venerdì 20 marzo 2015

Riflessioni



Ci sono giorni in cui vorrei che questo posto fosse diverso. E giorni in cui vorrei che tutto il resto del mondo fosse come questo posto.

Giorni in cui sento che potrei vivere qui per sempre e giorni in cui invece non ci resterei altri 5 minuti.

Le convivenze sono difficili, quelle a tempo poi non si sanno mai gestire. Arrivi alla fine e vorresti aver avuto più tempo, più occasioni, più voglia di essere felice in un posto.
La mia convivenza con questo strano e complesso posto del mondo ha una scadenza ormai a breve termine, e se da una parte lasciare questo nido mi spiace, dall’altra provo un grande sollievo.

Fasi della vita che finiscono, è fisiologico.

Del resto, Fra, lo sapevi che sarebbe stato un rapporto a tempo, quando hai firmato quelle carte 3 anni e mezzo fa.
Una firma densa e adulta.
E ora vorresti che il tempo scorresse più lento, vorresti “l’aiutino” per ricomporre una quotidianità in posti che non ti han visto crescere.

Quando ho detto quel sì, quasi esattamente 3 anni e mezzo fa, non sapevo cosa avrei trovato. Faceva paura ma dava un sacco di adrenalina. Avevo occhi pronti a riempirsi di stupore, avevo una mente pronta ad aprirsi a cose che mi avrebbero cambiato.

Dopo 3 anni e spiccioli qui, ho capito tante cose. Ho imparato a vedere le sfumature. Ho amato tanto questo posto e l’ho odiato altrettanto. Oggi lo conosco nel bene e nel male. Senza raccontarmi bugie, nel bene e nel male. So cosa posso aspettarmi e cosa no. Sperimento la rabbia per cose che non si vogliono cambiare e la successiva consapevolezza di un’evoluzione forzata su binari costruiti ad arte.

Mi fa ancora male che la ragazza che fa le pulizie a scuola si stupisca che io le dica “buongiorno”, o che la tata di un amico di mio figlio si meravigli che io abbia preparato la merenda anche per lei. Non posso cambiare questa società e mi fa male la consapevolezza che probabilmente la causa di tutto questo sia un mio antenato, o l’antenato di un mio amico. Sono anche consapevole che questo non debba significare che io sia in debito con qualcuno o che mi debba sentire tale.

Il rispetto sta nel trattare qualcuno con equità. Tutto ciò che esce da questo confine non porta ad un rapporto sano. Non porta da nessuna parte, a ben guardare.

4 commenti:

  1. Siamo simile eppur così diversi. A secondo del luogo in cui vivi le stesse situazioni son viste con occhi e modi diversi.
    Ti ha cambiato tanto questa esperienza?

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    1. sì, mi ha cambiato moltissimo. Mi ha fatto vedere cose che da lontano avevavo saporti diversi. Mi ha fatto apprezzare di più ciò che in patria davo per scontato e mi ha portato a conoscere e amare cose che non conoscevo.
      Mi ha dato una maturità e una coscienza diverse.
      Un conto è vedere e un conto è toccare. Non ci credi mai fino in fondo fino a quando quella che tocca sei tu, ma te ne accorgi solo così.

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  2. Anche per me è stato difficile salutare il Kuwait dopo 3 anni e mezzo abbondanti di vita vissuta in quel deserto. Ho trascorso momenti in cui avrei voluto scappare e momenti in cui non me ne sarei mai andata. Anch'io ho salutato un paese che in parte avrei voluto cambiare perché tanta gente non conosce il significato della parola rispetto, purtroppo!

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    1. tre anni e mezzo qui mi han portato a confrontarmi con luoghi comuni, razzismo in ogni sua sfumatura (mai visto più razzista di un nero ricco rispetto al nero povero), arretratezza, rabbia.
      Ho imparato a rispettare tutto ciò che non ho la forza e il titolo per cambiare. Ogni popolo ha la sua evoluzione e ogni storia farà il suo corso. Mi spiace solo che non sarò qui a vederlo accadere :-(

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