giovedì 12 dicembre 2013

Cose vissute e cose verso cui tornare



Bene: domani si parte. Finalmente.
Dopo un mese e mezzo da figlia, si torna a fare la moglie e la madre, con un discreto sollievo anche, ché fare la figlia è impegnativo e frustrante, a volte, soprattutto se non ti vedi in quel ruolo da quasi 10 anni.
Di questo mese e mezzo italiano riporto a casa dei calcoletti bastardi in barattolino da far vedere ai patati, sensazione di freddo, qualche sorpresa per il Marito (che bisognerà fargli una statua per quanto è stato) Paziente, qualche regalino per la figliolanza, qualche dolce natalizio e tanta voglia di abbracci fatti con manine sudaticce e piccole.
Non voglio essere irriconoscente: questo soggiorno in Italia se non mi ha salvato la vita ha comunque permesso che la vita io possa vivermela meglio e senza ansie da mal di reni, occlusioni e setticemia.
Mi ha permesso di rivedere un sacco di amici che per vederci di solito c’è bisogno di tetris spazio-temporali.
Mi ha permesso di conoscere persone che stimo.
Mi ha permesso di cogliere un’opportunità che potrebbe essere importante.
Mi ha permesso di festeggiare il compleanno di un bimbo bellissimo che forse non lo saprà mai, ma che è stato il mio patronus, ammortizzando la portata devastante di una perdita inaspettata.
Mi ha permesso di capire quanto certe cose mi manchino, ad Abidjan come alla Terra di Mezzo; mi ha permesso di pormi dinnanzi alla riflessione sulla diatriba opportunità/qualità della vita. La risposta, per inciso, se ce n’è una, non l’ho trovata.
Mi ha permesso di esprimere desideri e di sentirmi in diritto di viziarmi un po’, a volte.
Mi ha permesso tante cose.
Ma non è qui che voglio stare.
Domani su quell’aereo non avrò nostalgia di nulla, solo aspettative e gioia di tornare.
Tornare dai tre grandi amori della mia vita.
Tornare in un posto in cui ho cassetti miei dove mettere le cose.
Tornare al sole caldo africano, alle strade sconnesse.
Tornare alle cene tutti insieme sul divano e poi finire di vedere il film abbracciati a due a due.
Tornare a quella che sono quotidianamente.
Ho bisogno di normalità. Di famiglia ancora da costruire e non incagliata nelle posizioni reciproche e sedimentate. Ho bisogno di lasciarmi dietro l’essere figlia, perché mi rappresenta solo parzialmente.
Penso al viaggio che mi ha portato qui, penso a quello mi riporterà a casa, in mezzo c’è un abisso.
In quell’abisso ci ho nuotato abbastanza, ora ho bisogno di terra ferma. La mia.

3 commenti:

  1. Buon ritorno a casa! Io sono mamma solo da tre mesi, ma al solo pensiero di vive vere un'esperienza come la tua così distante dalla mia famiglia mi spaventa molto! Sei stata forte e coraggiosa a resistere! Ti faccio un in bocca al lupo per il tuo ritorno alla vita da mamma e moglie e ti mando un grosso abbraccio! Rà (nonsoloincinta)

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  2. Ti auguro un buon rientro a casa e tutto il bene che meriti!
    Quando sarai tranquilla e se ne hai voglia, passa un attimo dal mio blog!
    Anche se non hai vinto il giveaway All I want for Christmas c'è un "premio di consolazione" personalizzato da scaricare!
    http://hobbyssimo.blogspot.it/2013/12/giveaway-all-I-want-for-Christmasvincitore.html
    Grazie per aver partecipato, buone feste e un bacione!
    Simona

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  3. Buon ritorno! Non oso immaginare la tua gioia, io avrei trovato molto duro separarmi dalla mia famiglia per così tanti kilometri e tanto tempo.
    Adesso godeitela!
    Ciao

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