lunedì 3 giugno 2013

Oggi va così.



Oggi la fra è incazzata. Ma di molto, incazzata.
Oggi la fra sta lottando contro una parte di sé, quella forse un po’ anche razzista, che sta diventando intollerante nei confronti di chi a casa propria le impone un modo di essere e quando viene a casa tua cerca di dirti che se non ti adegui al suo sei pure razzista.
Ecco, ma anche no.
Quando vieni a casa MIA, ti pulisci i piedi sullo zerbino e chiedi permesso, come io ho fatto a casa tua.
Perché io non pretendo nulla da te, a casa tua.
Sono costretta ad accettare che tu non sappia fare che poco più di un cazzo, che tu non abbia voglia, soprattutto, di capire come fare le cose meglio (con un “meglio” oggettivo, evidentemente), che tu mi perculi e a ogni domanda risponda “oui oui” anche se non hai capito una minchia (tanto a dimostrare quanto delle mie esigenze te ne freghi poco), che tu faccia sempre come cazzo te pare e di quello che ti dico te ne freghi, che per te io sia una vacca da mungere e poco più, che le cose nei mercati mi costino il doppio, almeno, perché sono bianca.
Sono costretta ad accettare che senza preavvisarmi, né tantomeno avermi chiesto il permesso,  abbiano somministrato a mio figlio il vaccino antipolio in gocce, così en passant. L’ho saputo dopo.
Sono costretta ad accettare che una stronza maestra di merda abbia convinto mio figlio piccolo che ricevere più di un bacio da mamma al momento in cui ti lascia a scuola sia sbagliato. Cioè se voi, stronzi, non coccolate i vostri figli, li mandate ovunque con le nounou, non li baciate e ve ne curate poco, sono ricchi cazzacci vostri. Noi italiani i nostri figli li cresciamo in maniera diversa, li cresciamo a coccole e baci e non deve venire una nera che fino all’altroieri raccoglieva patate e non ha mai studiato né letto nulla di pedagogia a dire a mio figlio come si deve sentire. A farlo sentire in colpa perché ha il sacrosanto bisogno di cinque minuti di coccole prima di essere lasciato in una classe dove è l’unico italiano, quasi l’unico bianco e sicuramente diverso da tutti gli altri.
E mi dicono pure che dovrei sentirmi una merda quando dico che io, a sta gente qui, che poi son tutti uguali eh, non voglio sia data la cittadinanza.
Già mi sfruttano a casa loro, devo farmi sfruttare pure a casa mia?
E ma anche no.
E se chi legge pensa che io sia veramente razzista, lo invito a farsi diciamo due anni in Africa con famiglia al seguito, senza “missioni” (che sono ambienti “protetti”, in un certo senso), da comuni cittadini.
Poi ne riparliamo, eh.

2 commenti:

  1. Non deve essere per niente facile, non so se riuscirei a vivere in una società così diversa da quella a cui sono abituata

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  2. Mio padre per primo che come sai è della Costa d'Avorio non tornerebbe mai a vivere là, nemmeno da pensionato e sì che ci hanno provato i miei zii a convincerlo. Noi subiamo invece dalla famiglia di mio padre il razzismo al contrario perché hanno studiato tutti in Europa e poi sono tornati là a vivere nei lussi. Ho dei ricordi contrastanti, tipo in città mi annoiavo a morte, non volevano che frequentassi i mercati...mentre nel villaggio a Fronan, in mezzo alla natura sì che mi sentivo a mio agio. Pensa che quando i miei zii sono venuti in italia la prima volta nel vedere il nostro normale appartamento hanno detto "ma come avete solo due bagni? E come fate? E non la volete la serva?" Ci volevano rifilare una ragazza illegalmente!!! Ah la Costa d'Avorio....

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