lunedì 10 marzo 2014

La valigia dell'expat



Ma cosa c’è, realmente, nella valigia di un’expat?
In termini simbolici, il mondo, abbiamo visto.
E in quelli reali?

Le nostre valigie in direzione Africa, otto (OTTO più quattro bagagli a mano), sono sempre tutte piene.
Tutte piene? Otto valigie? E di che?

1. Mozzarella e Parmigiano. Non che si voglia essere puristi che noi solo la mozzarella pugliese che ti commuovi mentre la mangi, no. È che qui trovi il siluro, quello per le pizze e non è che abbia una grande smercio, soprattutto perché costa uno sproposito al kg. Sia che tu decida di portarti mozzarelle fresche che di portarti la mozzarella in siluro, di certo ti conviene sia per il sapore che per il costo. Poi, siamo Italiani, parbleu!, la pizza s’ha da fa’!
Stessa cosa per il Parmigiano: deve essere di quello buono.
2. Giocattoli per compleanni e natale, sì anche a febbraio. Del resto in Costa d’Avorio si trova roba di bassissima qualità a prezzi alti, quella di alta qualità è rara e a prezzi assolutamente esorbitanti!
3. Libri. Ebbene sì: la fra è ancora una di quelle persone che non si arrende e vuole leggere libri di carta, sentirne l’odore, la consistenza delle pagine sotto le dita. Il libro è un amico, nella Tana.
4. Caffè in grani. Quello di qui ha un sapore nettamente diverso, il Marito Paziente non è un purista ma a tutto c’è un limite.
5. Vestiti. Qui è vero che costano poco (e a volte anche no) ma valgono assolutamente altrettanto se non addirittura meno. Quindi quelli di maggior utilizzo, come le canotte e la biancheria vengono comprati in patria.
6. Parte del materiale creativo della fra, che poi rivarcherà la frontiera una volta assemblato insieme a materiale locale, per essere destinato al mercatino estivo.
7. Prodotti di bellezza. Creme, deodoranti, detergenti per i bambini, creme solari. Tutto ciò che va a contatto con la pelle del viso o con la pelle dei patati, viene dall’Italia. Francamente mi fido assai poco dei prodotti locali, ad eccezione del burro di karité, che è completamente vegetale e non industriale.
8. Prodotti per la casa con scopi specifici e di comprovata efficacia. Tipo alcuni prodotti Stanhome. In Italia li uso tutti (sono anche rappresentante), in Costa d’Avorio ovviamente no, ma quelli che mi porto sono assolutamente fondamentali!
9. Lenti a contatto e liquidi relativi. Qui una soluzione salina capace che ti costi 15 euro. Io e il Marito Paziente siamo entrambi portatori sani di difetti oculari, buona parte dello stipendio se ne andrebbe in quelli, se dovessimo comprarli localmente. (Non parliamo proprio delle lenti a contatto).
10. Varie ed eventuali. Le casse per lo stereo, il pc portatile nuovo che il vecchio ha ceduto al clima, il coperchio nuovo del Bimby, il piatto crisp del microonde, la padella con rivestimento in ceramica, cose del genere. Alcune più basilari, altre atte solo a vivere in Costa d’Avorio con le stesse comodità che avremmo alla Terra di Mezzo, che psicologicamente è essenziale, talvolta.
11. C’è poi lo spazio “figgie miè non ce lassà”, destinato a roba cucinata, fatta in casa, ricamata, cucita, regalata, in genere dai consanguinei più vicini alla fra e al Marito Paziente.

ogni volta pensiamo che torneremo con meno roba della volta precedente e ogni volta ci scopriamo a portare la solita barcata di roba.
Temo, a questo punto, che dipenda da noi.

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