venerdì 27 gennaio 2012

Concordia

Stai mangiando. Stai mangiando tra affreschi un po' esagerati, in un ambiente un po' kitsch; magari hai scelto con cura l'abbigliamento, porti la cravatta o quelle scarpe col tacco che déstini alle occasioni speciali, quelle sempre troppo nuove per ignorarne la presenza, ma tanto sei seduta, chissene.
E' il viaggio della vita, quello che non ti sei mai potuto permettere e che magari sai che non ti permetterai più perché ci sono i figli da aiutare e la Mariangela non ce la fa da sola, il Carmine l'han rimesso in cassa integrazione e Luca e Simona hanno appena avuto il bimbo, dobbiam pensare anche a loro.
Sei scappato da una situazione triste  per masticarla a freddo prima di mandarla giù e assaporarla perché il dolore assaporato si digerisce più in fretta.
Sei con quell'amica o quell'amico di una vita, delle telefonate chilometriche all'una del mattino perché la felicità è troppa per non essere condivisa o perché hai bisogno di qualcuno che ti dica che il sole sorgerà anche se tu non vuoi vederlo.
Sei con le amiche del club di cucito, di scacchi, di bocce, di tennis, di decoupage.
Ti senti fortunato o terribilmente furbo per averlo messo in culo alla crisi e aver trovato questa occasione, un viaggio fuori stagione; forse ti senti solo felice perché hai conosciuto qualcuno, qualcuno che ti fa battere il cuore e speri che il suo batta lo stesso ritmo del tuo; sei qui per avere conferme o per trovare, magari chissà, alla Maria è successo, un nuovo inizio.
Stai mangiando. Forse senti un rumore, una scossa, qualcosa. Ma forse anche no.
Tranquilli, qualsiasi cosa abbiate sentito, perpepito, sentito, è solo un piccolo problema tecnico.
Continui a mangiare e pensi a quello che farai dopo. Che dopo cena la porterai sul ponte e alla presenza delle stelle le chiederai qualcosa di importante, che stanotte farai per lui qualcosa di speciale, che magari è la sera giusta e il vostro primo figlio potrebbe iniziare lì, in mezzo a quel sogno. Che domani ti riempirai gli occhi di infinito, che domani metterai quel bikini che ci hai messo anni a tornarci dentro, che domani potresti ordinare qualcosa di speciale e magari mangiare in camera, con quella biondina che hai sorpreso occhi nei tuoi tra il risotto alla marinara e la caponata di pesce.
Poi tutto diventa un po' più confuso e ti chiedono di metterti un giacchetto arancione, grosso, fuori moda, pesante. Ma tranquilli eh? Con calma.
E tutti verso un posto da cui raggiungerne un altro, più sicuro, più fermo, meno obliquo.
E forse è in quel momento che ti rendi conto di qualcosa e forse ti senti anche stupido a scoprirti impaurito, forse è quello il momento in cui pensi potevo mettere le ballerine, devo prendere qualcosa, dove sono i miei amici.
E i tuoi pensieri si condensano nel buio di un posto che hai visto solo traboccante di luce artificiale e  che non hai studiato abbastanza per ricordartelo e procedi in braille, con una mano stretta nella tua.
E poi c'è l'istante.
Quell'istante.
L'istante in cui quella mano lascia la tua. Porto la bimba a fare pipì, ho visto gente in difficoltà vai avanti e ti raggiungo, ho dimenticato una cosa importante. Mani che vengono separate da mani più impaurite, più serrate.
Quello sguardo dell'arrivederci senza ancora la paura di un addio. Uno sguardo ancora sereno, ancora fiducioso.
E poi, su tutti, la paura, la consapevolezza, lo sguardo che corre a cercare il suo gemello e non lo trova, quella mano che rimane vuota e non sa ancora se si riempirà ancora di carne o sarà un calice di lacrime. Quello sguardo che ti fa notare i particolari sciocchi e ancora non sai che te li stamperà sulla retina.

Son quella mano e quello sguardo che ti cambiaranno la vita.
E saranno quella mano e quello sguardo, orfani, a portarti attraverso notti che diventano mattine senza la pietà del sonno. E su un divano a parlare di te con uno sconosciuto da cui ti aspetti risposte alle domande che non riesci a formulare. E saranno l'alfa e l'omega di tutti i tuoi "se".
E saranno quella mano e quello sguardo che no, grazie non ho più fame e ancora un goccio grazie e passami la canna.
E saranno quella mano e quello sguardo che sperimenteranno la pìetas, poi l'oblio e infine la frustrazione altrui, di chi vorrebbe che tu quella mano e quello sguardo li abbandonassi a comando e non capisce perché per te sian quasi preziosi.
E saranno quella mano e quello sguardo il nutrimento di tutti i sensi di colpa per avere ancora mani da stringere e occhi da guardare.
E saranno quella mano e quello sguardo a darti la consapevolezza dell'irreparabilità di una scelta o di una fatalità.
E saranno quella mano e quello sguardo il marchio a fuoco di quel disagio tra la testa e le scarpe che si condensa sul cuore.
E saranno quella mano e quello sguardo che ti saranno compagne nel piangere persone che eran sempre state importanti e persone che non avresti mai pensato potessero esserlo. Che ti porteranno a ricordare di quella cameriera straniera che rifacendo la tua stanza ha saputo che tu hai fatto l'amore con qualcuno, in quel letto, la notte prima. A ricordare quella donna vestita così male che si sentiva così bella, quell'uomo che parlava un dialetto talmente stretto che forse lo avrebbe capito sua madre, ma non è detto.
Saranno quella mano e quello sguardo gli strumenti involontari del ricordo, della consapevolezza, del dolore, del doloroso e colpevole prendere atto dell'essere vivi.

Sono quelle mani e quegli sguardi che meritano il nostro rispetto e non fotografie morbose per dire "io c'ero".
No, tu non c'eri.
C'erano 4000 e più mani e sguardi e sulla terraferma ne sono arrivati 33 di meno.
Quattromila e passa mani e sguardi orfani di 33 mani e sguardi.
Per sempre.

E' di questo che, comandante, devi rendere conto.
Sono quelle mani e quegli sguardi che ti crocifiggono alla croce di essere una persona peggiore di quanto avessi mai temuto di essere.
E' questo che non hai voluto vedere, capitano.
E' questo che ti rende colpevole nel tribunale della tua coscienza, se ce l'hai ancora o non l'hai data via per un posto in una scialuppa.
E sono quelle mani e quegli sguardi che spero ti vengano a cercare e ti facciano compagnia per tanto, tanto tempo.
Quelle mani e quegli sguardi che si riconosceranno tra loro, che scopriranno una strana e crudele fratellanza nel dolore della perdita o anche solo della paura.
Avresti potuto vivere quelle mani e quegli sguardi, avresti potuto esserne fratello, amico, padre.
Invece tu sarai orfano, di 33 mani e sguardi, solo, per sempre, nella tua mediocrità.

martedì 24 gennaio 2012

La Bonne

La bonne è praticamente una donna che fa cose che tu non sei disposta a fare, previo pagamento.
...
...
...
E no, non quelle cose (in quel caso pare si dica "bonne femme", ok la somiglianza è inquietante)... diciamo che la bonne lava, stira, pulisce, cucina mentre tu ti gratti allegramente stravaccata sul divano di casa tua, sorseggiando anche una bibita, che ti prepara e ti porta LEI. Il tutto per, più o meno, 100€ almese (se sei generoso, la tariffa locale aggiornata è di circa 80€). Ehm, sì, 100 non 1000, è imbarazzante, lo so.
Chiaramente detta così è il sogno di ogni massaia sulla faccia della terra.
Tranne che il mio, si direbbe.
L'idea di una persona estranea che tocchi le mie cose, lavi e sistemi le mie mutande e di fatto decida dove mettere le cose in casa mia, mi manda ai pazzi.
Qui è pratica diffusissima approfittare di tale servizio, che nella consuetudine inizia alle 7:15 di mattina e finisce intorno alle 16:30, con possibilità di prolungamento di orario, se necessario e richiesto. In pratica la bonne, nella maggioranza dei casi (quando addirittura non dorme da te), ha le chiavi di casa TUA, entra mentre dormi e ti fa trovare la tavola con la colazione pronta. Il ché è quantomeno inquietante, soprattutto se sei abituata a dormire nuda o, in quei 5 gg al mese in cui proprio non è possibile, in mutande.
Fattostà che qui pare inconcepibile non avvalersi di tali servigi e pare inconcepibile sia a noi occidentali che agli autoctoni soldi-muniti: la bonne è simbolo di una meta raggiunta, di uno status acquisito, di una realtà dalla quale ci si è affrancati e che a maggior ragione si vuole dimostrare di non condividere più.
Inoltre avere la bonne significa di fatto poter dedicare del tempo e se stesse, avere le unghie sempre perfette, il capello sempre in ordine, la pelle curata e non dedicarsi a nessuna fatica tranne quelle coniugali (altrimenti, voglio dire, ci son sempre degli esemplari di prunella modularis pronte...).
Alla fine dei conti, in pratica, nel palazzo in cui abitiamo mi capita di incontrare più bonne che signore e sono assolutamente riconoscibili sia dall'aspetto lievemente sottomesso che dalla "divisa", che in genere è una sorta di tuta o di smanicato in cotone a quadretti bianchi e qualcosa.
Così, mentre le altre donne mi guardano male perché non ho la bonne (pensando o che mi senta superiore o che sia del tutto cretina), le bonne in sé mi guardan male perché non do loro lavoro, una cosa del tipo "ma come, sei occidentale, hai i soldi e non ci fai lavorare?!".
Mi sto facendo un sacco di amiche, è evidente.

giovedì 19 gennaio 2012

Geppetto 2 - il ritorno

A volte ritornano.
I coniugi latana, of course.
Ritornano da Geppetto.
Una cosa nuova eh?
E' successo che...il tavolo s'è rotto: la tavola orizzontale (come cappero si dice in italiano? ormai per me è il plateau) si è fessurata e aperta lungo le tre parti che la compongono (e il tavolo è da noi da 20 giorni, ricordiamocelo).
Ché la fra prima è rimasta basita, poi ci ha pianto, poi s'è incazzata come una mina e infine si è ripromessa di spaccare lei qualcosa a Geppetto ("tablefucking",  vous-compris?), quindi col marito si è recata all'antro buio.
A farci compagnia c'eran le foto del tavolo, che parlavano da sole, come dire.
Perfino Geppetto è rimasto senza parole, neanche il solito "oui oui, pas problem", un po' m'ha fatto pena.
Insomma facciamo vedere a Geppetto & il suo compare (ché Geppetto è carino, simpatico e lavora abbastanza bene, ma non è proprio una cima, diciamocelo) le foto del tavolo.
Il primo impulso della fra è stato quello di dirgli cazzi tuoi, hai lavorato male e mò risolvi il problema, poi...poi la fra s'è resa conto che questo è un atteggiamento da occidentale bianca stronza e non porta da nessuna parte, almeno non qui (e dubito ovunque).
E allora la fra, dotata di traduttore simultaneo, s'è messa a parlare di vincoli, di resitenza, di gradi di libertà, di dilatazione diversa dei materiali *, il tutto tradotto in termini elementari e comprensibili.
Quello che è successo al nostro tavolo è evidente: dopo esser stato per mesi nell'antro buio di Geppetto, sempre al caldo e alla stessa  temperatura (che qui la temperatura non varia molto, neanche di notte) e umidità, il tavolo è arrivato in una casa dove c'è escursione termica, grazie ai condizionatori e a un po' di (graziesignoregrazie) corrente d'aria a volte presente e soprattutto non c'è il 90% di umidità fisso come fuori. Il legno, materiale vivo, qui si usa il legno massello, ha quindi dovuto adattarsi a questo nuovo clima e ciò ha significato una certa quantità di micro-dilatazioni e restringimenti. Essendo il plateau vincolato alla struttura mediante le viti e quindi rigido, ha ceduto nella sua parte più debole: le giunture tra le tavole, realizzate con una buona colla forte (e quindi rigida abbastanza ma non quanto le viti).
Per chi ha studiato statica: il sistema aveva un incastro e una cerniera ed era sottoposto a forze di compressione (ovvero parallele al suo asse) intrinseche, positive o negative e, chiaramente, a pesi esterni (le nostre braccia mentre eravamo seduti, le botte dei bimbi etc). Chiaramente ha ceduto il vincolo meno forte, ovvero la cerniera.
Questo per gli addetti ai lavori, per gli altri basti sapere la parte precedente.
Alla fine la fra è arrivata alla conclusione che visto lo sbalzo climatico di assestamento prima e dovuto all'escursione termica condizionatore on-off (che in alcuni casi è notevole) poi, il tavolo così non può funzionare.
Pertanto ha spiegato a Geppetto (che chiaramente ha detto "oui oui, pas problem, te lo rifaccio") che le tavole che compongono il plateau (che è 1 x2,15m, quindi bello grosso), oltre che la colla devono avere delle spine, ovvero devono essere rese come un unico pezzo assolutamente rigido e non devono assolutamente essere vincolate lungo i bordi (in pratica la fra ha fatto diventare la cerniera un incastro e l'incastro un carrello) ma lasciate libere eventualmente di dilatarsi e a tale scopo ha spiegato a Geppetto (e soprattutto al suo compare) che la base dovrà avere una scanalatura continua sui 4 lati, mentre la tavola (composta dalle tavole unite) dovrà avere delle bacchette sempre sui 4 lati ma staccate tra loro, onde non irrigidire quella parte della struttura.
Indovinate che ha detto Geppetto?
...
...
...
Bravi: oui oui, pas problem.
Il compare pare abbia capito tutto: ci ha ripetuto il concetto con parole sue.
Poi gli abbiamo anche detto che questo tipo di problemi sicuramente non li abbiamo solo noi, ma anche tutti quelli che possono comprare tavoli da lui.
E la fra ha pensato: perché mai non te l'han mai detto?
Poi ha capito.
Non te l'han detto perché sei un venditore occasionale sulla strada del mare, perché uno passa, vede una cosa e o prende quella, o al massimo te la chiede di un altro colore e tu gliela fai identica ma col colore diverso. Punto. E se non va bene, non vengono a ridirtelo, semplicemente non tornano più.
Ci siamo salutati e stretti la mano.
Loro ci han detto: è un nuovo modo per realizzare le cose.
Già, è un nuovo modo.
Un nuovo modo di vedere i mobili e le persone.
Cresciamo insieme, Geppè.


* per la bimba di Boissy: chiaro che mentre scrivevo 'ste cose, ho pensato a te :-)

lunedì 16 gennaio 2012

Dis-Educational Channel: Ornitologia Ivoriana

Tra tutte le specie presenti in Costa d'Avorio, la più caratteristica per numero e per tipologia, è senza dubbio la Prunella Modularis. L'esemplare locale è generalmente a piumaggio scuro, con occasionali e sgargianti piume, colorate mediante l'uso di bacche e piante apposite.
Essa si vede volare generalmente in età giovane, quando sfoggia il piumaggio sgargiante ed emette suoni tra il garrulo e il chioccio; si nota sovente svolazzare in gruppi di 2 o 3 esemplari e fare delle acrobazie in volo per farsi notare dal/i maschio/i.
La Prunella Modularis non si accompagna in genere a maschi della propria specie, ma ha la curiosa abitudine di cercare uccelli dal piumaggio bianco ed in età piuttosto avanzata, perquanto, talvolta, non disdegni l'accoppiamento con esemplari giovani, ma è un evento piuttosto raro. Predilige, inoltre, uccelli in migrazione temporanea dal proprio paese di origine, in cui generalmente essi hanno già un nido, una compagna (evidentemente, non disposta alla migrazione) e non di rado anche dei piccoli; nel caso in cui l'uccello migratore non avesse di questi legami, il rituale del corteggiamento risulta, in genere, essere molto più breve ed elementare.
Il rituale del corteggiamento è abbastanza tipico e riconoscibile e si basa sull'emissione di versi, sull'esibizione delle piume colorate e sul becchettare il piumaggio del maschio.
Il fine ultimo del corteggiamento per questa specie è evidentemente l'accoppiamento, ma esso non viene visto ed effettuato con fini riproduttivi, per quanto, chiaramente nel caso in cui l'uccello dal piumaggio bianco non sia vincolato da un nido nel paese di origine, la riproduzione ha luogo, dando vita ad esemplari con piumaggio misto, il ché assicura alla Prunella Modularis una sistemazione e la garanzia del proprio sostentamento almeno finchè i piccoli non sian pronti a lasciare il nido.
La Prunella Modularis infatti non solo non è capace di farsi un nido da sola, ma è altresì incapace di mantenerlo pulito, pertanto ricorre ad altre specie.
Dopo il corteggiamento e ripetuti rituali di accoppiamento (durante in quali si presuppone che essa debba convincere il maschio di essere la migliore e perciò possiamo aspettarci numeri acrobatici), generalmente la Prunella Modularis va ad occupare più o meno (principalmente più) stabilmente il nido dell'uccello bianco e anziano con il quale si è accoppiata, ottenendo una sistemazione decorosa e stabile.
Mediante questo tipo di accoppiamento la Prunella Modularis ha sovente anche accesso a cieli più lontani in cui dispiegare le proprie doti o migliorare il proprio status vitae.
Della vecchiaia di questo tipo di uccello poco si sà, è probabile che essa avvenga in uno dei nidi ottenuti o con l'accoppiamento o con anche la riproduzione, dagli uccelli bianchi migratori.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

1. Se da piccoli, o meno piccoli, avete letto Lupo Alberto, come me, avrete già capito il senso del post; altrimenti, potete googlare "prunella modularis" e poi rileggere il post, facendovi due sane risate (la prima volta, alla seconda vi verrà un po' di tristezza)
2. Gli esemplari di Prunella Modularis locali sono facilissimi da vedere e individuare in quanto assolutamente caratteristici e frequenti alla vista. La famiglia latana, per fare un esempio, ne ha una nel nido proprio sopra casa sua, son cose belle.

mercoledì 4 gennaio 2012

Geppetto

I coniugi latana son persone fiduciose.
I coniugi latana sono persone molto fiduciose.
I coniugi latana son essenzialmente coglioni.
A ridosso della partenza, consultati i consultabili, è stato loro suggerito di non comprare tutti i mobili in Italia, ma di arredare la cameradisoggiorno (copyright di PRG) direttamente qui in loco, i-nostri-due-divani-e-due-poltrone-in-totale-trecento-euro-tiè, così era stato argomentato il suggerimento.
E per due sfigati come loro, che stavano facendo salti mortali e indebitandosi all'osso per anticipare tutte le spese, questa argomentazione era stata determinante.
Ma.
Ma i coniugi latana non avevan chiesto nulla a riguardo della qualità degli oggetti, dando per scontato che fosse pari a quella di un negozio pret-a-porter-ikea-style italiano.
Errore.
Insomma la fra arriva in terra ivoriana e con lei, in netto ritardo sulla tabella di marcia prevista, arriva pure il container con la loro roba. Ciò ha significato che il marito, insieme a santisubito volontari, ha passato la giornata a scaricare, controllare e montare quanto meno i letti, prima di venire a prenderci all'aeroporto.
Nel container pochi mobili, essenzialmente i letti e le cassettiere per le camere da letto, che la fra, previdente, aveva scelto in Italie.
Passa un po' di tempo per l'ambientamento e alla famiglia latana, che mangia su un tavolo (prestato) 60x120 in 4, la mancanza di mobili inizia a star stretta e si decide di iniziare a spendere in arredamento, visto che l'unico arredamento presente per la camera di soggiorno erano gli scatoloni e su quelli vedere la tv non è che sia la morte sua.
beh, amore, portami a vedere i mobili, fa fiduciosa la fra un giorno che si era in macchina.
girati e guarda a destra, fa lui, voilà les meubles!


checazzodic, ehm stai scherzando? machedavero?
Ecco.
La fra, per nulla persuasa che appoggiare le proprie chiappe su un divano costruito sulla sabbia e venduto per strada fosse cosa buona e giusta, ha allora fortemente indotto il marito a portarla in qualcuno dei pochi negozi di mobili presenti in città.
Per scoprire che.
Che due divani e una poltrona, belli ma comunque non di eccelsa qualità, ad Abidjan costano due milioni, ovvero 3000 euro, malimortà.
E allora.
E allora la fra ha rinchiuso il suo senso estetico in cantina, ha buttato la chiave e si è piegata all'imponderabile (è stata più o meno una flessione a 90°, sappiatelo), accettando la compravendita in-plein-air dei divani. 'Na ciofeca che non se pò guardà, ma almeno abbiamo speso poco e son lavabili col VIM (dopo averli deanimalettizzati col RAMBO-un nome, una garanzia) è il mantra che la fra si ripete ogni volta che li vede o che ci si siede (il tavolaccio de rebibbia credo sia più morbido e comodo).
Per il resto della mobilia della cameradisoggiorno, i coniugi la tana han deciso di rivolgersi ad un artigiano locale, sempre con bottega sabbiosa.
Secondo errore.
Un giorno di poco più di un mese e mezzo fa, andando al mare, i coniugi latana venivano folgorati dalla vista di un tavolo che miracolosamente piaceva ad entrambi, cosa mai successa in 7 anni di condivisione dello spazio vitale (una cosa che se fossi razingazeta mi metterei furtivamente una mano dove si sa). Grande il giusto (8 posti comodi), intagliato e...bello.
Si fermano, scendono ed è così che conoscono Geppetto, che in realtà si chiama come un motore di ricerca, mavabbè. Bello 'sto tavolo, saremmo interessati all'acquisto di QUESTO tavolo, ci dici il prezzo, ci pensiamo, senti avresti dei campioni di legno nei diversi colori così da decidere a casa con calma?
ouioui, pas problem (sìsì, nessun problema). Tornano dopo il mare e gli aveva preparato i campioni.
Sono colpiti, folgorati, innamorati, coglioni. Gli ripetono che vogliamo QUESTO tavolo, ma QUESTO.
ouioui, pas problem.
Sempre più folgorati dal tavolo, che piace loro follemente, e dalla serietà del tipo, i coniugi latana decidono di farsi realizzare da lui tutti i mobili della cameradisoggiorno: la libreria a scaletta, il mobile della tv, il tavolino tavanti al divano e le 8 sedie per il tavolo. Quindi fiduciosi&coglioni tornano da Geppetto coi disegni, redatti e quotati dalla fra  e coi colori ben specificati. Contrattano, poco, pochissimo (che eran coglioni s'era capito no?), sul prezzo, lasciano un anticipo e i disegni e fiduciosi di avere i loro mobili entro un mese come da accordo.
Coglioni, coglioni, coglioni.
Ecco.
Tornati dopo quasi due settimane, trovano il loro tavolo senza piano, solo le gambe. Sull'orlo delle lacrime chiedono lumi a Geppetto. Il quale Geppetto dice loro che ha investito buona parte dei soldi lasciatigli per comprare il legno per rifare il piano del tavolo come glielo avevano chiesto loro. Al contingente maschile, francofono, di questa tana a momenti gli parte un embolo. Con la bava alla bocca spiega a Geppetto che il fatto di avergli ripetuto ad libitum "QUESTO" voleva proprio dire "questo" e non "uno simile, ma senza intaglio". Una scena surreale e al limite del ridicolo, non fosse che si stava parlando del loro tavolo, del primo mobile che li aveva trovati d'accordo dalla notte dei tempi.
Va bene, non avevo capito, mi servono altri soldi.
Cazzi tuoi che li hai spesi male, traduce simultaneamente il marito, ancora incazzato a bestia, fammi vedere almeno una sedia.
La fra, da quando aveva visto il suo tavolo smontato aveva paventato il momento della verità: voglio dire, riesci a sbagliarti su una cosa che hai già lì pronta, figurati cosa puoi fare con una cosa da disegno.
E invece...sorpresa! La sedia, a parte essere stortignaccola in alcuni punti, è come l'aveva disegnata lei. Commozione. Chiaramente la riaddrizzi, vero Geppetto?
ouioui, pas problem
Rinfrancati, i coniugi latana salutano Geppetto con la promessa, minaccia?, di tornare una settimana dopo.
Passa la settimana e i nostri eroi si fan coraggio e tornano nell'antro buio del loro falegname preferito (praticamente la tana di barbanera, si direbbe) dove trovano, anzi ritrovano, il loro tavolo.
Tutto bello, lucido e...di almeno 3 colori.
Ora, il tavolo pezzato non è che sia proprio il massimo. Stavolta ad incazzarsi è la fra che a momenti gli salta al collo a Geppetto, che vista la mole della fra ha rischiato grosso.
Un più diplomatico marito spiega al loro falegname che 3 colori forse (forse) possono andar bene su un vestito ma su mobile NO.
ouioui, pas problem, lo sistemo.
Sì ma oltre a sistemarlo voglio vedere TUTTE le 8 sedie che altrimenti divento come er cavaliere nero.
oui oui pas problem, ci vediamo il 27 dicembre
I premi nobel per la pazienza se ne tornano ancora s-tavolati ma decisamente in-cavolati a casa per poi tornare da Geppetto qualche giorno dopo, il 27 dicembre, appunto.
E il tavolo è ancora almeno bicromatico.
Geppè, guarda che te scrocchio se non sistemi sto cazzo de tavolo sarebbe il caso che tu affievolissi le differenze cromatiche di codesto tavolo.
Le sedie? le sedie, miracolo, ci sono e sono come da progetto. La fra ha pensato dio c'è, ora c'ho le prove. Si avventura nel retrobottega di Geppetto (considerando che la bottega è una capanna sulla sabbia, non dovrebbe stupirvi sapere che il retrobottega è un prato con l'erba alta), dove i Geppetto's friends stanno finendo di verniciarle "Geppetto, Il s'est réveillé  à cinq heures le matin pour terminer les sieges"(Geppetto s'è arzato alle 5 der mattino pe' finì e sedie), fanno i fighi loro e  "je me souis reveillé à cinq heures le matin  puor desinnez le sieges!" (io me so' arzata alle 5 der mattino per disegnà e sedie) e vaffanculo! disse la fra con la diplomazia che si affievoliva ogni istante di più.
Insomma il 31 mattina, con l'aiuto, e soprattutto il camioncino, e soprattutto sborsando 35milafranchi-52euroe50circa, di alcuni baldi giovani, il tavolo e le sedie sono finalmente approdati à la maison latana.
Il tavolo è ancora di due colori, ma la sala non ha molta luce.
Le sedie traballano un po', ma coi feltrini sotto la cosa migliorerà.
Insomma la famiglia latana si sta allenando a fare il gioco di Pollyanna.
Se non ché ieri sera il marito andando a letto fa per togliersi la maglietta e notiamo come un disegno, una macchia, qualcosa di marroncino sul retro della maglia.
che sarà, che non sarà...alla fra viene una terrificante folgorazione: la vernice delle sedie. Bingo!
Primo quesito: secondo voi Pollyanna s'è mai fatta venire il dubbio di essere vagamente cogliona?
Secondo quesito: in quanto asciugherà lo strato di vernice cerosa sulle sedie, ovvero per quanto tempo sedersi sulle sedie di casa latana sarà come giocare alla roulette russa del dixan?
Terzo quesito: se queste sono le premesse...cosa capiterà con gli altri mobili? seguiteci per scoprirlo!
Quarto e fondamentale quesito: Che l'ho già detto che siamo coglioni?

martedì 3 gennaio 2012

2011

L'anno passato è stato un anno "difficile". Iniziato sulla scia di un dolore profondo per una morte inaccettabile e per tutte le conseguenze che ne son venute. Ore notturne a pensare alle cose perse, a pensare di avere creduto in qualcosa che alla fine era forse una bugia. Piccole grandi cattiverie, ripicche e io in mezzo a cercare di mediare il non mediabile, come sempre.
Un passato che ha trovato un profilo facebook per tornare prepotente e 21 anni son scomparsi per portare a galla un dolore e una malattia di vivere ancora viva e presente.
Il dolore fisico delle coliche renali, i pronto soccorso, le flebo, le analisi.
La paura di analisi non chiare e non confortanti.
Il salto nel vuoto di un'esperienza sconosciuta, il dover mettere tutto su un carro un'altra volta e ricominciare un'altra volta in un altro dove che non conosci.
Un anno che mi ha fatto venire voglia di partire e andare via. Prendere una pausa dal dolore di mia madre, da una tredicenne di 21 anni fa, da una parte della famiglia che non mi voleva più.
Mettere dello spazio tra me e tutto questo. Con l'altissimo prezzo di lasciare la mia casa e la mia quotidianità ma con la possibilità di anestetizzare e capire meglio la realtà.
Per capire che poi questo 2011 mi ha tolto molto ma se mi fermo a pensare, mi ha dato anche tante piccole cose bellissime.
E allora grazie per un risultato negativo, per la possibilità di capire meglio alcune dinamiche, per i preziosi attimi di presenza di nonna, per un abbraccio in macchina a Venezia e un'angelo* con gatto da portare con me. Grazie per la zuppa di sasso, per chi quando ti vede ti corre incontro e ti abbraccia, per  il tiramisù preparato con amore, per lacrime, abbracci e sigarette in tiepide sere di fine estate. Grazie per tutti quelli che mi han dato fiducia e stima nei mercatini, per un aereo preso solo per me e le chiacchiere notturne, per il mio grillo parlante, per chi raccoglie i cocci quando entri dentro casa sua e tutto quello che sai fare è piangere. Grazie per chi si preoccupa per me e si informa della mia vita. Grazie per il primo aereo preso verso l'ignoto, per le belle persone trovate qui. Grazie per i canti di Natale nei negozi e fuori palme e 30°e le lenticchie a mezzanotte e la piscina il giorno di Natale.
E soprattutto grazie per chi divide e sceglie di dividere tutto questo ogni giorno con me.
Per i miei paracadute, per i miei patronus, per i miei angeli custodi.
Per i mamma guarda, per i ti amo, per le discussioni che fanno crescere.
Grazie per tutti gli spunti di crescita che sono arrivati e per quelli che a partire da ciò che mi è stato dato, arriveranno...
Un anno importante, difficile e profondamente vissuto.
Grazie.