venerdì 14 settembre 2012

sniff...La mia bambina va a massacrare la gente! [cit.]

E fu così che a giugno, quando ricevettero i fogli, i coniugi latana fossero in tutt'altre faccende affaccendati, tanto da prenderli, metterli in parte attaccati sul frigo con le calamite di paperino & co. in parte nelle cartelline dell'anno appena concluso e dimenticarseli bellamente.
Certo, da genitori di due figli già scolarizzati, sapevano perfettamente che avrebbero dovuto comprare qualcosa prima del rientro in classe ma sapevano di avere la lista e in quel preciso momento la loro lista di priorità aveva al primo posto la voce "cerchiamo di far tornare la fra e i bambini in Italia".
Chiaramente, partita la fra, le liste sono cadute nell'oblio più assoluto, tanto che il marito, quando finalmente gli si accese la lampadina, entrò nel panico pensando di averle perse.
Per ritrovarle, alla fra, ovviamente son bastati circa 30 secondi, ma ormai si era praticamente a settembre.
L'inizio di settembre, ad Abidjan (e suppongo in tutta la Costa d'Avorio in generale), significa una sola cosa: la rentrée, ovvero il ritorno a scuola dei bambini.
E i supermercati fanno offerte speciali non solo sulle cose attinenti alla scuola ma anche su generi alimentari e di pulizia della casa, per dire.
Ad Abidjan ricevi la lista delle cose di cui tuo figlio dovrà essere dotato a settembre, alla fine dell'anno scolastico precedente. Ciò significa che c'è già un programma stabilito da seguire e che le maestre sanno già, a giugno, di quanti quaderni, colori, materiali ogni loro futuro alunno avrà bisogno per l'anno seguente. E' commuovente vedere questo tipo di organizzazione, in Italia spesso a giugno  non si sa neanche se a settembre i bambini avranno la maestra, figuriamoci se sia possibile sapere quanta carta crespa adopereranno per fare il lavoretto di pasqua dell'anno dopo. Ok, sì, fa anche rabbia.
Insomma, tutto questo si traduce, chiaramente, nel delirio più assoluto. Perché le scuole, oltre a dirti di cosa devi dotare i tuoi figli, ti dicono anche dove devi andare a prendere il tutto, ovvero ti danno due o tre punti di riferimento nel quartiere, dove tu a quel punto pensi di trovare tutto.
Primo errore. Ti toccherà, bambini al seguito, farti le sette chiese delle librerie perché in una manca il righello in legno da 20 cm con le cifre da entrambi i lati, nell'altra le foderine colorate gialle e alla fine il raccoglitore lo comprerai al supercato e bon.
La lista dei futuri averi scolastici di PRG era una cosa allucinante (quella di Mortino per fortuna molto più breve e meno complessa): 2 libri da leggere (quello di matematica da comprare direttamente a scuola) foderati, 16-quaderni-16 (6 con un'interlinea, 6 con un'altra, due grandi, uno particolare e via discorrendo) dotati di foderine colorate (3 violette, 3 rosse, 1 blu, 2 gialle, 3 bianche, 3 marroni e 1 nera, mica cavoli) ed etichettati col suo nome; colori, cere, colle, fogli colorati, una risma di carta, 4 pacchi da 200 fazzoletti e altre cose per un totale di circa 150 euro, centesimo più centesimo meno. In una scuola privata. Il prossimo che sento lamentarsi in Italia perché deve comprare una confezione di carta igienica lo mando ad usarla, per dirla gentile.
Il secondo errore è stato sottovalutare la differenza di percentili di crescita dei bambini ivoriani rispetto agli europei. Il patato, che è un bimbo bello alto, è già un pochino in sovrappeso per gli standard italiani ma il suo peso, nella tabella dei percentili ivoriani per bimbi tra 0 e 6 anni, non c'è proprio. Pertanto, quando la fra è andata a comprargli le divise avrebbe dovuto pensarci e non prendere la taglia 6 anni di default e invece. Tornata a casa e provati i pantaloni alla creatura, si è scoperto che non gli si chiudevano manco dipinti e quindi la fra è dovuta tornare a prendere la taglia 8 anni. La taglia 8 anni a mio figlio starebbe bene se passasse tutto il giorno in apnea, ma visto che non sono la madre di Enzo Maiorca, questa eventualità mi pare improbabile. Avendo rinunciato per principio alla taglia 10 anni, anche perché il foglio diceva e-spres-sa-men-te "culottes aux genoux, pas des pantalon", con il sacro aiuto della nostra vicina di casa s'è risolto scucendogli l'elastico e comunque gli van giusti.
Il terzo errore è stato dare per scontato che, pur cambiando le maestre, le classi sarebbero rimaste uguali. La fra ha passato l'estate a parlare ai patati dei loro compagni e di quanto sarebbe stato bello rivederli dopo le vacanze e passare un altro anno insieme. E invece no. Quando si è recata a scuola per la consegna delle "fornitures", la famiglia latana ha appreso che oltre al cambio di maestre c'è stato un rimescolamento generale delle classi e il patato non è più in classe con il suo migliore amico, con la sua fiancée, con quella che gli batteva i pezzi, con Dagrandesaròunastronza e neanche con Occhitristi e Hopiùnomicheanni. Stessa cosa anche per Mortino, che però non aveva legato molto coi compagni e che ha appreso la notizia con l'equivalente facciale di "esticazzi". PRG per ora sembra averla presa bene, abbiamo incentrato tutto sulla grande opportunità di conoscere altri bimbi e sulla possibilità di giocare comunque insieme nel cortile della scuola. Speriamo bene.
Il quarto errore, ma questo è stato solo un errore emotivo, è stato non leggere attentamente il foglio della pre-iscrizione. L'attenzione dei coniugi latana, a giugno, si era soffermata solo sulla cifra da versare in anticipo (tipo 700 euro fra entrambe le creature) e sul fatto che patato grande avrebbe avuto, per la prima volta nella sua vita, una divisa. La divisa in Costa d'Avorio è uguale per tutti: di qualsiasi nazionalità tu sia, a qualsiasi classe sociale tu appertenga e qualsiasi scuola tu frequenti (da quelle private a quelle fatiscenti pubbliche dei quartieri poveri) se sei una femmina andrai a scuola con una tenuta a quadretti bianchi e blu (che da grande si trasformerà in camicia bianca e gonna blu) e se sei un maschio con camicia e pantaloni colori cachi, come le divise dei militari statunitensi, per capirci.
PRG quest'anno è stato iscritto alla Grande Section, come da regolare piano scolastico. La parte "dei piccoli" della scuola si compone di 4 "Sections": Tout Petite (TPS), Petite (PS), Moyenne (MS), Grande (GS). Essendoci tre classi alla materna, come in Italia, la fra ha pensato che la Tout Petite Section (nella quale è stato Mortino fino a giugno) fosse praticamente un nido, anche perché dotata di tappetoni, televisione con cartoni animati educativi etc. E quindi la fra ha pensato "strano che all'ultimo anno della materna faccian mettere le divise, forse lo fanno per abituarli", poi, a qualche giorno dalla riapertura della scuola, la fra ha letto meglio il foglio che le era stato dato a giugno. E ha scoperto che la "maternelle" si compone di TPS, PS e MS. La Grande Section fa già parte delle "primaires"...il che vuol dire che PRG, lunedì, ha iniziato una sorta di elementari. E la fra pensava di avere un bimbo piccolo ancora per un anno, un bimbo che si siede al tavolo della pomme insieme ai compagni, che ha due maestre, che ha lo zainetto e che a scuola gioca...e invece ha scoperto di avere già un bimbo grande, che ha il banco e il compagno di banco, che avrà lo zaino col quaderno dentro e l'astuccio con le penne, che porta una divisa di cui è orgogliosissimo perché è "un bimbo grande", che divide insieme ad altri 26 bambini una sola maestra, che giocherà probabilmente poco o niente e socializzerà in modo diverso.
Ecco, è a questo che la fra non era preparata. A questo bimbo che l'altro ieri teneva tra le braccia, che ieri imboccava e che oggi le chiede di andare da solo fino alla classe perché lui "è grande". A questa tappa fondamentale che trasforma la scuola da gioco a crescita intellettuale, all'emozione della prima cartella, del primo astuccio con le penne e le matite dentro, dei primi libri di apprendimento e di lettura. A questo, all'emozione del primo giorno di un nuovo concetto di scuola, la fra non era proprio per niente preparata e lunedì i coniugi latana hanno accompagnato un visibilmente emozionato ed orgogliosissimo patato alla scoperta di questa nuova fase della sua vita. E son rimasti lì fin quando la maestra non ha detto loro la versione francese del sempreclassico "aò, ma ve ne volete annà?", con tanto di gesto esplicativo con la mano. In Costa d'Avorio non conoscono le mamme italiane, è evidente. Tutte le mamme locali (per l'occasione tutte presenti e con il taillerino buono) sono arrivate, han lasciato i bimbi seduti nel cortile, han chiacchierato tra loro e se ne sono andate ben prima di noi, che eravamo lì come due scemi, emozionati, anche un po' in apprensione, a fotografare l'evento da più o meno ogni angolazione e a goderci questo figlio un po' spaesato, emozionato, contento, orgoglioso e grande, soprattutto grande.

giovedì 6 settembre 2012

Di nuovo a casa

Dopo un'estate fatta di prelievi, telefonate, scazzi, mercatini, lune di miele, sesso, facce nuove e conferme...la famiglia latana è tornata finalmente a casa.
La fra temeva molto questo ritorno: se da una parte la voglia di casa e di quotidianità aveva iniziato a palesarsi, al suo fianco iniziava a fare, piccola piccola, la sua comparsa anche la nostalgia per una casa italiana che, stavolta, la fra si era vissuta e goduta.
Dopo aver ottenuto, anche a costo di grandi compromessi, il permesso di fare i mercatini alla Terra di Mezzo da parte del cardiologo di famiglia (sì, abbiamo un cardiologo di famiglia. Son fortune.), la fra aveva guidato per quei 250 km da sola, accompagnata solo dal senso di colpa per aver scelto di fare i mercatini a scapito del portare i suoi figli con sé, scegliendo di fatto, per una volta, la sua realizzazione personale a scapito dei suoi figli (cosa per la quale è stata crocifissa adeguatamente non tanto dai suoi figli, quanto da sua suocera, nonna Dory, che nutre, con gran gusto si direbbe, il senso di inadeguatezza della fra a pappa reale).
Ad aspettarla c'era casa sua, come l'avevano lasciata lei e il resto della famiglia due mesi e mezzo prima, ma sostanzialmente come l'aveva lasciata lei dieci mesi prima. Con il suo letto, i suoi fumetti da post adolescente, i suoi amatissimi libri, il suo divano comodo, le sue pentole scelte una a una, la camera dei patati con le foto e i giochi lasciati per quando si tornerà negli anni. E per la prima volta in quasi un anno, la fra ha percepito la portata emozionale del separarsi dalla casa che li ha visti diventare quattro, la prima casa veramente loro, i primi mobili scelti per il futuro, la prima casa pensata per durare. Ecco, l'impatto è stato emozionante e duro. Da un lato la felicità nel ritrovarsi in un ambiente così tuo, dall'altro la consapevolezza che in questa fase della tua vita, quell'ambiente è tuo solo relativamente, che la tua permanenza ha una data di scadenza stampigliata sopra. E la fra ha allora capito che l'unica soluzione era viverla con leggerezza, senza affezionarsi davvero a quelle pareti colorate o al bagno con la finestra (ché no, qui in Africa non lo abbiamo) o alla possibilità di andare a ripescare un ricordo, una frase, un tratto in quelle grandi librerie.
Quando poi sono iniziati i mercatini, alla fra è rimasto ben poco tempo per vivere alcunché e le cose sono state inserite in una routine assolutamente calcolata e con pochissimi margini.
Mercatini condivisi con amici e per la prima volta con il marito paziente.
I coniugi latana sono partiti in una calda mattina di agosto lasciandosi la loro casa dietro, alla volta della loro seconda luna di miele, organizzata totalmente dal marito paziente e meravigliosamente ricca di intimità, sogni, visi, rumori, silenzi, passeggiate tenendosi per mano, parole, sguardi, vini, buon cibo, rose, fragole, aperitivi. Uno spazio di coppia, una parentesi di noi due in una vita a quattro, la consapevolezza che oltre a genitori si è ancora una coppia e si ha voglia di esserlo per ancora tanto tempo.
E poi, tornati dai patati, a Roma, altri distacchi. Più duri e purtroppo permanenti.
Una nonna che ti ha cresciuto, che ti ha dato molto, che non era già più lei. E la fra glielo ha augurato con tutto il cuore, di andarsene, perché quando di te stessa non rimane niente, quando tutto quello che ti rende unica e ti qualifica è annebbiato e perso, quando i ricordi che ti terrebbero qui son troppo opachi e dispersi...allora dovunque andrai, andrai a stare meglio. E la fra era pronta, se n'era accorta giorni prima e ha avuto la consapevolezza che se fosse partita non sarebbe stato un arrivederci. E mia nonna mi ha fatto l'ultimo regalo: se n'è andata mentre ero ancora in Italia, così che potessi salutarla e non aspettare una telefonata intercontinentale a comunicarmi qualcosa che quando sei lontano è talmente irreale che alla fine non seppellisci mai i tuoi morti, hai sempre l'impressione che la prossima volta potrai ancora accarezzarla e raccontarle di te. E la fra era preparata, ma quando ha preso il vestito nell'armadio le si è spezzato qualcosa dentro, al pensiero che era l'ultima volta che l'avrebbe vista vestita così, che tutto sarebbe finito, che quella casa così familiare le sarebbe diventata forse estranea in pochi mesi, che non avrebbe più salito quelle scale e sentito la sua voce chiedere "nonna, come stai?", che senza di lei quella casa son solo delle mura vuote ed una volta erano piene di me, dei miei giochi, delle mie parole, del "nonni, ci sposiamo, ma per ora lo sapete solo voi", del "nonni, aspettiamo un bimbo, siete i primi a saperlo", dei suoi racconti, degli odori, dei rumori dei telefilm del dopopranzo. E un gran senso di vuoto ha preso la fra, l'ha colpita in pieno e l'ha lasciata un po' orfana di un pezzo del suo passato.
Tornare in Africa è stato "strano". Sull'aereo che, da sola, la riportava a casa la fra rifletteva proprio sui distacchi, sull'affezionarsi alle cose, sul valore che una casa prende in relazione a chi la abita. E le veniva da piangere e le veniva da sorridere.
La fra è tornata a casa sua ancora più consapevole di ciò che ha lasciato in Italia, di dove adesso vuole stare, delle persone che le vogliono bene, di chi si preoccupa per lei e la rende speciale.
E l'unica parola che le è venuta in mente è stata grazie...