Negli ultimi
quasi 9 anni, la fra ha cambiato 4 case. Una media imbarazzante, è evidente.
Forse è la strana ironia beffarda del destino di un architetto: visto che non
lavori per gli altri, almeno fallo per te.
La fra è ovviamente legatissima alla prima casa divisa col Marito Paziente:
quella che li ha visti diventare due, ufficializzare la cosa e infine formarsi
famiglia. La casa in cui han portato un minuscolo ENP (Erede Non Peloso) in un
caldo giorno di fine aprile di più di 6 anni fa. La casa che ha subìto più
cambiamenti: ogni tanto migrazioni di mobili, mensole, aggiunte, pezzi vari. La
casa più “in divenire” che abbiamo avuto, forse perché anche noi eravamo ancora
in totale divenire; la casa della scoperta.
La seconda casa è stata quella della consapevolezza: una casa veramente tutta
loro, loro che stavano diventando quattro. Una casa più adatta alle nuove
esigenze. La loro casa italiana, quella che han lasciato e dove torneranno,
alla Terra di Mezzo. Ed è una casa che la fra, stranamente, sente poco sua: è
una casa grande, giusta per le loro esigenze, collocata in maniera perfetta
rispetto a tutto ciò che può servire, ma… la fra non la sente sua. Quell’emozione
che ha sentito per la vecchia casa in quella nuova non è arrivata; la fra si
chiede ancora il perché, in realtà. Forse una casa troppo da grandi, quando
grandi ci si sente appena, chi lo sa.
Poi c’è stata la prima casa qui: la casa della novità. Parallelamente al vivere
in quella casa, la fra ha iniziato talmente tanti percorsi nuovi, e con lei
tutta la famiglia latana, da non averne neanche notato gli evidenti difetti per
almeno un anno (buio, umido da morire, troppo accessibile dall’esterno). In
quella casa la fra ha vissuto con l’adrenalina della scoperta e la durezza
della realtà. Quella casa l’ha vista piangere di frustrazione, scazzo,
nostalgia, solitudine e anche paura. L’ha vista anche rialzarsi, però, e
affrontare la vita qui in maniera diversa.
E poi l’ultima, questa. La casa della serenità. Serenità che significa consapevolezza
di ciò che vivi, di ciò che puoi cambiare e di quello su cui invece non puoi
intervenire. Accettazione di ciò che si è e dei propri margini possibili di
cambiamento. Accettazione di questo mondo diverso in cui ti sei trovata a
vivere.Questa casa è solo esattamente tre piani sopra alle vecchia, ma la
differenza è, letteralmente, dal giorno alla notte: questa è una casa di luce,
sole, tetti, alberi, uccellini, cielo. È una casa dove la luce si accende dopo
il tramonto; è una casa dove puoi osare e colorare le pareti di rosso scuro. È una
casa nostra, finalmente nostra.
È una casa che alla fra dispiacerà lasciare, da quanto la sente nelle sue
corde.
Che strana la vita: la casa in cui ti riconosci di più è quella che di certo
lascerai, dall’altra parte del mondo.
Mancano poco meno di due anni, ma la fra se ci pensa ha già quasi nostalgia.
La casa ci rappresenta, è il nostro rifugio. Io ho cambiato 4 case. Nell'ultima in cui abito mi sento sicura e protetta. Posso dormire con le porte aperte senza problemi, ma la vorrei più a mia misura, più mia, ma nonostante abiti lì da 9 anni, non è ancora arredata come si deve, ci sono ancora mobili che non vorrei. Sono stanca di questa precarietà. Puoi toglier il cod. capcha, molte volte si fa fatica a commentare....
RispondiEliminati capisco. La casa alla Terra di mezzo, ha ancora delle lampadine coi fili, in alcune stanze, mentre qui abbiamo lampadari dappertutto, per dirne una. Io credo che dipenda dal fatto che la casa alla Terra di Mezzo è nostra e la vogliamo perfetta, qui invece sappiamo che dovremo starci meno e vogliamo starci meglio possibile, quindi non badiamo alla perfezione.
Eliminail codice capcha, che non mi ricordavo neanche di aver messo, dovrebbe essere scomparso... grazie per la segnalazione, fammi sapere se è stato tolto davvero ;-)
Ora faccio una prova, se è tutto ok, non ti riscrivo qui sotto...
EliminaSempre bellissimi e coinvolgenti i tuoi post. Pure noi siamo già al quasi terzo trasloco, spero! Ho molto da dirti sulle case. Un po' come te, ho vissuto le tue stesse emozioni, in maniera nazionale. Vedremo. La casa deve starti a pennello non c'è altro da aggiungere. Un bacione
RispondiEliminagrazie mille per i complimenti :-*
Eliminala casa deve starti a pennello e parlare di te in maniera indiretta, assolutamente ;-)
buon trasloco :-)
Noi viviamo in una casa piccola e vecchia (in uno stabile degli anni Quaranta), ma che io amo tantissimo. Primo perché è sempre appartenuta alla mia famiglia, poi perché per anni è stato lo studio (di architettura, ma va'...) di mio padre, poi perché ha rappresentato il primo spazio "solo mio", poi condiviso, nel tempo, con un marito, un gatto, un pancione, e ora con BigD. La coccolo di continuo, questa casetta, ogni tanto aggiungo un dettaglio (una tenda, una pianta, una foto, un adesivo murale). Tendenzialmente so già che prima o poi ce ne andremo, perché ambiamo a diventare 5 (micio incluso) e in 63 metri quadri davvero si sta stretti, ma al solo pensiero mi vengono i lucciconi! Bel post!
RispondiEliminaanche io ho i lucciconi se ripenso alla nostra prima casa... e non era neanche nostra, si era in affitto. Però siamo nati lì, come coppia e come famiglia e per me questo ha un peso particolare, ovviamente. Poi era umida e abbiamo fatto strabene ad andarcene, però... che nostalgia. Forse del periodo, o di quello che eravamo lì. Non che oggi siamo peggiori, ma siamo sicuramente diversi e vediamo le cose con molto meno disincanto rispetto a quei 28enni innamorati e spensierati di allora. Ora siamo felici, anche di più, ma il peso delle responsabilità genitoriali ha più volte rischiato di schiacciarci come coppia. Siamo ancora qui, eh. Ci amiamo e ci crediamo molto, in noi... ma a quei tempi era diciamo un filo tutto più facile (anche se decisamente meno completo ;-) )
EliminaBello leggere un po' di te in questo recente post, anche se ho vagato un po' nel tuo blog stamani, da quando Camilla ci ha regalato il tuo brano mandato per WORLDS#3, che mi è piaciuto moltissimo, sei davvero brava a scrivere!
RispondiEliminaA presto
Berry
grazie mille!!! :-*
Eliminabenvenuta!!!
Bello questo tuo post Francesca. E' la tua prima cosa che leggo ma mi fa un po' immaginare il tuo mondo. C' è qualcosa di magico in una casa quando è azzeccata, i muri parlano! ;-)
RispondiEliminabenvenuta!!! :-*
Eliminagià: i muri parlano, le case ci raccontano. Dicono anche quello che non vorremmo dire, in realtà. Le scelte di colori, di arredo, di soprammobili, quadri... dicono tantissimo di noi, della nostra storia, del periodo che stiamo passando. Sarà che in qualche modo è il mio mestiere, ma in genere conosco una persona più attraverso le sue scelte in questo senso che attraverso ciò che sceglie di raccontarmi di sé ;-)