La fra ha appreso da poco che il 19 novembre è stato, come da ormai 11
anni, il World Toilet Day, ovvero la Giornata Mondiale del Gabinetto.
Ché insomma, il gabinetto è sempre una cosa di cui la nostra generazione parla poco. La generazione dei nostri nonni aveva un rapporto con le proprie funzioni corporali molto più tranquillo e sereno, secondo me. Senza contare che il gabinetto, inteso come lo abbiano noi, era un lusso: nelle zone più povere o senza acqua corrente c'era una latrina oppure un gabinetto in legno con un secchio di acqua, piovana generalmente, per mandare via il tutto...chiaramente, in entrambi i casi si trattava di un locale esterno alle case. L'avvento del modo moderno di costruire ha previsto, accanto alla colonna di scarico, anche una colonna di aereazione, in modo da evitare, come dire, ritorni di aria, ma all'epoca, anche il problema degli odori era abbastanza importante. Per quanto ci si potesse vergognare anche allora, il rapporto con l'espletamento delle funzioni corporali era generalmente più natuarale.
Ora come ora, che ogni piccolo odore del nostro corpo deve essere an-ni-en-ta-to (posso testimoniare sull'esistenza di un deodorante intimo, l'ultima frontiera dell'asettico), il bagno è sempre profumatissimo, dotato di aggeggi che appena ti muovi spruzzano fragranze spesso immonde più di ciò che dovrebbero coprire o di quelle malefiche tavolette che se quando tiri lo scarico sei sovrappensiero instintivamente ti prende un colpo e pensi di essere diventato un puffo.
E tutto questo, per noi, è normale: ti scappa, vai, chiudi la porta ché non sia mai, fai quel che devi, ti pulisci, tiri lo scarico e bon, se è il caso apri la finestra o spruzzi il deomefitico e via, esci felice e sereno.
Ci sono però, nel mondo, zone in cui il gabinetto non c'è. Cioé, voglio esser chiara: non è che è fuori, che è di legno e non di porcellana, che è una latrina improvvisata... proprio non c'è. Ti scappa? vai in camporella.
Per noi occidentali, l'andare in camporella è quasi una trasgressione, è quasi divertente: ti scappa, ti apparti, la fai. Poi però torni a casetta tua calda e bellina con le tendine ricamate in bagno e il copritazza in peluche.
Invece c'è gente, tanta, nel mondo, per la quale la camporella è l'unica possibilità, sempre, comunque, a qualsiasi ora, in qualsiasi giorno, piove o c’è il sole a picco.
La fra non ci pensava, a questa cosa. Nata e cresciuta (troppo, ma vabbé) nel ventre della vacca occidentale, la fra ha sempre dato per scontato il water, lo scarico, la carta igienica, lo scopino e poi, un giorno, si è resa conto che no, non è sempre così.
In Perù, per esempio, dove la fra e Marito Paziente sono andati in viaggio di nozze, gli impianti sono scarsi e non reggono il carico di fogna, perciò quello che devi fare lo fai, ma la carta igienica la butti nel cestino lì accanto. Ecco. La fra aveva guardato il bagno, il cestino, e appena ritrovata la parola aveva detto machedaverodavero? ad un, attonito quasi quanto lei, neo marito. Questo capitava, anche se non sempre, anche negli alberi a 5 stelle da 100 dollari a notte a persona (in Perù. 100 dollari.), tanto per capirci.
Poi la fra, un anno fa, è venuta qui. Qui la fra vive in una casa occidentale con la cucina, il bagno con il gabinetto vero e proprio separato dalla zona doccia, bidet (sìììììì, abbiamo il bidet, ancora non ci si capacità nella famiglia latana) e lavabo, le camere grandi, il terrazzo.
Ma basta andare poco lontano che la cosa cambia parecchio: lungo la strada che porta alla scuola patata c'è una piccola bidonville con le case (case... saranno tipo venti metri quadri quelle più grandi) col tetto in bandone (e visto che siamo a 500 km dall'Equatore la temperatura, anche di notte, non scende MAI in tutto l'anno al di sotto dei 24-25 gradi....praticamente son forni, non case). E' leggermente nascosta, la intuisci ma non vedi in faccia la realtà, se non vuoi vederla. E non sempre sei pronta a vederla, per la fra all'inizio era troppo accettare che lì dentro ci vivessero delle persone.
Poi la famiglia latana ha iniziato ad andare regolarmente ogni fine settimana al mare. E la fra, immediatamente fuori Abidjan, attaccata all'aeroporto, ha visto la sua prima vera bidonville. Una città, alternativa ed enorme, nella città. Una città tagliata dalla strada che porta al mare: da una parte le abitazioni (alcune pure coi muri di "pietra": un lusso) e qualche piccolissimo esercizio commerciale; dall'altra bar, ristoranti, luoghi di culto ed enorme a far da sfondo, l'oceano.
Su questa città nella città ci sono mille considerazioni da fare, e verranno fatte, ma quello che la fra non sapeva ed ha appreso in seguito è che la parte delle case è totalmente sfornita di bagni. Niente: non ci sono. La stragrande maggioranza di chi bigogno del bagno va nell'oceano, la cosa più vicina e tuttosommato più igienica. Per far questa cosa, però, le persone sono costrette ad attraversare una strada che nei fine settimana è trafficatissima ed è del tutto priva di illuminazione e sei di pelle scura ogni volta è una roulette russa. Tantissime persone sono morte così: per andare in bagno dopo l’imbrunire.
Per-andare-in-bagno. Per rispondere ad un'esigenza naturale come il bere, il mangiare, il dormire.
L'ivoriano medio ha quindi sviluppato culturalmente il concetto del "dove sto, la fo" e non di rado si vedono uomini anche in giacca e cravatta che accostano la macchina e la fanno la pipì lì, a bordo strada. Quando si dice bei panorami.
E se lo fa l'uomo col SUV sulle strade ad alto scorrimento (giuro), figurati se l'abitante della bidonville si fa qualche problema.
Quando però non devi fare solamente la pipì, per evidenti questioni igieniche, devi per forza allontanarti e allora, per chi vive sulla costa c'è l'oceano e chi invece vive nei villaggi ha l'opzione en-plein-air.
Se guardi la cosa da fuori ti vien quasi da sorridere, poi ti ricordi dei campeggi scout e della tua difficoltà a farla senza un bagno che fosse degno di esser definito tale, dai quali tornavi con una stitichezza tale che praticamente tua madre ti salutava con un guttalax on the rocks in mano. E allora la cosa prende tutta un'altra sfumatura.
Poi ti ricordi che sei una donna e che avere le mestruazioni senza un bagno o un posto dove lavarsi è poco meno di un incubo, senza contare che non puoi andare a scuola o svolgere qualsiasi attività sociale, in quei giorni.
E inizi a capire quanto un bagno sia una cosa assolutamente fondamentale e quanto tutto questo sia legato a doppio filo con il concetto di dignità dell'uomo.
Quanto una cosa che a noi sembra assolutamente piccola nello svolgersi delle nostre attività, sia in verità una cosa fondamentale e per qualcuno fonte di disagio, pericolo, vergogna.
Quanto, come sempre, bisognerebbe riflettere a fondo su quello che si ha e su che cosa implica l'averlo o il non averlo.
E quanto ci sia, ancora, da crescere.
Ché insomma, il gabinetto è sempre una cosa di cui la nostra generazione parla poco. La generazione dei nostri nonni aveva un rapporto con le proprie funzioni corporali molto più tranquillo e sereno, secondo me. Senza contare che il gabinetto, inteso come lo abbiano noi, era un lusso: nelle zone più povere o senza acqua corrente c'era una latrina oppure un gabinetto in legno con un secchio di acqua, piovana generalmente, per mandare via il tutto...chiaramente, in entrambi i casi si trattava di un locale esterno alle case. L'avvento del modo moderno di costruire ha previsto, accanto alla colonna di scarico, anche una colonna di aereazione, in modo da evitare, come dire, ritorni di aria, ma all'epoca, anche il problema degli odori era abbastanza importante. Per quanto ci si potesse vergognare anche allora, il rapporto con l'espletamento delle funzioni corporali era generalmente più natuarale.
Ora come ora, che ogni piccolo odore del nostro corpo deve essere an-ni-en-ta-to (posso testimoniare sull'esistenza di un deodorante intimo, l'ultima frontiera dell'asettico), il bagno è sempre profumatissimo, dotato di aggeggi che appena ti muovi spruzzano fragranze spesso immonde più di ciò che dovrebbero coprire o di quelle malefiche tavolette che se quando tiri lo scarico sei sovrappensiero instintivamente ti prende un colpo e pensi di essere diventato un puffo.
E tutto questo, per noi, è normale: ti scappa, vai, chiudi la porta ché non sia mai, fai quel che devi, ti pulisci, tiri lo scarico e bon, se è il caso apri la finestra o spruzzi il deomefitico e via, esci felice e sereno.
Ci sono però, nel mondo, zone in cui il gabinetto non c'è. Cioé, voglio esser chiara: non è che è fuori, che è di legno e non di porcellana, che è una latrina improvvisata... proprio non c'è. Ti scappa? vai in camporella.
Per noi occidentali, l'andare in camporella è quasi una trasgressione, è quasi divertente: ti scappa, ti apparti, la fai. Poi però torni a casetta tua calda e bellina con le tendine ricamate in bagno e il copritazza in peluche.
Invece c'è gente, tanta, nel mondo, per la quale la camporella è l'unica possibilità, sempre, comunque, a qualsiasi ora, in qualsiasi giorno, piove o c’è il sole a picco.
La fra non ci pensava, a questa cosa. Nata e cresciuta (troppo, ma vabbé) nel ventre della vacca occidentale, la fra ha sempre dato per scontato il water, lo scarico, la carta igienica, lo scopino e poi, un giorno, si è resa conto che no, non è sempre così.
In Perù, per esempio, dove la fra e Marito Paziente sono andati in viaggio di nozze, gli impianti sono scarsi e non reggono il carico di fogna, perciò quello che devi fare lo fai, ma la carta igienica la butti nel cestino lì accanto. Ecco. La fra aveva guardato il bagno, il cestino, e appena ritrovata la parola aveva detto machedaverodavero? ad un, attonito quasi quanto lei, neo marito. Questo capitava, anche se non sempre, anche negli alberi a 5 stelle da 100 dollari a notte a persona (in Perù. 100 dollari.), tanto per capirci.
Poi la fra, un anno fa, è venuta qui. Qui la fra vive in una casa occidentale con la cucina, il bagno con il gabinetto vero e proprio separato dalla zona doccia, bidet (sìììììì, abbiamo il bidet, ancora non ci si capacità nella famiglia latana) e lavabo, le camere grandi, il terrazzo.
Ma basta andare poco lontano che la cosa cambia parecchio: lungo la strada che porta alla scuola patata c'è una piccola bidonville con le case (case... saranno tipo venti metri quadri quelle più grandi) col tetto in bandone (e visto che siamo a 500 km dall'Equatore la temperatura, anche di notte, non scende MAI in tutto l'anno al di sotto dei 24-25 gradi....praticamente son forni, non case). E' leggermente nascosta, la intuisci ma non vedi in faccia la realtà, se non vuoi vederla. E non sempre sei pronta a vederla, per la fra all'inizio era troppo accettare che lì dentro ci vivessero delle persone.
Poi la famiglia latana ha iniziato ad andare regolarmente ogni fine settimana al mare. E la fra, immediatamente fuori Abidjan, attaccata all'aeroporto, ha visto la sua prima vera bidonville. Una città, alternativa ed enorme, nella città. Una città tagliata dalla strada che porta al mare: da una parte le abitazioni (alcune pure coi muri di "pietra": un lusso) e qualche piccolissimo esercizio commerciale; dall'altra bar, ristoranti, luoghi di culto ed enorme a far da sfondo, l'oceano.
Su questa città nella città ci sono mille considerazioni da fare, e verranno fatte, ma quello che la fra non sapeva ed ha appreso in seguito è che la parte delle case è totalmente sfornita di bagni. Niente: non ci sono. La stragrande maggioranza di chi bigogno del bagno va nell'oceano, la cosa più vicina e tuttosommato più igienica. Per far questa cosa, però, le persone sono costrette ad attraversare una strada che nei fine settimana è trafficatissima ed è del tutto priva di illuminazione e sei di pelle scura ogni volta è una roulette russa. Tantissime persone sono morte così: per andare in bagno dopo l’imbrunire.
Per-andare-in-bagno. Per rispondere ad un'esigenza naturale come il bere, il mangiare, il dormire.
L'ivoriano medio ha quindi sviluppato culturalmente il concetto del "dove sto, la fo" e non di rado si vedono uomini anche in giacca e cravatta che accostano la macchina e la fanno la pipì lì, a bordo strada. Quando si dice bei panorami.
E se lo fa l'uomo col SUV sulle strade ad alto scorrimento (giuro), figurati se l'abitante della bidonville si fa qualche problema.
Quando però non devi fare solamente la pipì, per evidenti questioni igieniche, devi per forza allontanarti e allora, per chi vive sulla costa c'è l'oceano e chi invece vive nei villaggi ha l'opzione en-plein-air.
Se guardi la cosa da fuori ti vien quasi da sorridere, poi ti ricordi dei campeggi scout e della tua difficoltà a farla senza un bagno che fosse degno di esser definito tale, dai quali tornavi con una stitichezza tale che praticamente tua madre ti salutava con un guttalax on the rocks in mano. E allora la cosa prende tutta un'altra sfumatura.
Poi ti ricordi che sei una donna e che avere le mestruazioni senza un bagno o un posto dove lavarsi è poco meno di un incubo, senza contare che non puoi andare a scuola o svolgere qualsiasi attività sociale, in quei giorni.
E inizi a capire quanto un bagno sia una cosa assolutamente fondamentale e quanto tutto questo sia legato a doppio filo con il concetto di dignità dell'uomo.
Quanto una cosa che a noi sembra assolutamente piccola nello svolgersi delle nostre attività, sia in verità una cosa fondamentale e per qualcuno fonte di disagio, pericolo, vergogna.
Quanto, come sempre, bisognerebbe riflettere a fondo su quello che si ha e su che cosa implica l'averlo o il non averlo.
E quanto ci sia, ancora, da crescere.
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