giovedì 15 dicembre 2011

a noi william e kate ce fanno 'na semplice...

Venerdi pomeriggio scorso, all'uscita della scuola il marito s'è visto recapitare dalla maestra un invito alla festa per i 4 anni di una delle compagne di classe di PRG (la più piccola, suppongo, visto che qui son molto rigidi sull'attribuzione della classe in base all'anno di nascita). L'invito consisteva in un foglietto ripiegato con una cartina disegnata a mano, il numero di telefono e una scritta del tipo "festa dei 4 anni di mariatizietta". Insomma un invito non molto formale, stile festicciola col corollo (per i non maremmani, ciambellone) fatto in casa dalla nonna. Certo, l'indirizzo avrebbe potuto dirci qualche cosa ma noi stiamo ad Abidjan da 1 mese io e 2 mesi e mezzo il marito, quindi...
Quindi.
Insomma sabato mattina, prima di andare al mare (che dista circa 40 minuti di macchina), s'è fatta una sosta in uno dei centri commerciali "da bianchi" (il ché significa buona scelta e prezzi inaccessibili alla stragrande maggioranza dei locali) per comprare il regalo alla bimba.
Ci siamo recati in libreria da dove siamo usciti 10 minuti dopo con 5 libri di favole racchiusi in un cofanetto di cartone con la maniglia (una cosa deliziosa!), chiaramente dopo aver chiesto alla maestra se regalare libri qui è ben accettato (paese che vai...) e aver avuto risposta affermativa (vi amo ivoriani, sappiatelo! in patria sono abituata a farmi guardar male se regalo libri!), il tutto per modica cifra di 12400 franchi, ovvero più o meno 18 euro.
Che la fra, che avrebbe trovato una tale spesa  quasi tristemente ineluttabile in Italia (provati a fare un regalo decente, da solo, ad un bambino con meno di quella cifra...sigh), s'è pure chiesta se per caso non avessero speso troppo, visto che la retta mensile della scuola privata è tipo 35000 franchi (rapportato all'Italia s'è fatto un regalo tipo da 80-100 euro, in termini monetari)  e che la media della popolazione ivoriana campa con 50000 franchi al mese. Vabbeh, è andata così, speriamo di non mettere in imbarazzo nessuno, ché di fare i bianchi splendidi splendenti non ne ho punta voglia.
Insomma si va al mare ,ok oceano, tempo non bellissimo il ché non ci ha impedito di gustarci l'aragosta (che costava quanto il regalo alla bimba, non ci volevo credere: per quella cifra in Italia ti concedono di sceglierla...poi la paghi a parte ;-D) e poi di volata si torna in città, la fra sale a casa per prendere qualcosa di decente e asciutto da mettere ai patati (ma perché i seggiolini auto non son minimamente traspiranti? dopo un'ora in macchina i miei figli son zuppi di sudore che neanche i minatori belgi) e si riparte alla volta della festa.
Arriviamo in prossimità della meta e ci troviamo davanti un cancello di accesso ad un complesso privato, fortunatamente aperto. Gira gira di qua, gira di là, vediamo i palloncini, accostiamo  e... il signore atto ad accoglierci (o-mio-dio) nella casa fa per aprirmi la portiera (sì, qui lo fanno sempre): lo blocchiamo e il marito gli chiede dove possiamo parcheggiare. Parcheggiamo e lì, in mezzo alla strada,mentre sta per cader giù l'acquazzone del secolo, la fra e il consorte cambiano due- appena svegliati- patati in macchina, sotto lo sguardo dei vigilantes e del signore dell'accoglienza che devon averci presi per matti.
Insomma, ci avviciniamo al cancello della proprietà e già il filo spinato sul muro di confine fa venire qualche dubbio alla fra che il suo regalo possa essere troppo sì, ma troppo poco.
Si apre il cancello.
O-porco-cazzo.
La fra lo dice ad alta voce, tanto sai tu 'na sega di ciò che dico, parlan solo francese.
Di colpo il dubbio sul regalo diventa una certezza.
Di fronte alla mascella slogata dei coniugi la tana c'è una veranda vetrata su tutti e tre i lati, arredata da far paura, con piscina confinante e prato inglese circostante.
Alché anche il marito ha proferito un signorile "cazzo".
E siamo stati fatti entrare.
Entriamo, ammiriamo la veranda, con condizionatore di design e impianto bose per iphone, ipod e i-qualunquecosa e poi ci rechiamo verso l'insopportabile frastuono che viene dall'altra parte della casa.
Dopo aver attraversato un ambiente stiloso ci troviamo in un giardino piccolo ma grazioso con due enormi gonfiabili (uno con l'uomo ragno e uno con barbie, tanto per essere dipartisan) e un improbabile clown, chiaramente nero ma con la faccia dipinta -male- di bianco. Un'incubo degno del migliore Steven King.
Nel frattempo veniamo intercettati dalla mamma di mariatizietta, che mi saluta all'ivoriana (3 baci, se non stai attento finisce che ti limoni qualcuno) e mi dice che è molto felice della nostra presenza. Le rispondo che anche io son felice di essere lì e metto le mani avanti sul mio pessimo francese, alché "preferisci che parliamo inglese?" anche no, merci, torniamo al francese và.
Usciamo in giardino, ci mettiamo seduti sulle classiche sedie di plastica bianca, insieme a tutte le altre mamme...ma noto qualcosa di strano: siamo gli unici ad interessarsi veramente di cosa fanno i propri figli, le altre donne presenti lanciano appena qualche sguardo distratto verso la calca di bambini che gioca, canta e balla lì vicino. Bah, strani 'sti genitori ivoriani, penso io.
Noto anche che qualcuna di quelle signore sta bevendo qualcosa da una lattina  o da un bicchiere di plastica, tempo di girarmi verso il salone e la padrona di casa mi offre da bere, oui, merci, en coca e lei prende una lattina di coca, prende un bicchiere, bello, di vetro, me la versa e mi da in mano la lattina per potermi servire in seguito, da sola, il resto con calma.
Ah.
Improvvisamente mi appare tutto chiaro.
Non sono strani quei genitori ivoriani seduti vicino a me.
Semplicemente, non sono.
Siamo gli unici genitori presenti.
Quelle che ho visto lanciare occhiate svogliate ed annoiate ai bimbi non sono madri, sono nounou, ovvero babysitter, il ché spiega perfettamente il loro atteggiamento e il mio bicchiere di vetro. Il mio senso di inadeguatezza aumenta: non sono sono l'unica bianca presente, ma sono anche l'unica (con l'esclusione della mamma e delle zie di mariatizietta) mamma presente.
Mi lancio allora in una conversazione: "vostre maison est tres tres belle!" "merci" e per farle capire che non è un complimento di cortesia ma che parlo con cognizione di causa aggiungo "Je suis une architecte" "oh bien! mon marit est un paesagist"
Paesaggista? In Costa d'Avorio? Ma, voglio dire, paesaggista? Paesaggista, quindi architetto... e vi potete permettere una casa del genere con bagno di design e le scalette che dalla veranda vetrata scendono direttamente nella piscina? Paesaggista? Porco cazzo, paesaggista. Il mio fegato inizia a far male, chissà perché.
Giove pluvio decide proprio in quel momento di aprire le cateratte del cielo ed entriamo tutti in casa... meglio, penso io, mi confondo nella folla.
Ma anche no, non ci pensare nemmeno. Vengo con la massima gentilezza ma con decisione dirottata verso la veranda, fatta accomodare e a boir? (da bere?) ehm, martini bianco e succo del frutto della passione, merci. Sotto lo sguardo attento del marito, che vuole evitare la scena della bianca ciucca che balla sui tavoli, il padrone di casa mi prepara da bere, mettendo purtroppo poco martini (uff).
Insomma nel salotto buono in veranda si chiacchiera, nel frattempo è arrivata anche la maestra di PRG che conosce le mie difficoltà linguistiche  e improvvisa dialoghi alla "francese for dummies"...essendo vicino all'unica porta di accesso alla casa, ogni persona che entra mi tratta più o meno come fossi l'ospite d'onore: dopo la padrona di casa e sua madre, sono io la prima ad essere salutata e per un attimo ho anche paura che qualcuno voglia farmi il baciamano.
Finito il drink, il padrone di casa, evidentemente dispiaciuto dalla mancata performance di ballerina sul tavolo della sottoscritta, mi chiede se ne voglio un altro: oui ma plus martini s'il vous plaît. Ma sì, sfidiamo la sorte.
Il cocktail della mia vita. Buono da far paura: 3/4 di martini bianco, 1/4 scarso di frutto della passione e ghiaccio. Per un'astemia come me è rischioso, ma cavoli se è buono!!!
Ad un certo punto, poco dopo, la maestra mi fa notare che hanno iniziato a portare la pappa, nel frattempo ha anche smesso di piovere quindi ci incamminiamo verso il giardino.
E allora! v'ho detto che dovete restare in veranda o no?! Il cibo per voi è di là!
Ok, scusa, non avevamo capito. Il motivo sarebbe stato anche semplice da capire viste le premesse ma i neuroni della fra erano a ballare sui tavoli.
Chiaro come il sole che il buffet per noi fosse diverso da quello per le nounou. Per loro eran previste patatine fritte, spiedini di carne, pizza a fette, alloco (banane fritte, un tipo di banane molto meno dolce della nostra che fritte son da orgasmo multiplo), attieké (cuos cous di manioca) e cosine del genere, il tutto in piatti e con forchette di plastica. Il buffet per la famiglia e gli ospiti importanti (cof cof) erano bistecche di agnello, pollo e il miglior alloco finora mangiato dalla fra, il tutto con piatti di ceramica e posate in metallo, non ho indagato se fosse argento ma era possibile.
Io e la maestra (ospite importante anche lei), dopo esserci abbondantemente servite di alloco (spero i genitori di mariatizietta non se ne siano avuti a male, ma l'abbacchio alle 4 del pomeriggio è troppo anche per la fra), decidiamo di uscire in giardino per mangiare, dove possiamo vedere i bimbi; chiaramente appena varcata la soglia ci viene presa la sedia del tavolo buono, sia mai che le nostre sacre chiappe possano poggiarsi sulle sedie destinate alle nounou.
Insomma la festa va avanti tra chiacchiere elementari o più articolate (tradotte dal marito, chiaramente) e arriviamo al "tanti auguri" (cantato in francese, inglese e arabo...mah) e alla torta, anzi alle 3 torte, di tre gusti diversi in modo da venire incontro ai gusti di più o meno tutti. La padrona di casa mi chiede se l'ho già presa, al mio diniego mi chiede di scegliere e me la serve con la posata buona e il piatto da servizio.
Dopo la torta s'è fatta 'na certa: sono circa le 6 e un quarto e sta per far notte quindi, per evitare il tour a zanzarland e di conseguenza a malarialand, più o meno tutti ci avviamo alle rispettive macchine, non prima di aver salutato e sinceramente ringraziato per l'accoglienza che ci è stata riservata e di aver preso dei piccoli regalini per i bambini (un sacchetto per uno, destinato a tutti i bambini, con dentro caramelle e piccoli giochini).
La fra voleva fare una foto alla veranda ma è stata prontamente e decisamente dissuasa dal marito, sai mai come la prendono, magari si offendono, mica posso dire "sai è per il blog", capace che mi prendano per matta.
E così ce ne siamo tornati a casa, con ancora addosso una sensazione di sopravvalutazione e quasi di disagio. Per carità, siamo stati benissimo ma di certo non siamo concettualmente abituati ad essere "gli ospiti importanti", già essere gli unici bianchi fa strano!
La fra s'è sentita tipo Julia Roberts mentre prova a mangiare le escargot in pretty woman: tutti la credevano abituata a quel modo di fare ma lei non sapeva come comportarsi e l'equivalente del famoso "fottute lumachine" era sempre in punta di lingua, con la paura ulteriore di poter offendere gli splendidi padroni di casa in qualche modo.
Insomma siamo sopravvissuti, siamo stati molto contenti dell'invito, ci siamo resi conto di come qui sia netto il confine tra classi sociali e soprattutto del fatto che, se come ci han detto lo standard per una festa qui è questo, i patati difficilmente festeggeranno il compleanno coi compagni...dove li metto i gonfiabili e il pagliaccio in 100 mq di casa?!?

5 commenti:

  1. chiedi alla tipa di affittarti casa :D

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  2. @laura: ho paura del costo di affitto, ti dirò ;-)
    @mile: forse ti sei distratta, ma pare che lo scapolo d'oro d'Inghilterra si sia sposato. In mondovisione. Pare.

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  3. @sphere: 'n poi capì, un orgasmo etilico.

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