Una delle
cose che amo molto di questo paese è la tolleranza religiosa.
Diverse religioni, tra cui le principali sono la cristiana (con varie sfumature) e l’Islam, ma permangono culti animisti e sono presenti anche Testimoni di Geova, convivono senza (apparenti) problemi, almeno attualmente.
La guerra civile, quella del 2000, ebbe qualche connotazione religiosa, che però non fu presente in quella più recente, che aveva alla base motivazioni esclusivamente politiche.
I musulmani che abbiamo conosciuto ci hanno pregato di non offenderci per il fatto che le donne non potessero dare la mano al Marito Paziente e gli uomini alla fra, poiché la loro religione, a quanto pare, vieta ad un uomo di toccare una donna “che non gli appartenga” (ci sarebbe da riflettere, e parecchio, su questa visione della propria compagna, ma non conosco abbastanza l’Islam per poter fare una riflessione seria, quindi mi astengo) o che non sia sua parente, ma erano davvero timorosi di offenderci, tanto che abbiamo dovuto rassicurarli in tal senso.
Nel quartiere libanese, Marcory, per esempio, puoi trovare sia musulmani che cristiani (in genere maroniti), a diversi livelli di ricchezza, ma con una reciproca e serena tolleranza.
Nella scuola patata si festeggiano sia le feste cristiane che quelle musulmane senza che nessuno ne rimanga turbato e, pensate, non c’è l’insegnamento della religione! E vivono lo stesso!!! Ma wow!
Ironia a parte, da quando sono qui mi chiedo ancora più frequentemente quale sia lo scopo di avere, nelle scuole primarie, l’insegnamento di una religione. A parte il fatto che l’insegnante è, mi risulta, scelto dalla Curia e pagato dallo Stato (se lo pagassero loro, almeno, visto che invece così grava pure sulle tasse di chi non fa religione e mi pare un attimo assurdo), cosa che già in sé la dice lunga sulla volontà di indottrinamento delle giovani menti, ma… perché mai si dovrebbe aver bisogno di fare religione a scuola?
La fede, quale che sia, è qualcosa che deve nascerti da dentro, è una Ricerca. L’unico scopo di un insegnamento (peraltro a senso unico, visto che si parla sempre e solo di una religione, soprattutto a bambini piccoli) del genere in tenera età è di creare persone non abituate a porsi dubbi, che siano abituate a pensare la religione in un certo modo: un bambino di 6 anni, ma che capacità critica ha?
Avevo già parecchi dubbi prima, ora, dopo la nostra serena esperienza qui, non ne ho proprio più: i miei figli non faranno religione, a scuola, quando torneremo in Italia.
Non la faranno perché non è il luogo adatto, perché, nel caso lo ritenga necessario, voglio essere IO a cercare la persona adatta a parlare con loro di certe cose, perché la spiritualità è una cosa e la religione un’altra ed è bene che lo sappiano, che non credano che non riconoscersi in una qualche forma religiosa sia indice di pochezza o di peccato. Perché per parlar loro di bene o male non devo per forza citare un Vangelo o un qualsiasi testo sacro.
Non voglio che cerchino di soddisfare criteri di appartenenza, non voglio dare loro un percorso nel quale non sono pronta ad accompagnarli completamente. La mia fede in qualcosa di soprannaturale è talmente variegata e complessa che non posso parlarne con bambini così piccoli, né voglio che altri lo facciano al mio posto, dandogli delle convinzioni che poi io e il Marito Paziente non approviamo.
Per rivolgersi ad un Dio non si ha bisogno di formule e preghiere preconfezionate, puoi relazionarti con Divino attraverso l’azione, la natura, il rispetto. Puoi chiamarlo Bene e non avere bisogno di altari e candele. Non mi sento di essere ipocrita e dar loro un tipo di dottrina in cui non mi rispecchio o l’appartenenza ad una chiesa che non sento mia.
Qui è possibile farlo, e non devo giustificarmi con nessuno. Qui non ci sono simboli religiosi nelle scuole pubbliche, come dovrebbe essere ovunque.
Chi è cristiano lo è dentro, non ha bisogno di imporre un crocifisso nelle scuole per dimostrarlo: è pura ipocrisia, è facciata.
Se vuoi puoi riempire di crocifissi e immagini sacre casa tua, un luogo laico e comune no. Questo, in Costa d’Avorio è un discorso possibile.
In Italia no.
Ci sarebbe da rifletterci sopra. Ma tanto eh.
Diverse religioni, tra cui le principali sono la cristiana (con varie sfumature) e l’Islam, ma permangono culti animisti e sono presenti anche Testimoni di Geova, convivono senza (apparenti) problemi, almeno attualmente.
La guerra civile, quella del 2000, ebbe qualche connotazione religiosa, che però non fu presente in quella più recente, che aveva alla base motivazioni esclusivamente politiche.
I musulmani che abbiamo conosciuto ci hanno pregato di non offenderci per il fatto che le donne non potessero dare la mano al Marito Paziente e gli uomini alla fra, poiché la loro religione, a quanto pare, vieta ad un uomo di toccare una donna “che non gli appartenga” (ci sarebbe da riflettere, e parecchio, su questa visione della propria compagna, ma non conosco abbastanza l’Islam per poter fare una riflessione seria, quindi mi astengo) o che non sia sua parente, ma erano davvero timorosi di offenderci, tanto che abbiamo dovuto rassicurarli in tal senso.
Nel quartiere libanese, Marcory, per esempio, puoi trovare sia musulmani che cristiani (in genere maroniti), a diversi livelli di ricchezza, ma con una reciproca e serena tolleranza.
Nella scuola patata si festeggiano sia le feste cristiane che quelle musulmane senza che nessuno ne rimanga turbato e, pensate, non c’è l’insegnamento della religione! E vivono lo stesso!!! Ma wow!
Ironia a parte, da quando sono qui mi chiedo ancora più frequentemente quale sia lo scopo di avere, nelle scuole primarie, l’insegnamento di una religione. A parte il fatto che l’insegnante è, mi risulta, scelto dalla Curia e pagato dallo Stato (se lo pagassero loro, almeno, visto che invece così grava pure sulle tasse di chi non fa religione e mi pare un attimo assurdo), cosa che già in sé la dice lunga sulla volontà di indottrinamento delle giovani menti, ma… perché mai si dovrebbe aver bisogno di fare religione a scuola?
La fede, quale che sia, è qualcosa che deve nascerti da dentro, è una Ricerca. L’unico scopo di un insegnamento (peraltro a senso unico, visto che si parla sempre e solo di una religione, soprattutto a bambini piccoli) del genere in tenera età è di creare persone non abituate a porsi dubbi, che siano abituate a pensare la religione in un certo modo: un bambino di 6 anni, ma che capacità critica ha?
Avevo già parecchi dubbi prima, ora, dopo la nostra serena esperienza qui, non ne ho proprio più: i miei figli non faranno religione, a scuola, quando torneremo in Italia.
Non la faranno perché non è il luogo adatto, perché, nel caso lo ritenga necessario, voglio essere IO a cercare la persona adatta a parlare con loro di certe cose, perché la spiritualità è una cosa e la religione un’altra ed è bene che lo sappiano, che non credano che non riconoscersi in una qualche forma religiosa sia indice di pochezza o di peccato. Perché per parlar loro di bene o male non devo per forza citare un Vangelo o un qualsiasi testo sacro.
Non voglio che cerchino di soddisfare criteri di appartenenza, non voglio dare loro un percorso nel quale non sono pronta ad accompagnarli completamente. La mia fede in qualcosa di soprannaturale è talmente variegata e complessa che non posso parlarne con bambini così piccoli, né voglio che altri lo facciano al mio posto, dandogli delle convinzioni che poi io e il Marito Paziente non approviamo.
Per rivolgersi ad un Dio non si ha bisogno di formule e preghiere preconfezionate, puoi relazionarti con Divino attraverso l’azione, la natura, il rispetto. Puoi chiamarlo Bene e non avere bisogno di altari e candele. Non mi sento di essere ipocrita e dar loro un tipo di dottrina in cui non mi rispecchio o l’appartenenza ad una chiesa che non sento mia.
Qui è possibile farlo, e non devo giustificarmi con nessuno. Qui non ci sono simboli religiosi nelle scuole pubbliche, come dovrebbe essere ovunque.
Chi è cristiano lo è dentro, non ha bisogno di imporre un crocifisso nelle scuole per dimostrarlo: è pura ipocrisia, è facciata.
Se vuoi puoi riempire di crocifissi e immagini sacre casa tua, un luogo laico e comune no. Questo, in Costa d’Avorio è un discorso possibile.
In Italia no.
Ci sarebbe da rifletterci sopra. Ma tanto eh.
Mi affascina questo discorso, perché ho sempre fatto frequentare l'ora di religione ai miei figli con l'aspettativa di un tempo dedicato alla storia delle religioni, alla loro conoscenza generale, non certo in un'ora di catechismo!!!
RispondiEliminaLa differenza di approccio tra i vari insegnanti, però è enorme, allora sono d'accordo con te: se è catechismo, che non sia a carico di tutti!!!!
Se fosse storia delle religioni (al pari della classica storia, intendo) allora lo accetto più volentieri.
A questo proposito ho avuto confronti con diversi insegnanti e devo dire che la maggiore confusione in materia ce l'hanno proprio loro.... assurdo!
Concordo con te, infatti mia figlia non ha fatto a cresima per sua scelta, nonostante il disappunto di mia madre. La religione è un fatto privato e personale, e devo anche essere in grado di non averne nessuna senza per questo essere un essere umano cattivo. Anzi, spesso chi si professa molto religioso a parole nei fatti non lo è per nulla.
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