Il periodo italiano è stato diverso, quest’anno.
Un periodo strano, tremendamente diverso da tutte le
parentesi affini che lo hanno preceduto.
Mi ha sorpreso, stavolta, la familiarità in cui la nostra
Tana Italiana mi ha accolto. Stavolta è stata nettissima la consapevolezza di
un ritorno che puoi nominare in mesi e
non più in anni e la proiezione di una vita che si dispiegherà tra quelle mura
e non più nel loro omologo africano.
Ci sono stati progetti, ci sono state chiacchiere, ci sono
state nuovi incontri, ci sono state conferme, in quest’estate italiana.
Qualche seme che forse germoglierà, o forse no, ma che ci siamo goduti nell’immediatezza.
Qualche seme che forse germoglierà, o forse no, ma che ci siamo goduti nell’immediatezza.
Mi sorprende tanto, questo cambio di punto di vista.
Ho lasciato la Costa d’Avorio a fine giugno con nessuna voglia di tornare qui; sono tornata qui rendendomi conto che tanti fili invisibili, per la prima volta, frenavano questo percorso che è sempre stato quasi rassicurante.
Ho lasciato la Costa d’Avorio a fine giugno con nessuna voglia di tornare qui; sono tornata qui rendendomi conto che tanti fili invisibili, per la prima volta, frenavano questo percorso che è sempre stato quasi rassicurante.
La nostra testa ha accettato l’idea di dover tornare a casa,
di doversi confrontare con le cose lasciate indietro, ha cercato nuovi appigli
e terra fertile da cui ripartire.
Ha percepito distacchi che spera di colmare, ha visto braccia aperte, ne ha avuto anche paura. Paura di mostrarsi per ciò che siamo diventati a persone che ci ricordano com’eravamo.
Ha percepito distacchi che spera di colmare, ha visto braccia aperte, ne ha avuto anche paura. Paura di mostrarsi per ciò che siamo diventati a persone che ci ricordano com’eravamo.
I nostri amici, e li amiamo molto per questo, ci ricordano
felici che manca solo un anno e poi torneremo nello stesso continente, nello
stesso Paese.
Vorrei, vorremmo, essere felici come loro, e non lo siamo.
Vorremmo essere capaci di spiegare loro perché non lo siamo, pur facendo loro capire quanto per noi siano importanti, quanto vogliamo loro bene.
Non è facile.
Vorrei, vorremmo, essere felici come loro, e non lo siamo.
Vorremmo essere capaci di spiegare loro perché non lo siamo, pur facendo loro capire quanto per noi siano importanti, quanto vogliamo loro bene.
Non è facile.
Abbiamo meno di un anno davanti per capire come evolverci
portando con noi i segni di tutto questo cambiamento, altri nove mesi prima di
uscire dal bozzolo che ci ha fatto crescere e maturare come nessun altro
periodo della vita prima.
Abbiamo meno di un anno prima di dover spiegare le ali, con la speranza che il loro disegno, la nostra evoluzione, piaccia a chi lo vedrà.
Abbiamo meno di un anno prima di dover spiegare le ali, con la speranza che il loro disegno, la nostra evoluzione, piaccia a chi lo vedrà.
Le esperienze forti ti cambiano, soprattutto se durano a lungo.
RispondiEliminaIo non mi preoccuperei del giudizio altrui, ma bensì del vostro, nel senso...voi vi piacete? Vi riconoscete nelle vostre nuove vesti? Vi sentite bene? Se la risposta è si, penso che possa bastare.