Il bollettino medico afferma che, tolti i calcoli nei
tubicini secondari, ormai resti da togliere solo quello nella cisterna, come
dire. Questo significa che la permanenza della fra in Italia è ben lungi
dall’essere considerabile conclusa e che siamo in attesa di notizie e
appuntamenti per effettuare un bombardamento (dio che nome cruento) al calcolo
residuo nel rene destro.
Questo significa anche che a tutt’oggi la fra non vede i suoi figli da più due settimane, con tutto lo scazzo, la nostalgia e la sofferenza che questo comporta. Mercatini, fughe a due, imprevisti medici non hanno mai implicato una lontananza di più di 10 giorni dai patati.
Mai in sei anni e mezzo.
Mi ritrovo a guardare i bambini nei negozi o per strada e mi sento la sagoma di un’assenza vicina. Ci sono momenti in cui mi prende malissimo, in cui anche vederli tramite internet ma non poterli toccare mi pare inaccettabile; ci sono momenti in cui mi richiudo a riccio e faccio finta di nulla. Ci sono momenti, e sono tanti, in cui la vita che sto vivendo mi pare troppo silenziosa e ovattata per essere la mia.
La mia vita è fatta di bambini urlanti, casino, litigate per qualsiasi cosa, traffico, insegnanti che non capisco, piatti che concilino quello che due nani vogliono con quello che sarebbe meglio mangiassero, caldo, palme, spesa senza mozzarella fresca, frutta tropicale.
Improvvisamente mi trovo catapultata in un mondo freddo, con negozi, marciapiedi e passeggiate, senza patati, senza dover cucinare, organizzare, guidare. Un mondo che era mio, ma che ora mi pare una cosa terribilmente parziale.
Volendo adottare Pollyanna posso dire che questo (chiamiamolo) imprevisto è capitato durante la mia stagione italiana preferita e che quindi, inaspettatamente, mi sto godendo tutti i colori di un autunno romano meraviglioso e (fino a ieri) caldo. Che l’autunno è in assoluto la mia stagione preferita, che mi riempio gli occhi di foglie e alberi e le narici di odori assolutamente unici e caratteristici. Che mi godo questa sensazione di decadenza che ho sempre adorato, questo romanticismo naturale che mi ha sempre cullato. L’autunno è la mia stagione, ed è la stagione che, di fatto, mi è mancata di più negli ultimi 3 anni.
È stato curioso e un po’ ironico festeggiare i miei due anni di Costa d’Avorio qui da dove il 10 novembre di due anni fa sono partita, con un autunno appena accennato a incorniciare i timori e le aspettative verso un mondo che non riuscivo neanche a immaginare, con i miei a salutarmi a ricordarmi bene le radici da cui partivo, con valigie piene di panni e speranze, con due bambini piccoli e ignari.
Due anni, il giro di boa. Che poi non lo è, in effetti, visto che io e i patati torneremo in Italia a giugno del 2015 per iniziare le scuole poi a settembre direttamente in Patria. Però un giro di boa simbolico, un anniversario importante e particolare. Qualcosa a ricordare quella che eri e quella che sei diventata. Le cose con le quali ti sei scontrata, le posizioni che la quotidianità ti ha fatto rivedere, i lati del tuo carattere che hai dovuto smussare, i nodi venuti al pettine che hai dovuto sciogliere, le strategie che hai dovuto trovare, i percorsi nuovi che hai iniziato e che percorri ancora adesso.
A ricordarti quanto sia stato importante tornare ad una quotidianità fatta di due adulti che si sono scelti, a ricordarti che qualsiasi sia lo sfondo geografico ciò che fa veramente la differenza è lo stare insieme. Noi due e i patati. La mente mi fa accettare, razionalmente, che i patati possano essere lontani se è per il loro bene, ma mi è difficile accettare la lontananza dalla persona con cui divido e mi gioco la vita da 21 anni e con cui scelgo di farlo ogni giorno.
Questo è l’anniversario che avremmo festeggiato ieri, più che i due anni di Africa: i due anni di Africa insieme, con tutto quello che da quel 10 novembre è venuto, che non è stato poco. Questi ultimi due anni sono stati intensi come fossero almeno 4 anni normali: densi, difficili, banchi di prova inaspettati, momenti di riflessione sulla coppia preziosi, occasioni di prese di coscienza sulla vita, sulle differenze tra i popoli, sulle difficoltà di conciliazione di due mondi completamente diversi quando non proprio opposti. Confrontandosi come sempre su tutto.
Due anni “pesanti” sulla bilancia della vita, che ci resteranno dentro.
Che sarebbe stato bello festeggiare, ma quest’anno è andata così… del resto, visto come sono andate le cose e soprattutto come sarebbero potute andare, abbiamo da festeggiare il poterlo ancora fare e non è cosa da poco, davvero.
Questo significa anche che a tutt’oggi la fra non vede i suoi figli da più due settimane, con tutto lo scazzo, la nostalgia e la sofferenza che questo comporta. Mercatini, fughe a due, imprevisti medici non hanno mai implicato una lontananza di più di 10 giorni dai patati.
Mai in sei anni e mezzo.
Mi ritrovo a guardare i bambini nei negozi o per strada e mi sento la sagoma di un’assenza vicina. Ci sono momenti in cui mi prende malissimo, in cui anche vederli tramite internet ma non poterli toccare mi pare inaccettabile; ci sono momenti in cui mi richiudo a riccio e faccio finta di nulla. Ci sono momenti, e sono tanti, in cui la vita che sto vivendo mi pare troppo silenziosa e ovattata per essere la mia.
La mia vita è fatta di bambini urlanti, casino, litigate per qualsiasi cosa, traffico, insegnanti che non capisco, piatti che concilino quello che due nani vogliono con quello che sarebbe meglio mangiassero, caldo, palme, spesa senza mozzarella fresca, frutta tropicale.
Improvvisamente mi trovo catapultata in un mondo freddo, con negozi, marciapiedi e passeggiate, senza patati, senza dover cucinare, organizzare, guidare. Un mondo che era mio, ma che ora mi pare una cosa terribilmente parziale.
Volendo adottare Pollyanna posso dire che questo (chiamiamolo) imprevisto è capitato durante la mia stagione italiana preferita e che quindi, inaspettatamente, mi sto godendo tutti i colori di un autunno romano meraviglioso e (fino a ieri) caldo. Che l’autunno è in assoluto la mia stagione preferita, che mi riempio gli occhi di foglie e alberi e le narici di odori assolutamente unici e caratteristici. Che mi godo questa sensazione di decadenza che ho sempre adorato, questo romanticismo naturale che mi ha sempre cullato. L’autunno è la mia stagione, ed è la stagione che, di fatto, mi è mancata di più negli ultimi 3 anni.
È stato curioso e un po’ ironico festeggiare i miei due anni di Costa d’Avorio qui da dove il 10 novembre di due anni fa sono partita, con un autunno appena accennato a incorniciare i timori e le aspettative verso un mondo che non riuscivo neanche a immaginare, con i miei a salutarmi a ricordarmi bene le radici da cui partivo, con valigie piene di panni e speranze, con due bambini piccoli e ignari.
Due anni, il giro di boa. Che poi non lo è, in effetti, visto che io e i patati torneremo in Italia a giugno del 2015 per iniziare le scuole poi a settembre direttamente in Patria. Però un giro di boa simbolico, un anniversario importante e particolare. Qualcosa a ricordare quella che eri e quella che sei diventata. Le cose con le quali ti sei scontrata, le posizioni che la quotidianità ti ha fatto rivedere, i lati del tuo carattere che hai dovuto smussare, i nodi venuti al pettine che hai dovuto sciogliere, le strategie che hai dovuto trovare, i percorsi nuovi che hai iniziato e che percorri ancora adesso.
A ricordarti quanto sia stato importante tornare ad una quotidianità fatta di due adulti che si sono scelti, a ricordarti che qualsiasi sia lo sfondo geografico ciò che fa veramente la differenza è lo stare insieme. Noi due e i patati. La mente mi fa accettare, razionalmente, che i patati possano essere lontani se è per il loro bene, ma mi è difficile accettare la lontananza dalla persona con cui divido e mi gioco la vita da 21 anni e con cui scelgo di farlo ogni giorno.
Questo è l’anniversario che avremmo festeggiato ieri, più che i due anni di Africa: i due anni di Africa insieme, con tutto quello che da quel 10 novembre è venuto, che non è stato poco. Questi ultimi due anni sono stati intensi come fossero almeno 4 anni normali: densi, difficili, banchi di prova inaspettati, momenti di riflessione sulla coppia preziosi, occasioni di prese di coscienza sulla vita, sulle differenze tra i popoli, sulle difficoltà di conciliazione di due mondi completamente diversi quando non proprio opposti. Confrontandosi come sempre su tutto.
Due anni “pesanti” sulla bilancia della vita, che ci resteranno dentro.
Che sarebbe stato bello festeggiare, ma quest’anno è andata così… del resto, visto come sono andate le cose e soprattutto come sarebbero potute andare, abbiamo da festeggiare il poterlo ancora fare e non è cosa da poco, davvero.
Che post intenso...un abbraccio forte e dai...che presto ci sarà anche il momento di tornare da loro!
RispondiEliminagrazie <3
Eliminaspero di riabbracciarli presto!!!
No, non è affatto poco visto ciò che ti è successo, anzi...
RispondiEliminagià!!! se ci penso mi prende paura ancora adesso ^^'
EliminaPer te, per tuo marito e per i tuoi "patati" la cosa più importante ora è che ti curi bene, perché un altro scherzo come quello che gli hai fatto non puoi più rifarglielo, ormai non sarebbe più originale... :D
RispondiEliminaMila
Già, temo che il Marito (potrebbe smettere improvvisamente di essere) Paziente non apprezzerebbe :-D
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