Il fatto che la fra non sia riuscita a postare dalla Terra di Mezzo la dice assai lunga sul tempo "libero" nella tana originaria. Di questa esiguità temporale la fra ha ringraziato per ogni singolo momento.
Giorni di abbracci sinceri, commozione, racconti di vita, voglia di condivisione, feste, parole.
Giorni densi di conferme. Giorni come pasta a lievitare che ti si attacca alle mani. E di quelle mani sporche la fra ha gioito con tutta se stessa.
Amici di vecchia data, amici seminuovi, amici che scopri che la profondità non è una variabile dipendente dal tempo.
La famiglia latana è rientrata nella sua tana con il timore della nostalgia. E si è accorta, quasi con stupore, di non provarne. Perché la sua tana non sono state quelle mura, la sua tana sono state le persone, con il loro correrti incontro, con il loro volerti vicino, con la curiosità per quella vita così lontana che si sta vivendo.
Giorni frenetici e pieni di visi, risate, confidenze, timori confessati, sfoghi.
Giorni che danno la misura di quanto alla fine di questa avventura sarà bello tornare alla Terra di Mezzo.
Giorni di una festa non festeggiata in Africa e candeline spente dal vento tra bimbi allegri, asinelli e occhi felici.
Giorni di maggio che mantiene quello che ha promesso 20 anni fa, in un altro luogo, con più maturità, con due figli, ma sempre insieme.
Giorni di pasti fuori casa per non accendere una voglia di quotidinianità domestica che poi non si sarebbe potuta mantenere.
Giorni che ci son rimasti addosso come la bruma della mattina, che ci han fatti sentir vivi.
E saluti sereni. Stavolta sappiamo dove andremo, cosa abbiam lasciato e quello che è il nostro posto, qui e là.
E stasera, la fra, tornata al Borgo Natìo, s'è trovata a passare per la villa comunale e a passeggiare nella sua storia. E ha passeggiato accanto a sua mamma bambina col vestitino ricamato e a suo padre che imparava ad andare in bicicletta; si è riempita le narici della sua aria svagata da tredicenne; s'è fermata vicino ad un quadrato d'erba che l'ha vista parte di un pomeriggio a sei, tra cinema e carezze; ha assaporato l'odore della cena alla festa dell'unità con una collega che le ha insegnato tanto; ha passeggiato nei passi lievi di una serata d'estate di quattro adulti e due passeggini con ancora la non consapevolezza che si era in sette, non in sei.
E allora la frasi è sentita come in balìa delle onde, tra passato e presente, tra i diversi luoghi della sua storia.
E la fra si è resa conto che le onde ti possono portare lontano dalla tua origine, attraverso blu che non conosci, con compagni diversi, ma che prima o poi, e più e più volte, esse non potranno far altro che depositarti su altre spiagge: grana grossa, grana fine, sassi, bianche, scure, calde, fredde, ampie o strette... ma nuovi posti da cui partire e in cui voler tornare, altri granelli da portar con sé.
E in questa sera di inizio maggio, guardando andar giù un sole che non può guardare, la fra ha pensato al suo sole africano grande, enorme, caldo, arancione e assolutamente guardabile e ha avuto la consapevolezza che quello ora è il suo sole ed è lì che lei deve tornare.
Solo, nel procedere, le è sembrato di sentirsi un po' di sabbia in tasca...
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