Quando la fra ha ricevuto la comunicazione del carnevale prima delle vacanze di Natale, ha pensato: ammazza, previdenti.
Poi ha letto meglio la comunicazione e ha visto che non ci si doveva mascherare con maschere normali, ma che a ogni classe era stato assegnato un tipo di vestito.
Dopo l'iniziale sollievo, ché la fra odia i vestiti di carnevale commerciali ma non sa tenere un ago in mano (ovvero non c'ha mai provato), alla fra è venuto il panico. Dove cappero mi procuro 'sti vestiti mo?
Parliamo con le maestre: non si preoccupi, per quello dell'enp ci pensiamo noi e lei ci da i soldi, per quello di mortino lei compra la stoffa, ci da i soldi e noi glielo confezioniamo. Vi voglio bene, sappiatelo.
Nei due mesi che seguono i miei figli inanellano una serie di malattie e sfighe varie piuttosto imbarazzante, il ché significa che a scuola ci van poco e niente. In quel poco e niente la fra fa in tempo a chiedere dove può trovare la stoffa.
La maestra di Mortino, maitresse Baobab, ha due atteggiamenti, con la fra: all'inizio la tratta da francese e le parla di conseguenza, poi davanti alla faccia ebete della fra, che non ha capito un'emerita mazza, si ricorda che il dizionario della lingua francese della fra consta di una sola pagina A6 scritta a carattere 72, quindi le parla quasi sillabando e le mima e le scrive le cose. La amo molto, ogni volta è un'iniezione di autostima.
Visto che i patati han due genitori completamente imbecilli, la settimana prima dell'evento si son scottati in maniera imbarazzante e non sono andati a scuola. Il venerdì siamo andati a ritirare i vestiti e pace.
Tutto quello che la fra e il marito avevan capito di questo evento è che era una festa di carnevale e che i bimbi sarebbero stati vestiti nelle tenute tradizionali di alcuni gruppi etnici della Costa d'Avorio (gli WE, gli Akan e i Beninoise) e che i bimbi dovevano portare qualcosa da mangiare, tipo succo di frutta, ciambellone etc.
Che pensi tu? che sia la solita festa di carnevale a scuola.
E infatti questo han pensato gli adulti di casa latana e si erano organizzati il sabato mattina di conseguenza, visto che il giorno dopo sarebbe stato il compleanno di Mortino e avrebbero avuto 11 persone a cena.
Ecco, ma anche no.
La mattina la fra sveglia i patati, si doveva essere a scuola al massimo alle 8 e mezza, li colaziona e li convince che sì, devono andare a scuola proprio vestiti così.
La fra, che non conosce per niente i costumi tipici di queste etnie, ha anche più di qualche perplessità sul costume di Mortino: i pantaloni hanno uno spazio per il sedere enorme (che la fra ha pensato o che li avessero fatti per il suo, di sedere, o che non so, fosse lo spazio per il sacchetto, come i cavalli)...boh si saranno sbagliati, dissimuliamo che se il pituffo piccolo si accorge della perplessità son finiti i giochi, non glielo metti neanche a morire gonfia.
Insomma, vestiti i patati, la famiglia latana si reca verso la scuola con il preciso intento di fiondarci dentro i ragazzini e dedicarsi alle ultime spese.
Arrivati alla scuola, vediamo un po' di macchine parcheggiate prima del solito accalcamento e già ci pare strano. Troviamo un posto, parcheggiamo e andiamo a piedi.
Finché ci troviamo davanti questo:
Amore, ho come l'impressione che il programma della mattina salti del tutto.
Depositiamo i pargoli nelle rispettive classi, conosciamo l'unica altra mamma italiana della scuola (ci sono una bimba figlia di italiana e ivoriano e due bimbe figlie di ivoriana e italiano, gli unici 100% italici siamo noi) e ci documentiamo negli stand appositi sulle etnie rappresentate dai bambini.
Apprendiamo che gli Akan son quelli un pochino più ricchi e lo si capisce dai gioielli, che gli altri non hanno. I Beninoise non sono della Costa d'Avorio, ma del Benin, un paese sulla stessa costa ma due nazioni più a est. Ci vengono mostrati i cibi tipici, gli strumenti musicali, i costumi e le tradizioni.
Dopodiché ci accomodiamo in prima fila sotto il tendone.
Aspetta, aspetta, aspetta.
Dopo 2 ore, DUE ORE, inizia la sfilata.
Sfilano TUTTI i bambini, grandi e piccoli, neri e bianchi, ivoriani, francesi, libanesi, italiani.
Prima gli WE, poi i Beninoise e infine gli Akan. Sono tutti vestiti, truccati, dipinti alla maniera tipica dell'etnia che rappresentano. Sono accompagnati dalle maestre, vestite anche loro. E' vestita anche la direttrice, son vestiti gli addetti alla sorveglianza del cancello, chiunque abbia a che fare con quella scuola sta rappresentando qualcosa. Ballano, inscenano battute di caccia e ognuno è uguale all'altro, senza distinzioni di colore o di nazionalità.
E' emozionante vedere questa moltitudine di bambini sfilare ordinata in strada, con i più grandini (quelli delle elementari) consapevoli di indossare qualcosa che è parte delle proprie origini o di quelle del compagno di banco.
C'è da prendere esempio, come sempre.
E l'essenza di tutta questa giornata credo si possa trovare nel cartellone all'ingresso della scuola
Depositiamo i pargoli nelle rispettive classi, conosciamo l'unica altra mamma italiana della scuola (ci sono una bimba figlia di italiana e ivoriano e due bimbe figlie di ivoriana e italiano, gli unici 100% italici siamo noi) e ci documentiamo negli stand appositi sulle etnie rappresentate dai bambini.
Apprendiamo che gli Akan son quelli un pochino più ricchi e lo si capisce dai gioielli, che gli altri non hanno. I Beninoise non sono della Costa d'Avorio, ma del Benin, un paese sulla stessa costa ma due nazioni più a est. Ci vengono mostrati i cibi tipici, gli strumenti musicali, i costumi e le tradizioni.
Dopodiché ci accomodiamo in prima fila sotto il tendone.
Aspetta, aspetta, aspetta.
Dopo 2 ore, DUE ORE, inizia la sfilata.
Sfilano TUTTI i bambini, grandi e piccoli, neri e bianchi, ivoriani, francesi, libanesi, italiani.
Prima gli WE, poi i Beninoise e infine gli Akan. Sono tutti vestiti, truccati, dipinti alla maniera tipica dell'etnia che rappresentano. Sono accompagnati dalle maestre, vestite anche loro. E' vestita anche la direttrice, son vestiti gli addetti alla sorveglianza del cancello, chiunque abbia a che fare con quella scuola sta rappresentando qualcosa. Ballano, inscenano battute di caccia e ognuno è uguale all'altro, senza distinzioni di colore o di nazionalità.
E' emozionante vedere questa moltitudine di bambini sfilare ordinata in strada, con i più grandini (quelli delle elementari) consapevoli di indossare qualcosa che è parte delle proprie origini o di quelle del compagno di banco.
C'è da prendere esempio, come sempre.
E l'essenza di tutta questa giornata credo si possa trovare nel cartellone all'ingresso della scuola
I colori del Vivere Insieme |
Gli WE |
Gli Akan |
I Beninoise |
La fra si perde nel vedere questi uomini suonare i congas e queste donne e bambine ballare in un ritmo che è ancestrale, che le fa muovere così sinuosamente anche solo mentre camminano in silenzio, che lo capisci che la musica ce l'hanno dentro, che hanno un rapporto con le cose più elementare e pulito, che sono, giustamente, orgogliosi di essere quello che sono e di venire da dove vengono. Che hanno un rapporto con la loro terra, con le loro origini, con gli alberi, con la sabbia, col sole, con la frutta, che noi abbiamo perso del tutto.
Il cortile "dei piccoli" (nido e materna) dove abbiamo concluso la festa |
Ci sono giorni in cui la fra trova pesante stare qui.
Ci sono giorni in cui la fra è grata di stare qui.
Quello è stato uno di questi ultimi, senza dubbio.