Sospesi.
Un po’ indeterminati, tra un come e un quando che non ci appartengono più e un come e un quando che prendono ogni giorno sfumature e sfaccettature diverse.
Un po’ indeterminati, tra un come e un quando che non ci appartengono più e un come e un quando che prendono ogni giorno sfumature e sfaccettature diverse.
Mi accorgo che quella che stiamo strappando alla stanchezza
è una quotidianità a tre, e mi sale una lieve malinconia. Un nuovo inizio che
ci vede incompleti e parziali a camminare incerti annusandoci intorno.
Ed è strano come l’enorme assenza affettiva non vada di pari passo con quella gestionale, come sia paradossalmente più facile organizzarsi in assenza di una controparte che toglie sì fatica ma aggiunge variabili ad un sistema già di per sé un po’ sbilenco e arrangiato.
Ed è strano come l’enorme assenza affettiva non vada di pari passo con quella gestionale, come sia paradossalmente più facile organizzarsi in assenza di una controparte che toglie sì fatica ma aggiunge variabili ad un sistema già di per sé un po’ sbilenco e arrangiato.
È strano confrontarsi ogni giorno con tutte le cose che ci
affollano le giornate ed i pensieri e scoprire che ce la si fa, nonostante
tutto. Nonostante quel profilo di assenza che ci cammina accanto lieve e
pesantissimo.
Nonostante la poca fiducia in se stessi, nonostante il tempo che non basta mai.
Nonostante la poca fiducia in se stessi, nonostante il tempo che non basta mai.
E ti accorgi che la stanchezza può esserti amica, perché
parla di cose portate a termine e giorni vissuti, rubando al tempo un tempo che
parli anche di te.
E ti accorgi che i giorni scivolano un po’ via, ma nel setaccio rimane sempre qualcosa che potrai incastonare in qualche angolo del tuo muro a ricordarti le mani sporche di calce con cui lo hai costruito.
E ti accorgi che i giorni scivolano un po’ via, ma nel setaccio rimane sempre qualcosa che potrai incastonare in qualche angolo del tuo muro a ricordarti le mani sporche di calce con cui lo hai costruito.
È una vita di sentieri, quella attuale nella Tana. Prove,
percorsi, piedi affaticati e riposi insperati. Salite e punti panoramici da cui
guardare da dove siamo partiti e dove i nostri passi potrebbero portarci.
Punti da cui mandare segni e immagini per chi tra poco camminerà di nuovo con noi, briciole di noi per seguire la strada che ci ha portato fino al punto di incontro.
Punti da cui mandare segni e immagini per chi tra poco camminerà di nuovo con noi, briciole di noi per seguire la strada che ci ha portato fino al punto di incontro.
Si sta un po’ sospesi, con la paura che un imprevisto colpo
di vento ci porti in posti e situazioni straniere, per scoprire poi che ad ogni
cambio, veloce o lento, di panorama, ci adatteremo a quello che ci circonda con
la consapevolezza che il viaggio, alla fine, non finisce mai.
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