venerdì 21 marzo 2014

Con parole altrui #10. Marguerite Yourcenar



Anni fa, ma parecchi, regalarono un libro a mia madre.
Temo che lei non l’abbia mai letto, nel senso che temo, dopo averlo letto per prima e averlo trovato di una bellezza incredibile, di non averglielo mai ridato.

Il libro in questione, Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar, è un libro che vale la pena di leggere e che sotto forma di una lunga epistola al giovane Marco Aurelio, narra le vicissitudini, le imprese e le riflessioni dell’imperatore Adriano, ormai vecchio e malato e coscientemente prossimo alla fine.

Una lunga scrittura tutta interamente in prima persona, in cui storia, amore e pensiero si fondono mirabilmente con una narrazione sempre delicata e “leggera” che fa di Adriano non lo scrittore di se stesso ma un semplice uomo, con le sue debolezze, i suoi interrogativi, i suoi pensieri.

È facilissimo innamorarsi della figura di Adriano che esce fuori da questo libro: umana, vicina, reale e delicata nel descrivere sia le sue gesta che il suo amore profondo per  il giovane Antinoo.

Tantissimi sono gli punti di riflessione che questo libro offre, tra le righe si trovano frasi destinate a rimanere, come questa che vi propongo.
Cosa è la felicità? Ci sarebbe da scrivere miliardi di parole, ci sarebbe da coinvolgere miliardi di emozioni e sensazioni e non ci saremmo neanche accostati ad una vaga descrizione.

La frase che vi cito non è una descrizione della felicità in sé ma piuttosto della preziosità che ne è carattere intrinseco, evidenziando gli atteggiamenti e le cose che la mettono in pericolo.

Non voglio commentarla, ve la offro come spunto di riflessione sulla perfezione che ci viene offerta ogni qual volta siamo felici.

Perdonate la mia scelta di mandare a capo ogni frase: nel libro non è, ovviamente, così. Ma estrapolata dal contesto aveva, secondo me, maggior bisogno di puntualizzazione ed enfasi. La Yourcenar, da lassù, mi perdonerà!


Cit. da Memorie di Adriano – Marguerite Yourcenar

Qualsiasi felicità è un capolavoro:
il minimo errore la falsa,
la minima esitazione la incrina,
la minima grossolanità la deturpa,
la minima insulsaggine la degrada.


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2 commenti:

  1. L'ho letto tanti anni fa ed è ancora uno dei miei libri preferiti!

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    1. io lo trovai stupendo, ormai più di 20 anni fa. Credo sia ora di una rilettura, con la maturità e la sensibilità attuale ;-)

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