lunedì 28 aprile 2014

Macchine ed emancipazione da se stessi



Vengo da una famiglia con nette divisioni.
I compiti di mamma, i compiti di papà.
Le aspettative di mamma, le aspettative di papà.
La macchina di mamma, la macchina di papà.

Ecco, la macchina.
Nella nostra famiglia, la macchina era qualcosa di particolare: papà guidava entrambe le macchine, mamma solo la “sua”.
All’inizio la macchina del pater familias era aziendale, perciò la cosa era in qualche modo giustificata; in seguito, anche senza macchine aziendali, la cosa è andata avanti così.
Tanto da rimanere sedimentata nel modo di vivere, in casa Latana Senior.

Ognuno è figlio della sua storia e la cfra non è sfuggita a questo modo di percepure l’automobile: lei aveva la sua KA 313, il Marito Paziente la sua Bravo, poi sostituita, con l’avvento del principe ereditario, da una Xsara Picasso che abbiamo tuttora.
Solo che nel frattempo sono arrivati i patati. Metticeli, due bambini in una 313: fai delle contorsioni che manco a pilates, per dire.

E la fra si è arresa: doveva guidare lei la macchina grande.
Un salto epocale nel fra-pensiero. Ed è iniziata così: con timore e riverenza, quasi.

Oggi la fra non solo guida una Jeep ma guida anche macchine altrui, se serve.
Nella fattispecie, dobbiamo aver offeso qualche divinità dei motori, in una delle vite precedenti, si direbbe, serve spesso.
Non essendo concettualmente abituata a guidare macchine non sue, per la fra è uno sforzo enorme.

Un po’ come la prima volta che ha guidato, a 19 anni, con qualcuno a bordo, da Peppaland a Roma, via Raccordo Anulare. Una cosa, il Raccordo Anulare, per una novellina, da far impallidire Caronte, sappiatelo.

Ci ripensavo ieri, a quanto la vita ti cambi e le circostanze ti portino ad affrontare cose che non sapevi di poter e voler affrontare.
Di quanto sia strano vedersi in ruoli e situazioni che non fanno parte del nostro vissuto, che non ci sono state trasmesse via imprinting.
Di quanto sia strano, non difficile ma strano, scardinare le impostazioni mentali base che ci sono state date o che abbiamo maturato da “piccoli”.

A volte l’emancipazione da se stessi passa anche attraverso una macchina non tua da guidare.
Chi lo avrebbe mai detto.

2 commenti:

  1. Questa cosa della macchina mi è proprio familiare... io, che avevo una paura pazzesca quando frequentavo l'autoscuola e che ho distrutto l'auto del babbo durante una guida con la P, sono poi passata dalla vecchia 500, direttamente ai furgoni 9 posti del lavoro... una fifa blu... ma ora anche nel traffico cittadino sembro una pilotessa di F1, alla guida dei Ducato ^_^ hihihi...

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  2. Non ho mai avuto questo freno della macchina, nemmeno appena patentata. Noi avevamo una Panda, una R5, e una R5 Turbo, di mio fratello, guidavo tutto senza problemi, forse perchè sono sempre stata abituata così. Tu dammi una macchina, anche un Ferrari e io lo guido, ma non farmi fare parcheggi a incastro, li non rispondo :)

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