Poi ci son periodi che ti prende
nostalgia.
Nostalgia di un posto in cui natale vuol dir freddo e luci e odore di bucce d'arancia a seccare sul termosifone.
Nostalgia di un posto in cui le strenne natalizie parlano la tua lingua.
Nostalgia di un posto dove i bambini si riempiono gli occhi di colori e la bocca di dolcini.
Nostalgia del piumone, del caminetto, di un qualcosa, un qualsiasi cosa che ti dia il senso dello scorrere del tempo.
Qui il tempo non esiste, i mesi si susseguono uguali con la sola interruzione della stagione delle piogge, con la stessa temperatura, gli stessi alberi sempre verdi, le stesse verdure nei banchetti.
E tutte le decorazioni che puoi trovare, e ce ne son tante, in verità, sembrano la pantomima della festa più che la festa in sé.
Nostalgia del cambiamento, dell'avvicendarsi di colori, delle mille e mille sfumature che il ritmo delle stagioni regala alla vita.
Nostalgia di un giacchettino la sera ché comincia a far freddo.
Nostalgia di quel qualcosa di indefinibile che ti fa riconoscere un posto come tuo.
La vita qui sa esser dura, nel suo proporsi sempre uguale, con la sola pietà di qualche giorno di pioggia battente.
Sa essere difficile nel suo proporti ogni giorno la stessa faccia, come la luna.
Nel suo non concederti una pausa, un colore diverso, un odore diverso.
Qui ti svegli la mattina di natale e potrebbe essere marzo o giugno o settembre se non ci fosse un calendario a dare una scansione all'altrimenti non definibile.
E i giorni ti volano via come quelle foglie ramate che vorresti veder andar lontano con un vento che non c'è e quando c'è porta solo acqua, acqua, acqua.
Sembra difficile rendersi conto di quanto sia dura, questa cosa.
Di quanto sia alienante per chi ha un bioritmo basato sull'alternanza ritrovarsi in una lunga estate calda senza fine.
E non è il caldo, no.
È la sensazione di una realtà immutabile, che ti sovrasta, che ti determina, che non lascia scampo.
E rimani sempre, tuo malgrado, con la speranza che domani mattina, al risveglio, vedrai una foglia cadere o un fiore sbocciare lentamente o addirittura sentirai voglia di metterti un giacchetto.
E poi ti alzi, guardi fuori e una parte di te ci rimane sempre un po' male.
È una lunga estate calda, passerà.
Nostalgia di un posto in cui natale vuol dir freddo e luci e odore di bucce d'arancia a seccare sul termosifone.
Nostalgia di un posto in cui le strenne natalizie parlano la tua lingua.
Nostalgia di un posto dove i bambini si riempiono gli occhi di colori e la bocca di dolcini.
Nostalgia del piumone, del caminetto, di un qualcosa, un qualsiasi cosa che ti dia il senso dello scorrere del tempo.
Qui il tempo non esiste, i mesi si susseguono uguali con la sola interruzione della stagione delle piogge, con la stessa temperatura, gli stessi alberi sempre verdi, le stesse verdure nei banchetti.
E tutte le decorazioni che puoi trovare, e ce ne son tante, in verità, sembrano la pantomima della festa più che la festa in sé.
Nostalgia del cambiamento, dell'avvicendarsi di colori, delle mille e mille sfumature che il ritmo delle stagioni regala alla vita.
Nostalgia di un giacchettino la sera ché comincia a far freddo.
Nostalgia di quel qualcosa di indefinibile che ti fa riconoscere un posto come tuo.
La vita qui sa esser dura, nel suo proporsi sempre uguale, con la sola pietà di qualche giorno di pioggia battente.
Sa essere difficile nel suo proporti ogni giorno la stessa faccia, come la luna.
Nel suo non concederti una pausa, un colore diverso, un odore diverso.
Qui ti svegli la mattina di natale e potrebbe essere marzo o giugno o settembre se non ci fosse un calendario a dare una scansione all'altrimenti non definibile.
E i giorni ti volano via come quelle foglie ramate che vorresti veder andar lontano con un vento che non c'è e quando c'è porta solo acqua, acqua, acqua.
Sembra difficile rendersi conto di quanto sia dura, questa cosa.
Di quanto sia alienante per chi ha un bioritmo basato sull'alternanza ritrovarsi in una lunga estate calda senza fine.
E non è il caldo, no.
È la sensazione di una realtà immutabile, che ti sovrasta, che ti determina, che non lascia scampo.
E rimani sempre, tuo malgrado, con la speranza che domani mattina, al risveglio, vedrai una foglia cadere o un fiore sbocciare lentamente o addirittura sentirai voglia di metterti un giacchetto.
E poi ti alzi, guardi fuori e una parte di te ci rimane sempre un po' male.
È una lunga estate calda, passerà.
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