa se non puoi esserlo guardando in
faccia chi ami.</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-62938975615540154662016-04-29T09:30:00.000+00:002016-04-29T09:30:27.213+00:00Passioni e definizioni
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<br />
<div class="MsoNormal">
Con il ritorno in Italia sono ovviamente arrivate nuove
amicizie e conoscenze.<br style="mso-special-character: line-break;" />
<br style="mso-special-character: line-break;" />
</div>
<div class="MsoNormal">
<i><b>Che lavoro fai?</b></i></div>
<div class="MsoNormal">
Domanda classica che mi lascia sempre un minimo in crisi.<br />
Spiegare cosa faccio nella vita è complicato a volte anche a me stessa.</div>
<div class="MsoNormal">
Perché io sono tante cose, tutte insieme, e le definizioni
mi fanno paura… più che cosa sono, preferisco dire come le passioni hanno
determinato e determinano la mia vita.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Sono un architetto</b>. Non faccio l’architetto. Per i casi
della vita, per scelta un po’ mia e un po’ degli altri.<br />
Non c’è spazio che non veda come possibilità: questo fa di me un architetto
ancora prima dei 40 esami che hanno fissato su carta che io lo sia davvero. <br />
Sono un architetto, ma non è il mio lavoro. È più il mio modo di essere, in
maniera complicata: vedo cose dove gli altri vedono spazi vuoti, oggetti,
colori.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<b>Sono una blogger? </b><br />
Ecco, no, ho un blog in cui scrivo qualcosa e che qualcuno legge, non sono una
blogger. Perché il blog lo scrivo per me, per fermare riflessioni, per
scrivere, per raccontarmi e raccontare, per rileggermi e capirmi, anche a
distanza di tempo. Mi emoziono sempre tanto se qualcuno mi legge o mi commenta,
ma il fatto che qualcuno sia d’accordo con me o si emozioni a sua volta
leggendomi non mi rende “qualcuno”, non mi fa guadagnare nessuno status
particolare.</div>
<div class="MsoNormal">
<br />
<i><b>Mi fa paura chi si definisce “blogger”</b></i>: si sta già dando un’etichetta che in
realtà non lo qualifica, il più delle volte. <br />
Un blogger fa pianificazioni temporali, si dà scadenze, fa calcoli di
statistiche e opportunità sui giorni in cui pubblicare. Il più delle volte ha
abdicato allo scrivere di sé a favore di scrivere di un personaggio che ha le
sue stesse sembianze. </div>
<div class="MsoNormal">
I blog nascevano anni fa come diari online, e sono oggi
strumenti commerciali. Non posso farcela, sono ancora troppo romanticamente
legata a quell’idea di raccontarsi per confrontarsi, in maniera gratuita, spontanea.
Poi lo faccio eh, pianifico etc, ma in un <a href="http://instamamme.net/" target="_blank">progetto più grande</a> e non solo mio.</div>
<div class="MsoNormal">
<b><br />
Scrivo</b> un po’ ovunque e con facilità, parlando di qualsiasi cosa. <br />
Ma non puoi definirti “<i>scrittrice</i>” solo perché tutto sommato sai scrivere e
qualcuno legge quello che scrivi e gli piace pure. Sei una scrittrice se hai
qualcosa di serio e intelligente da scrivere e se sai renderlo attraverso
parole che sappiano trasmetterlo agli altri. Se scrivi per comunicare qualcosa
e non quello che altri vogliono leggere. Se sai mettere in parole i personaggi
che hai dentro, se riesci a concederti di farlo.<br />
Scrivere è una passione, secondo me. Quando lo vedi come un lavoro, scrivi per
gli altri.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quando devo parlare di cosa faccio nella vita, oltre alla
mamma ovviamente, parlo sempre di un <a href="http://instamamme.net/" target="_blank">gruppo di donne</a> che un giorno si sono
incontrate virtualmente e, nell’infinita vastità del mondo virtuale, hanno
visto la possibilità di condivisione delle proprie storie e esperienze. Senza
definirsi, senza credersi qualcosa. Senza avere la pretesa di avere cose più
belle, più sensate, migliori, più intelligenti da dire rispetto ad altri.<br />
Insieme ad altre splendide donne <b>gestisco quella che nel tempo è diventata una
<a href="https://www.facebook.com/Instamamme/" target="_blank">community</a></b>, senza che ci fosse la volontà o il calcolo di diventarlo. Mi
condivido, faccio in modo che altri possano farlo. Organizzo tempo e contenuti
per offrire spazi di confronto e riflessione.<br />
Anche in questo caso definirsi è difficile, forse perché alla fine non mi
interessa farlo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
All’atto pratico la cosa che mi è più facile far arrivare di
me è l’aspetto creativo: <b>creo e faccio mercatini. Trasformo le cose in altro, interpreto
materiali e colori. </b><br />
Nel passato ho fatto biedermeier, pittura su vetro, decoupage, mille altre
cose. Creo bamboline e bigiotteria, adesso.<br />
La domanda seguente è sempre: <i>che tipo di bigiotteria fai?</i> Quella che mi viene
di fare, e solo rigorosamente pezzi unici.</div>
<div class="MsoNormal">
<i>Ma come pezzi unici?</i> <i>Ma non sarebbe più vantaggioso
riprodurre cose che sai già che piacciono?</i><br />
Sì, lo sarebbe. Ma se io stessa sono un continuo mutamento, che senso ha
fermarmi immobile in una singola cosa in cui ieri vedevo qualcosa che oggi già
non vedo più? <br />
So vendere ciò che faccio proprio perché è parte di me, perché l’ho pensato,
smontato, rifatto finché non fosse esattamente un qualcosa in grado di parlare
un linguaggio che saprei rileggere. Ma non sono una commerciante, perché non
saprei mai vendere una cosa a chi non sa apprezzarla. Non so mentire, mai stata
capace.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i><b>Quindi sono un architetto, ma non lavoro da architetto.</b></i></div>
<i><b>
</b></i><div class="MsoNormal">
<i><b>Ho un blog, ma non sono una blogger.<br />
Scrivo, ma non sono una scrittrice.<br />
Gestisco, insieme ad altri, una community in cui, nello specifico, creo spazi e
tempi in cui alcune persone parlano di sé, aiutandole a fa uscire da loro ciò
che rappresenta loro e non me. <br />
Realizzo cose artigianali, ma non sono un’artigiana. Le vendo, ma non sono una
commerciante.</b></i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Sono tante cose ma alla fine forse sono solo Francesca, una
persona comunissima con tante passioni… e forse mi basta anche così.</b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Con questo post partecipo all’iniziativa <a href="http://instamamme.net/instamamme-vuole-anche-te-13/#" target="_blank">Instamamme vuoleanche te</a>, se vuoi unisciti a noi!</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-13876540553380624482016-04-27T19:57:00.000+00:002016-04-27T20:23:11.304+00:00...ma non dovevamo vederci più?<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
Giovedì scorso abbiamo festeggiato il nono compleanno di
Patato Grande, in un locale. La sua prima festa da grande, con i suoi compagni
e qualche amichetto e come adulti solo quattro tra genitori e amici, ad un
tavolo defilato.<br />
Le chiacchiere, le risate, quel camminare in equilibrio tra l’infanzia e la
voglia di essere (ed essere considerati) più grandi, i gruppetti di confidenze
e complicità.<br />
Due bimbe mi chiedono timide “Possiamo andare in bagno?”. Insieme. <br />
E allora ti ricordi di quando una delle due bimbe eri tu e quel bagno era il
posto in cui trovavi il coraggio di parlare di qualcosa che iniziava a farti
battere il cuore, che non sapevi spiegare ma si era tutte una risatina sciocca
e complice.<br />
<br />
Ci ripensavo, il giorno dopo, mentre guidavo dalla Terra di Mezzo a Peppaland e
ripensavo a quanto è bello quel periodo in cui pensi ancora di aver davanti un
foglio bianco di destino e di avere tu il nero per i contorni e tutti i colori
per renderlo come vuoi tu.<br />
Quel periodo in cui pensi ancora che la persona di cui ti sei innamorata sarà
LA persona, che cambierà per te, che ti salverà da te stessa, che la salverai
tu da se stessa. Che arriverà ad amarti, che la porterai ad amarti, che tutto
quel sentimento che provi non possa non sublimarsi in un qualcosa di comune.<br />
Poi cresci e scopri che l’amore non è una lotta per cambiarsi a vicenda, ma una
lotta con te stesso per accettare che l’altro non cambi per te. Che non ha
senso rincorrere chi alla fine semplicemente non ti vuole, che devi lasciare
all’altro la libertà di non volere te perché ama un’altra persona dello stesso
amore che tu provi per lui. E non puoi farci nulla.<br />
E non è questione di “meritarsi di meglio”: tutti meritiamo qualcuno che ci ami
per quello che siamo, che ci scelga… è quello il meglio, e chi non sa
offrircelo non ne ha colpa, non si può forzare qualcuno a darti ciò che non ha.
Può darti se stesso, non quello che tu vuoi sia.<br />
<br />
E ripensavo a quello che è stato il mio grande amore di quell’adolescenza che
non sapevo gestire e che ho imparato a gestire troppo presto. Quello che ha
innescato un meccanismo che, a prescindere da me, da lui o da quello che ci
aveva unito, <a href="http://instamamme.net/donne-rimaste-indietro-un-esperienza-la-mia/" target="_blank">ha cambiato la mia vita</a>, trasformando il punto esclamativo che
vedevo nel mio futuro in mille interrogativi, mille paure, mille passi incerti.<br />
Quello che per primo mi spinse oltre i confini del pudore di condividersi,
quello che per primo mi fece sentire un dono, una cosa bella e preziosa nel mio
essere donna.<br />
Ci pensavo ricordando l’idea immatura che avessi dell’amore all’epoca: il suo
amore mi avrebbe salvato, avrebbe dato un senso al buio che mi aveva terrorizzato
e ancora mi terrorizzava. Sapere di amarlo mi dava uno scopo che non riuscivo a
trovare solo in compagnia di me stessa.<br />
Se dai a un altro questo genere di compito è ovvio che sarà un fallimento. Ma è
ovvio solo troppo tardi, quando ormai ti sei compromessa talmente tanto che una
strada comune è quantomeno difficile. E così finì, finì quando mi accorsi che
potevo solo dare, che non avrei avuto mai.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<span style="font-family: "calibri"; font-size: 12.0pt;">“Scusa,
sei Francesca?”<br />
Alzi gli occhi e sì, sei Francesca.<br />
La prima cosa che in qualche modo riconosci è la voce, così particolare,
leggermente strascicata. Non la senti da 21 anni, ma potrebbe essere la sua.<br />
E allora dici “no, dai, non è possibile” e uno sguardo ti dice che no, invece è
proprio possibile.<br />
Perché c’è stato un periodo in cui per uno sguardo da quegli occhi avresti, e
hai, fatto qualunque cosa, senza domande, senza filtri. Nello sguardo che ci
scambiamo c’è un film muto che ci ha visti protagonisti e che oggi guardiamo da
sereni spettatori.<br />
E improvvisamente quella storia comune subisce un upgrade e davanti a te non
hai il ventenne che hai lasciato indietro, ma il quarantaduenne che è diventato
nel frattempo. E anche tu hai il tuo carico di anni, di segni, di figli, di
pesi portati e messi tra te e il mondo. Improvvisamente siete solo due
quarantenni con una piccola, forse importante per il momento in cui è stata
divisa, intimità in comune.<br />
Due quarantenni consapevoli, forse, dell’importanza relativa reciproca avuta
nella vita dell’altro ma assolutamente consci e contenti delle scelte che ne
sono seguite su percorsi diversi.<br />
Emozione e forse un po’ di imbarazzo, ma nessun battito strano del cuore,
nessun rimpianto, nessun sospiro. <br />
Un altro pezzo che si incastra, un pezzo che aspettava da tanto di trovare la
giusta collocazione.<br />
<br />
Strano come la vita ti sorprenda, come ti ponga risposte esattamente quando con
serenità ti poni delle domande e sai guardarti dentro con consapevolezza e onestà,
quando forse sei pronta a vederle per quelle che sono e non per quelle che
avrebbero potuto essere.<br />
Venerdì pomeriggio ho raddrizzato un punto interrogativo e me ne sono andata,
stupita ma serena, con un esclamativo in più addosso. Che aspettava da vent’anni.</span>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-60704247456368838512016-03-30T10:02:00.000+00:002016-03-30T10:08:26.970+00:00Amicizie e generazioni<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
Se vent’anni fa mi avessero chiesto di parlare di noi tre,
avrei descritto qualcosa di simile a questo video.</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/Ya2Rl1fiJzw/0.jpg" frameborder="0" height="266" src="https://www.youtube.com/embed/Ya2Rl1fiJzw?feature=player_embedded" width="320"></iframe></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<br />
La vita non ci ha mai messo in quella condizione, ma nutrivo la certezza che in
caso sarebbe andata così. Che saremmo stati noi tre, che ci saremmo stati
sempre, che avremmo sempre saputo come far star bene l’altro, che avremmo
trovato sempre il modo, il tempo.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Noi che eravamo confidenze, sorrisi, lacrime, appunti
prestati, scherzi, cose più serie.<br />
Noi che eravamo telefonate per sfogarci, perché cercavamo aiuto, perché
pensavamo che l’altro potesse averne bisogno, o solo per dirci che eravamo
felici.<br />
Non c’era niente, niente, della nostra vita che non passasse attraverso noi
tre.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Abbiamo ascoltato e ci siamo fatti ascoltare. Abbiamo fatto
cazzate e ne abbiamo riso. Abbiamo fatto cazzate più grandi e ne abbiamo
pianto.<br />
<i><b>Abbiamo conosciuto amici, amanti, fidanzati, genitori</b></i>. <b>Ma non i figli</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<b>Ed è stata una mancanza fatale, quella che ci ha lasciato in
piedi sulla soglia e non ci ha fatto salire il gradino</b>.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Forse siamo rimasti cristallizzati a quei tre seduti sui
muretti, in fondo. Legati a quell’aspetto e a quel periodo della vita, forse
abbiamo avuto paura di ammettere un cambiamento, di viverlo.<br />
Non che non si faccia più parte della vita degli altri due. È bello sentirsi e
raccontarsi, meraviglioso vedersi. <br />
<b>Lui è ancora quella sorta di fratello che non ho mai avuto, lei è ancora quella
che apre i miei cassetti della mente, tocca e mette a posto, l’unica a cui
concedo di farlo</b>.<br />
Ma ci manca un pezzo, un pezzo fondamentale.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i><b>Anni fa i miei figli segnarono uno spartiacque pesante e
profondo: cambiarono me senza cambiare loro.</b></i> Ero la prima a diventare genitore,
e alla lontananza fisica si aggiunse anche quella mentale.<br />
Avevo sempre immaginato uno scenario diverso, per noi tre. Avevo immaginato che
sarebbero stati gli zii dei miei figli, una presenza “reale” e importante come
lo erano stati nella mia vita… e non fu così. Per tanti motivi, senza dolo ma senza
dubbio dolorosamente.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Sono ancora gli zii per i miei bimbi, perché sono io a
farglieli vivere come tali, a parlargli di loro in quei termini. Spero sempre
che si arrivi a ricomporre il virtuale col reale, perché alla fin fine non è
colpa di nessuno, semplicemente accade che la vita ti separi un po’.<br />
<br />
<b>La separazione non comporta nulla in un rapporto che ha una storia</b>: per me loro
sono loro, il loro posto non è vacante né in discussione… nonostante i momenti
pesanti, le recriminazioni, le delusioni che ognuno di noi potrebbe serenamente
fare all’altro. Una volta avevano importanza; <b>cresci e capisci che quello che
conta, se ami qualcuno, è ciò che ti lega, non ciò che ti separa</b>.<br />
<i><b>Per la seconda generazione del nostro rapporto la storia non è un vissuto ma un
narrato</b></i>, e mi assale sempre un po’ di rimpianto per qualcosa che avremmo tutti,
io per prima, potuto gestire meglio.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ci sarà tempo, ci sarà modo, lo troveremo.</div>
<div class="MsoNormal">
Questo pensavo guardando questo video: forse quei tre
ragazzi legati da un rapporto così speciale potrebbero un domani essere i
nostri figli… forse no, ma è bello pensare che possa essere così. <br />
<i>O forse è solo il giro di boa dei quaranta che si avvicina e mi prende così</i>.<i> Chi
lo sa. </i></div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-49524558840722808932016-03-15T00:32:00.000+00:002016-03-16T21:46:31.208+00:00Grand Bassam, 13 marzo 2016.<style>
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</style>
<br />
<div class="MsoNormal">
Alcune cose che accadono ci sconvolgono più di altre, non
tanto perché siamo noncuranti rispetto ad alcune, quanto piuttosto perché siamo
più empatici nei confronti delle altre.<br />
Empatia vuol dire capacità di immedesimazione, tra le altre cose. <br />
È ovvio che più i gradi di separazione tra te e un evento, in termini di
cultura, geografia, società, religione, sono alti in numero e meno sarai
portato all’empatia. Potrai provare pietà, gioia o orrore, ma difficilmente
potrai immedesimarti ed entrare nel cuore pulsante di una notizia, che sia
bella o sia brutta. </div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Su quella spiaggia di Grand Bassam, fino a meno di 9 mesi
fa, ci camminavo anche io. Ci passeggiavo, mi bagnavo i piedi nell’Oceano lottando
con la corrente, sorridevo alle persone, compravo semi per le mie collane o
parei da indossare sul costume.<br />
In quell’Oceano mio marito faceva il bagno.<br />
Su quelle spiagge, in quegli stessi stabilimenti, ci ho portato i miei figli
quasi ogni weekend di sole.<br />
Ce li ho portati con fiducia e con gioia, per cancellare il grigiore di una
città in cui lo smog ti fa dimenticare che il cielo sa e può essere azzurro.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Se fossimo stati ancora in Costa d’Avorio, ieri saremmo
stati quasi sicuramente a Grand Bassam, probabilmente proprio all’Etoile du
Sud, come tante altre volte prima. Avremmo salutato il venditore di artigianato
maliano, come sempre avrei finito per comprare perle e semi che già avevo ad un
prezzo più alto del loro valore, fingendo di non saperlo. Saremmo stati seduti
al tavolo che guarda verso l’Oceano, o forse saremmo stati in piedi a servirci
per il pranzo a buffet della domenica. <br />
E da lì avremmo visto arrivare la barca.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quei corpi neri sulla spiaggia, fotografati nella loro
disarmante crudezza, sono i corpi di persone che in qualche modo ho conosciuto,
salutato, cui magari ho perfino sorriso, con cui ho fatto la fila per il pranzo
o per il bagno, con cui i miei figli hanno nuotato in piscina. <br />
Quei corpi bianchi potevano essere quelli di miei amici o di persone che hanno
fatto le mie stesse identiche scelte finendo in quel luogo magari per caso,
come me.<br />
Quei corpi, tutti, indifferentemente, sono una ferita per un posto del mondo
che cerca il suo riscatto e guarda ad un futuro, che sia il migliore possibile
oppure no, e lo fa con fiducia. <br />
Quei corpi, tutti, neri e bianchi, indifferentemente, sono una ferita per me,
che ho amato e amo ancora di un amore contrastato e complesso un Paese che
tanto mi ha dato e tanto ha voluto in cambio.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ieri sera volevo scappare dai miei figli, per rassicurarmi
di saperli al sicuro. Per rassicurami di essere al sicuro. Per cancellarmi di
dosso un permeante senso di colpa per qualcosa che sarebbe potuto accadere. Per
giurar loro che mai avrei pensato ci potesse essere qualcosa di così orrendo da
cui doverli difendere, in quelle giornate di sole. Per farmi assolvere per
qualcosa di indefinito e potenziale ma talmente enorme in peso da tenerti gli
occhi aperti a tarda notte.<br />
Non l’ho fatto, avevo paura che arrivasse loro il mio turbamento: l’empatia è
una cosa importantissima, ma forse dovremmo preservarne i bambini, lasciare
loro ancora la fiducia che basti la mano di mamma e papà, per essere al sicuro.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
E mi fa rabbia e vergogna l’umanissimo pensiero che mi
colloca felicemente lontana, e mi fa piangere e restare senza fiato quel pezzo
di cuore che ho lasciato lì. Da ieri sono dolorosamente divisa tra un’assurda
sensazione di fiducia tradita e un’acutissima nostalgia che mi colloca ancora
su quelle strade.</div>
<div class="MsoNormal">
Nonostante tutto, nonostante ieri, la Costa d’Avorio ci
manca ancora, e credo non smetterà mai di mancarci. Ed è lì che capisci che l’unica
cosa che ti salva da orrore e paura è l’amore, in tutte le sue forme.</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-25739471544716446992016-03-08T15:28:00.000+00:002016-03-08T15:28:53.291+00:00Lui e lei, noi...
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<br />
<div class="MsoNormal">
C’erano una volta due ragazzini.</div>
<div class="MsoNormal">
Il ragazzino aveva i capelli che crescevano dritti e un’aria
pulita che sapeva di rispetto.<br />
La ragazzina aveva qualche chilo in più e una pelle spruzzata di sole.</div>
<div class="MsoNormal">
Passavano le mattine ad un’aula di distanza, nello stesso corridoio.
Incrociandosi, sfiorando tra loro quelle loro vite acerbe e caleidoscopiche di
possibilità, perdendosi nelle migliaia di occhi e sguardi che attraversavano
quei corridoi.</div>
<div class="MsoNormal">
Un giorno il ragazzino e la ragazzina si conobbero, e si
piacquero. Lui si innamorò delle sue lentiggini e della sua intraprendenza, lei
di quell’aria pulita e dell’odore della curva del suo collo.</div>
<div class="MsoNormal">
Lui aspettava fuori, vicino al muretto, che uscisse anche la
sua classe. Lei lo ricompensava di sorrisi.<br />
Lui rubava, per lei, rami di mimosa dal cortile del giardino vicino, lei si
riempiva occhi e naso di colori e odori, col cuore che prendeva un ritmo
sconosciuto e diverso.</div>
<div class="MsoNormal">
Negli anni quei ragazzini si sono visti attraversare mari in
tempesta, perdendosi e ritrovandosi nelle mani intrecciate e negli abbracci
silenziosi.<br />
Sono diventati meno piccoli, meno sicuri, hanno piegato i loro futuri in
condizionali, accettando la grande sfida del crescere.</div>
<div class="MsoNormal">
Lui ha smesso di scavalcare muri per rubare fiori, lei ha
smesso di permettersi l’intraprendenza. <br />
Lui non ha mai smesso di amare le sue lentiggini e i suoi chili di troppo, lei
non ha mai smesso di sentirsi al sicuro appoggiata nella curva perfetta tra il
suo collo e la sua spalla.</div>
<div class="MsoNormal">
Oggi quel ragazzino e quella ragazzina non ci sono più. Sono
adulti, ormai. Sono un uomo e una donna. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Alle loro mani intrecciate se ne sono aggiunte
di più piccole, il loro percorso oggi scorre in ritmi dettati da musiche che
non osavano neanche immaginare, su quei muretti pieni di sole.</div>
<div class="MsoNormal">
Ma quando le mimose sono in fiore, il cuore di lei batte
ancora a quel ritmo oggi meno sconosciuto ma ancora diverso. <br />
Forse questo li ha salvati: sono ancora due ragazzini, in vestiti troppo grandi
per loro.</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-3449713471576877468.post-4794832244755431462016-03-02T09:00:00.000+00:002016-03-02T18:03:55.214+00:00Voti, impegno ed etichette<style>
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<br />
<div class="MsoNormal">
Poco tempo fa abbiamo avuto le nostre prime pagelle
italiane. Le prime con dei voti a quantificare, invece che a esprimere un
livello di apprendimento. <i><b>Quantificare invece che qualificare, forse questo è
il più grande limite delle aspirazioni della scuola italiana</b></i>. Che sì, ok, ci
sono i giudizi ma come è difficile non guardare il voto.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Voti secchi, senza sfumature che rendano merito a impegno e
difficoltà. Lapidi sulle mille possibilità di un bambino, come di un ragazzo o
di un uomo.<br />
Verifiche oggettive e, quando saranno più grandi (per ora no:
<i>graziemaestregrazie</i>) medie da calcolare, una freddezza disarmante a combattere
con il calore dell’entusiasmo della conoscenza.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Perché il voto che negli anni ti verrà assegnato dipenderà magari
dalla partita del giorno prima come anche da una scopata mancata: dietro a quel
banco o davanti a quella cattedra non ci sarai solo tu ma anche quella palla
entrata o meno, metaforicamente o realmente, in rete. E non potrai farci nulla.
</div>
<div class="MsoNormal">
E quel voto ti si stampiglierà addosso, volente o nolente.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ci vuole tanta maturità nel non lasciarsi determinare da un
voto, che è sempre una cosa relativa, data con un criterio assolutamente
personale e legato al momento. <b>Ci vuole di sapere chi si è, per non farti dire
chi sei.</b></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
<i><b>Per ora i miei figli non si curano dei voti se non nella
misura in cui noi adulti ce ne mostriamo contenti o meno</b></i>. Per loro la scuola è
divertimento e scoperta e tale vorrei che rimanesse il più a lungo possibile.<br />
Non nutriamo, nella Tana, nessuna aspirazione ad avere figli <i>migliori</i> degli
altri. Preferiamo che non pensino di doverci dimostrare nulla, preferiamo che
si impegnino senza che lo studio diventi un fine quanto piuttosto un mezzo
attraverso cui vedere la vita con occhi diversi. Non vogliamo figli perfetti
con voti perfetti in tutte le materie, ci godiamo i nostri figli imperfetti con
interessi e predisposizioni assolutamente definiti ed identificabili.</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Da ex bambina iper-performante, diventata poi donna
stakanovista e perfezionista, l’unica cosa che mi sento di volere per i Patati
è che la scuola non diventi mai un “devo” o un “lavoro” e rimanga il più a
lungo possibile un “voglio” e un “gioco” da trattare con rispetto e impegno…
speriamo che la scuola italiana non ci deluda, noi ce la metteremo tutta!</div>
la frahttp://www.blogger.com/profile/06455027651835614619noreply@blogger.com1