La vita prosegue, nella Tana.
Tra scatoloni, ricordi, quotidianità, c’è poco tempo per indugiare nella malinconia, in questi ultimi giorni che ci separano da una separazione sostanziale e affettiva.
Tra scatoloni, ricordi, quotidianità, c’è poco tempo per indugiare nella malinconia, in questi ultimi giorni che ci separano da una separazione sostanziale e affettiva.
Sono giorni fatti di ultime spese, ultimi saluti,
organizzazione di ciò che avverrà in Italia.
Sono giorni di scatole che si riempiono e di spazi che si svuotano per essere ricomposti altrove, in altri tempi.
Tempi che non ci appartengono ancora e per i quali dovremmo costruire uno scheletro emotivo nuovo di zecca.
Sono giorni di scatole che si riempiono e di spazi che si svuotano per essere ricomposti altrove, in altri tempi.
Tempi che non ci appartengono ancora e per i quali dovremmo costruire uno scheletro emotivo nuovo di zecca.
La fenice sulla mia schiena mi ricorda che si rinasce
sempre, uguali o con qualche piuma più folta o più spennacchiata. La fine e il
fine di un’esperienza non è che questo rinascere, in fondo.
Ci sono e ci saranno giorni pesanti, qui sotto il deserto come lì, al di sopra. Ci saranno e andranno via, li terremo a farci compagnia per non dimenticare cosa siamo stati, li accompagneremo alla porta quando saremo pronti ad aprirla.
Ci sono e ci saranno giorni pesanti, qui sotto il deserto come lì, al di sopra. Ci saranno e andranno via, li terremo a farci compagnia per non dimenticare cosa siamo stati, li accompagneremo alla porta quando saremo pronti ad aprirla.
Questa quotidianità diventerà un ricordo, forse a volte una
malinconia, addirittura una tristezza.
Ci sarà una nuova quotidianità a dettare le regole, ci sarà da rimontare o ricostruire o addirittura da costruire ex-novo.
I nuovi percorsi, per quanto un po’ obbligati, hanno sempre il diritto di essere giudicati nelle loro potenzialità e senza guardarsi troppo indietro. Il diritto di poter essere accolti come possibilità, anche se il sapore è un po’ ovattato da ciò che si è gustato prima.
Ci sarà una nuova quotidianità a dettare le regole, ci sarà da rimontare o ricostruire o addirittura da costruire ex-novo.
I nuovi percorsi, per quanto un po’ obbligati, hanno sempre il diritto di essere giudicati nelle loro potenzialità e senza guardarsi troppo indietro. Il diritto di poter essere accolti come possibilità, anche se il sapore è un po’ ovattato da ciò che si è gustato prima.
Sarà questo il grande compito che ci aspetta, quello di dare
al nuovo ciò che abbiamo dato al vecchio: la grande opportunità di stupirci.
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