Quando superi il giro di boa, inizi a guardare le cose con occhi diversi.
Inizi a pensare a questa realtà come una realtà a tempo: è iniziato quel periodo in cui saranno più i giorni che hai passato qui che quelli che ti mancano per tornare a casa.
Ma è casa anche questa.
Ti sale una malinconia atroce. Per quanto manchi ancora un anno e mezzo, almeno per la fra, improvvisamente ci si rende conto che prima o poi si dovrà tornare ad una realtà diversa.
Fa quasi paura, sappiatelo.
Quando ti sei, a volte anche a fatica, abituato ad una certa quotidianità, sai già che ti sentirai un disadattato a tornare a quella di quattro anni prima. Sai che il paesino dove stavi benissimo (e dove hai bellissima gente ad aspettarti, peraltro), improvvisamente ti starà stretto, che la sovrabbondante offerta commerciale ti lascerà stupito e perplesso, che anche solo vedere intorno a te solo persone con pelle chiara come la tua ti sembrerà strano. Lo sai, lo senti già adesso.
Questo giro di boa cambia le prospettive. Si inizia a pensare a come impostare la vita dopo. Non che non ci si concentri sul presente eh: la nostra realtà attuale è talmente intrisa di questo posto, che sarebbe assurdo non fosse così. Anzi la scadenza ti fa venire voglia di goderti ancora di più le cose e, come mi piace molto definire la cosa, “sporcarti un po’”.
Però di certo gli obiettivi più a lungo termine, scopri un giorno che ti lasci colpire basso, riguardano il tuo vecchio mondo.
C’è una casa che ci attende, alla Terra di Mezzo, che ha smesso di essere casa nostra due anni e mezzo fa e che va cambiata quel poco da riconoscerla ancora come nostra e quel tanto da riconoscerci noi stessi dentro.
Quattro anni in un mondo così diverso lasciano il segno e la nostra casa dovrà renderlo e viverlo, quel segno. Ci si comincia a porre interrogativi sulle eventualità, sulle esigente, sulle opportunità di scelte che dovranno essere fatte in modo da avere una realtà prêt-à-porter quando arriveremo, perché tempo di farlo dopo non ci sarà.
Ci sono tante piccole cose che possono o debbono essere analizzate o scelte. Dalle più piccole alle più grandi: c’è un tavolo che era dei miei e son 37 anni che lo vedo e anche basta, per dire; a livello più grande c'è da decidere se rifare i bagni, cambiare le zanzariere, mettere un parquet.
C'è da capire come armonizzare tra loro le scelte che faremo (il problema grossissimo del fare l'architetto a casa tua è che ti poni problemi in ambiti che gli altri non vedono, è evidente) e cosa vogliamo: per esempio, volendo cambiare tavolo da pranzo, prenderemo un tavolo tondo, un tavolo quadrato, uno rettangolare? Per quante persone? Come sarà la nostra vita sociale tra due anni?
C'è una macchina già vecchia che sarà ferma da quattro anni, ci sarà quindi forse da valutare l'acquisto di una nuova auto, a GPL come l'altra (risparmiare sul carburante sarà un must, una volta tornati in Patria) (risparmiare su tutto, in realtà, temo) ma più adatta alle nuove esigenze. Quando siamo partiti avevamo due bimbi piccoli che necessitavano di un furgone di accessori e bagagli ad ogni spostamento, torneremo invece con due bambini di 8 e 6 anni: potremmo permetterci una macchina capiente senza essere eccessiva, una macchina performante e comoda (magari una che mi permetta anche di caricarmi la roba per i mercatini ;-)).
Così ci rifletti e inizi a capire che dentro di te sei ovviamente un (bel) po’ qua ma anche già un po’ là. Col Marito Paziente ogni tanto parliamo anche di queste cose, ma te ne accorgi in maniera concreta quando ti rendi conto che, nel tuo computer, iniziano ad apparire anche ricerche diverse: quando insieme a recettesafricaine.com e Abidjan.net, nella tua barra indirizzi inizi a trovare altri siti, come ad esempio Automobile.it, siti di mobili, di parquet, di sanitari e il sito dell'Agenzia delle Entrate, e capisci che qualcosa sta cambiando. Che inizi a pensare in termini anche di ciò che ti aspetta, di ciò che non ti rappresenta più, o che è decisamente ora di cambiare. Inizi a pensare a tutte le cose che due anni hai congelato: hai bisogno che si scongelino a poco a poco, altrimenti a maneggiarle ti potresti anche far male.
Due anni fa non c’è stato tempo di capire e analizzare: in due mesi abbiamo dovuto organizzare tutto, trasloco, vaccini, corso e visite mediche comprese. Si è preso tutto e lo si è congelato, in blocco. Una cosa statica che sai che rimarrà lì.
Oggi quella staticità inizia ad avere crepe. Sono crepe piccole, ma sono un segnale. Non una nostalgia, anzi. A volte sale l’ansia al pensiero di dover lasciare tutto questo, alla consapevolezza che il viaggio di ritorno avrà le stesse incognite di quello che ci ha portato qui, che ci sarà da re-inserirsi in una realtà che è andata avanti senza di noi. A volte ci sentiamo più a casa qui, e non sappiamo spiegare il perché.
Per ora viviamo queste crepe come si vivono delle piccole ferite, come fossero parte di uno stadio evolutivo che ci porterà ad essere sicuramente diversi, tra un anno e mezzo.
Giorno per giorno probabilmente capiremo cosa uscirà da questo bozzolo, tra l’ansia di lasciarlo e il desiderio di rimettersi in gioco, ancora.
Questo post avrei potuto scriverlo io. 4 anni anche noi, giro di boa anche noi.
RispondiEliminaLe differenze eclatanti sono l'Africa vs Lisbona e 2 bimbi "grandi" vs una ancora nella pancia. Ho il sospetto che anche i mariti facciano lavori in qualche modo vicini. :)
se anche tuo marito il 2 giugno va in alta uniforme, sì ;-)
RispondiEliminanel caso, è anche possibile che si siano conosciuti ai corsi a Roma!!!