Poco meno di un anno fa prendevo un aereo per tornare in
Italia, nel mio Paese.
Per capire che questo sarebbe stato di nuovo il mio Paese ci
ho messo un po', in effetti. O forse più per accettarlo che per capirlo,
onestamente.
La Costa d’Avorio è stata un’occasione così importante sotto
così tanti punti di vista che c’è voluto di lasciarla per riconoscere con
umiltà di amarla tanto ma di non appartenerle.
Forse la consapevolezza è arrivata in una calda, si fa per
dire, giornata di agosto, quando finalmente mi riavvicinavo alla Terra di Mezzo
con l’occhio della memoria, dei passi fatti, dei semi lasciati cadere e ormai
diventati pianticelle.
Forse la consapevolezza già nasceva nell’immaginare come quella casa avrebbe parlato di altri, o cosa di quella vita ci avrebbe seguito
in questa nuova avventura.
Perché, ora posso dirlo con onestà e consapevolezza, tornare
è stata l’avventura al contrario del partire, con la sostanziale differenza che
partire era stato un arrivederci e tornare implicava un addio.
C’è stato da ricomporsi e ritrovare equilibri. C’è stato da riprendere una quotidianità in cui la spesa si faceva in una lingua diversa e le parole non ti venivano mai. C’è stato da inserirsi in una scuola completamente diversa per metodo e organizzazione.
C’è stata la difficilissima accettazione del vedere i nostri figli fiorire e capire che in Costa d’Avorio forse non sarebbero fioriti mai. C’è stato un Patato Piccolo che sorrideva, per la prima volta in quattro anni, nell’andare a scuola e ci sono stati immensi sensi di colpa con cui fare i conti.
C’è stato da ricomporsi e ritrovare equilibri. C’è stato da riprendere una quotidianità in cui la spesa si faceva in una lingua diversa e le parole non ti venivano mai. C’è stato da inserirsi in una scuola completamente diversa per metodo e organizzazione.
C’è stata la difficilissima accettazione del vedere i nostri figli fiorire e capire che in Costa d’Avorio forse non sarebbero fioriti mai. C’è stato un Patato Piccolo che sorrideva, per la prima volta in quattro anni, nell’andare a scuola e ci sono stati immensi sensi di colpa con cui fare i conti.
Insomma c’è stato da riprendere dei fili e lasciarne
indietro altri, come per ogni cambiamento. C’è stato un periodo di assestamento
e uno di spaesamento, nel delirio immenso delle migliaia di cose da fare.
E poi c’è stato il momento, in qualche posto indefinito tra
il sorriso di tuo figlio e la prima spesa fatta senza tradurre, in cui non solo
hai capito che questa era casa tua ma l’hai vissuta come tale nella sua
interezza. Che ti sei sentita a casa.
Per quel sorriso, per la spesa, per l’aria che respiri, per le strade che percorri, per tutte le emozioni che hai ritrovato senza mai aver capito di averle lasciate indietro.
Per quel sorriso, per la spesa, per l’aria che respiri, per le strade che percorri, per tutte le emozioni che hai ritrovato senza mai aver capito di averle lasciate indietro.
C’è stato da riconoscere che questo posto del mondo, questo
Paese che amo e ho sempre amato, in qualche modo aspettava il mio ritorno e io
il suo abbraccio.
Perché vivere all’estero ti presenta il conto di quanto il tuo Paese non ti piaccia, per prima cosa. Poi ti insegna ad apprezzarlo. Ma te lo fa vivere sempre in differita, sempre come fosse la vita degli altri e non la tua.
L’Italia è qualcosa cui senti di far parte ma è sempre più indefinito e lontano, sfumato. La vivi per l’assenza più che per la presenza, quando vivi all’estero. Per quello che non ha saputo trattenerti.
Perché vivere all’estero ti presenta il conto di quanto il tuo Paese non ti piaccia, per prima cosa. Poi ti insegna ad apprezzarlo. Ma te lo fa vivere sempre in differita, sempre come fosse la vita degli altri e non la tua.
L’Italia è qualcosa cui senti di far parte ma è sempre più indefinito e lontano, sfumato. La vivi per l’assenza più che per la presenza, quando vivi all’estero. Per quello che non ha saputo trattenerti.
Poi arriva il giorno in cui dentro ti nasce la tua storia
con tutte le sue consapevolezze e per quanto tu la possa relegare in un
angolino piccolo e nascosto, per quanto tu non sappia dargli un ambito concreto
e definito, è quella storia a dirti chi sei, ovunque tu sia.
Con questo post partecipo all'iniziativa "Instamamme vuole anche te"... scopri come farlo anche tu!
Con questo post partecipo all'iniziativa "Instamamme vuole anche te"... scopri come farlo anche tu!
Grazie per aver perfettamente messo a parole tutto il subbuglio di emozioni che sento...a noi manca ancora un anno prima di rientrare, ma già inizio ad agitarmi...e pensare che questa è la mia seconda avventura all'estero, dovrei essere abituata ad addii e nuovi equilibri...
RispondiEliminaho vissuto l'ultimo anno in Costa d'Avorio divisa tra l'agitazione per l'incombente scadenza dell'esperienza e la voglia di fare mio il maggior numero di cose possibili.
EliminaIl tornare ha implicato tante di quelle cose pratiche e logistiche che credimi c'è stato ben poco tempo, in questo ultimo anno, per focalizzare la mancanza. A volte, oggi, mi manca un po' il fiato per la nostalgia. Ma oggi posso dirlo: era ora di tornare, soprattutto per i miei figli.
Penso che i sorrisi dei tuoi figli siano stati un dono grande soprattutto viste le difficoltà che avevano nella scuola in Africa
RispondiEliminai loro sorrisi sono stata la cosa più bella di questo anno difficile e impegnativo, credimi <3
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