lunedì 17 febbraio 2014

Italia e difficoltà


In Italia da ormai 5 giorni, mi ritrovo a pensare a come ogni volta tornare sia più strano e, proiettandomi nel futuro, a come vivrò il ritorno definitivo in questo Paese (l’Italia) e in questo paese (la Terra di Mezzo).

Tornare è sempre un evento, per chi ti accoglie. Nonna Latana stavolta ha direttamente ammazzato il vitello grasso, facendoci assumere in meno di 12 ore la quantità di calorie che generalmente assumiamo in un mese di Costa d’Avorio, per dire.
Alla Terra di Mezzo, dove io e il Marito Paziente (da soli) stiamo passando la nostra “vacanza da grandi”, abbiamo un sacco di persone che vogliamo vedere e persone che vogliono stare con noi e i giorni sono sempre troppo pochi.
Abbiamo storie lasciate indietro da ascoltare, fatti da esporre e cose che non riusciamo a raccontare.

La nostra realtà quotidiana è talmente complessa e diversa, ci confrontiamo con problemi così differenti, abbiamo possibilità e disagi che non riusciamo a far comprendere.
Condividere una vita  che si spiega in parole che non sono le nostre, pensieri che siamo abituati a formulare in maniera diversa, i dubbi, gli scazzi, i dolori, le difficoltà, le felicità diverse, le emozioni provocate da cose che qui, alla Terra di Mezzo come a Peppaland ma anche a Milano come a Roma, sono banali e quasi scontate. Alcune cose, fuori dal tuo paese sono regali: si impara a non dare per scontato che qualcuno abbia voglia di sentire i tuoi scazzi, le tue paure, le tue contentezze e le tue emozioni.
Lontano da casa scopri la solitudine delle scelte difficili. Scopri la preziosità di un volto amico, di un invito, di un abbraccio.
Lontano da casa la vita scorre su binari diversi e “casa” diventa altro.

Non ho le parole per condividermi con chi conosceva la fra che è partita due anni e spiccioli fa: di quella fra è rimasto poco. Sono ancora io ma non sono più io ed è difficile spiegare i margini più o meno profondi di questo cambiamento.
L’evoluzione che mi ha portato ad essere oggi quella che sono, che è passata per lacrime e testate contro il muro, per felicità insperata, per nuove coscienze personali e di coppia… a raccontarla perde tutte le sfumature del contesto che l’ha provocata e quindi diventa banale.
Non riesci a raccontare un posto che l’immaginario collettivo vede o come il bengodi o come l’inferno senza nessuna pietà di un chiaroscuro che medi le due posizioni.

È sempre la sensazione di mettersi una maschera per rassicurare gli altri che sì, sei ancora tu. Ed è vero, che sei ancora tu, ma sei una “tu” differente in mille modi diversi. Hai talmente fatto l’abitudine a certe cose, a certi modi, a certe espressioni, che ti sembra quasi strano dire “scusi” e non “pardon”, e infatti dici pardon il novanta per cento delle volte. C’è anche chi pensa che tu voglia far notare la tua differenza, quando invece la tua differenza ti pesa, ti rende altro in ogni contesto: non appartieni alla Costa d’Avorio, ovviamente, ma non appartieni neanche più all’Italia, non in maniera così permeante.
Qui, in Italia, ci sono le tue radici, ma il sole che fa crescere gemme e fiori sui tuoi rami è in un altro posto. Attingi da qui e da lì, ma non riesci a collocarti in un dove preciso.

Questo vorrei veramente riuscire a spiegare, ma chiunque io abbia davanti ha l’impazienza e la fame di leggermi negli occhi la coerenza con la giovane donna che un giorno ha fatto una scelta, forse coraggiosa, forse pesante ed è andata altrove.
Sono ancora una giovane donna, ma non più quella: la valigia con cui tornerò sarà nettamente diversa da quella che ho spinto con paura e entusiasmo in quella fredda mattina di novembre.
Sono partita con una maschera da indossare per adattarmi a un posto che non era casa mia, che lo sarebbe stato per quattro anni, che avevo scelto per viverci e farci crescere i miei figli.
Oggi mi accorgo che la maschera mi serve quando torno qui e mi trovo confusa, straniata, fuori dal mio guscio in cui ormai so come spiegare le ali; in Italia volo basso, sempre più in basso.
E mi spiace, perché chi mi aspetta qui, e mi offre il suo tempo, le sue attenzioni, la sua storia, non merita davvero questo.

1 commento:

  1. Ti avevo perso di vista per un po', ora recupero il non letto....
    Mi piace leggerti perché descrivi così bene sensazioni che ho provato anche io...e come ti capisco.
    Noi siamo tornati in Italia, da sette mesi, e dopo 8 anni di Africa (mio marito mooolti di più).
    e questo non sentirsi più completamente a casa in nessun posto (o ovunque, dipende dall'umore?) mi spaventava già molto prima di rientrare. Ora si conferma tutto, e inoltre ti accorgi che gli altri si aspettano da te che tu sia davvero tornata a casa, che la vita qui ti calzi ancora a pennello... e non è così.
    Scusa, commento disordinato, ma grazie per quel che scrivi, mi sento capita!
    chiara

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