Voltarsi quando si sta lasciando un posto non è mai una buona idea.
Se n'è accorta la fra, quando nel lasciare Abidjan ha guardato dal finestrino dell'aereo e ha visto i due ponti illuminati e ha indovinato casa sua. E nel silenzio di un volo intercontinentale notturno, con le luci basse e contornata da gente che dormiva, la fra ha sperimentato una struggente nostalgia per la sua casa, per gli occhi di Habib, per maitresse c'est pas grave, per la sabbia per strada, per le palme, per l'oceano, le banane, per la fidanzata dell'enp, per i sorrisi a 100 denti degli ivoriani.
E la fra mica era preparata a tutto questo.
Mica era pronta a sentire la nostalgia per un posto in cui è palesemente capitata per caso.
Che la voglia di tornare si palesasse quando ancora si sorvolava il continente nero, le sembrava quantomeno difficile.
Eppure.
E la fra si è sentita anche scema, per questo.
E si è sentita pure un po' in colpa nei confronti di tutte quelle persone per le quali il suo ritorno era qualcosa di atteso.
Non che la fra non sentisse il bisogno di abbracciare i suoi e gli amici. Lo sentiva eccome. La fra e il marito ormai se lo ripetevano come un mantra: "tra n giorni abbiamo l'aereo e torniamo a casa", con un numero n che si assottigliava sempre di più.
Però il momento del distacco è stato inaspettatamente duro.
Meglio, vuol dire che tornare non sarà troppo pesante, afferma sicura Pollyanna. La fra si riserva di scoprirlo.
Il viaggio si è svolto con tranquillità, lo scalo non è stato troppo corto da andar di corsa né troppo lungo da non saper come riempirlo.
E arrivata a Roma, dove li attendeva un altro po' pure la banda del cirque du soleil, la famiglia latana, nella sua componente over 5, si è scoperta mezza disadattata.
A una tipa che l'ha urtata la fra ha risposto un convinto "pardon", ma soprattutto la fra si è guardata intorno e ha visto tutte persone dalla pelle bianca e le ha fatto strano, come dire.
Poi la fra e il marito si sono avvicinati alla finestra e guardandosi commossi si son detti all'unisono "il cielo azzurroooooo" con sommo stupore ed evidente compatimento degli astanti.
Siamo tornati in Italia nei giorni in cui il vento africano portava temperature alte anche in patria e siamo stati accolti da una giornata tersa, calda, bella.
Mancare da un posto ti fa apprezzare quelle piccole cose che non facendo parte della tua quotidianità africana, hai archiviato. Il profumo dei fiori, il cielo azzurro, i tramonti, gli alberi, la terra umida. La mozzarella, la carne al sangue, il salame, i carciofi, i porcini. Tutte cose che ti scopri a gustare con tutti i tuoi sensi e ad apprezzare come mai avevi fatto prima.
Il ché rientra nel pacchetto "crescita" di questa esperienza ivoriana. Rendersi conto di quello che si ha e ringraziare per ogni singola cosa. Ringraziare Dio, per chi ci crede, o la fortuna, il caso, quel qualcosa che ci ha fatto nascere in un posto dove l'aspettativa di vita non si ferma a 50 anni e i bambini non muoiono.
E, nella stralunata prima acclimatazione italiana, la fra quel caso lo ha ringraziato.
E lo ha ringraziato anche per essersi resa conto che è giusto ringraziare e perché questa esperienza le sta insegnando che le cose tanto scontate non sono.
Per il resto questi primi giorni romani (domani ce ne andremo alla Terra di Mezzo) sono stati abbracci sinceri, commozione, acquisti, sole, fiori.
E sono stati anche stressanti, evidentemente, ma la fra, a parte il totale disinteresse della suocera nei confronti del contingente adulto-sia consanguineo che non, non ne trova uno specifico motivo...
Solo che ha l'herpes che praticamente le fa il giro della faccia e si dà il cinque sulla nuca.
Quando si dice bella presenza.
mi piace sempre leggere quello che scrivi, scoprire il mondo con gli occhi di chi vive lontano è sempre un'esperienza arricchente .)
RispondiEliminaDa nonna posso capire l'atteggiamento di tua suocera... si ha sempre più nostalgia dei nipoti che dei figli...
RispondiEliminaBuona permanenza!
Vedi il caso? Siete arrivati in Italia insieme al caldo africano. Cielo azzurro e temperature che fino a giorni prima qui si potevano solo sognare. Sarà curioso leggere il tuo "arrivederci" alla terra di mezzo e a Roma mentre sarete in volo per il ritorno. Cosa penserai? Avrai la sensazione "lasciare" casa o di "tornare" a casa? Per ciò che riguarda la suocera, facendo anche leva su quello che ha scritto kmagnet, vorrei dire che, si, le suocere (soprattutto alcune...) sono particolarmente fastidiose nel loro modo di essere MA spesso succede che con i nipoti si sentano "al sicuro". Invece potrebbe essere che dagli over 120cm si sia sentita "abbandonata" volontariamente con la scelta di allontanarsi per 4 anni. Pertanto questo essere apaticamente neutra secondo me esprime (puerilmente se vogliamo) una sorta di sindrome da abbandono. Non perchè sia più anziana non debba essere "coccolata"... anzi. Sono convinto che più cresciamo più abbiamo bisogno di affetto. Ma, ripeto, è una mia idea
RispondiElimina