Come detto, sono una persona che si pone obiettivi e fa
programmi per raggiungerli.
Sono piena di appunti, quaderni, post it, file.
Sono piena di appunti, quaderni, post it, file.
Nel lavoro ogni cosa ha la sua casella, il suo ambito
temporale e mentale. Nella vita quotidiana sono meno programmatrice, ma anche
lì cerco di darmi finalità e tempistiche (che poi spesso non mantengo: prima il
lavoro, sempre).
Ma sono anche, sotto tanti punti di vista, una persona
profondamente insicura delle sue capacità, una che si autolimita, una che tende
ad arrendersi per non esporsi.
Se oggi dovessi pormi l’obiettivo generale di questo anno,
lo definirei un anno di volo, sotto tanti punti di vista.
Volo per guardare dall’alto, e quindi con obiettività, tante situazioni lavorative e personali e magari capire meglio se e come intervenire.
Volo per guardare dall’alto, e quindi con obiettività, tante situazioni lavorative e personali e magari capire meglio se e come intervenire.
Volo per staccarmi da quel nido sicuro in cui sono tanto
comoda, ma che in fondo percepisco stretto, e per buttarmi, come non faccio
mai.
Volo per capire quando devi sbattere le ali e quando puoi planare, togliendoti fatiche inutili che a ben guardare non ti portano molto più lontano di dove vuoi andare.
Volo per sentirmi libera, anche e soprattutto da me stessa.
Volo per capire quando devi sbattere le ali e quando puoi planare, togliendoti fatiche inutili che a ben guardare non ti portano molto più lontano di dove vuoi andare.
Volo per sentirmi libera, anche e soprattutto da me stessa.
A proposito di volo, ho sempre amato questa epigrafe
dell’antologia di Spoon River (ne avevo parlato già qui):
Da giovane avevo ali forti e instancabili
ma non conoscevo la montagna
Quando fui vecchio, conobbi la montagna
ma le ali stanche non tennero dietro alla visione-
Il genio è saggezza e gioventù.
ma non conoscevo la montagna
Quando fui vecchio, conobbi la montagna
ma le ali stanche non tennero dietro alla visione-
Il genio è saggezza e gioventù.
Mi ritrovo in quell’età che media gioventù e vecchiaia, e le
mie ali sono ancora abbastanza forti. Ho più consapevolezza, nel mio vivere
come anche di quello altrui. Definirla saggezza è presunzione, direi più
maturità.
Non mi resta quindi che togliere la polvere dalle ali,
sgranchirle un po’ e avvicinarmi al confine del mio nido, mentale e fisico.
Dopodiché, vento a favore, non dovrò far altro che trovare il coraggio di
spiccare il volo.
Del resto le parole di mio padre, a commento di questo post, furono queste...
...e costi quel che costi quest’anno volerò,
forse un po’ anche per lui.
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